Michelangelo Merisi da Caravaggio

Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, nacque nel 1571 a Milano, figlio di un architetto capomastro

Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita.
[Caravaggio]

Michelangelo Merisi da Caravaggio in un ritratto di Ottavio Leoni, 1621 ca., Carboncino nero e pastelli su carta blu, 23,4 x 16,3 cm. Firenze, Biblioteca Marucelliana

Michelangelo Merisi da Caravaggio in un ritratto di Ottavio Leoni, 1621 ca., Carboncino nero e pastelli su carta blu, 23,4 x 16,3 cm. Firenze, Biblioteca Marucelliana

Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro, 1596 - 1596, Olio su tela,  65,8 x 52,3 cm. Firenze, Fondazione Longhi

Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro, 1596 - 1596, Olio su tela, 65,8 x 52,3 cm. Firenze, Fondazione Longhi

1584
A 13 anni, dimostrando un precoce talento pittorico, Michelangelo Merisi venne accolto nella bottega di Simone Peterzano, allievo di Tiziano, dove passa 4 anni tra le lezioni dei maestri della scuola lombarda e veneta.

Caravaggio, Fanciullo con canestro di frutta, 1592 ca., Olio su tela, 70 x 67 cm. Roma, Galleria Borghese

Caravaggio, Fanciullo con canestro di frutta, 1592 ca., Olio su tela, 70 x 67 cm. Roma, Galleria Borghese

1588
E' incerta la notizia di un suo viaggio a Venezia a seguito della scadenza del contratto con il suo maestro per conoscere da vicino l'opera dei grandi maestri del colore, Giorgione, Tiziano e Tintoretto. Indubbia è, invece, la sua partenza per Roma, che alcuni biografi attribuiscono ad una fuga in seguito ad un omicidio.

Caravaggio, I musici, 1595 ca., Olio su tela, 92,1 x 118,4 cm. New York, Metropolitan Museum of Art

Caravaggio, I musici, 1595 ca., Olio su tela, 92,1 x 118,4 cm. New York, Metropolitan Museum of Art


1592 - 1595
Il primo documento che attesta la sua presenza a Roma risale all'11 agosto 1593, a un anno circa dal suo primo arrivo. Dopo la frequentazione di due botteghe dove imparò a dipingere con rapidità, visto che si trattava di realizzazioni "in serie", trova accoglienza presso Giuseppe Cesari, detto Cavalier D'Arpino, uno degli artisti più in voga negli ambienti della committenza romana. che gli fece realizzare soprattutto fiori e frutti. I primi tempi furono duri e mortificanti, soprattutto per colpa del suo carattere spigoloso ed aggressivo, che non lo facilitava nel rapporto con gli altri. Bellori, uno storico dell'epoca, lo descrive in quel periodo già affetto da malaria, un fatto che condizionò il suo sistema nervoso per tutta la vita. Un'infermità che rendeva il suo fisico fragile e vulnerabile in perfetto contrasto con la sua tempra irascibile.
Caravaggio, in rottura con il suo maestro, decise di mettersi in proprio. Durante questo periodo e per tutta la sua vita ebbe una condotta di vita piuttosto sregolata, viene spesso citato nelle denunce per vari fatti di violenza nei quartieri più turbolenti della città, il che ha oltremodo alimentato il mito dell'artista bohémien che traeva ispirazione dalla vita di strada e dai fatti di sangue e di malaffare a cui era abituato.
Nel Bacchino malato, una delle sue prime opere compiute, è raffigurato il Caravaggio di quei primi anni romani, lo sguardo vivo ed intenso contrasta con la malinconia provocata dalla malattia che affliggeva il giovane pittore e che lo accmpagnò fino alla morte. I personaggi che posavano per i suoi dipinti venivano direttamente dalla strada, gente umile che egli usava frequentare quotidianamente.

Caravaggio, I bari, 1595 ca. Olio su tela, 91,5 x 128,2 cm. Fort Worth, Kimbell Art Museum

Caravaggio, I bari, 1595 ca. Olio su tela, 91,5 x 128,2 cm. Fort Worth, Kimbell Art Museum

1595
Nel 1595 conobbe il suo primo protettore: il cardinal Francesco Maria Del Monte, grandissimo uomo di cultura ed appassionato d'arte che, incantato dalla sua pittura, acquistò alcuni dei suoi quadri. Di fatto viene introdotto dal cardinale negli ambienti più facoltosi della Roma di fine secolo.

Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1602 ca. Olio su tela, 145 x 195 cm. Roma, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d'Arte Antica

Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1602 ca. Olio su tela, 145 x 195 cm. Roma, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d'Arte Antica

1599
Caravaggio, grazie all'aiuto del cardinal Del Monte, ricevette la prima commissione pubblica per due grandi tele da collocare all'interno della cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. I dipinti che Caravaggio doveva realizzare riguardavano degli episodi tratti dalla vita di san Matteo: la vocazione ed il martirio, quasi contemporanea alle tele che realizzò per la Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600 - 1601).
Contemporaneamente gli fu chiesta la realizzazione di una terza tela per la Chiesa di San Luigi dei Francesi: San Matteo e l'Angelo. Il pittore, nonostante conoscesse bene il gusto estetico dei suoi committenti, scelse dei soggetti popolari, che esprimessero in una dimensione reale e drammatica lo svolgersi degli eventi, rappresentando così i valori spirituali della corrente pauperista all'interno della Chiesa Cattolica.

Caravaggio, Conversione di san Paolo, 1601. Olio su tela, 230 x 175 cm. Roma, Basilica di Santa Maria del Popolo

Caravaggio, Conversione di san Paolo, 1601. Olio su tela, 230 x 175 cm. Roma, Basilica di Santa Maria del Popolo

Caravaggio, David con la testa di Golia, 1609-1610. Olio su tela, 125 x 101 cm. Roma, Galleria Borghese

Caravaggio, David con la testa di Golia, 1609-1610. Olio su tela, 125 x 101 cm. Roma, Galleria Borghese

Il successo è immediato, soprattutto presso i ricchi e colti collezionisti che animavano Roma alle porte del XVII secolo. Esegue diverse tele caratterizzate da un naturalismo tanto immediato da considerarsi a tratti brutale, giocato su forti e vividi contrasti di luce e ombre, ponendo l'eccezionale raffinatezza esecutiva al servizio d'immagini di verità umana e psicologica tali da sconvolgere i principi pittorici del tempo. Questa rivoluzionaria impostazione non viene immediatamente accettata e compresa e si vede rifiutare molte pale, considerate inadatte e indecorose per gli altari votati ai principi della Controriforma.

Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601. Olio su tela, 141 x 196,2 cm. Londra, National Gallery

Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601. Olio su tela, 141 x 196,2 cm. Londra, National Gallery

1605
Dopo svariati episodi di risse, denunce e aggressioni, al seguito di una sanguinosa rissa avvenuta a Roma il 29 luglio 1605 Caravaggio fu costretto a fuggire a Genova, dove risulta il 6 agosto e dove si trattenne poco più di due settimane ospitato da Marcantonio Doria che tenta invano di convicerlo ad affrescare la loggia di una villa di famiglia a Sampierdarena. Ha contatti con altri estimatori genovesi e liguri, tra cui il marchese Vincenzo Giustiniani, Ottavio Costa, Giovanni Battista de Lazzari e il marchese Ippolito Malaspina. A testimonianza di questi rapporti rimasero in collezioni cittadine alcune sue opere originali e alcune copie antiche di opere romane.
L'intervento dei protettori dell'artista riuscì ad insabbiare l'accaduto e tornò a Roma.

Caravaggio, Bacco, 1598 ca. Olio su tela, 95 x 85 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

Caravaggio, Bacco, 1598 ca. Olio su tela, 95 x 85 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

1606
Rientrato a Roma il 29 maggio 1606, uccide in una zuffa il suo avversario al giuoco della pallacorda, tal Ranuccio Tommasoni .
Il verdetto del processo per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio venne condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la strada. In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato.
La permanenza nella città eterna non era più possibile: ad aiutare Caravaggio a fuggire da Roma fu il principe Filippo Colonna, che gli offrì asilo.
Alla fine del 1606 Caravaggio giunse a Napoli, dove rimase per circa un anno e dove visse un periodo felice e prolifico per quanto riguarda le commissioni.

Caravaggio, Canestra di frutta, 1599. Olio su tela, 31 x 47 cm. Milano, Pinacoteca Ambrosiana

Caravaggio, Canestra di frutta, 1599. Olio su tela, 31 x 47 cm. Milano, Pinacoteca Ambrosiana

1607
Michelangelo Merisi parte per Malta, sempre per intercessione dei Colonna, qui entra in contatto con il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, Alof de Wignacourt, a cui il pittore fece anche un ritratto. Il suo obiettivo era diventare Cavaliere per ottenere l'immunità, in quanto su di lui pendeva ancora la condanna alla decapitazione.

1608
Caravaggio, dopo essere diventato cavaliere, in seguito ad un litigio con un cavaliere di rango superiore, fu costretto a rifugiarsi in Sicilia, precisamente a Siracusa. Il 6 dicembre i Cavalieri espulsero Caravaggio dall'Ordine con disonore. Sull'isola si mosse anche a Messina e Palermo.

1609
Alla fine dell'estate del 1609 Caravaggio tornò a Napoli. Quando seppe che a Roma Papa Paolo V stava preparando una revoca del bando. Caravaggio, da Napoli si mise in viaggio con una feluca traghetto che settimanalmente faceva il tragitto Napoli-Porto Ercole.

Caravaggio, La Deposizione, 1602-1604 ca. Olio su tela, 300 x 203 cm. Cittá del Vaticano, Pinacoteca vaticana

Caravaggio, La Deposizione, 1602-1604 ca. Olio su tela, 300 x 203 cm. Cittá del Vaticano, Pinacoteca vaticana


1610
Muore il 18 luglio del 1610 sulla spiaggia di Porto Ercole consumato da febbri malariche.


HANNO DETTO DI CARAVAGGIO

BRUNO MUNARI
"Nelle pitture di Caravaggio ci sono effetti di luce. L'interruttore non so dov'è."
Dal volume "Occhio alla luce", 1990, Osram edizioni

RENATO GUTTUSO
"Dopo Giotto e dopo Masaccio egli riafferma il principio secondo cui non concetti astratti o prevenute concezioni filosofiche sino da incollare sulla tela, ma la conoscenza della realtà, le cose come esse sono, indagate ed esplorate nelle loro relazioni di luogo, spazio, luce: le cose, da sole, esprimono idee, filosofia e storia, perché da esse si sprigiona il presente e il suo suono, la nuova condizione umana, i nuovi concreti rapporti tra gli uomini e degli uomini con le cose e la storia. Le vie del realismo non sono infinite".
Da "Antiaccademia" su I Classici dell'Arte - Caravaggio

STENDHAL
"Per l'orrore ch'egli sentiva dell'ideale sciocco, il Caravaggio non correggeva nessuno dei difetti dei modelli ch'egli fermava nella strada per farli posare. Ho veduto a Berlino alcuni suoi quadri che furono rifiutati dalle persone che li avevano ordinati perché troppo brutti"
Da "Rome", 1806

ROBERTO LONGHI
"La sua ostinata deferenza al vero poté anzi confermarlo nella ingenua credenza che fosse l'occhio della camera a guardar lui e a suggerirgli tutto. Molte volte dovette incantarsi di fronte a quella magia naturale; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la figura umana, se, uscita questa dal suo campo, esso seguita a specchiare il pavimento inclinato, l'ombra sul muro, il nastro caduto a terra. Che altro potesse conseguire a questa risoluzione di procedere dipingendo per specchiatura diretta della realtà, non è troppo difficile intendere. Ne conseguiva la tabula rasa del costume pittorico del tempo che, preparandosi gli argomenti in carta e matita per via di erudizione storica e di astrazione stilizzante, aveva elaborato una complessa classificazione del rappresentabile, dove, per meglio servire alla società di allora, non poteva che preferirsi l'aspetto della classe dominante. Ma il Caravaggio pensa invece alla vita comune, ai sentimenti semplici, all'aspetto feriale delle cose che valgono, nello specchio, come gli uomini."
Da "Il Caravaggio", 1952

FEDERICO ZERI
"Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi."
"E quanto al grande genio del realismo, Michelangelo da Caravaggio, le sue figure sono (come in tutti i grandi inventori visivi) archetipi universali, che non scendono mai alla specificazione in senso regionale; il Caravaggio ha mostrato come si dipinge l'uomo, e non ha mai diluito i suoi tipi sulla falsariga della vita quotidiana, né secondo il repertorio fisionomico o di costume di Roma, di Napoli o di Malta."
Da "La percezione visiva dell'Italia e degli italiani", Einaudi 1989

"Oltre a rincorrere la natura oggettiva delle cose, Caravaggio portò la pittura a un ampliamento dei soggetti, vale a dire una sorta di superamento dei vari generi nei quali era divisa allora l'arte figurativa. Il genere «supremo» era considerato l'arte sacra. Poi, veniva la pittura profana che proponeva storie, battaglie, eroi e grandi personaggi; all'ultimo scalino, stavano il paesaggio e la natura morta. Nelle opere di Caravaggio dei primi anni romani, ad esempio il Bacchino malato della Galleria Borghese (forse un autoritratto del pittore) o il Ragazzo che monda un frutto noto in varie versioni, la figura umana e la natura morta appaiono sullo stesso piano ed entrambe sono di una lucidità straordinaria. Questo nuovo modo di dipingere, questo nuovo modo di interpretare la realtà, suscitò dapprima una grande curiosità e poi l'ostilità da parte dell'establishment artistico."
Da "Abecedario Pittorico", Longanesi 2007

GIULIO CARLO ARGAN
"Il realismo caravaggesco è mancanza di sviluppo storico o naturale, estrema contrazione o concentrazione di spazio e di tempo, affronto diretto della realtà nella furia cieca del fare pittorico".

ROGER ELIOT FRY (artista e critico d'arte inglese, 1866-1934)
"In verità, egli fu per molti aspetti il primo artista moderno. Il primo a non procedere per evoluzione, ma per rivoluzione".
1905

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Transportation Design
Le spider anni '50 e anni '60 di Umberto Panarella

Le spider anni '50 e anni '60

L'automobile fu la naturale evoluzione della carrozza. Le prime automobili erano delle semplici carrozze alle quali furono eliminate le parti che servivano per attaccare i cavalli e aggiunto un piccolo motore a scoppio.Le prime auto erano completamente aperte o al massimo prevedevano, come sulle carrozze, una copertura a mantice. Agli albori, quindi, erano tutte scoperte, anche perché i motori erano poco potenti e perciò nessun costruttore era intenzionato ad appesantirle con una carrozzeria chiusa.

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