Car Design

Il faro automobilistico da elemento illuminante a fattore estetico

di Umberto Panarella

Negli ultimi anni si sta notando grande inventiva da parte dei designers nell'utilizzare i fari come elementi determinanti della linea dell'auto. Ciò è avvenuto grazie ad una serie di innovazioni tecnologiche che hanno permesso una grande libertà nella progettazione di questi elementi che per molti anni hanno assolto alla sola funzione di illuminare la strada.


Fanale della FIAT "3 ½ HP"

Fanale della FIAT "3 ½ HP"

Fanale della FIAT "3 ½ HP"

All'avvento delle prime auto si utilizzarono per l'illuminazione le stesse lanterne utilizzate per le carrozze; in queste, la luce era prodotta dall'accensione di un gas: l'acetilene. All'epoca, però, esistevano già lampadine elettriche con filamento a carbone ma esse non resistevano alle vibrazioni e non poterono trovare immediato uso nell'auto.

L'acetilene è un gas che si produce aggiungendo dell'acqua al carburo di calcio. L'accensione di questo gas con un fiammifero dà un'intensa luce blu-bianca.

Queste lampade ad acetilene erano, in origine, gruppi autonomi ma, in una successiva evoluzione, furono alimentate da un serbatoio centrale che distribuiva il gas a tutti i corpi illuminanti. Con questo sistema si poteva montare il generatore di gas in prossimità del cruscotto, in modo che il guidatore potesse regolare la mandata di gas e quindi incrementare o ridurre la potenza della luce.

Con l'acetilene la luce era eccellente per quelle auto che viaggiavano alle velocità pazzesche (per allora) di 40 Km/h; esistevano, però, degli inconvenienti quali l'accensione che doveva avvenire con un fiammifero e l'odore sgradevole prodotto dal gas.

Intorno al 1910, vennero prodotte le prime lampadine con filamento al tungsteno resistenti alle vibrazioni; queste, pertanto, incominciarono ad essere utilizzate per le auto, intorno al 1913. Ovviamente, la lampadina non poteva essere alloggiata nelle lanterne ma aveva bisogno di un contenitore che svolgesse la doppia funzione di protezione e di concentrazione della luce nella giusta direzione. Nascevano quindi, con questo fine, i primi fari che, con successivi aggiornamenti, rimarranno inalterati per circa ottant'anni.

I fari erano composti da una campana a sezione paraboloide (da cui il nome di parabola) con la superficie riflettente, in cui era alloggiata la lampadina, e da un vetro trasparente di protezione .

La parabola aveva la funzione di trasformare la luce proveniente dalla lampadina in un fascio di raggi paralleli. Tali fari facilmente creavano abbagliamento in quanto emettevano un fascio luminoso omogeneo: si doveva intervenire sulla posizione della lampadina o sulla forma del riflettore per eliminare l'inconveniente. Alcune auto montavano più fari con orientamenti diversi per ottenere una migliore illuminazione e ridurre l'abbagliamento.

Con il passare degli anni, gli sviluppi tecnologici nello stampaggio del vetro permisero la realizzazione dei vetri di protezione in lente. Non si trattava, ovviamente, di una normale lente di ingrandimento ma di una lente composta di vari elementi ognuno dei quali controllava una piccola parte del fascio luminoso. Con il vetro a lente si riusciva ad allargare la parte inferiore del fascio, evitando contemporaneamente che vi fosse trasmissione di luce in direzioni non volute.

Con questa tipologia il faro trova una collocazione diversa a seconda dell'auto e le auto iniziano ad illuminare in maniera migliore la strada. Vediamo fari collocati tra radiatori e parafanghi, sui parafanghi (Fiat 500 Topolino, Citroën 11 CV), inglobati ed integrati nei parafanghi (Volkswagen Maggiolino) o integrati nella carrozzeria.

Fino alla fine degli anni cinquanta il faro conserverà la sua forma circolare senza essere determinante nello sviluppo della linea della carrozzeria.

In alcuni casi esso è inglobato, con il fanalino di posizione, in un'ampia cornice cromata per cercare di caratterizzare il frontale. (Buick Riviera serie 70 del 1954, Austin A40 del 1959).

Buick Riviera - 1954

Buick Riviera - 1954

Nel 1960 il faro, pur conservando la sua originaria struttura tecnica inizia a perdere la forma circolare per assumere altre forme come quella ovale nella Ford Taunus 17M modello P3.

La Taunus è un modello innovativo sotto vari punti stilistici e fa invecchiare di colpo molti modelli della concorrenza appartenenti allo stesso segmento. La forma ovale ricorre in molti elementi della carrozzeria ed inoltre il frontale è caratterizzato dai fari ovali di grosse dimensioni e dal caratteristico paraurti che si raccorda agli indicatori di direzione.

Ford Taunus 17 M P 3 del 1960

Ford Taunus 17 M P 3 del 1960
Dal catalogo ufficiale Ford

Successivamente, altre auto iniziano a lavorare sul gruppo ottico al fine di caratterizzarne con esso il frontale: si ricorda la Mercedes 220 e la Innocenti IM3 del 1963.

Innocenti "IM3" - 1963

Innocenti "IM3" - 1963

Dagli anni '60 in poi, i fari assumeranno le forme del rettangolo e del trapezio. La sola modifica della loro forma permetterà di rilanciare modelli già vecchi effettuando così il restyling del frontale: la SIMCA 1000 passando dal faro e gruppo ottico posteriore rotondo alla forma rettangolare cerca di rilanciare il modello per gli anni '70; stessa sorte tocca alla Fiat 128 con i modelli Special, prima, e CL dopo.

Nei primi anni '80 inizia la rivoluzione vera e propria del gruppo ottico, rivoluzione possibile grazie ai nuovi materiali. Nel 1983, l'Austin per la Maestro e la Citroën per la BX, utilizzano la superficie riflettente formata da due parabole con il fuoco in comune (omofocale) in corrispondenza della lampada. Questa soluzione permette di abbassare notevolmente l'altezza del faro e modificarne la sagomatura in base alle esigenze aerodinamiche degli stilisti. Fino a quel momento nelle auto sportive si doveva ricorrere spesso a proiettori a scomparsa per avere la parte anteriore molto profilata; con le nuove parabole il problema era in parte risolto. Rimane comunque importante la funzione del vetro che con le sue sagomature dirige il fascio luminoso.

Altra innovazione si ha con l'eliminazione della superficie riflettente a parabola e l'introduzione della forma ellissoide, una specie di palla tagliata in due e dotata di una schermatura nella parte inferiore che impedisce l'uscita di raggi rivolti verso l'alto. Il raggio luminoso viene rivolto verso il basso grazie ad una lente posta tra la lampada ed il vetro di protezione del faro. Tale faro prodotto dalla Ella fu montato per la prima volta sull'AUDI 200 del 1984; il vetro di protezione può quindi essere sagomato secondo le esigenze degli stilisti poiché la sua funzione è svolta dalla lente posta all'interno e quindi può rimanere perfettamente trasparente.

Il faro quindi con queste innovazioni può acquisire qualsiasi forma limitatamente alle possibilità dettate dalla sagomabilità del vetro di protezione. Come si sa, la lavorazione del vetro presenta dei limiti dovuti principalmente al costo di produzione per sagomature particolari.

Quest'ultimo problema viene risolto nel 1994 con l'introduzione del policarbonato, materiale più adatto a sostituire il vetro in quanto ad alto coefficiente di trasparenza, alta resistenza all'abrasione, maggiore facilità di lavorazione, e possibilità di riduzione degli spessori.

Queste ultime innovazioni furono introdotte in Giappone già nel 1986 ma in Europa la normativa europea vietava l'uso delle materie plastiche per i fari delle auto e solo la direttiva ECE R 20 autorizzò tra il '92 ed il '93 l'uso di detti materiali.

La nuova direttiva, immediatamente applicata dagli stilisti della Ford, ha permesso la realizzazione del faro della "Ford KA" che caratterizza non solo il frontale dell'auto ma tutto il nuovo corso stilistico della Ford detto "New Edge".

Nella "KA" il faro non presenta rigature sulla parte trasparente in quanto la distribuzione del fascio luminoso è ottenuto per mezzo delle complesse superfici a specchio interne, con parabole separate per la lampada degli abbaglianti e degli anabbaglianti.

Ford KA         Ford KA

Ford KA

L'introduzione di questa nuova tipologia ha permesso agli stilisti di creare i gruppi ottici senza limitazione alcuna. Alcuni esempi sono dati dalla Volkswagen Golf IV^ serie, dalla Fiat Punto II^ serie, dalla Porsche 911, dalla Mercedes classe C; i gruppi ottici di queste auto sono vere sculture luminose che caratterizzano tutto il frontale ed al tempo stesso assolvono alle loro funzioni con un fascio luminoso della luce più ampia e pulita.

Anche l'Alfa Romeo 147, presentata in questi giorni al salone di Parigi, si allinea a questa tendenza. I gruppi ottici, che inglobano insieme ai proiettori anabbaglianti e anabbaglianti anche i fendinebbia e gli indicatori di direzione, mettono d'accordo la funzionalità con la perfezione estetica.

Alfa Romeo 147

Alfa Romeo 147
Fotografie di Cosimo Errico