Arte

Riapre a Roma Villa Torlonia

Una villa ed un parco dove la cultura e l'ambiente fanno sognare
Una riapertura in grande stile con la riconsegna del Casino Nobile, l'inaugurazione di una mostra al Casino dei Principi e il completamento dei lavori di restauro ambientale dei Giardini

Dopo un intervento di restauro a cura del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali Sovraintendenza ai Beni Culturali durato 20 mesi con un impegno economico di 5 milioni e mezzo di Euro, finalmente Villa Torlonia, con la sua storia i suoi mille angoli e un fascino indiscusso, sarà restituita ai cittadini e ai turisti, che potranno così visitare l'ottocentesco Casino Nobile, il Casino dei Principi sede di mostre, e i giardini anch'essi sottoposti ad intervento di restauro ad opera dell'Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole.


Il Casino Nobile, l'edificio principale di Villa Torlonia, frutto dell'intervento di Giuseppe Valadier agli inizi dell'Ottocento e poi di Giovan Battista Caretti tra il 1832 ed il 1840,  è stato la residenza principale della famiglia Torlonia.
L'attuale sistemazione, dopo decenni di abbandono, ha restituito l'assetto che aveva a metà Ottocento, con una profusione di elementi decorativi opera dei più noti artisti del tempo quali Bertel Thorvaldsen, Francesco Podesti, Francesco Coghetti, Luigi Fioroni.
Attorno alla Sala da ballo, maestoso perno dell'edificio, caratterizzata da due “orchestre” per ospitare musicisti durante le feste dei Torlonia, sono disposte sale in stile gotico, neorinascimentale e neoclassico mentre al piano superiore una stanza egizia. Si tratta di un esempio unico per ricchezza e fastosità, che documenta la cultura artistica dell'epoca.
Nel periodo della sua apertura al pubblico per la presentazione del restauro, dal 21 marzo allo scorso 1 ottobre, il Casino nobile è stato visitato da ben 120.000 persone che hanno potuto ammirare gli affreschi, gli stucchi, le sculture, i mosaici che decorano le sale, prive però di qualunque arredo.
Dal 2 ottobre hanno avuto inizio i lavori di allestimento per realizzare due esposizioni museali, ospitate nei diversi piani dell'edificio e precisamente Il Museo della Villa al pianterreno ed al primo piano, nelle cui sale completamente rivestite di decorazioni, sono state collocate sculture ed arredi per ricreare l'ambiente di una residenza principesca dell'ottocento romano. Gli arredi (consolles, panche, specchiere, lampadari e tavolini ottocenteschi), hanno sostituito quelli originali purtroppo perduti, con l'unica eccezione dei mobili della camera da letto di Giovanni Torlonia, poi usati da Mussolini, ritrovati in un deposito del Provveditorato dello Stato e concessi in comodato.
Le sculture esposte nelle diverse sale sono state ritrovate in vari luoghi della Villa, restaurate e già mostrate, in via temporanea, nel Casino dei Principi. Si tratta di una piccola parte della magnifica collezione Torlonia (ancora quasi tutta proprietà privata) che comprende opere antiche e neoclassiche, tra le quali tre splendidi rilievi a stucco di Antonio Canova, rinvenuti nel 1997 nei sotterranei del Teatro.
Nel piano seminterrato sono stati restaurati il bunker antigas ed il bunker antiaereo fatti realizzare da Mussolini, e la finta Tomba Etrusca scoperta durante i lavori, una splendida sala ipogea completamente affrescata ad imitazione dello stile etrusco, che saranno visitabili con modalità particolari.
Due stanze del pianterreno ospitano una ricca sezione documentaria: la sala video, con proiezioni di filmati che documentano la storia della Villa dall'epoca che fu residenza di Mussolini, all'apertura al pubblico con il sindaco Giulio Carlo Argan fino ad arrivare al recente restauro; l'altra ricostruisce con pannelli fotografici e didattici tutte le trasformazioni nonché la storia della famiglia Torlonia.
Il secondo piano dell'edificio privo di apparati decorativi (con la sola eccezione di alcuni acquerelli eseguiti dai soldati americani di stanza nella Villa) ospita Il Museo della Scuola Romana una pregevole raccolta di opere di artisti della cosiddetta Scuola Romana, il movimento che si affermò a Roma compreso tra le due guerre e quello successivo riunendo personalità di spicco quali Mafai, Antonietta Raphaël, Antonio Donghi, Cagli, Leoncillo, Trombadori, Francalancia, Mirko Basaldella, Fazzini, Ferrazzi, Pirandello, Cavalli, Capogrossi, Vespignani ed altri.
Sono esposte circa 150 opere (dipinti, sculture, disegni), che documentano in modo esauriente l'ambiente artistico di quei decenni, operazione resa possibile grazie ad un accordo con l'Archivio della Scuola Romana, associazione costituita nel 1983 per volere di un gruppo di studiosi e di intellettuali. Le opere sono state donate o concesse in comodato oltre che dall'Archivio stesso, da vari proprietari privati, un esempio di collaborazione tra pubblico e privato che permette di offrire ai cittadini la ricostruzione di un momento esemplare della storia artistica e culturale di Roma.
L'esposizione è legata alle nuove funzioni del vicino Casino dei Principi.

Il Casino dei Principi edificio di stile neocinquecentesco restaurato già dal 2002, ospita al piano terreno l'Archivio cartaceo della Scuola Romana, mentre i due piani nobili sono destinati ad esposizioni temporanee.
L'eccezionale documentazione dell'Archivio della Scuola Romana che testimonia l'attività del movimento omonimo, comprende lettere, manoscritti, diari, in gran parte inediti, libri, cataloghi, riviste e una considerevole fototeca. Tutti materiali che, opportunamente catalogati, saranno disponibili alla consultazione del pubblico a partire dai primi mesi del prossimo anno.
L'intero Archivio è stato donato al Comune di Roma.
I due piani nobili, sedi di esposizioni temporanee inaugureranno questa loro attività con la mostra “A Carte Scoperte. 23 anni di vita dell'Archivio della Scuola Romana”
Vengono qui presentati alcuni dei materiali raccolti dall'Archivio della Scuola Romana nei suoi 23 anni di attività, con una selezione di importanti opere prestate da collezionisti privati. L'itinerario è concepito come viaggio ideale nella Roma artistica e culturale tra le due guerre, corredato da una mappa della città negli anni Venti e Trenta con l'indicazione degli studi, delle gallerie, dei teatri, dei luoghi dove si incontravano gli artisti del tempo.

Il Parco della Villa è un esempio di grande importanza dell'eclettismo ottocentesco nell'arte dei giardini. Infatti all'impianto regolare con viali di lecci, risalente all'inizio dell'ottocento, che caratterizza ancora l'area attorno al Casino Nobile, si somma la sistemazione all'inglese, nell'area meridionale, attuata intorno al 1840 da Giuseppe Jappelli, noto architetto paesaggista veneto. Altri interventi di minore portata hanno interessato, nei primi anni del Novecento, l'area prospiciente l'ingresso di via Nomentana, dove sono stati realizzati percorsi sinuosi e piantate composizioni di palme.
Un complesso restauro, progettato e diretto dal Dipartimento Ambiente con la collaborazione della Sovraintendenza Comunale, ha interessato gran parte del parco, al quale sono stati restituiti i percorsi e l'assetto originari. Un intervento particolarmente importante ha interessato la collina artificiale di Jappelli, pesantemente manomessa da dilavamenti e ricostituita con palizzate di sostegno e il reimpianto del sottobosco.  

La Guida della Villa si inserisce perfettamente in questa panoramica culturale ed ambientale. Curata dalla Sovraintendenza Comunale, è un supporto completo per una maggiore e migliore fruizione di questo spazio articolato, che descrive tutti gli edifici, i musei, gli arredi e, ovviamente, il parco, permettendo di apprezzare la storia e i pregi di un complesso giustamente definito “l'ultima impresa del mecenatismo romano”.
Oltre alla guida, un volume di quasi 200 pagine riccamente illustrate, è stata pubblicata anche una pianta della Villa, corredata da sintetiche informazioni sugli edifici e sul parco, una sorta di guida breve a corredo della visita.

Dunque una fine d'anno nella quale Roma offrirà questo ulteriore gioiello ai suoi cittadini e ai turisti, un'occasione in più per conoscere meglio Villa Torlonia, i cui servizi museali sono gestiti da Zètema Progetto Cultura, sorta di passeggiata ideale dove si fondono in una magica atmosfera, ambiente, storia e cultura.


LA STORIA DELLA VILLA
Villa Torlonia è il risultato di una serie di trasformazioni della tenuta sulla Via Nomentana appartenuta ai Pamphilj, poi ai Colonna e passata nel 1797 ai Torlonia, giunti dalla Francia intorno al 1750, e divenuti marchesi.
La Villa venne acquistata da Giovanni Torlonia (1754-1829) che ne affidò la  sistemazione all'architetto Giuseppe Valadier; questi  modificò e ampliò l'edificio padronale, edificò le Scuderie, rimaneggiò il Casino Abbati (l'attuale Casino dei Principi), inserì diverse fontane e diede all'ingresso un maestoso portale, poi demolito con l'ampliamento della via Nomentana.
Valadier intervenne anche nel giardino, organizzato in viali simmetrici convergenti in direzione degli edifici. Sia la Villa che le altre proprietà della famiglia vennero arredate con opere d'arte provenienti  da scavi o dall'acquisto di importanti collezioni.
Alla morte del principe Giovanni l'eredità venne divisa fra i tre figli maschi, Marino, Carlo e  Alessandro. 
Nel 1832 Alessandro diede l'avvio a un ambizioso rinnovamento della Villa, sotto la direzione del novarese Giovan Battista Caretti (1808-1878), che progettò l'ampliamento del Casino Nobile, la trasformazione del Casino Abbati nel paludato Casino dei Principi e delle scuderie valaderiane nelle scuderie neogotiche. Secondo il gusto eclettico del tempo, inoltre, vennero edificate alcune piccole fabbriche a decoro del parco: l'Anfiteatro, il Caffehaus e la Cappella di S. Alessandro (oggi non più esistenti), i Falsi Ruderi, il Tempio di Saturno  e la Tribuna con Fontana.
Per quasi dieci anni  Caretti diresse il lavoro di una foltissima schiera di pittori, scultori, architetti, fonditori, decoratori, scalpellini, nelle varie fabbriche della Villa, eseguendo personalmente  buona parte degli ornati.
Nel 1840 però, per motivi non chiari, la fiducia di Alessandro Torlonia verso di lui venne meno e al suo posto furono chiamati due nuovi architetti.
Quintiliano Raimondi (1794-1848), già artefice della Villa Carolina di Castelgandolfo per il fratello di Alessandro, Carlo, progettò un Teatro e una Aranciera (oggi chiamata "Limonaia") mentre a Giuseppe Jappelli, già ideatore di splendidi giardini all'inglese nel Veneto, venne affidata la sistemazione dell'area a sud della Villa che, tra viali serpentinati, montagnole, laghetti e piante esotiche, si arricchì di edifici e di arredi di gusto fantastico come la Capanna Svizzera, la Serra e la Torre Moresca, la Grotta e il Campo da Tornei. 
Il grandioso programma autocelebrativo di Alessandro culminò, nel 1842, con l'erezione di due Obelischi in granito rosa, fatti scolpire e trasportare da Baveno e dedicati alla memoria dei genitori.
Nonostante le premesse, Villa Torlonia fu solo in pochissimi casi quel ritrovo  mondano e fastoso per la nobiltà romana e straniera che Alessandro avrebbe voluto: l'infermità della moglie Teresa Colonna, sposata nel 1840, la morte di una delle due figlie, quella dell'amato fratello Carlo e la mancanza di un erede maschio, indussero il Principe a una vita sempre più ritirata e dedita ad opere pubbliche.
Con il matrimonio, nel 1872, dell'unica erede, Anna Maria, con Giulio Borghese (che assunse il cognome Torlonia per assicurare continuità dinastica), vi fu una  ripresa di interesse per la Villa e la costruzione del Teatro venne finalmente conclusa. Alla morte di Alessandro la figlia si limitò a mantenere l'immenso patrimonio, dedicandosi quasi esclusivamente a opere di beneficenza.
Quando, nel 1901,  Giovanni jr (1873-1939) cumulò sia l'eredità materna che quella diretta del nonno Alessandro, avviò una diversa gestione, impostando una politica di rilancio del nome di famiglia; alternò l'attività politica alla conduzione su modelli all'avanguardia delle sue aziende, ma si dedicò anche alle residenze, in particolare alla Villa sulla via Nomentana. All'interno del nuovo muro di cinta (1910) fece costruire il Villino Medioevale (1906),  il Villino Rosso e il Villino del Portiere (1920) e trasformare la Capanna Svizzera nella Casina delle Civette (E. Gennari – V. Fasolo 1908, 1913, 1916-19). I nuovi edifici furono per lo più destinati ad abitazione: il principe risiedette quasi sempre nella Casina delle Civette, suo padre Giulio Borghese abitò fino alla morte (1915) nel Villino Medievale e  il personale di servizio occupò i manufatti minori.
 Ma, al fervore giovanile di grandiose iniziative subentrò una maturità sempre più scontrosa e solitaria, popolata di ossessioni come quella delle civette. Nel 1919 fu scoperto un grande cimitero ebraico sotterraneo, nell'area nord–ovest della Villa.  Nel 1925 la Villa venne offerta come residenza a Mussolini che vi restò anche dopo la morte del principe (1939), fino al 1943. La presenza di Mussolini non comportò sostanziali modifiche; il Duce alloggiava  nel Palazzo, utilizzando il Villino Medievale e la Limonia per la proiezione di filmati, feste e incontri culturali e il Campo da Tornei come campo da tennis. Anche il Parco non subì particolari interventi, tranne gli orti di guerra voluti dalla moglie del Duce.
Nel giugno del 1944 tutto il complesso fu occupato dalle truppe del comando anglo - americano che vi rimase fino al 1947, causando considerevoli danni; quando i Torlonia ne tornarono in possesso provvidero solo in pochi casi a interventi di recupero. Nel 1977 la Villa è stata espropriata dal Comune di Roma e dal 1978 è aperta al pubblico.
Da allora molti i restauri eseguiti: prima la Casina delle Civette, poi il Casino dei Principi, la parte meridionale del parco, il Villino Rosso, fino al recente restauro della Limonaia,  del Villino Medievale, del Casino Nobile, delle Scuderie Vecchie e della parte settentrionale del parco. Con l'ormai prossimo restauro del Teatro e della Serra Moresca, Villa Torlonia tornerà ai suoi antichi splendori, non più solo per pochi fortunati,  ma a godimento di  tutti.


IL RESTAURO DEL PARCO DI VILLA TORLONIA
Collinette, boschi, vialetti, fontanelle, piante esotiche e costruzioni eclettiche. Questa è lo scenario che caratterizza Villa Torlonia, un tesoro che Roma può vantare di avere a ridosso del suo centro storico, al cui interno si ritrovano legate insieme arte e natura, ovvero importanti  testimonianze architettoniche e pregiate tipologie di verde.
Per tornare a far risplendere questo patrimonio, l'Amministrazione Comunale ha realizzato nel corso degli ultimi anni un vasto programma di recupero della Villa. Dopo il restauro dei più importanti edifici che si articolano nel giardino, fra cui la Casina delle Civette, il Casino dei Principi e il Casino Nobile, trasformati in musei aperti alle visite, è stata messa a punto anche un'accurata riqualificazione del verde, la prima dopo l'acquisizione della Villa da parte del Comune di Roma nel 1978.
Il filo conduttore di questo intervento di restauro vegetazionale è stato il rispetto dei canoni d'epoca, sulla base di rigorose ricostruzioni filologiche. La riqualificazione del parco di Villa Torlonia si inserisce infatti nel piano di recupero di tutte le Ville Storiche di Roma, condotto in collaborazione con la Sovrintendenza Comunale, volto a ricostruire l'impianto originario dei giardini sulla base di disegni o foto d'archivio.
Obiettivo di questo piano è riprodurre e conservare il gusto estetico del passato, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia di importanti specie arboree e consentendo un migliore utilizzo dei parchi da parte dei cittadini.
La riqualificazione del verde comprende, infatti, il miglioramento di alcuni servizi pubblici come la sistemazione dei viali, delle panchine e dei cestini porta-rifiuti, la realizzazione di impianti di irrigazione e di illuminazione pubblica, la recinzione e la creazione di aree gioco per bambini, servizi igienici e zone riservate ai cani.
La cura del verde storico di Roma contribuisce inoltre al potenziamento del sistema ambientale della città. Parchi come quello di Villa Torlonia, costituiscono infatti anche significative oasi verdi a cui si ricollega la Rete Ecologica cittadina, ovvero il sistema di connessione tra diverse unità ambientali creato per consentire la protezione della biodiversità animale e vegetale e per contribuire al risanamento dell'ecosistema urbano.
A Roma la difesa dell'ambiente si lega dunque anche al recupero dell'identità storica di antiche residenze come Villa Torlonia, oggi trasformata in un giardino vivo e a disposizione di tutti dove andare a trascorrere un po' di tempo tra il verde e le diverse attività culturali praticabili o che verranno promosse all'interno della villa stessa.


IL PROGETTO STRUTTURALE
Dall'analisi delle fonti bibliografiche a disposizione e della cartografia storica è scaturita un'interpretazione concentrata sul recupero di quegli elementi storico-naturalistici ancora visibili, inseriti in un contesto che tenesse conto anche dell'assetto e dell'uso contemporanei.

Interventi morfologici
Per quanto riguarda gli interventi sulla morfologia sono state ricostruite quelle opere in grado di restituire a Villa Torlonia il suo inconfondibile carattere di giardino “storico” senza dimenticare le mutate esigenze di fruizione pubblica.
È stato così ripristinato il laghetto artificiale (eseguito nella prima metà dell'800 per celebrare la bonifica del lago del Fucino realizzata da Alessandro Torlonia) la cui visione era stata azzerata dal proliferare della vegetazione spontanea ed infestante che ne aveva invaso bordi e fondale; nei lavori è stata compreso anche un nuovo impianto idrico con mezzi meccanici per il riciclo e la depurazione delle acque.
Sulla collinetta artificiale, risalente al periodo di intervento dello Jappelli (1839 c.a), che aveva subito un forte degrado a causa di smottamenti e conseguenti cadute di essenze arboree, è stata portata avanti un'opera di consolidamento e riassetto planimetrico con interventi di ingegneria naturalistica tesi a ricompattare il terreno e a rinverdirne lo strato più superficiale,  che diventato nudo e sterile non esercitava più controllo sulla forza erosiva delle acque.

Interventi sui manufatti architettonici
Sono stati eseguiti sia il restauro della Tribuna con Fontana, menzionata nella Perizia Parisi come “una colossale giardiniera“ composta da lastre in peperino e decorata “a stagione opportuna di vasi contenenti piante di fiori più variopinti” ed il recupero della “grande vasca” ottocentesca, posta davanti al prospetto meridionale del Casino Nobile.
Per la Tribuna si è provveduto a consolidare i muri di sostegno e a ricostruire i ripiani in peperino su cui sono stati ricollocati grandi vasi di viburni, mentre nel caso della fontana è stato riportato alla luce uno specchio d'acqua di forma rettangolare e si è provveduto al restauro delle due fontane gemelle che arricchiscono il complesso ed è stato ricreato il percorso-passeggiata intorno alla vasca, sul bordo della quale sono stati collocati otto grandi vasi di azalee poggianti su basi in peperino. L'opera è completata da un sistema per il riciclo delle acque e un nuovo impianto di illuminazione. Entrambe queste realizzazioni restituiscono alla villa, insieme con gli interventi di restauro di altri edifici attuati dalla Sovrintendenza, uno dei momenti più significativi di quella dimensione del godimento estetico in cui arte e natura diventano i poli di un binomio indissolubile.


IL PROGETTO VEGETAZIONALE
La progettazione dell'intervento di recupero vegetazionale ha preso le mosse dal rilievo dello stato di fatto di tutta la vegetazione compresa nell'area d'intervento (per un totale di 126.000 mq) che esclude il lato sud e buona parte del lato ovest di Villa Torlonia.
È stata così messa in luce l'evoluzione subita dall'impianto vegetale nel corso dell'ultimo secolo rispetto all'assetto ricostruibile attraverso i documenti storici, con numerosi aspetti peculiari, alcuni dei quali derivati dall'uso improprio del periodo della seconda guerra mondiale (realizzazione degli orti di guerra), cui ha fatto seguito un vero e proprio degrado durante l'occupazione da parte del comando delle truppe anglo-americane, con molti abbattimenti per esigenza di spazi di manovra dei mezzi e con la distruzione di gran parte dei residui allestimenti ornamentali del Parco. In seguito all'acquisizione da parte del Comune di Roma e all'apertura al pubblico, gli interventi sul Parco, ad esclusione dell'area circostante la Casina delle Civette, sono stati limitati alla bonifica iniziale e poi ad una gestione ordinaria per
garantirne la fruizione pubblica.
Il progetto di recupero vegetazionale ha previsto sostanzialmente due tipi di interventi: quelli di ripristino, con reintroduzione o sostituzione di esemplari, di quegli elementi del progetto vegetale originario considerati significativi e non più pienamente riconoscibili allo stato attuale e quelli riguardanti la manutenzione sia conservativa che straordinaria.
Sono stati così recuperati, con l'inserimento di nuovi esemplari, i cerchi di Phoenix canariensis simmetricamente collocati nelle due aiuole che si trovano ai piedi della scalinata del Palazzo.
Con la reintroduzione di fioriture invernali di grande taglia e di bulbose ed erbacee perenni si è cercato inoltre di ricreare quell'immagine armoniosa e gaia della villa così come è stata riportata da numerose descrizioni ”Aiuole, boschetti, cespugli, cipressi, pini, querce, di tutto vi è abbondanza, non escluse le piante ornamentali e le piante di fiori che si trovano sparse per ogni dove” (Perizia Parisi, 1905).
Per quanto riguarda invece gli interventi più propriamente manutentivi si è proceduto ad un consistente opera di bonifica di aree degradate con eliminazione selettiva di vegetazione arborea e arbustiva, all'eliminazione di alberi da riformare e di ceppaie di rigenerazione dei tappeti erbosi ed alla potatura di riequilibrio delle essenze arboree nonché di contenimento e sagomatura delle essenze arbustive.
A tutto ciò va aggiunta la realizzazione ex novo di un impianto di irrigazione nelle porzioni ricoperte da prati, finalizzata al mantenimento per tutto l'anno di una buona copertura vegetale evitando, nello stesso tempo, un eccessivo compattamento dei terreni.
Per i percorsi esistenti, che risultavano in condizioni di assoluto degrado al punto da far risultare illeggibile il disegno planimetrico complessivo, sono stati previsti interventi di adeguamento strutturale e funzionale. Le problematiche relative al deflusso della acque sono state affrontate sia ridisegnando a schiena d'asino il profilo dei percorsi, che con il ripristino del sistema di drenaggio e la realizzazione di un nuovo sistema fognario collegato al collettore esistente.
I viali sono stati interamente ricostituiti utilizzando uno strato di bonifica, uno strato di materiale drenante, uno strato di pozzolana stabilizzata e una finitura di testina calcarea a granulometria fine rullata e bagnata per il compattamento. La scelta di tali materiali, pur tenendo conto del risultato estetico, è stata orientata verso una particolare attenzione alla funzionalità. Il disegno delle aiuole è stato ridefinito attraverso un'orlatura in scogliera di tufo arrotondata, così come veniva realizzata nell'ottocento, che si presenta bassa nelle zone piane e media nei declivi dove forte è la necessità di contenimento del terreno. In alcuni punti, opportunamente scelti, sono state inserite delle sedute all'interno delle scogliere più alte.
Tutti i componenti di arredo sono stati realizzati in ferro, su disegno dei progettisti, con una sensibilità rivolta alle atmosfere del passato: le panchine in stile, le recinzioni di protezione lungo il muro di confine e a delimitazione dell'area della Tribuna e, immerso nel verde a ricreare uno spazio raccolto, un gazebo realizzato sulla base dell'analogo manufatto originale andato perduto.
I lampioni del nuovo impianto di illuminazione sono del tipo a lanterna, già utilizzati per la Casina delle Civette e i cestini porta-rifiuti del tipo cilindrico a coppia, ritenuti i più idonei stilisticamente, completano il quadro delle opere.
Alcuni elementi in marmo, appartenenti alla ricca collezione di reperti della villa e conservati nei magazzini sono stati ricollocati lungo i percorsi e nelle aiuole in un rimando di memoria al tempo in cui la villa appariva come fantasioso e pittoresco insieme di “rovine” romantiche immerse nel verde.


CASINO NOBILE  DI VILLA TORLONIA
MUSEO DELLA VILLA
Il restauro del Casino Nobile, concluso nel marzo scorso e visitabile per il pubblico fino al 1 ottobre, ha permesso il recupero del ricchissimo apparato decorativo che ricopre pareti, soffitti e pavimenti dei due piani nobili. Affreschi, tempere, stucchi, marmi, mosaici, eseguiti tra il 1835 ed il 1840 caratterizzano quasi tutte le sale, offrendo un panorama unico sull'arte romana di quegli anni, ad opera dei più noti artisti del tempo quali Bertel Thorvaldsen, Francesco Podesti, Francesco Coghetti, Domenico Tojetti, Leonardo Massabò, Luigi Cochetti, Luigi Fioroni, Rinaldo Rinaldi, Vincenzo Gajassi e molti altri.
Questo recuperato apparato decorativo ben rende l'idea della munificenza dei Torlonia e di quanto fossero fastose le loro residenze; purtroppo nulla restava degli arredi, con l'unica eccezione dei mobili della camera da letto del principe Giovanni junior, poi usati da Mussolini nel periodo della sua permanenza nella Villa, fortunatamente recuperati in un deposito del Provveditorato dello Stato, concessi in comodato al Comune di Roma e ricollocati nella camera d'origine.
Per rendere anche le altre sale degne dei loro antichi residenti, vi sono state collocate le sculture della collezione Torlonia che si sono conservate nella Villa, insieme ad alcuni fortunati ritrovamenti, effettuati nel 1997 nei sotterranei del Teatro. In quell'occasione sono riemersi, tra l'altro, tre splendidi rilievi a stucco di Antonio Canova, che agli inizi dell'Ottocento  decoravano la Sala da Ballo ed erano stati poi rimossi. Restaurati e riportati al loro stato originario i tre rilievi sono stati esposti insieme ad una Danzatrice tratta da Canova, altre sculture antiche e moderne (molte provenienti dallo studio di Bartolomeo Cavaceppi) che ben rendono l'idea della varietà della collezione Torlonia.
Per completare l'immagine della residenza principesca, accanto alle sculture sono stati posti alcuni mobili, non originari del Casino ma analoghi per stile, in quanto provenienti dalla Casina Valadier.
Nelle sale restaurate si snoda quindi un percorso correlato tra decorazioni e sculture esposte, tra mobili e scorci, a rendere la munificenza della residenza dei Torlonia.
Due sale al pianterreno, prive di decorazioni pittoriche, sono state allestite con materiali multimediali per “raccontare” la storia della Villa. Una sala, riservata ai video, comprende: materiali forniti dall'Archivio Istituto Luce che documentano gli eventi salienti all'epoca della residenza di Mussolini; materiali con le riprese dell'apertura al pubblico della Villa, nel 1978, con il sindaco Argan; un'intervista a Romano Mussolini che racconta la sua infanzia nella Villa e che permette di vedere le sale del Casino prima del restauro; un video che ripercorre le fasi di restauro dell'edificio. Una seconda sala presenta invece un ricco apparato didattico, con testi e pannelli fotografici raffiguranti la storia del luogo dal Settecento ad oggi.
Un percorso di visita a parte è nel piano seminterrato. Qui sono stati rivenuti e restaurati il bunker antigas ed il bunker antiaereo voluti da Benito Mussolini all'epoca della sua residenza nella Villa e una sala particolare, tutta ipogea ed affrescata, ad imitare una tomba etrusca e della quale non si era mai avuto notizia.