Stefano Arienti. Custodie vuote
Venezia - Fondazione Bevilacqua La Masa. Palazzetto Tito
Dal 27 luglio al 30 settembre 2012
Recensione di Ellen Cancian
La mostra a Palazzetto Tito, anche grazie alla disposizione delle sale ha un
carattere intimo e quotidiano, in sintonia con il significato delle opere
esposte. Nel salone centrale l'installazione “Custodie vuote” invade tutte le
pareti, copertine di cd di musiche di tutto il mondo si alternano a custodie di
cd vuote, come un'immaginaria cartina geografica dove i confini diventano
labili. La ciclicità e la flessibilità sono i temi che si riscontrano in tutte
le opere e in particolare in questa installazione, da cui proviene il titolo
della mostra. In realtà le copertine e le custodie sono tutte vuote, non ci
sono i cd, e questa mancanza simboleggia la loro progressiva sparizione. Una
riflessione sulla tecnologia e sulla pluralità, secondo l'artista raramente i
fenomeni naturali compaiono in un solo esemplare, “sia la natura che la tecnica
danno luogo a moltissimi esemplari che tendono ad un modello ideale…così si
possono raccogliere centinaia di margherite o centinaia di cd, ciascuna uguale
o diversa dagli altri esemplari”.
In un'altra sala una quarantina di carte dipinte non incorniciate si sollevano
con l'aria, creano un ambiente fluido, flessibile che privilegia la
moltiplicazione e la manualità rispetto al concetto di quadro tradizionale.
Proseguendo scalzi possiamo calpestare i tappeti orientali tinti di rosso, alle
pareti pitture a dominazione rossa creano un ambiente vibrante di colore che ci
rimanda alla “Stanza Rossa” di Matisse.
Il tema della conoscenza è rappresentato dai libri, da quelli traforati sul
tema dell'Africa a quelli impilati, ai fogli che tappezzano completamente una
stanza, dove l'artista traspone il titolo e la copertina dei libri su dei
fogli attraverso un lavoro infinito di trafori.
La mostra di Stefano Arienti è in stretta relazione con lo spettacolo Fenix del
ballerino e coreografo Footwa d'Immobilité, prima rappresentata al teatro La
Fenice di Venezia proprio nei giorni dell' inaugurazione, in un monitor si può
vedere il video delle prove dello spettacolo.
Da questa collaborazione nasce un progetto multimediale dove la danza e l'arte
contemporanea si confrontano. Una ricerca non tradizionale tra coreografo e
scenografo ma un dialogo autonomo per arrivare ad un reciproco obiettivo.
Dal 2004 La Fondazione Bevilacqua La Masa e il teatro La Fenice collaborano per
portare l'arte contemporanea a teatro. Nello schermo tagliafuoco del teatro è
stata proiettata nell'ora che precede lo spettacolo, un'opera appositamente
realizzata. Il teatro diventa sede espositiva, un contesto ideale che si fonde
con l'architettura. La proiezione delle copertine dei cd scorrono e ci
riportano all'installazione custodie vuote. Per la prima volta rispetto alle
precedenti edizioni, c'è un legame con lo spettacolo, i disegni infatti
vengono proiettati all'interno dello spettacolo e Arienti disegna le stoffe
per i costumi . Anche la coreografia è pervasa da movimenti fluidi, giri e
rivoluzioni, cadute e recuperi che passano da un danzatore all'altro
rigenerandosi. In questo caso la tematica della ciclicità viene esemplificata dal mito della Fenice e pervade tutte le opere.