Ospiti al museo. Maestri veneti dal XV al XVIII secolo tra conservazione pubblica e privata
Padova - Musei Civici agli Eremitani
Dal 31 marzo al 17 giugno 2012
Un inusuale incontro tra patrimonio museale e mercato antiquario suggerisce una
riflessione sul collezionismo e diventa occasione imperdibile per ammirare e
confrontare lavori di grandi artisti veneti.
Committenti, collezionisti e mercato dell’arte hanno sempre giocato un ruolo
fondamentale nel determinare gli sviluppi della produzione artistica, stabilire
le sorti dei suoi protagonisti, delineare i destini delle singole opere: talvolta
confluite in raccolte museali destinate alla pubblica conservazione e
fruizione, talaltra riservate al godimento privato o fluttuanti di collezione
in collezione, di antiquario in antiquario, ancora alla ricerca di una
collocazione definitiva. E tra queste ultime non mancano curiosità o novità,
originali ritenuti perduti o addirittura autentici capolavori, che il pubblico
è ancora in attesa di poter ammirare.
Se dunque i depositi dei musei e le grandi collezioni private possono ancora
svelare opere sconosciute ai più, è d’altra parte il mercato una linfa vitale
per la storia dell’arte e i suoi sviluppi futuri.
A sviscerare le suggestioni del tema sarà una mostra assolutamente nuova per
impostazione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura e dai
Musei Civici - con il contributo di Fondazione Antonveneta e R.W.S.srl - curata
da Davide Banzato ed Elisabetta Gastaldi, in cui le collezioni museali, per la
prima volta, sono chiamate a dialogare e a confrontarsi con il “mercato
dell’arte” e in particolare con una serie sceltissima di opere - degli stessi
autori e dello stesso contesto artistico - attualmente disponibili presso
alcuni fra i più noti e importanti antiquari del panorama nazionale.
Ospiti al Museo. Maestri veneti dal XV al XVIII secolo tra conservazione
pubblica e privata è il titolo dell’esposizione che dal 31 marzo al 17 giugno
2012, ai Musei Civici agli Eremitani, proporrà una sessantina di opere tra
dipinti, sculture e bronzetti di grandi artisti, fra i quali Jacopo da
Montagnana, Andrea Briosco, Alessandro Vittoria, Paolo Veronese, Palma il Giovane,
Padovanino, i Liberi, Giulio Carpioni, Francesco Guardi e molti altri.
Accanto ai lavori che il Museo custodisce e tutela, tramandandoli ai posteri,
evitando la dispersione e talvolta l’oblio e consentendo la formazione di
un’identità collettiva, ecco dunque esposte opere che, per destino o scelte
differenti, si muovono in ambito privato, ma che permettono uno stimolante
confronto e offrono nuove occasioni di riflessione e conoscenza.
In mostra vi sarà l’Ecce homo, che rappresenta, secondo Bernard Aikema, “un
apice del tardissimo periodo di Paolo Veronese …, eccellente esempio della
pietas della fase tarda del pittore”; splendida è la statuetta in ottone
raffigurante un Caprone attribuita al Riccio, che rimanda ai capolavori
dell’artista presso la Basilica del Santo.
L’opera appare di grande importanza, trattandosi (come svelano le radiografie
effettuate) di un originale creato autonomamente e non ottenuto con
procedimenti di calco, tanto che - se l’invenzione fosse proprio del Riccio - ci
troveremmo di fronte al prototipo della altre varianti più famose (quelle di
Vienna al Kunsthistorishes Museum e di Roma al Museo di Palazzo Venezia).
Di Francesco Guardi è la piccola tela devozionale con la Madonna orante,
riferibile alla piena maturità del Maestro e caratterizzata da una pennellata
ricca ed elaborata, ma stesa con incredibile velocità.
Potranno affascinare alcune rarità come il Profilo di figura femminile in marmo
bianco di Antonio Minelli, in relazione con quell’ambiente erudito veneziano che
amava i ritratti classici, ideali (ricordiamo i lavori dello scultore per la
cappella dell’Altare del Santo a Padova, in collaborazione con il padre, o il
Mercurio del Victoria and Albert Museum di Londra, eseguito per il celebre
umanista veneziano Marcantonio Michiel) o come la placchetta in argento dorato,
realizzata dal Moderno, raffigurante la Madonna con il Bambino e santi: unica
altra redazione antica oggi nota di questo soggetto, oltre all’esemplare
conservato al Kunsthistorishes Museum di Vienna.
E poi i ritratti: quello di Giuseppe Nogari raffigurante - secondo l’intuizione
di Federico Zeri - Cristoforo Colombo e proveniente dalla collezione di Letizia
Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone I, e quello interessantissimo di Marco
Bembo attribuito al friulano Sebastiano Bombelli. Bombelli aveva ottenuto
immediatamente uno straordinario successo nella ritrattistica e, avendo già
raffigurato il Bembo in un quadro ufficiale destinato a Palazzo Ducale nel
1667-78, non è improbabile che il nobiluomo abbia affidato a lui anche il
ritratto privato.
“L’importanza dei pezzi presenti sul mercato” - ci ricorda Davide Banzato -
“attira, oltre che l’interesse dei collezionisti, anche quelli del ricercatore e
del conoscitore, per valutazioni e confronti. Così anche la proprietà privata
concorre alla ricostruzione di fisionomie artistiche o alla creazione di
complessi tipologici.
L’accostamento fornisce elementi utili alla conoscenza delle opere e di chi le ha
create, il raffronto permette di istituire una scala di valori, sulla scia
aperta dall’attenzione dei curiosi”.
Così, se la presenza del ritratto di Bembo consente indirettamente di
confermare l’attribuzione al Bombelli del Ritratto di giovane gentiluomo dei
Civici Musei di Padova, una bella tela del Padovanino, raffigurante Ecuba e
Priamo - collocabile agli inizi del quarto decennio del Seicento, in una fase
di libera rielaborazione dell’artista dei modi tizianeschi - viene accostata in
questa occasione alla Sacra Famiglia dei Musei Civici che si pone a conclusione
di questa evoluzione stilistica del pittore.
E ancora, la Salomè con la testa del Battista di Pietro o Marco Liberi - sempre
delle collezioni museali patavine - ha un riscontro interessante nell’Allegoria
della Pittura degli stessi artisti, attualmente sul mercato, per gli elementi
di maniera e il gusto pittorico che sembra ormai volgere in entrambi verso il
barocchetto del figlio Marco.
I processi secondo i quali musei e mercato pongono in essere le loro scelte
possono correre lungo strade parallele, ma non esattamente sovrapponibili.
Il mercato spesso può agire in modo fortuito, ma lega principalmente il piacere
del possesso di una determinata opera alla sua valenza economica, alla visibilità
sociale e all’interesse individuale.
Nel Museo le opere sono inserite in un contesto totalmente diverso da quello
per cui erano nate. Ordinate, studiate e sistematizzate, diventano portatrici
di valori estetici e storici e concorrono alla formazione di quei grandi
contenitori di memoria specificamente legata a un luogo, che sono i nostri
musei.
Piacere personale e pubblica fruizione.
Mondi separati nel sentire quotidiano che in questa occasione collaborano alla
costruzione di un patrimonio di valori e identità che appartiene a tutti noi.
Informazioni
Ospiti al museo. Maestri veneti dal XV al XVIII secolo tra conservazione pubblica e privata
Luogo: Padova - Musei Civici agli Eremitani
Piazza Eremitani, 8 - Padova
Periodo: dal 31 marzo al 17 giugno 2012
Orari: da martedì a domenica, 9.00 - 19.00. Chiuso: i lunedì non festivi, 1 maggio
Ingresso: intero: 10,00 Euro; ridotto: 8,00 Euro; ridotto scuole: 5,00 Euro. Gratuito: bambini fino a 5 anni e portatori di handicap, possessori biglietto Cappella degli Scrovegni, Padovacard, Cartafamiglia, Musei tutto l’anno