Arte

Sistemazione delle sale d'età romana del Museo Archeologico di Padova

Padova - Musei Civici di Padova - Museo Archeologico
Dal 25 ottobre 2008


A Padova la Sezione Romana del Museo Archeologico si rinnova e si arricchisce nel segno della Via Annia

La stele funeraria di Ostiala Gallenia, testimonianza eccezionale e unica per la commistione di elementi cultuali e figurativi venetici con altri sicuramente romani, reperto tra i più significativi tra quelli conservati presso il Museo Archeologico di Padova nelle sale dei Musei Civici di Piazza Eremitani, non a caso è stata scelta come logo generale del Progetto via Annia.
Progetto che nasce per la valorizzazione e il recupero dell'antica strada romana del II sec. a.C. - e dunque dei centri e dei terrori da essa attraversati - promosso e finanziato da Arcus Spa, con la Regione del Veneto e il Comune di Padova, e attuato da questi insieme all'Università per gli Studi di Padova, alle Soprintendenze archeologiche del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia e ai Comuni collegati dall'arteria romana.

Vespaio di anfore dallo scavo dell'ex tribunale, Padova

Ritratto di Augusto da Adria (Rovigo)

Ara con dedicata al dio Silvana fatta da Gaio Petronio Andronico da Aquileia (Udine)

Tomba celtica dal campo sportivo "Walter Patron", Padova

Tomba celtica dall'ex palazzo Capodilista, Padova


Applique figurata della Mandria (Padova)

Stele Funeraria di Ostinala Gallenia da via San Massimo, Padova

Statua femminile del tipo "Grande Ercolanese" da Aquileia (Udine)

Statuetta di Mercurio dal territorio di Abano Terme (Padova)

Stele funeraria di Minucio Lorario da via Orsus, ex vicolo Ognissanti, Padova

L'articolato progetto, che prevede anche la realizzazione di un complesso di studi e ricerche storico archeologiche lungo tutto il tracciato della strada (da Adria o da Bologna, a seconda delle diverse tesi ancora in discussione, fino ad Aquileia, passando per Padova, Altino e Concordia), ha come momento centrale la realizzazione di percorsi museali e sale dedicate alla via Annia in ciascuno dei centri interessati dal percorso. Il primo allestimento presentato è stato ai Civici Musei di Padova con lapertura, 'il 25 ottobre 2008, di una nuova affascinante sistemazione delle sale d'età romana del Museo Archeologico, incentrate appunto sulla via Annia e su una rilettura delle emergenze archeologiche della città, in relazione all'importante via.


L'ANNIA NEL CUORE DI PADOVA:
ARTERIA PORTANTE DELLA CITTÀ IN SIMBIOSI COL FIUME
Giungendo a Padova da Adria o da Este, a seconda delle diverse ipotesi in discussione, l'Annia, dopo aver attraversato l'area di Prato della Valle, proseguiva in direzione del centro della città seguendo la direttrice oggi ricalcata da via Umberto I, nota per il rinvenimento di sepolture preromane, che testimonierebbero l'esistenza di un tracciato stradale con lo stesso orientamento dell'Annia in un'epoca precedente la romanizzazione di Padova.
La strada romana entrava in città superando, presso l'attuale chiesa di San Daniele, un ponte che attraversava un canale formatosi nel corso dell'evoluzione dell'ansa occidentale del Meduacus. Da qui doveva proseguire per l'attuale ponte delle Torricelle (presso il quale venne trovato un tesoretto forse legato alle persecuzioni operate contro i patavini da Gaio Asinio Pollione nel 43 a.C.), a occidente e in parallelo al corso del Meduacus, mantenendo quindi un rapporto stretto in termini urbanistici con il fiume e con le attività commerciali che lo caratterizzavano.
Sotto l'attuale via Roma sono stati riconosciuti numerosi tratti della strada romana, sulla quale si affacciavano edifici di una certa importanza che dovevano in qualche modo correlarsi al fiume, fors'anche con degli approdi.
Più oltre, la strada risultava tangente al complesso del probabile foro, cuore pulsante della città, di cui però non possiamo ricostruire con precisione la planimetria, ma che sulla scorta dei dati archeologici doveva essere dotato di una basilica civile, di terme, di alcune tabernae e di portici abbelliti da statue prevalentemente onorarie. L'Annia diventava così l'arteria portante della città tanto più che, come si è detto, correva in simbiosi con il Meduacus che in questo tratto era dotato di banchine portuali e magazzini utili al carico, allo scarico e allo stoccaggio delle merci. Vero e proprio fiume dunque che, passando in mezzo alla città, come dice Livio, ne rappresentava l'asse urbano più rilevante.
Lasciata l'area forense la via proseguiva ancora verso nord sino all'altezza dellattuale pia'zza Garibaldi dove piegava verso oriente in direzione di Altino, oltrepassando il fiume Meduacus grazie a un ponte ora detto "Altinate" – ponte ridotto in età medievale ad una sola arcata e definitivamente interrato alla fine degli anni ‘50 - e intercettando altre strade, tra cui quella che portava all'area dellanfiteatro. Di 'questo edificio di spettacolo, datato tra l'età augustea e il I secolo d.C., costruito all'esterno dell'ansa del Meduacus e che faceva urbanisticamente da pendant settentrionale al teatro posto a meridione della città, resta in alzato solo una piccola parte delle originarie strutture che oggi si possono ammirare presso i giardini dell'Arena, in quanto l'anfiteatro diventò nei secoli cava di pietra, oltre ad essere inglobato successivamente nei palazzi dei Dalesmanini, degli Scrovegni e dei Foscari. Per un tratto piuttosto lungo l'Annia, il cui tracciato oggi si può seguire percorrendo via Altinate, era fiancheggiata da abitazioni private, anche di un certo prestigio, sino a raggiungere uno snodo piuttosto importante per la viabilità della città, segnalato anche dalla presenza di un luogo di culto mitraico. Non è un caso che, in epoca alto medioevale, questo stesso sito sia stato scelto in quanto cerniera tra area abitata e periferia suburbana, per la costruzione della chiesa di Santa Sofia.
Abbandonata la città dei vivi, l'Annia incontrava alcune vaste aree di necropoli (come sempre poste ai margini stradali all'entrata e all'uscita delle città) che si estendevano tra le vie Belzoni, Ognissanti, Tiepolo e San Massimo; tombe a incinerazione, segnacoli complessi come la stele del centurione Minucio Lorario, recinti sepolcrali, iscrizioni che ricordano le carriere di alcuni personaggi locali, testimoniano il ruolo della strada non solo come via di comunicazione, ma anche come veicolo di messaggi rivolti ai viaggiatori.
Abbandonata definitivamente la civitas patavina, la strada doveva toccare probabilmente le località di Terranegra e di Camin dove si scoprirono, nel corso del tempo, vari manufatti antichi tra cui un tesoretto di circa 1080 monete, ma soprattutto i resti di un ponte presso il Crocevia Ottoteste che consentiva di attraversare un ramo del fiume Meduacus.
Da qui l'itinerario della strada può essere seguito grazie anche al rinvenimento di alcuni miliari tra cui quello messo in luce sempre a Camin, ma che deve essere però riferito ad un'altra località più vicina alla città in quanto documenta la distanza di 3 miglia, e quello di Sarmazza che riporta l'indicazione di 7 miglia.
L'Annia toccava poi la località di Sambruson - mutatio ad Duodecimum, ovvero stazione di tappa per il cambio dei cavalli posta a 12 miglia da Padova - e, più oltre, Porto Menai ove si collocava un'altra importante stazione detta ad Portum. Da qui, punto di intersezione in seguito con la via Popillia, l'Annia arrivata oramai in prossimità della laguna, piegava verso settentrione sino a raggiungere la statio ad Nonum, presso Marghera-Mestre; quindi Altino e infine Aquileia.