Arte

Stefano Arienti. Custodie vuote

Venezia - Fondazione Bevilacqua La Masa. Palazzetto Tito
Dal 27 luglio al 30 settembre 2012

Recensione di Ellen Cancian

Custodie vuote. 2012

Pitture rosse. 2011-2012

Custodie vuote. 2012. Ambiente

Tappeti tinti in rosso. 2006-2010

La mostra a Palazzetto Tito, anche grazie alla disposizione delle sale  ha un carattere intimo e quotidiano, in sintonia con il significato delle opere esposte.  Nel salone centrale l'installazione “Custodie vuote” invade tutte le pareti, copertine di cd di musiche di tutto il mondo si alternano a custodie di cd vuote, come un'immaginaria cartina geografica dove i confini diventano labili.  La ciclicità e la flessibilità sono i temi che si riscontrano in tutte le opere e in particolare in questa installazione, da cui proviene il titolo della mostra. In realtà le copertine e le custodie sono tutte vuote, non ci sono i cd, e questa mancanza simboleggia la loro progressiva sparizione. Una riflessione sulla tecnologia e sulla pluralità, secondo l'artista raramente i fenomeni naturali compaiono in un solo esemplare, “sia la natura che la tecnica danno luogo a moltissimi esemplari che tendono ad un modello ideale…così si possono raccogliere centinaia di margherite o centinaia di cd, ciascuna uguale o diversa dagli altri esemplari”.

In un'altra sala una quarantina di carte dipinte non incorniciate si sollevano con l'aria, creano un ambiente fluido,  flessibile che privilegia la moltiplicazione e la manualità rispetto al concetto di quadro tradizionale. Proseguendo scalzi possiamo calpestare i tappeti orientali tinti di rosso, alle pareti pitture a dominazione rossa creano un ambiente vibrante di colore che ci rimanda alla “Stanza Rossa” di Matisse.

Il tema della conoscenza è rappresentato dai  libri, da quelli traforati sul tema dell'Africa a quelli impilati, ai fogli che tappezzano completamente una stanza,  dove l'artista traspone il titolo e la copertina dei libri su dei fogli attraverso un lavoro infinito di trafori.

La mostra di Stefano Arienti è in stretta relazione con lo spettacolo Fenix del ballerino e coreografo Footwa d'Immobilité, prima rappresentata al teatro La Fenice di Venezia proprio nei giorni dell' inaugurazione,  in un monitor si può vedere  il video delle prove dello spettacolo.

Da questa collaborazione nasce un progetto multimediale  dove la danza e l'arte contemporanea  si confrontano. Una ricerca non tradizionale tra coreografo e scenografo ma un dialogo autonomo per arrivare ad un reciproco obiettivo.

Dal 2004 La Fondazione Bevilacqua La Masa e il teatro La Fenice collaborano per portare l'arte contemporanea a teatro. Nello schermo tagliafuoco del teatro è stata proiettata nell'ora che precede lo spettacolo, un'opera appositamente realizzata. Il teatro diventa sede espositiva, un contesto ideale che si fonde con l'architettura. La proiezione delle copertine dei cd  scorrono e ci riportano all'installazione custodie vuote.  Per la prima volta rispetto alle precedenti edizioni,  c'è  un legame con lo spettacolo, i disegni infatti vengono proiettati  all'interno dello spettacolo e Arienti disegna le stoffe per i costumi . Anche la coreografia è pervasa da movimenti fluidi, giri e rivoluzioni, cadute e recuperi  che passano da un danzatore all'altro rigenerandosi. In questo caso la tematica della ciclicità viene esemplificata dal mito della Fenice e pervade tutte le opere.