Arte

La visione dell'architettura attraverso la pittura nell'opera di Egle Trincanato

di Emiliano Balistreri

Egle Trincanato a Venezia nel 1938 con album da disegno

La pubblicazione del giornale monografico dedicato dallo IUAV ad Egle Trincanato consente una serie di riflessioni sulla personalità e l'opera di questa studiosa analizzandone aspetti finora poco noti, permettendo innanzitutto di non ridurre la percezione dell'intera attività della stessa al volume sull'edilizia minima, Venezia minore, pubblicazione con cui spesso semplificando si identifica l'intero suo campo d'azione; in effetti dall'elaborazione di questo studio deriva tutto il suo lavoro di ricerca che però non fu limitato all'unico tema della casa d'architettura spontanea, ma incluse l'intera evoluzione urbanistica della città di Venezia analizzata insula per insula, edificio per edificio; ciò constatato e chiarito, ripensando all'intera biografia di Trincanato, tra gli elementi poco conosciuti del suo lavoro appare strettamente connessa all'ideazione del libro la produzione pittorica dell'autrice di cui si intende riferire in questo articolo; anche in questo caso quindi non si può prescindere dal partire dal suo libro per eccellenza.

Acquerello su carta, anni '30, veduta del Palazzo Barbarigo della Terrazza sul Canal Grande

Acquerello su carta, anni ‘30, veduta di rio San Boldo

Acquerello su carta, anni ‘30, veduta di Burano


Tempera su tavola, 1936, veduta di scorcio veneziano

Tempera su tavola, anni ‘30, la raccolta del ferro a San Sebastiano

Tempera su tavola, anni ‘30, veduta di rio de Sant'Agostin

Scrive Elena Bassi nel 1949: “Il volume Venezia minore non colma una lacuna. Non colma una lacuna perché nessuno ha mai studiato l'argomento, e il libro è l'inizio di una serie di ricerche... la suggestione data da Venezia sarebbe assai diminuita se alle dimore signorili non fossero intercalate le umili, ma belle case di quegli artigiani, commercianti, paroni de barca, marinai, che hanno fatto grande la città. Il geniale volume della Trincanato ce la fa conoscere bene, negli alzati e nelle piante; ricerche e studi pazienti, costanti, appassionati, hanno fruttato un'opera importante, che rimarrà fondamentale nella bibliografia veneta.”.
Segue nel 1950 Carlo Ludovico Ragghianti che dichiara: “Questo lavoro della Trincanato, frutto di molti anni di ricerche e di rilievi diretti, offre un materiale prezioso di studi comparati originali sulle espressioni architettoniche in Venezia dal secolo XI al secolo XVIII... Il pregio singolare di questa trattazione - che si vorrebbe veder moltiplicata, per metodo e per risultati, a vantaggio di tutte le città italiane, come ricerca basilare esercitata in ogni scuola di architettura - sta nell'esattezza come nella sensibilità analitica...
Sono solo due esempi di come la critica specializzata accolse e recensì il libro edito nel 1948 per i tipi del Milione di Milano.
Si tratta di un volume che verte sull'edilizia minima di due sestieri di Venezia, Castello e Dorsoduro, presentando gli edifici in pianta ed alzato e talora in prospettiva dando contestualmente essenziali notizie storiche in schede che si distinguono per la sinteticità, per la chiarezza e la semplicità di esposizione, infatti già durante il periodo di preparazione della ricerca e di indagine sul campo e poi di redazione delle bozze Trincanato svolge l'attività di docente e quindi impronta il proprio linguaggio e la propria metodologia all'idea della necessità che l'opera sia facilmente fruibile dagli studenti d'architettura oltre che dai colleghi architetti e docenti, in sostanza si prefigge l'intento di elaborare un saggio divulgativo.
Purtroppo l'esame sistematico degli edifici minori dell'edilizia storica veneziana si è fermato a due sestieri su sei in quanto il progetto di editare altri due volumi dedicati a Cannaregio, San Marco,  San Polo e Santa Croce è rimasto tale, forse sia per i molti impegni professionali ed istituzionali che la occuparono a partire degli anni 50' sia perché l'attenzione di Trincananto fu prima attratta dalla pubblicazione di saggi su Palazzo Ducale e l'area marciana, poi dall'edizione di una storia urbanistica di Venezia dalle origini all'età contemporanea (il libro Venise au fil du temps, edito in Francia nel 1971), per concentrarsi infine nell'elaborazione di un ulteriore volume sulla città di Venezia scritto a quattro mani con Giuseppe Samonà e rimasto allo stato di bozza; quindi l'interesse predominante negli studi di Trincanato negli ultimi trent'anni della sua attività è stato quello dell'analisi delle insule veneziane: il loro formarsi, le connessioni tra esse esistenti, il motivo della loro conformazione, il rapporto tra edifici religiosi e pubblici, tra l'edilizia patrizia e quella borghese e popolare, i nessi sociali riscontrabili nella storia della città, l'evoluzione della forma urbis dell'insieme delle isole lagunari; dunque la ricerca intrapresa sotto un profilo prettamente architettonico si sviluppò in definitiva in senso decisamente urbanistico.
Trincanato, dagli anni della direzione di Palazzo Ducale in poi, nota per la fama del suo libro, fu peraltro relegata in ambito accademico, a causa di una distorta visione di collegi egopatici, al ruolo marginale di semplice insegnante ed assistente di Samonà, eppure Trincanato si dimostra oggi, dopo l'attenta disamina del suo archivio personale effettuata dall'Archivio Progetti, una storica dell'architettura e dell'urbanistica non inferiore ad altri architetti coevi maggiormente celebrati e si rivela anche la più lucida conoscitrice dell'architettura veneziana insieme all'amica Elena Bassi.
Sempre relativamente alla lettura di Venezia minore, probabilmente in polemica con quella classe di docenti autoreferenziali cui ho accennato, scrisse Aldo Camerino già nel 1949 nelle colonne de Il gazzettino di Venezia:
Forse in virtù delle eccellenti conoscenze tecniche, le quali le permettono una visione raffinata quanto si vuole, personale al giusto, e non mai sfuocata come quella di certi strambi e presuntuosi, e certo per un caro equilibrio che la guida nella scelta e nella scrittura, facendole raggiungere una ponderazione che s'esprime con rapida scioltezza, Egle Renata Trincanato, architetta, ci dà, in questa sua Venezia minore, un libro tutto da godere. Opera utilissima al tecnico e allo studioso.”.
Comunque, come precedentemente asserito, oltre al saggio per cui è prevalentemente ricordata, risulta significativo un elemento singolare della sua attività, ovvero la visione ed interpretazione dell'architettura tramite la pittura, infatti, nella prima fase di ricerca, nel volgere degli anni 30' e 40', dagli elaborati sulla casa veneziana fino al libro Venezia minore, Trincanato allo studio d'archivio ed in loco affiancò la realizzazione di disegni e di dipinti, certo non concepiti in senso artistico, quale rappresentazione estetica, ma in funzione della restituzione grafica dei volumi e della cromia dell'elemento architettonico inserito nel contesto cui lo stesso appartiene; in quegli anni non era sufficiente per Trincanato riprodurre un edificio disegnandolo o fotografandolo, lo voleva restituire pittoricamente per fermarlo meglio nella mente, per scandagliarlo con l'occhio dell'architetto; da questo tipo peculiare di approccio è scaturito un corpus di circa cento vedute di Venezia di piccolo formato eseguite en plain air (parallelamente agli schizzi rapidi e precisi di edifici eseguiti a matita e poi in gran parte confluiti nelle illustrazioni di Venezia minore); sono vedute di una città minima, prevalentemente circoscritte ad una visuale con un campo visivo molto ristretto (con edifici resi nella loro essenza prettamente geometrica), solo raramente rappresentanti ampi spazi con punti di vista remoti, perché appunto l'intento non è la celebrazione della città, come era stato per i vedutisti settecenteschi e per i loro epigoni ottocenteschi, ma la ricerca di un'immagine più quotidiana e reale di una città divenuta monumento architettonico d'insieme ma che allora versava in uno stato precario di conservazione; ne deriva un documento insolito di lettura visiva dell'architettura, probabilmente unico nel suo genere, quantomeno relativamente a Venezia.
E forse la poeticità di questa visione fu colta da Diego Valeri, autore della guida sentimentale di Venezia, il quale, in riferimento al Venezia minore, rivolse queste parole ad Egle Trincanato:
Sono commosso dalla magnificenza del suo tomo... un libro come questo suo può dare un po di felicità ad un uomo come me.”.
Non rimane solo la magnificenza del tomo però a memoria dell'opera di Trincanato, ci sono in primo luogo i progetti, i saggi, i libri editi ed inediti e le ricerche raccolti nel Fondo Trincanato, ma ci sono anche decine di piccoli preziose vedute pittoriche delle quali se ne riproducono alcune a titolo d'esempio.