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Il Museo Guggenheim di New York
di Filippo Palladino

La nuova struttura del nuovo museo creato da Frank Gehry per la Fondazione Guggenheim rappresenta una pietra miliare di un processo di affinatura costante dei temi che hanno già caratterizzato il progetto realizzato dallo stesso Gehry per la sede del museo di Bilbao.

Il sito in cui sorgerà il nuovo museo Guggenheim si trova nel pieno cuore di Manhattan: il luogo in cui si inserisce è quello della Grande Mela, dell’Empire State Building, delle Torri Gemelle. La stratificazione del contesto è da brivido: un record dopo l’altro, una successione di guinness e di conquiste nell’alta tecnologia. Protagonista assoluto è l’uomo che si misura con le forze della natura, cercando di creare un giusto equilibro tra se stesso ed il cosmo, pietra dopo pietra, acciaio su acciaio, con la creazione di colonne di cristallo che si stagliano nel cielo.

Il progetto è stato studiato e calibrato in perfetto equilibrio con il contesto in cui esso sorge. L’ubicazione assume un significato proprio in virtù di tale senso di equilibrio tra la verticalità dello skyline di Manhattan, dominato dalle Twin Towers, e l’orizzontalità dell'immenso specchio d’acqua del Fiume Est.


Il panorama oggi però è cambiato, gli eventi sinistri dell’11 settembre hanno stravolto quel magico e ricco contesto in cui architettura ed uomo si misurano continuamente, si fondono in un insieme sconfinato di percorsi verticali ed orizzontali, percorsi meccanici fatti di interminabili ascensori, strade infinite ed immense, automobili che corrono, di uomini di ogni parte del mondo che si confrontano con le loro esperienze in ogni campo dello scibile. Improvvisamente, ciò che esiste, grazie all’opera sapiente di architetti, ingegneri, costruttori, urbanisti, svanisce nel nulla. Appare una nuova cornice, fatta oggi di polvere grigia, domani di fasci di luce, temporanei o permanenti non è dato sapere; l’architettura si adatta continuamente al contesto che cambia, è mutevole; l’architettura non può essere rigida, immutabile, ma frutto di successivi ripensamenti, riflessioni, variazioni tendenti a creare un legame solido con il "genius loci", in cui la solidità è frutto del processo lento e paziente del fare architettura.

Quale sarà il futuro di New York? Tanti sono i progetti proposti che riguardano New York e Manhattan. Idee e proposte progettuali dei maggiori architetti del mondo si sovrappongono ad un tessuto ben incardinato e definito nel corso di decenni. Il contesto così cambia continuamente progetto dopo progetto, grattacielo dopo grattacielo; quale sarà il nuovo aspetto di New York dopo l’11 settembre?

Dopo gli eventi catastrofici, il progetto di Frank Gehry assume un'importanza maggiore, sia per le dimensioni rispetto al tessuto di Manhattan sia per la sua collocazione, strategica rispetto all’area occupata fino a pochi mesi fa dalle Torri Gemelle.

Il sito per la realizzazione del museo fu individuato nel 1999, dopodiché il disegno subì numerose variazioni e revisioni significative fino ad approdare alla sua forma drammatica e corrente. Una contrapposizione tra la caratteristica forma rigida dei grattacieli, la quintessenza di Manhattan, e quella curvilinea e noise del museo, che riprende in maniera suggestiva il movimento fluido dell’acqua e l’energia della città.

L’uso di acciaio, vetro e titanio è il frutto di una sperimentazione di materiali non ortodossi che, nel corso degli anni, faceva guadagnare a Frank Gehry la reputazione di iconoclasta. A partire dal 1962, quando l’architetto canadese cominciò la sua carriera a Santa Monica, dopo un primo periodo di formazione secondo i canoni del Modernismo, Frank Gehry intraprende, nel successivo decennio, un ripensamento completo della scatola architettonica, conferendo ai suoi edifici un senso pronunciato di movimento e dinamicità. Riesce a plasmare i volumi con il terreno, mescolandoli in un’unica forma dalla valenza finemente scultorea. Pochi gesti fluidi sulla carta e modelli usati con schizzi tridimensionali, fino ad arrivare al disegno eseguito su modellazioni tridimensionali con l’uso delle tecnologie del computer, fanno di Frank Gehry uno dei maggiori talenti nel sapere reinventare materiali in usi sempre diversi ed apparentemente impropri, fino a raggiungere un livello di inventiva e di prominenza goduto da pochi architetti.

Il progetto per il nuovo museo Guggenheim di New York sarà, nelle linee essenziali e per il caratteristico "vestito" in titanio, simile a quello realizzato a Bilbao, sempre per conto della Fondazione Guggenheim. Il museo, con la sua realizzazione, assume una valenza sociale e pubblica sia per la sua funzione, importanza e collocazione, sia per l’impegno di spesa che l’amministrazione pubblica del comune di New York dovrà sostenere. Si contano circa 67,8 milioni di dollari di finanziamento pubblico, impegnati dal Sindaco uscente Rudolph Giuliani. Tale somma rappresenta, però, solo il dieci per cento del costo totale dell’opera valutato intorno ai 678 milioni di dollari.

Da una vera e propria operazione finanziaria scaturirà un'opera architettonica che avrà dimensioni doppie rispetto a quella realizzata a Bilbao e che verrà realizzata, in un tempo previsto di quattro anni, su piattaforme connesse su banchine sul livello dell’acqua. Il nuovo museo Guggenheim rappresenta, quindi, un'opera colossale non solo per le sue dimensioni e per il numero di visitatori che essa potrà ospitare, ma soprattutto perché sorge là, accanto al sito dove sorgevano le Twin Towers, uno dei simboli architettonici più significativi della intera civiltà umana.