Rudolf Stingel a Palazzo Grassi a Venezia
di Roberto Zanon
Entrare alla mostra di Rudolf Stingel, inaugurata a Palazzo Grassi a Venezia, è addentrarsi in un'enorme, pervasiva, coinvolgente installazione a tutto tondo. L'operazione di rivestire tutte le pareti e i pavimenti dell'imponente palazzo veneziano con un'unica moquette riproducente l'ingigantimento di un tappeto orientale è un'azione, almeno a questa scala, inedita nell'ambito dell'allestimento. Certo, si erano visti interventi analoghi in stand fieristici (un padiglioncino di Hugo Boss al Pitti Uomo a Firenze di qualche anno fa) ma mai in queste proporzioni e in un luogo storico e ufficialmente deputato all'arte qual è Palazzo Grassi.
E l'effetto è a dir poco dirompente e completamente avvolgente. Le persone
dentro lo spazio appaiono quasi rimpicciolite confrontandosi con un background
tipologicamente riconoscibile (il pattern del tappeto orientale) ma gonfiato
nei rapporti dimensionali. È esplicito, da parte dell'artista, il richiamo allo
studiolo di Freud a Vienna (rivestito anche quello di tappeti) e il legame che
intende sollecitare con l'Oriente, tanto caro alla città lagunare. Alla base
delle motivazioni dell'artista c'è comunque la volontà di lasciar libero il
visitatore - anche nei movimenti e nei percorsi - a connessioni e sentimenti
del tutto personali. Ruolo che è dell'arte, accelerare delle personali
sensazioni a ciascuno di noi e raramente, come in questo caso, tale
affermazione è così valida. È un'ulteriore verifica e riconoscimento al
determinante ruolo che ha l'allestimento, il contesto costruito attorno
all'opera, nell'effetto percettivo restituito alle persone.
Una serie di lavori recenti di Stingel sono poi centellinati nel percorso che
attraversa le varie sale. Le prime - o le ultime prima di salire dal piano
nobile, secondo il giro che si intraprende - sono volutamente lasciate con il
solo rivestimento, quasi ad assuefare il visitatore o a decomprimerlo.
In questa operazione di "affissione" è esaltata la figura del
contrasto e molte opere, anche di piccole dimensioni, sono collocate proprio
nei saloni più ampi, richiedendo l'avvicinamento fisico e quindi,
indirettamente, fruendo dell'azione di movimento spaziale di fronte all'opera.
Anche qui Stingel dimostra sapienza allestitiva, sperimentando
quell'interazione dinamica che è alla base della museografia contemporanea e
che ha visto Franco Albini e Carlo Scarpa tra le figure di riferimento.
Una mostra da non perdere, un unicum praticamente irripetibile che, in
contrapposizione alle operazioni virtuali del contemporaneo, ritorna a
riflettere con le percezioni reali e con l'effetto materico, suggerito anche
dal tipo di espressione artistica che i singoli lavori di Stingel possiedono.
Informazioni
Rudolf Stingel
Luogo: Palazzo Grassi, Venezia
Periodo: dal 7 giugno al 31 dicembre 2013
www.palazzograssi.it