Design

Il Professore silenzioso

di Ermanno Aparo

Probabilmente non sono la persona più adatta per parlarvi di Antonio Petrillo, della sua attività di ricerca, dei suoi progetti nell’ambito dei nuovi materiali o dei nuovi contesti del progetto, ma desidero raccontarvi di lui perché è la persona da cui ho più imparato la professione di Docente di Design.

Discreto e silenzioso, passava quasi inosservato nei corridori di Domus Academy, ma durante le sue lezioni ci coinvolgeva in un crescendo emotivo che aveva del sorprendente, meraviglioso, affascinante.

Era impossibile rimanere indifferenti al cospetto di una persona che parlava dell’esperienza dei Radicals come se declamasse Baudelaire o che descriveva l’affascinante equilibrio delle parti che compongono la lampada "arco" di Achille Castiglioni confrontandolo a quello che esiste tra un iridescente arcobaleno e una pentola piena d’oro collocata da uno gnomo nei ricordi di una delle favole che ci raccontavano le nostre nonne per aiutarci a prendere sonno.

Con entusiasmo ci parlava della sua esperienza con "Neolite " che affermava la sua forza nell’identità di un materiale riciclato che riviveva, valorizzando il valore intrinseco della plastica come un frutto della società dei consumi in cui viviamo, trasformandolo in un materiale per nuovi contesti di prodotto sostenibile.

La capacità del Professor Petrillo di metaforizzare il progetto e di referenziarlo in mondi paralleli, aiutava a capire la complessità del mondo del design dove il nuovo processo di civilizzazione del prodotto passa per l’affermazione dell’individualità del progettista, della sua coscienza di essere individuo tra individui, di sapersi guardare dentro ed attorno, di essere capace di contribuire a suo modo nella costruzione di un’anima mundi, con la certezza che possa essere migliore (non è così tanto difficile) di quella che attualmente vive.

Noi studenti lo ascoltavamo sempre di buon grado , con la sua carica umana che invadeva la sala e cresceva di intensità quando, incrociando il nostro sguardo, incontrava l’entusiasmo di noi giovani.

Con lui abbiamo imparato a guardarci dentro e a parlare per mezzo del progetto, a credere nella soggettività come un plus valore per un nuovo statuto di prodotto, qualità intrinseche che si affermavano come nuovi valori per l’industria.

Con coraggio e determinazione il Professore silenzioso ci insegnava a vedere nel progetto come una possibilità per creare oggetti colti, cambiare la funzione in poesia del fare, dove gli oggetti, anche quelli più complessi potevano trasformarsi in nuovi attori per le nostre favole quotidiane dove il nostro disegno era una nuova storia pronta ad essere raccontata.

A più di un mese dalla sua morte rifletto su quanto sia stato importante per me il suo esempio nell’intraprendere la professione della docenza, il ricordo di un solido equilibrio tra competenza e poetica, di uno spirito mai domo che con discrezione condivideva le sue esperienze con gli studenti, che si nutriva della gioia di dare che chi opera in questa professione spesso dimentica.

Oggi, che più che mai la professione della docenza si carica di responsabilità, tra quelli che adottano questa professione irresponsabilmente come un impiego ed altri che lo vivono compiacendosi del loro fatuo "vedettismo", volevo ricordare un uomo che lo faceva per il piacere di vivere in mezzo agli studenti, che giornalmente ci raccontava il design enfatizzato per la sua emotività, un professore che amava essere un altro tra gli studenti.


Grazie Professore Antonio
Ermanno Aparo, un suo affezionato alunno