Harry Bertoia 1915 - 1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”
Pordenone - Civici Musei d'Arte e Spazi espositivi Provinciali
Dal 23 maggio al 20 settembre 2009
Per Harry Bertoia si potrebbe parlare della “maledizione della sedia”, nel senso che tale e tanto è stato il successo davvero planetario di una sua creazione, la sedia Diamond appunto, da offuscare o porre in secondo piano ciò che di altrettanto e forse più grande questo friulano trapiantato negli States creò in campi diversi.
A “risarcirlo” idealmente, a trent'anni dalla morte, viene ora la grande mostra
che Pordenone, suo territorio natale, gli dedica dal 23 maggio al 20 settembre.
Due sedi, il Civico Museo d'Arte e gli Spazi Espositivi della Provincia di
Pordenone, sono necessari per dare conto della sua poliedricità creativa.
Lei, la celeberrima Diamond, avrà com'è giusto il posto d'onore ma Gilberto
Ganzer e Marco Minuz, che della mostra sono il curatore e il contributo
curatoriale, hanno scelto di dare a Bertoia quello che è di Bertoia, proponendo
ciò che di grande egli creò anche prima e dopo il fatidico 1951, l'anno della
sedia.
Lo scenario è quello dell'America di Jackson Pollock, Alexander Calder, Josef
Albers, della diffusione dell'astrattismo europeo in America e
dell'Espressionismo Astratto. Ma è anche quello dell'esplosione del design: nel
1949, Time dedica per la prima volta una sua copertina ad un designer, Raymond
Loewy, il vetrinista francese che arrivato in America diede nuova veste a
treni, automobili, frigoriferi.
Bertoia, emigrato negli States nel 1930, non ancora quindicenne, si conquistò
un suo autorevole spazio proprio a cavallo dei due mondi, quello dell'arte e
quello del design, diventando protagonista di rilievo assoluto di entrambi.
Bertoia rifuggì e sfugge tutt'ora alle etichettature che lo vorrebbero
industrial designer, scultore, grafico o musicista. Si mosse, infatti, con
naturalezza da un campo all'altro, senza soluzioni di continuità. E da questo
muoversi che si sprigiona l'innovazione che ne pervade l'opera. E' vero –
scrive Anna Lombardi – che Harry Bertoia ha creato pochi oggetti di design, ma
è anche vero che la sedia che ha ideato per la Knoll International ha fatto
storia. Parimenti le sue sculture si stagliano sul panorama dell'arte non fosse
altro perché ci regalano una sorpresa: caratterizzate da una funzione d'uso,
suonano”.
Harry Bertoia cominciò a realizzare le sue prime sculture quando era già
riconosciuto come disegnatore. La sua esperienza maturò in un straordinario
contesto quale appunto quello della scuola americana Cranbrook di Bloomfiel
Hills, dove ebbe modo di perfezionare le tecniche della lavorazione dei
metalli, della realizzazione orafa e delle tecniche di disegno. D'altra parte,
quando Florence Knoll gli offrì l'opportunità di lavorare, senza vincoli
contrattuali e con completa libertà, ad un progetto che s'inserisse nella
logica aziendale della Knoll protesa a confrontarsi con l'era del modernismo
americano, Bertoia impiegherà proprio le conoscenze maturate precedentemente
presso la scuola di Cranbrook. Nacque la serie Diamond, creata nel 1951 ed
esposta, in anteprima mondiale, nel 1952 a New York in quella che fu la prima
mostra mai dedicata dalla Knoll ad un singolo designer.
Fatto per nulla casuale perché in mostra, con la poi celebre sedia, venivano
proposti sculture e dipinti realizzati dallo stesso.
Fu un momento cruciale perché permise a Bertoia, proprio nell'osservare quel
nucleo di sculture esposte pubblicamente, di comprendere, per la prima volta,
che ormai aveva intrapreso una nuova strada, quella della scultura. Decise così
di abbandonare il design nel momento in cui la serie di sedie Diamond viveva il
pieno successo commerciale e il riconoscimento da parte di riviste
specializzate. Una decisione drastica – ricorda Marco Minuz - che non minò
affatto i rapporti con Hans e Florence Knoll che continuarono ad organizzare
numerose mostre di Bertoia in giro per il mondo.
Sono anni di successo e riconoscimenti. Grandi architetti come Eero Saarinen e
Minoru Yamasaki gli chiedono grandi sculture pensate specificamente per
dialogare con gli spazi architettonici. Le sue opere entrano in importanti
collezioni pubbliche e private americane.
Di queste e delle altre esperienze di Bertoia darà conto la mostra pordenonese,
contestualizzandole nel clima sociale e americano di quei decenni.
Una sezione introduttiva, ospitata presso il Museo Civico d'Arte di Pordenone,
focalizzerà l'attenzione sugli anni giovanili di Bertoia, indagati anche
tramite un documentario realizzato per l'occasione; in questa prima parte verranno
esposti i suoi disegni giovanili, le sue prime produzioni grafiche e i suoi
gioielli, vero e proprio banco di prova per la sua successiva esperienza
scultorea.
Al centro della successiva sezione sarà l'evoluzione del disegno Bertoia
proponendo anche un nucleo di opere che testimoniano il rapporto fra Bertoia e
Hilla Rebay, fondatrice del Museo di Non-Objective Art di New York, nucleo
embrionale del celebre Guggenheim Museum.
Una sezione verrà naturalmente dedicata alla straordinaria collaborazione fra
l'azienda Knoll e Bertoia che darà avvio alla realizzazione della celebrata
serie di sedie in tondino d'acciaio.
Per entrare finalmente nella parte dedicata alla scultura che riunirà, per la
prima volta in Europa, tutte le sue principali esperienze. E' un percorso che
si avvia, dalle prime sculture degli anni cinquanta di impostazione ancora
geometrica, per arrivare alle famose scultore sonore.
Il percorso proseguirà nelle Sale Espositive delle Provincia con un
approfondimento legato alla sua importantissima produzione nel campo del
disegno. Il fondamentale nucleo presente permetterà di visualizzare le profonde
trasformazioni e fasi che il disegno assunse nel corso della sua carriera;
saranno evidenti, attraverso la presenza di significative sculture, le forti
analogie che sussistono tra il disegno e la scultura.
Tutte le opere presenti in mostra, molte inedite e per la prima volta
presentate al pubblico europeo, dialogheranno con documentazione d'epoca tra
cui fotografie, video, documenti proprio per operare una contestualizzazione
dei riferimenti in cui il genio di Bertoia prese forma e raggiunse i vertici internazionalmente
riconosciuti. Si tratterà della prima grande esposizione realizzata in Europa
con prestigiosi prestiti provenienti dal Guggenheim Museum di New Work e dal
Vitra Museum di Weil am Rhein.
La casa natale dell'artista a San Lorenzo d'Arzene (PN) resterà aperta alle
visite nei fine settimana.
Informazioni
Harry Bertoia 1915 - 1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”
Luogo: Pordenone - Civici Musei d'Arte e Spazi espositivi Provinciali
Periodo: dal 23 maggio al 20 settembre 2009
Orari e giorni d'apertura: dal martedì al venerdì dalle 15.30-20.00, sabato e
domenica dalle 10.30-20.00, giovedì sera dalle 20.30-22. Lunedì chiuso.
Catalogo: edito dal Comune di Pordenone e Silvana Editoriale, Milano
Info e prenotazioni: Civico Museo di Pordenone, tel. 0434 392311-312 ; Ufficio Cultura Amministrazione Provinciale, tel. 0434 231418