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Scamozzi a Vicenza: problematiche di allestimento

di Roberto Zanon

La mostra dedicata alla figura ed al lavoro di Vincenzo Scamozzi (1548-1616) a Palazzo Barbaran da Porto a Vicenza è anche un ottimo pretesto per parlare della disciplina dell’allestimento e delle problematiche che gravitano attorno la progettazione di una mostra.

Panoramica

Panoramica

L’evento è di alto livello in quanto è la prima - e in ogni caso la più completa - rassegna monografica di materiali (progetti, documenti, schizzi, dipinti, fotografie, modelli, strumenti, oggetti) gravitanti attorno all’ultimo grande architetto del Cinquecento italiano. Anche il luogo è tra i più significativi - all’interno di un palazzo disegnato da Andrea Palladio (1508 - 1580) di cui Scamozzi è considerato l’"erede" - nel cuore di un ipotetico "itinerario scamozziano" che è stato costruito e suggerito in una preziosa guida pubblicata per questa occasione. Inoltre, ad accompagnare la mostra è stato editato un poderoso volume, sorta di "opera completa" corredata di apporti di numerosi studiosi, in cui sono raccolti sia i progetti che gli scritti teorici dell’architetto cinquecentesco. Lo Scamozzi è infatti ricordato - e intento di questa manifestazione è di evidenzialo - non solo per le sue realizzazioni, ma anche per il rigoroso ragionamento teorico che supporta la sua architettura. Un pensiero progettuale che ricerca nella purezza delle geometrie e nell’impiego della modularità le giustificazioni formali del proprio operato Tant’è che alla fine della sua vita riunirà l’enorme quantità di proprie conoscenze tecniche e scientifiche in due volumi pubblicati a Venezia nel 1615 dal titolo: "l’idea dell’architettura universale".




Sala con modelli

Sala con modelli

Tutti i presupposti per un allestimento importante quindi, completamente supportato da un contesto di elevata qualità che crea una forte aspettativa non solo verso un pubblico specialistico di architetti e storici dell’architettura, ma anche nei confronti del "grande pubblico" a cui espressamente gli organizzatori hanno rivolto i propri sforzi. Del resto Vincenzo Scamozzi è l’artefice progettuale di pluriconosciuti capolavori: dalle stupefacenti scenografie del Teatro Olimpico a Vicenza (1585) alla dirompente villa Rocca Pisani (1574) nei colli vicentini - considerata la casa più bella del mondo - fino alla costruzione delle Procuratie Nuove a Piazza S. Marco (1587).

Sala con modelli

Sala con modelli

Entrando nelle sale espositive le attese sembrano ripagate da un ambiente coinvolgente in cui le proprietà cromatiche degli antichi documenti esposti si omogeneizzano nei toni caldi del seppia usati nei supporti delle descrizioni che accompagnano il visitatore alla comprensione delle opere.

Umberto Riva, raffinato progettista e principale curatore dell’allestimento, ci ha già abituati - anche e proprio in questo stesso contesto con la mostra dedicata a Carlo Scarpa nel 2000, per esempio - a queste atmosfere "soft" che cercano una relazione con il soggetto da esporre e lo assecondano. Riva, assieme ai collaboratori Annalisa de Curtis e Antonio De Vecchi, ha confezionato un habitat che predispone alla fruizione dell’evento attraverso la costruzione di schermature-supporto realizzate con listelli orizzontali di legno colorato all’anilina nelle tonalità del grigio. Un sistema costruttivo duttile, percettivamente permeabile, che assumendo diversificate configurazioni spaziali - da parete verticale a nicchia per le proiezioni a schermatura per gli impianti di condizionamento - contribuisce a dare omogeneità e continuità visiva all’esposizione. Addirittura è stato scomodato l’intervento di Massimo Scolari, illustre studioso della rappresentazione, per una interpretazione che commentasse figurativamente i quattro tipi di "disegni scamozziani" che sono stati "individuati": i pensieri architettonici, gli studi di progetto, i disegni per il commettente, i disegni per il trattato.

Terzultima sala

Terzultima sala

Fino a qui tutto sembra essere stato calibrato alla perfezione ma … di fronte alla reale visita dell’esposizione ci si accorge che qualcosa non funziona; le opere sembrano essere state disposte più con una ricerca di un equilibrio compositivo e grafico che non con l’intento di fornire un reale indirizzo di lettura del materiale presentato. Fotografie, disegni, quadri ad olio, busti, oggetti e cartigli descrittivi si succedono e alternano senza una apparente logica organizzativa. Anche la traduzione delle didascalie in Inglese si "perde" rimanendo solo la descrizione in Italiano nelle ultime sale.

L’allestimento di una mostra è operazione complessa che deve coordinare e convogliare saperi e tecniche verso il principale obbiettivo di favorire e fornire l’interpretazione di una serie di documenti che specificatamente ed eccezionalmente vengono raccolti per un periodo di tempo limitato. Nella mostra dedicata a Scamozzi sembra che lo straordinario corollario predisposto non abbia saputo coagularsi sinergicamente nella restituzione di una esplicita chiave di lettura dell’operato dell’architetto vicentino.

Forse tale non chiarezza deriva dall’aver voluto costruire differenziati livelli di lettura che si dovrebbero intrecciare ma che, forse anche a causa della contenuta struttura espositiva, si attorcigliano su se stessi senza riuscire a suggerire un filo conduttore che guidi il visitatore. Eppure lo stesso Scamozzi poteva essere referente ideale per un approccio più chiaro. In occasione di quello che sarà considerato il primo "museo" pubblico moderno nel 1587- lo statuario della Repubblica al piano nobile della Libreria Marciana a Venezia - egli distinguerà esplicitamente "il continenete" cioè lo spazio destinato a contenere le sculture e "la cosa contenuta", cioè l’oggetto esposto. Quasi un monito di "semplicità" espositiva che nella mostra viene parzialmente disatteso.



Roberto Zanon, architetto, insegna nelle Università di Padova e Firenze e all’Accademia di Belle arti di L’Aquila. È stato visiting professor presso alcune Università asiatiche (Bangalore, Hong Kong e Bangkok) e in Portogallo (Lisbona e Porto). Ha un proprio studio di progettazione (interni, allestimenti ed oggetti) ed è socio della Wagner e Associati.


Informazioni

"Architettura è scienza". Vincenzo Scamozzi (1548 - 1616)
Vicenza, Museo Palladio - Palazzo Barbaran da Porto
Dal 7 settembre 2003 all'11 gennaio 2004