Venturino Venturi (1918-2002). Dentro il labirinto
Milano - Museo Diocesano
Da giovedì 3 ottobre a domenica 24 novembre
L'esposizione presenterà 59 opere, tra sculture, carte e bozzetti, realizzate dall'artista toscano tra la metà degli anni Quaranta e la fine del secolo scorso.
Dal 3 ottobre al 24 novembre 2013, il Museo Diocesano di Milano (corso di Porta
Ticinese, 95) ospiterà la prima antologica milanese di Venturino Venturi
(1918-2002), singolare protagonista del Novecento che proprio a Milano ha
vissuto un'intensa stagione creativa.
Curata da Paolo Biscottini, prodotta dal Museo Diocesano di Milano e da Banca
Generali, in collaborazione con l'Archivio Venturino Venturi, col sostegno di
Anima Sgr, l'esposizione presenterà 59 opere, tra sculture, carte e bozzetti,
realizzate dall'artista toscano tra la metà degli anni Quaranta e la fine del
secolo scorso.
Il legame tra Venturi e Milano ha avuto inizio nell'immediato dopoguerra,
accolto con favore dalle punte più avanzate della cultura meneghina. Venturi
avvertì il vivace fermento artistico della città frequentando con assiduità la
Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, e fu testimone della svolta
spazialista.
Invitato dallo stesso Fontana a sottoscrivere il Manifesto, Venturi non volle
schierarsi, pur prestando anche negli anni a venire molta attenzione ai temi
dello Spazialismo, del quale condivideva la positiva tensione espressiva.
Proprio a Milano, dov'ebbe modo di avvicinarsi al lessico delle Spirali di
Crippa e dei tagli di Fontana, Venturi elaborò una propria via all'astrazione,
che caratterizzerà la sua successiva produzione.
La piena maturità vide Venturino Venturi esporre presentato dalle grandi firme
del panorama critico e culturale italiano, quale Carlo Ludovico Ragghianti o
Mario Luzi, di cui fu intimo amico e che gli dedicò una poesia.
Molti suoi lavori sono ospitati dalle maggiori istituzioni pubbliche e private
d'Italia e d'Europa, tra cui i Musei Vaticani che gli hanno dedicato una sala
all'interno del percorso delle collezioni contemporanee, la Galleria degli
Uffizi di Firenze, il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze, la
Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, la Galleria d'Arte
contemporanea di Arezzo, il Musée National d'Histoire et d'Art di Città del
Lussemburgo, il Museo del Duomo di Prato, il Museo della Grafica di Pisa e
altri.
Accompagna la mostra un catalogo, edito da Allemandi, con testi critici di
Antonio Natali, direttore degli Uffizi, Antonio Caleca, Luigi Cavallo e Paolo
Biscottini, direttore del Museo Diocesano di Milano.
NOTE BIOGRAFICHE
Venturino Venturi (Loro Ciuffenna, 1918 - Terranuova Bracciolini, 2002)
Nato in Toscana, cresciuto tra Francia e Lussemburgo, Venturi muove i primi
passi d'artista a Firenze, città scelta per il proseguimento degli studi e
dove, scampato dal secondo conflitto mondiale, conosce la prima affermazione
pubblica con il grande plauso ottenuto dalla sua prima personale alla Galleria
la Porta nell'aprile del 1945. Il 1945 fu per Venturino un anno di svolta. La
nutrita schiera di artisti del gruppo Arte d'oggi cominciava a muoversi, con la
guida di Vinicio Berti e di Gualtiero Nativi, verso sperimentazioni
geometrizzanti sempre più vicine a soluzioni astratte, mentre il Gruppo dei
Pittori Moderni della Realtà, con i fratelli Bueno, assieme al Nuovo Umanesimo
di Giovanni Colacicchi muovevano verso soluzioni consapevolmente figurative.
Alcuni artisti, e tra questi Venturino Venturi, pur partecipi dei dibattiti
fiorentini, soffrendo a motivo delle troppe dispute teoriche e della
limitatezza di certe chiusure di stampo ideologico, cercarono altrove nuove
strade. Nel 1947 il nostro si reca dunque a Milano, città della quale avverte
il vivissimo fermento culturale. Accolto con favore dalle punte più avanzate
della cultura meneghina, Venturi vinse il premio di Scultura Emilio Gariboldi
con un Autoritratto. Ebbe contatti con Carlo Cardazzo, che fu tramite per la
vendita di una importante scultura, e i contatti continuano per molto tempo tra
un Venturino sempre più schivo, Cardazzo e Joppolo, che lamentano la
‘latitanza' dell'amico artista. Frequentava assiduamente la Galleria il
Naviglio e fu testimone della svolta spazialista che culminò con l'Ambiente
spaziale a luce nera di Lucio Fontana ivi esposto nel febbraio del 1949.
Invitato dallo stesso Fontana a sottoscrivere il Manifesto, Venturi non volle
schierarsi, pur prestando anche negli anni a venire molta attenzione ai temi
dello spazialismo, del quale condivideva la positiva tensione creativa. A
contatto con il vivacissimo ambiente artistico milanese Venturi elabora una
propria via all'astrazione. Furono dunque sufficienti pochi mesi, appena due
anni a Milano, per mutare Venturino: le spirali di Crippa, gli spazi di Fontana
divengono un lessico dal quale poche volte vorrà allontanarsi, pur senza che si
debbano sospettare appiattimenti su modalità espressive assai attrattive per la
cultura contemporanea. Torna dunque, Venturi, a Firenze nel 1950, e trova una
città assai viva e alcune gallerie, tra le quali la Vigna Nuova, che aprono ai
Milanesi del MAC e ai fiorentini dell'astrattismo classico. Lì vi espone nel
1951, ed è il momento delle Maternità e dei disegni che a queste preludono,
forme sintetiche pure oltre ogni possibile aspettativa, lontane da qualsiasi
deriva sentimentale, nuclei biomorfi assorbiti dal mistero della nascita. È
anche il tempo della Donna seduta, bronzo del 1950 oggi alla Galleria degli
Uffizi, e del bozzetto per il monumento al prigioniero politico di Londra.
Espone più volte alla Galleria Numero di Fiamma Vigo, che aveva aperto con una
personale di Capogrossi, e trova finalmente quell'ambiente di avanzata ricerca
di marca internazionale a lungo cercato a Firenze ed altrove. Si apre allora
per Venturino il centrale capitolo di Collodi. Nel 1953 presenta per la
Fondazione Nazionale Carlo Collodi il progetto per una piazza circondata da un
muro sagomato rivestito da 900 mq di superficie musiva. Al centro doveva
ergersi un Pinocchio gnomone, l'ombra del cui braccio alzato, proiettandosi
sulla parete istoriata, avrebbe dovuto indicare lo svolgersi della vicenda
narrata. Vince, ma non può eseguire la scultura di Pinocchio; il premio fu
viziato da un ex aequo con Emilio Greco: a quest'ultimo la scultura, a Venturino
la piazza. Compiuta comunque l'impresa, e superata una grave fase depressiva,
Venturino risorge pienamente consapevole dei propri strumenti espressivi. Dalle
grandi carte a matita, cera e tempera, alle quali una psichiatria agli albori
della riconsiderazione della malattia gli consenti di lavorare, traspare,
nell'accentuata spinta visionaria, la scoperta sensibilità del nostro, con i
ritratti degli amici più cari, Pinocchio, le maternità, e con le tracce
affioranti di lutti recenti e lontani, soggetti dipinti chino sul pavimento
dell'Ospedale Psichiatrico di San Salvi. Emergono, così, potenti aggregazioni
oniriche, libere dalla costrizione naturale del foglio, che non conoscono il
limite della figura, né quello della composizione astratta, e anticipano la
successiva stagione dei ritratti e delle carte monocrome. I segni, i graffi, i
vortici che solcano queste carte sono i medesimi che lo scalpello incide sulle
pietre o che le sue dita tracciano nel cemento fresco, opere informali, come
talvolta ho udito nominarle, appartenenti in realtà al segno e alla materia
come alcuni lavori di Hartung o di Crippa, che Venturino a Milano frequentava.
Orario: martedì - domenica: 10 - 18 (la biglietteria chiude alle 17.30). Lunedì chiuso (eccetto festivi)
Ingresso: Intero € 8; Ridotto e convenzioni € 5, Scolaresche € 2; Comitive e gruppi (min 15 max 25) € 6. I titolari di carta di credito o bancomat Banca Generale potranno acquistare il biglietto ridotto a € 5 grazie alla convenzione attivata in questa specifica occasione
Catalogo: Allemandi
Informazioni: tel. 02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it
www.museodiocesano.it