Arte

Romagna Futurista

Una mostra sul Futurismo in nome di Umberto Boccioni. La propone, non a caso, la Repubblica di San Marino nelle appena ristrutturate sale del Museo San Francesco dal 13 aprile al 18 giugno 2006. A curarla è una specialista del settore, Beatrice Buscaroli insieme a Alessandro Ortenzi. La mostra ospiterà opere di Boccioni e Balla, Ginna e Corra, Mario Guido Dal Monte, Giannetto Malmerendi, sculture e ceramiche di Leonardo Castellani e ceramiche delle botteghe Gatti e Ortolani, manifesti letterari e poesie, libri, partiture originali.

Ritratto (Siamo in quattro (beato chi li trova))

Giacomo Balla Futurista
Ritratto (Siamo in quattro (beato chi li trova))
Olio su tela, cm 46,5x36,5x2 con cornice dorata, ppt. tela, filetto oro e vetro, cm 63,5x53,4x5,3
Forlì, Pinacoteca

Umberto Boccioni è romagnolo, benché sia nato casualmente a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882. Ma la sua presenza e la sua aura rimasero sempre uno dei punti fermi del futurismo romagnolo, il cui unico gruppo futurista, quello imolese, si chiamò appunto "Umberto Boccioni". Nel corso degli oltre trent'anni della storia futurista, la Romagna seppe proporre all'interno del movimento numerosi e sempre nuovi episodi ricchi di suggestioni originali e di contributi peculiari alla storia dell'avanguardia.
Ed è quindi nel suo ricordo che alla vigilia delle celebrazioni per il centenario del manifesto di F.T. Marinetti (1909) la Romagna racconta con questa mostra la marcata specificità. Tra le numerose declinazioni del futurismo in Italia, quella romagnola esprime una "storia della prima ora", fu infatti precocissimo e coincise con la nascita del turismo balneare e dei variopinti stili di vita che esso proponeva.

Veduta aerea di San Marino, 1934

Uberto Bonetti
Veduta aerea di San Marino, 1934

Figura davvero importante fu quella di Francesco Balilla Pratella, il maggior musicista futurista, che radunò il piccolo gruppo dei futuristi di Lugo di Romagna. Pratella, già nominato fra i "grandi poeti incendiari, fratelli miei futuristi" in testa al manifesto "Uccidiamo il chiaro di luna" del 1909, fu anche autore del "Manifesto dei Musicisti Futuristi" che fu portato manoscritto a Marinetti nell'ottobre del 1910, e venne pubblicato pochi giorni dopo. Lugo fu il solo luogo dove sia mai stata rappresentata la sua opera principale, l' Aviatore Dro.

A Ravenna furono attivi i fratelli Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini, detti rispettivamente Ginna e Corra. I due fratelli furono autori del testo teorico "Arte dell'avvenire" e si occuparono di pittura e di letteratura. Ginna è autore dello straordinario film "Vita futurista" girato nel 1916 con Marinetti, Balla e altri. Ginna e Corra, figli di un conte ravennate, rappresentarono la prima linea della rivolta contro il "silenzio" della propria città, trasformandola in un centro vitale dell'attività artistica e propagandistica del Futurismo nazionale in poesia e in pittura.

Il motociclista

Mario Guido Dal Monte
Il motociclista

La pressoché sconosciuta vicenda del Futurismo di Faenza, raggiunse eccellenti, anche se non ancora completamente indagati, risultati; specificamente in poesia e in pittura con Armando Cavalli e Giannetto Malmerendi. La ben nota attività della bottega di Riccardo Gatti attirò in città futuristi diversi, da Benedetta Marinetti a Dal Monte, da Dottori a Balla, autore del celeberrimo servizio da caffé - oggetto unico e rarissimo - che sarà in mostra, come i principali progetti che i futuristi realizzarono in ceramica.

Quella della bottega di Riccardo Gatti fu un esperienza unica in Italia, paragonabile solo a quella di Mario Ortolani. In mostra sarà presente anche il piatto con disegno e firma dello stesso Filippo Tommaso Martinetti, cimelio eccezionale nella storia della ceramica italiana. L'unione di eleganza e di velocità è all'origine anche dell'incredibile oggetto che vide la luce in quella bottega: un "portafiori e posacenere per automobile" da porre nella vettura Isotta Fraschini, opera di Dal Monte, che verrà rivelato al pubblico per la prima volta da allora.

Imola va ricordata non solo per la pittura di uno dei maggiori pittori del periodo, Mario Guido Dal Monte, ma per l'attività dell'unico vero e proprio gruppo romagnolo, il "Gruppo Boccioni".

Le figure che fecero del Futurismo romagnolo una vicenda interessante sono molte: figure isolate di diverse discipline, e più spesso di più discipline, come il poeta Oscar Mara, Luciano De Nardis, Leonardo Castellani.

Spicca su tutto anche l'eccezionalità dell'architettura della Colonia futurista di Cattolica, a cui è dedicato in catalogo un saggio illustrato, ma i romagnoli si distinsero anche nella critica d'arte e nella vita politica nella quale i futuristi romagnoli scelsero tutti i possibili schieramenti, dall'anarchia al Fascismo, fino a Ferruccio Vecchi.

In pittura è possibile seguire molteplici linee artistiche ed espressive che rendono quanto mai opportuna, a venti anni di distanza dall'unica mostra futurista romagnola, una ricapitolazione cui vadano aggiunte le molteplici scoperte e riscoperte nel frattempo compiute.

Una tale ricerca offre altresì l'opportunità di allargare la riproposizione di questa stagione sia attraverso l'esposizione delle opere sia attraverso l'esecuzione di opere musicali, fino alla proposta di un itinerario nella regione per costruire un percorso attraverso le opere architettoniche, o musive nel caso di Ravenna, che consentono di coglierle nella loro realtà urbanistica e contestualizzate nella funzione per la quale nacquero.

La "Fondazione San Marino", sponsor dell'iniziativa, è certa che la mostra darà prestigio e giusto risalto al Museo San Francesco che riapre le proprie sale dopo più di tre anni di restauri dando la possibilità ad un pubblico più ampio di riscoprire ed apprezzare questa rinnovata struttura museale.



Figure della Romagna futurista
Antonio Castronuovo

Bagnaresi Francesco
Architetto e pittore, nato a Riolo Terme il 12 settembre 1891. Frequenta l'Accademia di belle arti di Bologna, diplomandosi in architettura. In pittura segue l'indirizzo futurista, aderendovi nel 1914, poi se ne stacca per dedicarsi allo studio del vero. Negli anni Quaranta incontra Crali a Udine e si riavvicina al futurismo. Partecipa alla XXIII Biennale di Venezia del 1942 esponendo cinque opere nel padiglione del futurismo italiano: Dinamismo di treni di notte, Dinamismo di centro città, Dinamismo di bar sul corso, Dinamismo di uscita del teatro, Dinamismo di inversione. Come architetto ha lasciato varie opere, tra edifici pubblici e privati. Si è dedicato anche all'incisione, guidato fin dagli anni Cinquanta da Giorgio Morandi. È scomparso a Bologna il 21 febbraio 1968.


Baldessari Roberto Marcello (Iras)
Nato a Innsbruck nel 1894 aderisce al futurismo fin dal 1914 e adotta presto lo peudonimo Iras per non essere confuso col cugino, il più famoso architetto Luciano Baldessari. Trasferitosi con la famiglia a Firenze nel 1915, entra in contatto con Nino Pasi. Giunge a Lugo nel 1916, e conosce Dafne Gambetti, la ragazza di Pasi. Preceduti da alcuni studi, nascono i due dipinti futuristi Donna e Donna + finestra, datati 1916: entrambi ritraggono la Gambetti ed entrambi verranno poi esposti alla Grande mostra nazionale futurista di Milano del 1919. Nel 1917 prende parte alla Esposizione interregionale d'arte di Lugo, accolto nel comitato organizzatore. Suggestionato dal paesaggio, aveva forse dipinto nei mesi precedenti Primavera in Romagna, tela che si rifà a una sorta di stile cubo-futurista. Continuerà a esporre con i futuristi fino agli anni Trenta. Scompare a Roma il 22 giugno 1965.


Becca Benso
Critico d'arte e scrittore nato a Rimini il 12 giugno 1894 e scomparso a Roma il 24 gennaio 1955. Collabora alle riviste umoristiche di Rimini "Il Pesceragno" e "Gazzettino azzurro". Assieme a Giacomo Donati e Addo Cupi dà vita al periodico riminese di ispirazione futurista "L'Arco", che esce nell'aprile 1915 in due soli numeri. Vi pubblica gli articoli Per una nuova igiene dei giovani e I bisogni. Si tratta degli ultimi fendenti del futurismo riminese, disperso dalla guerra, ma capace di esprimere una forma originale di futurismo romagnolo, eccentrico rispetto alle forme dell'entroterra. Nel volume di ricordi e di bozzetti di critica d'arte Vita sprecata di un italiano, Becca ricorda una gioventù all'insegna dell'anarchia, ma il futurismo via ha un rilievo minimo.


Beltramelli Antonio
Nato a Forlì l'11 gennaio 1874, è scrittore che celebra nei suoi romanzi una Romagna picaresca e sarcastica. Fin dal 1913 è giornalista politico a Roma, dove stringe relazioni con molti rappresentanti del futurismo e delle avanguardie: Marinetti, Boccioni, Lucini, Valentine de Saint-Point. L'avvicinamento al movimento futurista si compendia nella stesura della commedia Ugola il futurista, che lasciò inedita. Si tratta di un saggio-commedia del 1913, originale documento dell'irrompere dei messaggi futuristi nella provincia rurale. Al fondo del racconto la consunzione del romanticismo, la dissoluzione della coppia e l'irrompere della donna moderna sulla scena dei rapporti sociali, una donna emancipata e spregiudicata, la stessa che emerge dai manifesti lanciati in quei mesi da Valentine de Saint-Point (Manifesto della donna futurista nel 1912 e Manifesto futurista della lussuria nel 1913). Nel 1928 Marinetti promuove il "Gruppo dei Dieci" allo scopo di creare una specie di Accademia Goncourt del fascismo e coinvolge Beltramelli, Bontempelli, D'Ambra, Viola, Zuccoli e altri. Beltramelli è scomparso a Roma il 15 marzo 1930: un anno dopo Marinetti lo commemorò al Teatro Alighieri di Ravenna con un discorso riprodotto sul "Popolo di Romagna" di Forlì del 7 novembre 1931. Beltramelli vi è ricordato come uno scrittore che è riuscito nella sua opera a superare il provinciale lirismo romagnolo.


Benini Giovan Battista
Poeta, scrittore e giornalista di Lugo di Romagna. Aderisce al futurismo e nel 1920 firma con Edgardo Nostini, Guido Gallignani, Nino Pasi e Alceo Folicaldi il bellicoso manifesto intestato "Gruppo nazionalista d'avanguardia", datato 30 gennaio 1920 e affisso nei centri della provincia di Ravenna. Fonda nel 1923 il periodico lughese "La Cavalcata. Rassegna quindicinale di letteratura e d'arte", nucleo di aggregazione di molti nomi del futurismo lughese. Redattore è Leo Valli e amministratore responsabile Virgilio Ricci. La rivista è illustrata con disegni e xilografie di Virgilio Ricci, Giulio Ricci, Nino Pasi, Giovanni Minguzzi, Giannetto Malmerendi, Francesco Lo Presti. A Lugo escono 16 numeri, dal febbraio 1923 al gennaio 1924, poi il periodico passa a Modena e Roma, dove esce l'ultimo fascicolo del luglio-agosto 1925.


Bertozzi Olindo
Nato a Forlì. Non si hanno notizie della sua attività. Aderì al futurismo. Esule in Russia, fu tra gli italiani fucilati nelle purghe staliniane di Butovo (Mosca) tra il 1937 e il 1938.


Bucci Anselmo
Ceramista, nato a Faenza il 6 maggio 1887. Dopo aver frequentato la bottega dei fratelli Minardi apre nel 1918 una propria bottega di ceramiche in Faenza e diventa poi insegnante presso la locale Scuola di ceramica. Il suo avvicinamento al futurismo risale al 1928, anno in cui dalla sua bottega escono alcune ceramiche (pezzi unici) in stile futurista su esortazione del giornalista Giuseppe Fabbri. Quando questi espone ceramiche futuriste a Genova e Barcellona nel 1929, Bucci appare come autore di alcuni pezzi, assieme a Riccardo Gatti e Mario Ortolani, pezzi oggi perduti. È scomparso a Faenza il 21 febbraio 1959.


Buscaroli Rezio
Pittore e storico dell'arte, nato a Imola il 15 settembre 1895. Il suo accostamento al futurismo va dal 1914-1915 al 1918-1919, con ritorni d'interesse nella seconda metà degli anni Venti e negli anni Cinquanta. Si iscrive nel 1914 all'Accademia di belle arti di Firenze, dove conosce Gigiotti Zanini e Ottone Rosai e legge "Lacerba". In questo clima dipinge Carnevale, con cui esordisce alla Mostra di arte e beneficienza (Faenza, 19-26 settembre 1915), dove appare al fianco di Malmerendi. Ciò costituisce per Buscaroli ulteriore stimolo alla virata verso il futurismo, che si manifesta nel 1915 nel Ritratto del sig. Olivelli, opera che interpreta in modo originale il ritratto polifisionomico proposto da Anton Giulio Bragaglia nel 1913. Si coglie l'influenza che su Buscaroli ha esercitato l'Autoritratto di Severini del 1913 – visto probabilmente a Firenze all'Esposizione d'arte futurista di Lacerba del 1914. Forse è anche grazie al contatto con Severini e alla sua frequentazione dell'ambiente artistico di Parigi che Buscaroli sperimenta tecniche cubiste, come nel dipinto Trasparenze di gola montana. Allo scoppio della guerra continua a dipingere in senso futurista e cubista, ma istillando ai dipinti un'accezione sentimentale. La guerra agisce da efficace calmiere dell'euforia: Buscaroli sperimenta già la necessità di non aderire a un futurismo meramente macchinale ma di esprimere, pur coi modi dell'avanguardia, un messaggio umanistico. Idea che si evince da Uomo che cade, tela in cui la figura di un uomo viene investita dallo scoppio di una mina: dalla tela esce in senso cubista un raggio di schegge e la figura ne risulta scagliata verso l'alto. La vena futur-umanista continua lungo il 1916-1917 con tele che introducono una piega tragica nell'espressione di Buscaroli. A partire dal 1917 dipinge anche tele che non possono dirsi futuriste, assieme a dipinti che aderiscono a stilemi futuristi e cubisti, come Trasparenze di gola lontana, Porto Marghera e Fabbriche della Giudecca. Nel 1920, con l'uscita del saggio L'arte e la rivoluzione, Buscaroli si distacca dal futurismo portandosi su posizioni social-comuniste. Nel dopoguerra è allievo di Longhi a Bologna e con lui studia i "primitivi". Una personale del 1922 è comunque inaugurata presso la Casa d'arte di Anton Giulio Bragaglia a Roma. Nel 1926 si riavvicina per qualche tempo al movimento. Vive prevalentemente a Bologna, dove è titolare della cattedra di storia dell'arte all'Accademia di belle arti. Nel 1951 partecipa alla Mostra nazionale della pittura e scultura futurista aperta a Bologna nel salone del Palazzo del Podestà. Nel 1960 due sue opere futuriste, e tra queste il Ritratto del sig. Olivelli, sono esposte alla Mostra storica del futurismo della XXX Biennale di Venezia. Sulle opere pittoriche usava firmarsi Rezio Gaiba; pare abbia anche usato lo pseudonimo "Rebus". È scomparso a Riccione il 5 agosto 1971.


Campana Dino
Dino Campana (1885-1932) non fu mai futurista, ma alcuni episodi biografici lo accostano al movimento. Fallito il tentativo di studiare chimica a Bologna, ottiene il trasferimento all'ateneo di Genova, dove accede nel gennaio 1913. È lì che si sente futurista; scrive una poesia (Traguardo) dedicata a Marinetti e la spedisce a Milano alla sede del movimento in corso Venezia 61 assieme ad altri testi inediti. La lettera d'accompagnamento fa riferimento a un libro che è quasi pronto, che l'autore volentieri vorrebbe vedere pubblicato presso le marinettiane Edizioni Futuriste di "Poesia". Ma Marinetti – dirà poi Dino – "rifiutò chissà perché". Il materiale spedito è quello di un volume che vede la luce nel 1914 a Marradi: i celebri Canti Orfici. Prima di vendere il libro ai clienti delle Giubbe Rosse di Firenze strappa alcune pagine nella convinzione che gli acquirenti non le potrebbero capire. Come ricorda Alberto Viviani, fece lo stesso con Marinetti, forse per rinfacciargli il precedente rifiuto. Una poesia di stile pseudo-futurista è La forza (fa parte del Quaderno che contiene poesie scritte tra 1908 e 1914), dove essa è esaltata con l'ingenua concitazione viscerale del futurismo. È stato detto che la scrittura di Campana è priva d'ironia, ma quando si rivolge ai futuristi afferma: "Futuristi se aveste il senso del grottesco se sentiste l'enorme parodia dei fischi della macchina del riso umano" (Taccuinetto faentino, II).


Cantimori Cino
Nato a Russi il 20 settembre 1906, era il fratello dello storico Delio. Formatosi all'Accademia di belle arti di Ravenna, manifesta nelle prime opere pittoriche alcuni contatti con l'ambito stilistico futurista, ma si attesta poi sui canoni Novecentisti. È scomparso a Russi il 14 luglio 1993.


Carloni Livio (Luciano De Nardis)
Scrittore, nato a Forlì il 25 ottobre 1895. Laureato in Scienze chimiche, è dal 1934 analista presso il Laboratorio di chimica agraria di Forlì, ma gli studi scientifici si mescolano in lui con la passione letteraria. Il periodo futurista inizia verso il 1911 con le visite a casa Pratella a Lugo, dove incontra Marinetti e altri futuristi romagnoli. Il lungo rapporto con Pratella è testimoniato da un carteggio conservato presso il Fondo Piancastelli della Biblioteca Comunale di Forlì. Il foglio satirico forlivese "E spraj ad Cranvël" allude il 15 marzo 1914 a un certo "Luciano che è totalmente futurista". Alla vigilia della prima guerra mondiale è schierato a favore dell'intervento e circola per le vie cittadine con un panciotto variopinto firmato dai futuristi romagnoli. Durante gli anni del conflitto, cui non prende parte, pubblica articoli di natura politica, dove il suo futurismo affiora dall'aggressività del linguaggio. In questi anni si colloca la sua maggiore produzione di natura futurista: tavole parolibere e parole in libertà che pubblica nel 1917 su "L'Italia futurista" (Sonno sul n. 6 e Compenetrazione sul n. 9). Marinetti legge Compenetrazione e lo cita nei suoi Taccuini, alla data del 26 aprile 1917. A Forlì partecipa nel 1919 alla redazione di due numeri unici di inclinazione futurista, "Luce" e "Fior d'azzurro". Sue tavole parolibere sono esposte nelle mostre futuriste di quegli anni. In particolare, partecipa nel novembre-dicembre 1921 con un quadro e quattro "poesie murali" alla Mostra d'arte futurista e d'avanguardia di Ravenna. Nel 1923 Carloni figura ufficialmente negli organigrammi del futurismo come poeta parolibero e propagandista del movimento. Dopo l'avventura futurista Carloni è diventato un noto studioso del folklore romagnolo e redattore de "La Piê". È scomparso a Forlì il 27 giugno 1959.


Castellani Leonardo
Pittore, ceramista, letterato, nato a Faenza il 19 ottobre 1896. Trascorre la gioventù a Cesena dove nel 1914 si diploma presso la Scuola industriale. Frequenta nel 1914-1915 la classe di scultura dell'Accademia di belle arti di Firenze. Si avvicina al futurismo tra il 1919 e il 1920, quando soggiorna a Roma ed entra in relazione con Giacomo Balla. Stilemi futuristi sono presenti nelle sue opere scultoree e pittoriche dell'epoca, come nella tela di soggetto romagnolo del 1919 Case a Cesena dallo studio. Alcuni suoi scritti letterari appaiono in periodici futuristi ("Dinamo" e "Roma Futurista"); nel 1920 pubblica a Forlì la collezione di prose e poesie Due quaderni che viene apprezzata da Marinetti. Nel 1920 intraprende l'attività di ceramista e fonda a Cesena la "Bottega Ceramica Artistica a gran fuoco", la prima aperta da un simpatizzante futurista, nella quale produce pezzi di uso quotidiano (piastrelle da rivestimento, servizi da tavola) con un gusto del disegno magico-metamorfico. Con alcune ceramiche e con la scultura in gesso La madre è presente nel 1923 alla II Mostra regionale d'arte di Cesena. Nello stesso anno chiude la bottega di ceramica. Espone a Cesena a metà degli anni Venti una serie di opere personali. Diventa alla fine degli anni Venti insegnante di decorazione pittorica, di ceramica e di calcografia all'Istituto d'arte di Fano e a quello di Urbino. È scomparso a Udine il 20 novembre 1984.


Cavalli Armando
Nato a Faenza il 20 febbraio 1893, lavora come assistente della Biblioteca di Faenza. Si accosta al futurismo tra il 1913 e il 1914, stringendo amicizia con Francesco Balilla Pratella, di cui frequenta la casa di Lugo. Dà alle stampe nel 1915 il volumetto di parole in libertà il giallo e l'Azzurro. La sua adesione al futurismo è caratterizzata da un battibecco innescato nel 1915 da "Lacerba", che inquadra lo scrittore non già nel gruppo dei "futuristi" ma in quello dei "marinettisti". Il rapporto tra Cavalli e Marinetti ha forse inizio verso la fine del 1914, dato che nel volantino marinettiano Parole consonanti vocali numeri in libertà (Milano, 11 febbraio 1915), viene preannunciata la pubblicazione del volume I paroliberi futuristi, nel cui elenco è citato anche Cavalli. La prima occasione di espressione futurista si presenta quando il pittore Malmerendi organizza nel gennaio 1915 a Faenza una personale. Per l'occasione Cavalli redige con Malmerendi il manifesto La mostra d'arte futurista. Impressionismo, cubismo, futurismo che appare sul periodico faentino "Il Piccolo" del 10 gennaio 1915. Copia del testo giunge a Boccioni, che si esprime positivamente con Malmerendi, ma giunge anche presso la redazione di "Lacerba", che sul numero del 14 febbraio 1915 nell'articolo Futurismo e marinettismo firmato da Palazzeschi, Papini e Soffici, cataloga Cavalli (assieme a Boccioni, Balla, Delmarle, Giannattasio e Malmerendi) tra i pittori "marinettisti" che, mancando di vere basi teoriche rispetto al futurismo, sono fautori di realizzazioni non originali. Sul numero successivo della rivista (21 febbraio 1915), appare la lettera di risposta di Cavalli, da cui si evince l'esistenza di un suo "componimento asintattico-onomatopeico" (forse la Sintesi totale di una festa in provincia apparsa su "L'Italia futurista" n. 4 del 1916, vero esperimento di onomatopea di fuochi d'artificio) e del "manoscritto d'un mio volume di versi", forse il futuro il giallo e l'Azzurro. Il libro faentino fa accostare Cavalli, più che al futurismo, all'orizzonte disegnato nel 1908 dal Verso libero di Gian Pietro Lucini. Manca a Cavalli quella totale libertà dai vincoli del "passato" rivendicata dai futuristi: non sembra pertanto gratuito che sia stato riguardato come futurista impuro e collocato tra i "marinettisti". Se questi caratteri emergono da il giallo e l'Azzurro, non sono invece presenti nel manifesto per la mostra di Malmerendi, che maggiormente risuona di elementi futuristi. La produzione di Cavalli successiva alla pubblicazione del libro faentino è scarna: su "L'Italia futurista" appare, oltre alla citata Sintesi totale di una festa in provincia (1916, n. 4), Tramonto (1917, n. 15). Dopo aver tentato di pubblicare alcune liriche sulla rivista bolognese "Alba" di Ulric Quintiero, Cavalli tenta di collocare la perduta sintesi Scale d'arte nella rivista napoletana "Vela latina". Un suo pezzo di teatro sintetico appare invece nel 1916 a Milano nel volume Teatro futurista sintetico. Da questo momento, la fiammata di Cavalli per il futurismo si spegne. Dal 1920 firma articoli di soggetto regionale, letterario e storico-religioso. È scomparso a Faenza il 16 gennaio 1950.


Cervellati Alessandro
Pittore e letterato, nato a Bertinoro l'8 marzo 1892. Frequenta a Bologna l'Accademia di belle arti, si lega al gruppo futurista bolognese e partecipa all'attività del movimento e alla fondazione del quindicinale "Laghebia". Si allontana dal futurismo alla chiusura del periodico, nell'agosto 1919. È scomparso a Bologna il 29 dicembre 1974.


Cinti Decio
Nato a Forlì il 10 agosto 1879 (o 1878), pubblica suoi versi su vari numeri del 1908 di "Poesia", la rivista fondata da Marinetti nel 1905. Al lancio del movimento Marinetti lo volle come segretario personale. Cinti si trasferì a Milano, dove curò la corrispondenza di Marinetti: conoscendo la grafia marinettiana, era in grado di imitarla e spesso si firmò al posto del capo. Partecipò alle riunioni di fondazione del movimento, come a quella di inizio 1910 con i pittori che lanciarono la prima idea del Manifesto dei pittori futuristi. Ma Cinti partecipò attivamente anche a molte serate pubbliche. È documentata la sua presenza il 6 aprile 1911 alla serata futurista presso il Teatro Andreani di Mantova, dove lesse il manifesto costitutivo del movimento. Poiché rappresentava la perfetta antitesi dell'irrequieto Marinetti era detto "eminenza grigia del futurismo", "mezzo lutto" o "spegnitoio di Marinetti". Tradusse alcune opere di Marinetti scritte originalmente in francese: Re Baldoria (1910, Roi Bombance), Mafarka il futurista (1911, Mafarka le futuriste), Distruzione (1911, Destruction), L'Aeroplano del papa (1914, Le monoplan du pape), La conquista delle stelle (1920, La conquête des étoiles). Nei primi anni Venti, Cinti tradusse instancabilmente, dedicando poco tempo alla sua personale creatività. Per supportare la tattica culturale del futurismo, Marinetti lo aveva convinto a pubblicare molte traduzioni da poeti francesi. Così, Cinti tradusse di Baudelaire I fiori del male, i Diari intimi e i Poemetti in prosa e pubblicò due collezioni poetiche di Verlaine e Mallarmé (libri usciti tra 1920 e 1921). Dall'editore Facchi di Milano erano poi uscite nel 1920 le Pagine scelte di Nietzsche. Sul piano creativo, la sua vena non si estrinsecò verso lo stile futurista, anche se il suo nome appare tra gli autori del volume Teatro futurista sintetico (Milano, 1915) con la sintesi teatrale Il regalo. Nel 1923 fu soppiantato da Luigi Scrivo nel ruolo di segretario di Marinetti e poté dedicarsi a tempo pieno all'attività di lessicografo, traduttore e poligrafo, pubblicando una serie interminabile di opere, tra cui il celebre Dizionario dei sinonimi e dei contrari (1940). È scomparso a Firenze il 21 ottobre 1954.


Cupi Addo (Occhio D'Alba)
Scrittore e pittore, Addo Cupi nasce a Rimini il 4 settembre 1874, e si laurea in ingegneria al Politecnico di Torino. Si firma con lo pseudonimo Occhio D'Alba. Innesca nel dicembre 1906 l'incontro tra arte e promozione turistica, pubblicando sul periodico "Rinnovamento" l'articolo Per l'arte nostra. Il suo intento è di avviare una piccola rivoluzione culturale in una città in cui il turismo stava irrompendo nella tradizione contadina. È all'origine del numero unico "Ohè... Hop!... Passatismo, futurismo, cupismo", uscito a Rimini il 24 agosto 1913. L'articolo Cupismo, che richiama il sottotitolo, firmato "L'ospite gradito" è quasi certamente di suo pugno. Il movimento viene definito come uno dei più importanti dopo quello del futurismo: "Cupismo, in ultima analisi, significa far tutto, saper tutto: dalle case ariose ai lieux d'aisance: dalle mostre futuriste alle poesie vagamente d'annunziane; dallo stile gotico piemontese, alle decorazioni futurissime". È redattore assieme a Benso Becca e Luigi Tosi del periodico umoristico balneare-mondano "Il Pesceragno" che esce dall'8 giugno 1913 al 20 agosto 1914. Pubblica in questa sede poesie di imitazione palazzeschiana. Collabora con ultimi guizzi futuristi ai due numeri de "L'Arco" usciti nell'aprile 1915. Gli articoli pubblicati su questi periodici svelano la tensione a unire le descrizioni del paesaggio romagnolo/balneare con un linguaggio che guarda alla destrutturazione del paroliberismo futurista. È scomparso a Rimini il 24 settembre 1958.


Dal Monte Mario Guido
Nato a Imola il 23 dicembre 1906, Dal Monte apprese da autodidatta a dipingere. Nel 1926 dipinge le due tele (La strada e Vaso di fiori) considerate come i suoi primi lavori di tendenza futurista. Con quelle tele debutta nella IV Mostra d'arte indetta dalla sezione imolese del Sindacato artisti italiani per il 2-23 maggio del 1926 (nn. 140-141 del catalogo). Dopo questa mostra, la produzione futurista procede con celerità, tanto che dal 20 gennaio al 5 febbraio del 1927 Dal Monte viene accolto con quattro tele (La roulette; Fuochi d'artificio; La duplice vittoria; La fabbrica del fuoco) alla Grande mostra di pittura futurista allestita alla Casa del Fascio di Bologna: è la presenza romagnola più significativa (partecipa anche il lughese Giacomo Vespignani ma con un solo dipinto). All'inizio del 1928 si pone un serio appuntamento futurista per la città di Imola: dal 29 gennaio al 10 febbraio Dal Monte organizza nel ridotto del Teatro Comunale la Grande mostra d'arte futurista. L'artista partecipa con sedici lavori; sono presenti grandi nomi del futurismo pittorico, ma ben rappresentati anche i membri dell'imolese Gruppo futurista Boccioni (Pietro Sassi, Walter Giustiniani e Paolo Pasini). L'ultima facciata del catalogo pubblicizza così l'attività dell'artista: "Pittura, Decorazione, Scenografia, Architettura, Scultura, Creazioni originalissime decorative per salotti, Garconnière, Dancing, Teatri, Caffè, Bars, Paraventi, Arazzi, Cuscini, Mobiletti, Disegni, Illustrazioni, Affiches, Scene, Costumi, Creazioni di mode futuriste, Allestimento feste danzanti e mascherate ultra-originali". Sorprende l'elenco di quel che Dal Monte è in grado di fare appena un anno e mezzo dopo l'adesione al movimento: un'attività che sembra proprio quella del fondatore di una casa d'arte. Dal 13 giugno all'8 luglio 1928 partecipa con quattro ritratti alla II Mostra biennale romagnola d'arte, aperta a Imola al piano terra della scuola "Giosue Carducci". Nei mesi successivi l'attività di Dal Monte si fa frenetica, con apparizioni in molte esposizioni nazionali (in Romagna: al Kursaal di Rimini in luglio-agosto, presso la Società musicale "G. Sarti" di Faenza in ottobre-novembre). Durante l'estate del 1928 avvia anche un'attività di disegnatore per ceramiche, grazie a Giuseppe Fabbri e al faentino Riccardo Gatti (che si fa imprenditore di una produzione ceramica coordinando il lavoro di un gruppo di futuristi). La presentazione dei primi risultati avviene nella citata mostra faentina presso la Società Sarti, dove sono esposte dieci ceramiche disegnate da Dal Monte e dieci da Balla. Nel marzo 1929 Dal Monte apre presso la sede dell'associazione culturale "Cenacolo Imolese", la 29a personale, l'esposizione più ampia che di lui si conosca. Il lirismo presente in alcune tele annuncia il suo viraggio stilistico, un cambiamento che Dal Monte testimonia con la sua 36a personale inaugurata al Palazzo Sersanti di Imola a fine 1929. Vi sono esposte 34 opere: tele, bozzetti, acquerelli e due costumi di scena per Il trionfo della macchina di Giuseppe Fabbri. La mostra ha un curioso contrappunto: il 22 dicembre 1929 esce a Imola il numero unico futurista Zang-tum-bum, interamente dedicato alla figura di Dal Monte che, nell'articolo Boccioni, ripercorre la sua adesione al futurismo e paga il suo tributo al movimento. La prima pagina del giornale è occupata dall'articolo di Michele Campana Un fantastico: il critico percepiva in maniera definitiva che Dal Monte si stava allontanando dagli stilemi del futurismo introducendo nella sua pittura l'interesse per temi di paesaggio. Tele liriche come Chiaro di luna e La chiesetta del 1930 sono testimoni di questo passaggio. Dal Monte è scomparso a Imola il 2 gennaio 1990.


Donati Giacomo (Spartaco)
Scrittore e filosofo, nato a Savignano sul Rubicone il 26 luglio 1888. Firmandosi con lo pseudonimo "Spartaco" firma a Rimini sul settimanale "Il Momento", in quattro puntate tra dicembre 1913 e gennaio 1914, il saggio L'iconoclastia nuova, infuocata apostrofe di tenore radicale che, saldandosi con istanze futuriste, attacca il passatismo e l'immobilismo ed esalta la macchina come mezzo di emancipazione. Dirige nell'aprile 1915 il periodico riminese "L'Arco", che esce per due soli numeri e al quale collaborano Addo Cupi e Benso Becca. Nel 1916 pubblica a Forlì Il Dinamismo, saggio di interpretazione dell'umano agire influenzato dal vitalismo di Bergson. Le idee del saggio confluiscono nel 1920 nel Manifesto dei dinamisti, col quale Donati tenta la fondazione di un partito politico che abbia a fondamento i principi futuristi del rinnovamento, senza suscitare entusiasmo e seguito. È scomparso nel 1954.


Fabbri Giuseppe
Giornalista e critico nato a Pieve di Cento il 23 luglio 1901. Inizia la sua attività tra Bologna e Milano. Entra in contatto con la Romagna nel 1925, quando scrive la commedia futurista Il trionfo della macchina per la quale l'imolese M.G. Dal Monte disegna i costumi. A partire dal 1928 è promotore di una breve ma intensa stagione creativa di maioliche futuriste a Faenza, la cui realizzazione è affidata a Riccardo Gatti, Mario Ortolani e Anselmo Bucci. La presentazione dei primi risultati fu in una mostra faentina presso la Società musicale "G. Sarti" nell'autunno 1928, dove furono esposte dieci ceramiche disegnate da Dal Monte e dieci da Balla. Dopo la mostra il progetto di Fabbri si amplia, mirando a produrre ceramiche su disegno di molti altri futuristi, nonché ferri battuti e marmi lavorati in stile futurista. Tale progetto è annunciato sul "Popolo di Romagna" del 19 marzo 1929, ma non pare abbia avuto un seguito. Dopo altre mostre, Fabbri riprende il lavoro di giornalista. Si dedica ancora alla ceramica nel secondo dopoguerra.


Fabbri Remo
Pittore, cugino del precedente, nato a Pieve di Cento nel 1890, dove è scomparso nel 1977. Partecipa alla mostra faentina presso la Società musicale "G. Sarti" nell'autunno 1928 con i quattro dipinti Autoritratto, Sinfonia agreste, Sogni in aeroplano, Sul lago di Garda. Alla Mostra d'arte futurista novecentista strapaesana di Mantova del dicembre 1928 espone alcune ceramiche realizzate a Faenza da Mario Ortolani.


Ferrante Giorgio
Scrittore e poeta nato a Ravenna il 13 gennaio 1898. Studiò e visse a Verona dove il suo destino fu segnato dalla morte di Umberto Boccioni, disarcionato da cavallo sulla strada di Sorte di Chievo, nei pressi di Verona, nel 1916. Ferrante annuncia la notizia a Marinetti ed è il solo futurista presente al funerale. Ma soprattutto: è su un mancato suo appuntamento che s'impernia l'incidente di Boccioni. Ecco un suo resoconto dei fatti: "Solevo recarmi da lui [Boccioni] in bicicletta per fargli compagnia affascinato dalla sua prorompente personalità e per portargli notizie della sorella e del cognato, mio illustre insegnante. Ma quella sera, il 16 agosto 1916, per ragioni di famiglia ero mancato all'appuntamento e Boccioni, poiché tardavo a raggiungerlo, ma sicuro d'incontrarmi, aveva prelevato un cavallo dalla scuderia [del proprio reparto di artiglieria campale] e caracollando percorreva il tratto di strada verso i sobborghi quando, al passaggio di un autocarro, il cavallo s'imbizzarrì, fece una brusca impennata e Boccioni fu precipitato al suolo battendo la testa. Inerte, insanguinato, fu trasportato all'Ospedale militare di Verona dove giunse agonizzante". Dopo quell'episodio Ferrante si avvicina al futurismo, collaborando a molte riviste del movimento; è il solo futurista ospitato nell'antologia di poeti veronesi promossa da Lionello Fiumi, Gialloblù, pubblicata nel 1919. È scomparso a Verona il 30 novembre 1990.


Fiori Cisberto Giuseppe
Architetto di Forlì, dati biografici incerti. Dal 1933 guida il Gruppo futurista indipendente di Forlì collegato ai simili gruppi organizzati a opera del futurista calabrese Antonio Marasco. Nell'organo dei gruppi, il numero unico "Supremazia futurista" pubblicato a Firenze il 15 giugno 1933, Fiori è indicato come l'autore di un "Piano Regolatore delle Rombanti Città Macchina".


Folicaldi Alceo
Nasce a Lugo il 7 febbraio 1900 da genitori sarti. Si diploma e lavora come maestro elementare in vari istituti scolastici. Aderisce alla poetica futurista già verso i 17-18 anni d'età. Tra i suoi primi libri ci sono le Imbastiture del 1922: brevi prose liriche scritte nel 1919 con intonazione simbolista, anche se l'insolita sonorità dei versi suggeriva vibrazioni futuriste. La fioritura futurista di Folicaldi si colloca nella prima metà degli anni Venti. Nel 1922 è annoverato da Marinetti, nell'introduzione al romanzo Gli indomabili, tra i poeti di cui sono apparse tavole parolibere. Nel 1923 il suo nome figura in un organigramma dei poeti futuristi apparso sia sul volume di Nelson Morpurgo Il fuoco delle piramidi sia su quello di Giuseppe Steiner Stati d'animo disegnati. Nel febbraio 1924 è segnalata la sua attiva partecipazione alla serata futurista organizzata da Tato al Teatro Verdi di Bologna: vi si rappresentava un balletto di macchine di Depero con costumi di Pannaggi e musiche di Casavola dirette da Silvio Mix. Nel 1925 Marinetti accoglie il poema parolibero di Folicaldi l'autunno futurista nell'antologia I nuovi poeti futuristi, uscita a Roma nelle Edizioni futuriste di "Poesia". Nello stesso anno escono a Roma presso le Edizioni di "Noi" (la rivista diretta dal futurista Enrico Prampolini) I piccoli segni di Afrodite, collezione di brevi prose liriche composte nel 1920. Ma il primo vero libro futurista è quello in cui Folicaldi si esprime con tecnica parolibera: Arcobaleni sul mondo, uscito nel 1926 a Roma presso le Edizioni futuriste di "Poesia" (ma stampato in una tipografia di Lugo, come anche i successivi). Nel 1927 il suo nome appare nel gruppo dei "Poeti-Paroliberi-Propagandisti Futuristi" che figura in Depero futurista, celeberrimo libro rilegato con due bulloni metallici. Diventa un brillante e apprezzato interprete del paroliberismo, raggiungendo un notevole grado di sperimentalismo e imponendosi come uno dei personaggi più rilevanti del futurismo romagnolo. Nel 1933, dopo un lungo silenzio editoriale, pubblica Nudità futuriste presso le edizioni di Marinetti e con sua prefazione: un libero gioco di parole e collocazioni tipografiche che lo rendono d'invitante bellezza e di gustosa lettura. Nell'ambito della tecnica parolibera Folicaldi utilizza una scrittura che fa planare un flusso di pensieri e parole: il paroliberismo ne esce attenuato a favore di una corrente di voci e sensazioni. Qualità che si nota anche nei successivi poemi paroliberi: L'altalena dei sensi (1934), Divinità spiraliche (1934) e La vetrina dei chilometri (1935), tutti usciti presso le edizioni di Marinetti e con un suo collaudo. L'ultimo guizzo futurista di Folicaldi è del 1935, quando risponde all'appello di Marinetti per la guerra africana e il suo nome appare nell'elenco dei Poeti e artisti futuristi volontari in Africa Orientale pubblicato a Torino sul mensile della federazione nazionale dei gruppi naturisti-futuristi "La Forza". Poi il suo impeto futurista si spegne e il poeta ritorna a una più consueta trama della poesia: resta prolifico fino alla morte, che lo coglie a Lugo il 4 gennaio 1952.


Franchi Attilio (Oscar Mara)
Nato a Firenze il 2 dicembre 1896, si firma con lo pseudonimo Oscar Mara. Nell'Autobiografia Pratella afferma che nella casa di Lugo, punto di incontro del futurismo romagnolo, Oscar Mara conobbe Marinetti e in seguito aderì al movimento. Pratella ricorda anche che la relazione con Mara si approfondì verso il 1915. Lo descrive come "fantasioso e geniale poeta futurista ravennate Oscar Mara (Attilio Franchi, figlio di uno scultore), purtroppo deceduto giovanissimo per male incurabile". Fu collaboratore della rivista napoletana "Vela Latina" e di "Italia futurista". Su questa rivista firma con Ginna, Corra, Chiti, Settimelli, Carli e Nannetti il manifesto La scienza futurista (1916, I, 2) e pubblica gli articoli Progetto di un nuovo Paradiso (1916, I, 5) e I seni quadrati della logica (1916, I, 8). La scienza futurista è ripresa nel volume Noi futuristi. Teorie essenziali e chiarificazioni (Milano, Quintieri, 1917). È scomparso a Ravenna il 7 novembre 1916, colpito da una scheggia di bomba. Per desiderio di Marinetti, alla Esposizione interregionale d'arte di Lugo del 1917 furono esposte diciannove sue tavole astratte. Dopo la scomparsa apparvero le sue raccolte poetiche: 257 giudizi e ricordi (Ravenna, Tipografia Nazionale, 1917) e Le liriche (Ferrara, Taddei, 1918). Un ricordo successivo alla scomparsa gli fu dedicato sulla rivista di Ravenna "Il Movimento" (1919, 1).


Gallignani Guido
Nativo di Lugo, zio materno di Alceo Folicaldi, fu simpatizzante del futurismo. È tra i frequentatori di casa Pratella a Lugo nella prima metà degli anni Dieci. Il 30 gennaio 1920 firma con Edgardo Nostini, Giovan Battista Benini, Nino Pasi e Folicaldi il manifesto intestato "Gruppo nazionalista d'avanguardia". Ha avuto una rilevante carriera musicale come contrabbassista.


Gatti Riccardo
Ceramista, nato a Faenza il 3 aprile 1886. Frequenta la Scuola d'arte e mestieri di Faenza e l'Accademia di belle arti di Firenze (1909-11). Entra a Faenza nel laboratorio dei fratelli Minardi, iniziando anche a scolpire e dipingere. Dopo la guerra 1915-18 è decoratore di ceramiche a Faenza. A partire dal 1928 apre una propria bottega in Borgo Durbecco a Faenza, nella quale Giuseppe Fabbri lo convince a intraprendere una produzione di ceramiche futuriste. Dalla sua fornace escono i primi pezzi di questa linea, realizzati su disegni di Balla, Benedetta, Dal Monte, Dottori e altri. Il primo piatto futurista, pezzo unico con decoro di Marinetti, esce da Gatti con la scritta "A Fabbri, Marinetti". Presto la produzione si amplia ai vasi, ai servizi da tavola (tazze, bicchieri), ai pannelli decorativi, alle piastrelle. La prima mostra della ceramica futurista, dove espone realizzazioni della sua bottega, viene aperta nell'ambito della Mostra futurista presso la Società muiscale "G. Sarti" di Faenza nell'ottobre-novembre 1928. Sue realizzazioni appaiono da quel momento in varie mostre futuriste sul territorio italiano: nella personale di Dal Monte alla Galleria Bragaglia di Roma nel dicembre 1928; nella Mostra d'arte futurista novecentista strapaesana inaugurata nel Teatro Scientifico di Mantova nel dicembre 1928; nella Mostra trentatré futuristi presso la Galleria Pesaro di Milano nell'ottobre 1929. Sue ceramiche appaiono nel marzo 1929 nella personale di Dal Monte presso il Cenacolo Imolese e nel maggio dello stesso anno alla Esposizione internazionale di Barcellona. Già nel 1930 la sua produzione torna sugli stilemi della tradizione decorativa faentina. È scomparso a Faenza il 29 giugno 1972. La sua bottega faentina è tuttora attiva.


Gervasi Vittoria (Vittoria Cervantes)
Nativa di Cervia. Dati biografici incerti. Intestato "Movimento Futurista Italiano – Gruppo Romagnolo" viene lanciato il 10 aprile 1921 a Ravenna il manifesto Ai giovani VIVI di Romagna! firmato dalla Gervasi (con lo pseudonimo Vittoria Cervantes), assieme a Mario Hyerace, Tito Testoni e Renzo Valli. Il manifesto è riproposto nell'agosto 1921 sul numero unico "Romagna futurista". Sul giornale la Gervasi si firma col proprio nome sia nel manifesto e sia nella lirica Sera.


Ginanni Corradini Arnaldo (Ginna)
Pittore, teorico e cineasta, nato a Ravenna il 7 maggio 1890. Era figlio del conte Tullio Ginanni Corradini, avvocato penalista romagnolo, e fratello di Bruno ("Corra"). Lo pseudonimo Ginna deriva, oltre che dal cognome, anche dall'allusione alla futurista ginnastica, e fu inventato da Giacomo Balla a Roma. Si iscrive nel 1907 all'Accademia di belle arti di Ravenna e si diploma a Firenze. Nel frattempo dipinge, scolpisce e s'imbeve di letture teosofiche e antroposofiche. Nel 1910, assieme al fratello, redige il testo teorico Arte dell'avvenire, il cui titolo e la cui materia si rifanno a Wagner e al suo concetto di "arte totale". La pubblicazione dello scritto provoca l'avvicinamento dei due fratelli al movimento futurista e l'incontro con Marinetti nella sua casa di Milano. Ginna partecipa ad alcune esposizioni di pittura futurista, prima di stabilirsi a Firenze. Qui partecipa alle iniziative della rivista "Lacerba" e diventa poi redattore di "Italia Futurista", di cui sarà condirettore. In questo ambiente matura il progetto del film Vita futurista, serie di scene brevi e sintetiche girate nel 1916 con la partecipazione di Marinetti, Balla, Corra, Settimelli, Chiti e altri. Firma i manifesti La cinematografia futurista e La scienza futurista. Già negli anni Venti la sua partecipazione alle iniziative futuriste si riduce progressivamente. È scomparso a Roma il 26 settembre 1982.


Ginanni Corradini Bruno (Corra)
Scrittore, nato a Ravenna il 9 giugno 1892. Lo pseudonimo Corra fu escogitato da Balla e allude, oltre che al cognome, anche all'atto, in sé futurista, della corsa. La sua formazione è letteraria e filosofica. Alla fine del 1912 è già calato nell'atmosfera pre-futurista della rivista "Il Centauro", da lui fondata con Mario Carli ed Emilio Settimelli, ed espressione di un vitale irrazionalismo e di una concezione non dogmatica dell'arte. Sulla scia di queste idee anti-passatiste e vitaliste aderisce al futurismo. Firma alcuni dei maggiori manifesti del movimento (Pesi, Misure e Prezzi del Genio Artistico nel 1914; Il Teatro Futurista Sintetico nel 1915; Manifesto della cinematografia futurista nel 1916). Nel 1916 fonda a Firenze con Settimelli, Carli, Remo Chiti e il fratello Arnaldo Ginna il periodico "L'Italia Futurista". Nel 1917 pubblica il suo famoso romanzo sintetico Sam Dunn è morto, uno dei massimi prodotti dell'avanguardia italiana. Si stacca dal futurismo dopo la prima guerra mondiale, quando gode di successo pubblico con i suoi romanzi d'evasione e commedie brillanti. È scomparso a Varese il 20 novembre 1976.


Giustiniani Walter
Pittore di Imola. Notizie biografiche incerte. Nell'aprile 1927, Mario Guido Dal Monte riunì attorno a sé uno sparuto gruppetto di artisti fondando a Imola il Gruppo futurista Boccioni, in onore del pittore scomparso dieci anni prima. Facevano parte del gruppo Giustiniani, Paolo Pasini e Pietro Sassi. Il nome risuona in una cartolina che Marinetti spedisce a Dal Monte il 18 giugno 1927: "Carissimo, saluta Sassi, Pasini, Giustiniani...". Nel gennaio-febbraio 1928 partecipa con la tela Esposizione dinamica di farfalle in volo alla Grande mostra d'arte futurista organizzata da Dal Monte nel Ridotto del Teatro Comunale di Imola. Buoni giudizi critici sul suo stile giungono da Anacleto Margotti ("Il Carlino della Sera", 8 febbraio 1928) e da Giuseppe Fabbri ("L'Impero", 18 febbraio 1928). Nel giugno 1928 partecipa a Imola alla II Mostra biennale romagnola d'arte con la tela Le ore, riproposto alla Mostra futurista allestita presso la sede della Società musicale "G. Sarti" di Faenza nell'ottobre-novembre 1928. Si registra una sua partecipazione alla Mostra d'arte futurista dell'agosto 1929 a Fiuggi.


Hyerace Mario
Scrittore e giornalista, Mario Hyerace fu attivo tra gli anni Dieci e i primi anni Venti a Ferrara, Ravenna, Siracusa e Salerno. Nato a Salerno il 4 gennaio 1903 si trasferisce all'età di dieci anni a Ferrara. Del 1919 è il suo primo contatto con il futurismo, quando fonda a Ferrara il settimanale "La Voce Studentesca". Alla fine dell'anno si trasferisce a Ravenna e subentra a Luigi Andreotti nella direzione della rivista "Movimento. Rivista d'arte della Romagna", palestra di velleità avanguardiste ma con echi carducciani e pascoliani. Col numero del novembre 1920 (anno II numero 1, terzo e ultimo numero), la rivista cambia titolo e diventa "Movimento. Rassegna dei giovani": Hyerace vi lancia un appello ai giovani, dal titolo Per intenderci, in cui chiama a raccolta "per lo svecchiamento, per l'antitradizionalismo, l'anticonservatorismo e contro tutte le forme di sentimentalismo, di professorume, di mediocrità e di parassitismo intellettuale". Hyerace vi firma un lungo ritratto di Marinetti. Tra il 1920 e il 1921 si rafforza l'amicizia con Mario Carli, come testimonia un epistolario intercorso in quegli anni: vi emerge il ruolo svolto da Hyerace nel giornale "La testa di ferro", quale corrispondente da Ravenna. Il 10 aprile 1921 firma a Ravenna, con Vittoria Cervantes, Tito Testoni e Renzo Valli, il volantino-manifesto futurista Ai giovani VIVI di Romagna!, lanciato in duemila copie nel Teatro Alighieri durante una conferenza. Sempre nel 1921 Hyerace pubblica presso l'editrice La Romagna di Ravenna Girandole: poesie e prose scritte tra il 1919 e il 1921, di generico modernismo più che di coerente materia futurista. La mia pazzia viene declamata il 20 novembre 1921 da Marinetti all'inaugurazione della Mostra d'arte futurista e d'avanguardia organizzata a Ravenna da Hyerace per il novembre-dicembre 1921. Il comitato d'onore è presieduto da Marinetti: vi collaborano Alfredo Pitteri e Gualtiero Medri, mentre Gino Galli premette al catalogo il testo Pittura futurista. Folta la presenza di espositori, tra cui Francesco e Pasqualino Cangiullo, Depero, Gerardo Dottori, Gino Galli, Virgilio Marchi, Ivo Pannaggi. Con la pubblicazione del suo libro Hyerace conquista posizioni all'interno del movimento futurista: nel marzo-aprile 1922 è presente alla Esposizione futurista internazionale di Torino, con Tato, Balla, Dottori, Pannaggi e Marchi, occasione in cui Marinetti declama ancora poesie tratte da Girandole. Nel 1922 il padre è nominato Questore di Pubblica Sicurezza a Salerno e trasferito in quella città. Si chiude così la presenza di Hyerace in Romagna. È scomparso il 30 giugno 1982.


Lama Enrico
Pittore, nato a Faenza il 26 ottobre 1901. Inizia a dipingere sotto la guida di Luigi Veroli ed espone a partire dal 1924. Nell'ottobre 1933 è presente con la tela Il vento nelle pioppe alla I Mostra nazionale d'arte futurista allestita a Roma. È scomparso a Ravenna il 19 luglio 1978.


Lega Achille
Pittore, nato a Brisighella il 21 aprile 1899. Si trasferisce presto con la famiglia a Firenze, dove frequenta l'Accademia di belle arti e la Scuola libera di incisione. Frequenta l'ambiente futurista fiorentino, e ne rimane stilisticamente condizionato, dal 1915 al 1919, anni in cui sperimenta la scomposizione e sintesi di figure e oggetti. Dipinge nel 1917 alcune opere che sono giudicate anticipatrici dell'aeropittura, lanciata solo nel 1929. È presente a mostre futuriste fino al 1921, anche se ha già recepito il messaggio del "richiamo allordine" de'l dopoguerra. È scomparso a Firenze il 28 gennaio 1934.


Lega Giuseppe
Giornalista e critico cinematografico, nato a Brisighella il 5 marzo 1897. Fratello di Achille, si trasferisce con la famiglia a Firenze a inizio Novecento. Nel 1919 si avvicina al futurismo, partecipando a varie attività, tra cui nel 1933 la firma del manifesto di fondazione dei Gruppi di iniziative diretti da Antonio Marasco. È scomparso a Milano il 25 febbraio 1974.


Longanesi Leopoldo (Leo)
Scrittore, giornalista, pittore, disegnatore, nato a Bagnacavallo il 30 agosto 1905. Il suo avvicinamento al futurismo è dichiarato, mediante l'ammirazione per i disegni futuristi di Carrà, nel secondo numero della rivista "È permesso? ... Zibaldone dei giovani", che cura a Bologna nel 1921. Sul periodico "Cronache di attualità" del giugno-ottobre 1922 pubblica alcuni disegni di chiaro stile futurista. Fonda a Bologna alcune riviste. Nel gennaio 1924 espone alla Mostra futurista presso il Teatro Modernissimo di Bologna. Nel 1923 e 1924 il suo nome appare tra quello dei pittori negli elenchi degli artisti futuristi pubblicati sulle edizioni di "Poesia". Negli stessi anni cessano i suoi interessi futuristi. È scomparso a Milano il 27 settembre 1957.


Malmerendi Giovanni (Giannetto)
Pittore e xilografo, nato il 3 novembre 1893 a Faenza, dove frequenta la Scuola di arti e mestieri e la Scuola di disegno per artigiani, per poi passare all'Accademia di belle arti di Bologna. Il suo accostamento alla poetica del futurismo è collocabile attorno al 1913. Il 19 gennaio 1914, dopo la serata futurista al Teatro del Corso di Bologna, conosce Marinetti, Boccioni, Carrà, Pratella e Russolo. Durante l'anno aderisce al futurismo, dipingendo opere pittoriche con stilemi futuristi. Marinetti inaugura a Faenza il 5 gennaio 1915, presso l'albergo Corona, la prima personale di Malmerendi, durante una giornata futurista cui partecipano anche Buzzi e Folgore. I dipinti futuristi esposti, tutti del 1914, sono: Tarantella sarda, Moto+luce+rumore, Signorina+ambiente, Boccale+peschiera+bottiglie (un giudizio critico positivo giunge da Boccioni in una lettera del gennaio 1915). In concomitanza della personale faentina scrive con Armando Cavalli l'articolo-manifesto Impressionismo Cubismo Futurismo ("Il Piccolo", 10 gennaio 1915). Si arruola volontario in guerra e il 15 gennaio 1915 è assegnato a un corpo di Genio Telegrafisti a Firenze. Dal 19 al 26 settembre 1915 partecipa alla Mostra di arte e beneficienza a Faenza esponendo Stato d'animo (paesaggio), Insieme ritmico e dinamico di bar notturno, Luce+moto+rumore, Natura morta sotto la luce elettrica, Signorina+ambiente, Autosoldato, Studio e Energie elettriche. Nel settembre 1917 è presente alla Esposizione interregionale d'arte di Lugo (poi trasferita a ottobre a Forlì) con tre dipinti futuristi. Da quella data si avvia il suo distacco dal futurismo. Nel settembre 1919 viene congedato e si stabilisce a Cesena. Diventa lo xilografo maggiormente presente sulle copertine della storica rivista romagnola "La Piê". Nel 1951 partecipa alla mostra futurista allestita nel palazzo del Podestà di Bologna. È scomparso a Cesena il 7 agosto 1968.


Margotti Anacleto
Pittore e critico d'arte nato a S. Potito di Lugo il 2 agosto 1895. Si diploma all'Accademia di belle arti di Bologna e viene spronato alla pittura da Pratella. Non aderisce al futurismo, anche se entra in contatto con personaggi di rilievo, elencati nell'autobiografia Vita d'arte: Marinetti, Pratella, Primo Conti, Carlo Carrà. Nel 1922, esponendo a Cesena alla I Mostra "Amici dell'arte", si trova al fianco di Orazio Toschi, Giannetto Malmerendi, Roberto Sella. Esiste presso la Fondazione Primo Conti di Fiesole una collezione di lettere che spedì a Francesco Meriano tra il 1921 e il 1924. Vi è testimoniata la parte attiva che Margotti ebbe nella redazione della "Rivista balneare" di Faenza. Nel 1923 partecipa con due Effetti notturni a una mostra inaugurata a Imola da Marinetti. Depero lo include tra i "pittori" nell'elenco che appare su Depero futurista (1927). Nel 1928 espone alla Casa d'arte di Bragaglia a Roma. È scomparso a Imola il 3 maggio 1984.


Martelli Walter
Pittore, scultore, intagliatore e ceramista nato a Imola il 27 agosto 1911 e ivi scomparso il 16 luglio 1942. Dipinge dal 1928 subito aderendo al futurismo sull'esempio e l'amicizia del concittadino M.G. Dal Monte. Debutta con quattro dipinti (Fumatrice, Notte, Circo, Visione africana) alla Mostra futurista dell'ottobre-novembre 1928 presso la Società musicale "G. Sarti" di Faenza. Partecipa poi con quattro tele (Africa, Fumatrice, Circo, Acquaplano) alla Mostra d'arte futurista novecentista strapaesana allestita presso il Teatro Scientifico a Mantova nel dicembre 1928 – gennaio 1929. Impiegatosi come disegnatore e modellatore presso la Società Cooperativa Ceramica di Imola, vi apprende il mestiere di ceramista e si allontana dal movimento.


Melandri Pietro
Nato a Faenza nel 1885, è considerato tra i grandi protagonisti della ceramica del Novecento. Sono state di recente individuate alcune sue maioliche (piatti da parata conservati in collezioni private e ascrivibili agli anni Venti) i cui disegni sono di generica ispirazione futurista. Si trattò comunque per lartista 'di un'esperienza episodica e senza formulazioni programmatiche. È scomparso a Faenza nel 1976.


Meriano Francesco
Nato a Torino il 21 settembre 1896, si trasferisce prima a Napoli poi, nel 1916, a Bologna. Pur interventista, Meriano è riformato e non partecipa al conflitto mondiale; ciò gli permette di continuare gli studi presso l'ateneo di Bologna, dove si laurea in Lettere. Ottiene dal 1916 una cattedra presso la Scuola Tecnica di Savignano sul Rubicone. A Bologna fonda nel 1916 con Bino Binazzi "La Brigata", rivista che al rispetto della tradizione abbina l'eresia stilistica dell'avanguardia. Sul secondo numero della "Brigata", del luglio 1916, appare il manifesto di Meriano Dall'ideogramma al simbolo e più in là, in cui si afferma che le parole in libertà devono esprimere "soltanto ciò che non è esprimibile con altri mezzi". A tale proposito Meriano comunica di non propagandare le parole in libertà "come una specie di esperanto o di volapuk: tutt'altro. Io me ne servo per esprimere un mondo che la grammatica, la sintassi, la logica dei pedoni è inetta a racchiudere". Affermazioni che alludono al cambiamento che è nell'aria: nell'aprile del 1916 ha infatti incontrato Marinetti che lo convince ad aderire al futurismo e a farsi paroliberista. Meriano manipola a fondo il suo stile di versificazione e pubblica nello stesso anno, presso le Edizioni futuriste di "Poesia" la collezione Equatore notturno. Parole in libertà, favorevolmente recensita da Giovanni Boine sulla "Riviera Ligure". È poi tra i pochissimi italiani a sollevare interesse negli ambienti dada. La rottura con le avanguardie nizia nel 1917, quando compone una Marcia del futurismo in cui prende in giro i futuristi romagnoli Ginna, Corra e Pratella. Nell'articolo Bastoni fra le ruote apparso il 2 aprile 1920 su "Il Popolo d'Italia" prende le distanze da quelli che chiama "meticolosi ingranaggi del Futurismo progresso bolscevico". Il 20 gennaio 1927 pubblica sul "Resto del Carlino" l'articolo Bilancio del futurismo che Marinetti contesta polemicamente. Nel 1919 i suoi interessi deviano verso la politica e la saggistica storica. Si trasferisce stabilmente a Savignano. Nel 1923 è per breve tempo sindaco di Cesena. Scompare a Kabul il 21 maggio 1934.


Nostini Edgardo
Nato a S. Agata sul Santerno nel 1895 è il fondatore nel dicembre 1920 del Fascio di Combattimento di Lugo. Il 30 gennaio 1920 firma con Giovan Battista Benini, Nino Pasi, Alceo Folicaldi e Guido Gallignani il manifesto intestato "Gruppo nazionalista d'avanguardia". Nostini concorre nella seconda metà degli anni Venti alla fondazione della Scuola di Ceramica la cui direzione è affidata al pittore Giacomo Vespignani. Diventa podestà della città di Lugo e infine Console Generale in Spagna fino alla caduta del fascismo: rientrato a Lugo nel marzo 1967, è scomparso il 25 aprile 1967.


Ortolani Mario
Pittore e ceramista, nato a Faenza il 12 gennaio 1901, dove frequenta la Scuola di disegno per artigiani. Si accosta al futurismo tramite Giannetto Malmerendi, che è suo cognato. Ma è solo nel 1928 che intraprende una produzione di ceramiche futuriste, raccogliendo l'impulso di Giuseppe Fabbri. Sue ceramiche futuriste figurano nel marzo 1929 presso la personale di M.G. Dal Monte al Cenacolo Imolese. Pochi mesi dopo partecipa alla terza mostra del gruppo Risveglio artistico giovanile (che aveva concorso a fondare a Faenza anni prima) con alcune ceramiche e tre dipinti. Con la chiusura nel 1931 della propria bottega, si stempera anche la sua vicinanza al movimento futurista. È scomparso a Faenza il 4 marzo 1955.


Ossani Gogliardo
Nato a Piacenza il 23 gennaio 1908, si diploma geometra e apre una piccola impresa artigianale di arredi. Inventa il "lincreo", materiale pratico ed economico con cui realizza mobili intarsiati e pannelli decorativi per ambienti pubblici (bar, alberghi, scuole). Le sue soluzioni decorative sono giocose, tali da richiamare lo stile di Depero. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano con la decorazione per un'aula scolastica e alla I Mostra nazionale d'arte futurista di Roma con una serie di piacevoli pannelli in lincreo. Negli anni successivi arreda con i suoi pannelli locali pubblici e ambienti privati (del 1939 sono pannelli per il Bar Zanarini di Riccione), indirizzandosi su temi di natura balneare e neocoloniale. È scomparso a Rimini il 27 dicembre 1984.


Pasi Domenico (Nino)
Pittore e decoratore, nasce a Lugo il 19 aprile 1892. Studia alla Scuola Comunale di Disegno di Lugo diretta dal pittore Domenico Visani. S'introduce nella cerchia di Pratella e a Firenze, allievo dell'Accademia di belle arti nel 1916, frequenta il gruppo futurista fiorentino e lo studio di Emilio Notte. La sua adesione futurista, entusiasta e focosa, lo spinge a partecipare a mostre e a manifestazioni. Forse di quell'anno è una mostra a tre (con Vespignani e Margotti) allestita a Firenze e da Pasi stesso promossa (da una testimonianza verbale di A. Margotti a S. Babini). Nel settembre 1915 espone alla Mostra di arte e beneficienza di Faenza. In catalogo (ai numeri 111 e 118-120) appaiono quattro sue opere: Nevicata, Motivo di primavera, Effetto lunare e Bozzetto. Ma è all'Esposizione interregionale d'arte di Lugo del settembre 1917 che espone veri tentativi futuristi. Tra le ventidue opere presentate sollevano attenzione le due chiamate Figura – sedile nella continuità dello spazio + luce e Bottiglia + bicchiere + luce. Ci sono poi opere significativamente indicate come "sintesi lineari": Paesaggio, Ballerina e Nuotare. Nel 1919 partecipa con due tele alla Grande esposizione nazionale futurista alla Galleria Centrale d'Arte a Palazzo Cova di Milano (che poi si trasferisce a Genova e alla Pergola di Firenze): le due opere sono ai numeri 247 e 248 del catalogo con i titoli Scomposizione (Natura morta) e Scomposizione di una testa. Nell'inverno del 1921 fa parte del comitato organizzatore della Mostra d'arte futurista e d'avanguardia di Ravenna, dove tuttavia non appare in catalogo come espositore. Frattanto, nel settembre 1919, ha fatto esplodere assieme a Virgilio Ricci un caso cittadino che testimonia del fermento futurista in atto. Stava iniziando a Lugo la stagione lirica quando tra i due pittori e l'amministrazione comunale scoppia una violenta diatriba. I pittori dovevano approntare un fondale per il palcoscenico del teatro: il Comune reclamava che fosse intonato allo stile della platea, disegnata dal celebre architetto bolognese Antonio Galli (Bibiena) mentre Pasi e Ricci pensavano a una composizione di fantasia. Il diverbio tiene banco sulla stampa locale con botte e risposte. Del 20 settembre 1919 è un volantino intitolato Ad un sindaco insolente nel quale Pasi e Ricci attaccano il sindaco con rabbia "futurista". Uno storico locale ricompose la questione dimostrando che la struttura del Bibiena era in realtà un rifacimento di primo Ottocento. Scompare a Lugo il 21 agosto 1923.


Pasini Irzio (Pasirzio)
Poeta, nato a Cesena il 17 agosto 1905. All'inizio degli anni Venti frequenta un gruppo futurista cesenate e pubblica con lo pseudonirno Pasirzio, sul numero del 2 giugno 1923 della rivista cesenate "Il Fenomeno – Rivista studendinamica spregiudicata", la poesia in versi liberi Sul mare. Nel 1927 Depero inserisce il suo nome nel gruppo dei "Poeti-Paroliberi-Propagandisti futuristi" stampato sul volume Depero futurista. È scomparso a Cesena il 28 marzo 1981.


Pasini Paolo
Pittore di Imola. Notizie biografiche incerte. Dopo aver esposto nel maggio 1926 alla IV Mostra d'arte di Imola, Pasini viene attratto nell'area futurista da M.G. Dal Monte, quando questi fonda a Imola, nell'aprile 1927, il Gruppo futurista Boccioni, di cui facevano parte, oltre a Pasini, anche Walter Giustiniani e Pietro Sassi. Il suo nome risuona in una cartolina che Marinetti spedisce a Dal Monte il 18 giugno 1927: "Carissimo, saluta Sassi, Pasini, Giustiniani...". Nel gennaio-febbraio 1928 partecipa con le due tele Uragano e Velocità di macchine alla Grande mostra d'arte futurista organizzata da Dal Monte nel Ridotto del Teatro Comunale di Imola. Anacleto Margotti ("Il Carlino della Sera", 8 febbraio 1928) e Giuseppe Fabbri ("L'Impero", 18 febbraio 1928) rilevano come Pasini possieda ottime qualità pittoriche e tenti l'espressione pittorica di "elementi in corsa". Stilemi che conserva in Festa di macchine, esposta a ottobre-novembre 1928 alla Mostra futurista presso la Società musicale "G. Sarti" di Faenza. Si registra una sua partecipazione alla Mostra d'arte futurista dell'agosto 1929 a Fiuggi.


Peroncabus (Perron Cabus) Luigi
Nato a Bondeno il 31 gennaio 1891 (per altri a Valdagno il 31 gennaio 1889), risiede a Lugo; nel novembre 1916 emigra a Moncalvo. Forse è lui il "Gigiùla" che Bacchelli ricorda come figura di una serata futurista in casa Pratella a Lugo. Dottore in legge e studioso di belle lettere, è amico dei fratelli Corradini e di Ghigo Valli. Muore il 13 settembre 1917 sull'Isonzo: "Roma futurista" (a. I, n. 1, 20 settembre 1918) lo colloca infatti tra i futuristi morti in prima linea.


Pratella Francesco Balilla
Nato a Lugo l'1 febbraio 1880, cambia casa varie volte, abitando soprattutto nell'antica zona del Ghetto, prima di approdare, verso il 1905-1906, in quella che ogni storico indica come il maggiore luogo d'incontro dell'avanguardia romagnola: una casa che si trova poco fuori Lugo, tra due binari ferroviari che tagliano la via Felisio. Bombardato durante la seconda guerra mondiale, l'edificio versava in condizioni irrecuperabili e fu venduto da Pratella subito dopo il conflitto. Proprio di fronte sorgeva Villa Giorgina, così detta in onore della padrona di casa. Demolita negli anni Trenta, era l'abitazione della famiglia Valli, grossi produttori di vino. Villa Pratella e Villa Giorgina, a partire circa dal 1911, diventano le case dei cenacoli, frequentate da studenti, pittori, letterati e musicisti: già futuristi, in procinto di diventarlo o anche solo simpatizzanti. Un buon ricordo della casa tra i binari è quello di Riccardo Bacchelli, che nel 1956 ricostruisce nell'articolo Un viaggio a Lugo una vecchia visita a Pratella. Bacchelli era andato nel 1914 a Lugo con alcuni amici per ascoltate una lettura al pianoforte dell'Aviatore Dro: "Balilla abitava nel vertice d'un bivio ferroviario, e aveva i fischi delle locomotive manovranti, si può dire, in casa. Coerente con la sua definizione del futurismo: originalità e violenza; l'intrusione fonica ferroviaria non lo disturbava minimamente". Il primo a parlare a Pratella di futurismo è il poeta Luigi Donati, che lo mette in relazione epistolare con Marinetti. Il primo incontro tra i due avviene il 20 agosto 1910 al Teatro Comunale di Imola, quando tra secondo e terzo atto della Tosca di Puccini, viene eseguito l'intermezzo orchestrale Visione tragica tratto da La Sina 'd Vargöun. Dopo quella sera, Pratella aderisce al futurismo: è spesso da Marinetti a Milano, ma anche Marinetti non manca di giungere a Lugo proveniente da Milano o da Roma. Ospite in casa Pratella, vi si ferma ogni volta alcuni giorni. L'adesione di Pratella al futurismo è una notizia clamorosa per una Romagna in cui il vitalismo marinettiano giunge solo mediante i giornali. La prima conseguenza è il Manifesto dei musicisti futuristi che Pratella porta in manoscritto a Marinetti a Milano all'inizio di ottobre del 1910 e che esce a stampa il giorno 11. Un documento col quale sfoga il suo livore contro accademie e critici. Seguono a breve distanza il Manifesto tecnico della musica futurista (11 marzo 1911) e La distruzione della quadratura (18 luglio 1912). Ma sono manifesti anche i testi Contro il "grazioso" in musica apparso su "Lacerba" il 15 maggio 1913, Il futurismo e la guerra apparso in volantino a Milano l'11 dicembre 1915 e il testo teorico di introduzione al poema drammatico Dono primaverile, apparso su "L'Italia futurista" del 10 luglio 1916. I manifesti rappresentano il vero momento futurista di Pratella: il suo grande fervore teorico non trova infatti rispondenza nelle realizzazioni musicali, dove l'impiego delle dissonanze, l'uso di nodi armonici che si risolvono in linee melodiche di sonorità popolare, la mutazione delle indicazioni agogiche sostituite dal flusso degli "stati d'animo" non sono elementi sufficienti a fare della sua musica qualcosa di pienamente futurista. Se anche lo stile musicale di Pratella non è davvero futurista, la sua attività in quella direzione è intensa, fino all'evento futurista lughese per eccellenza: l'esecuzione dell'Aviatore Dro al Teatro Rossini il 4 settembre 1920, ben narrato nelle pagine dei Taccuini di Marinetti che vanno dall'1 al 6 settembre 1920, annotazioni da cui emerge un vivace quadro di vita della città di Lugo. Pratella è scomparso il 17 maggio 1955 a Ravenna. Il ritorno di fortuna si colloca in anni recenti, con una serie di saggi e con la creazione presso la Biblioteca Comunale di Lugo di un Fondo Pratella costituito da libri e carte donati alla città dagli eredi.


Pratelli Esodo
Nato a Lugo l'8 febbraio 1892, Pratelli è cugino di F.B. Pratella. Con una borsa di studio indetta dal Comune di Lugo s'iscrive nel 1906 all'Istituto superiore d'arte di via Ripetta a Roma e completa poi gli studi all'Accademia di Francia a Villa Medici. Inizia a dipingere guardando al paesaggio della campagna romana. Dal 1912 al 1914 è a Parigi ove frequenta assiduamente Gino Severini ed entra in contatto con alcuni protagonisti dell'avanguardia. Intorno al 1914, rientrato in Italia, conosce Marinetti nella casa di Pratella; frequenta il gruppo dei futuristi e in particolare Carrà e Boccioni, con il quale entra in rapporti di stretta amicizia. Realizza una serie di bozzetti per l'opera musicale L'aviatore Dro di Pratella. Esistono testimonianze risalenti al 1913-1914 di una cauta adesione alle ricerche pittoriche futuriste. La danzatrice Stasia Napierkoscha, dipinto eseguito a Parigi nel 1913 che ritrae la celebre ballerina russa, disvela una stilizzazione curiosa: tre visi uguali, uno dietro l'altro in progressivo ingrandimento. Nel 1914 dipinge immagini di nevicate: si tratta di opere di impronta futurista, forse le stesse apparse nel 1917 alla Esposizione interregionale d'arte di Lugo: Astrazione lineare e cromatica di una nevicata, Case sotto la neve e Il mio cortile sotto la neve. Durante la prima guerra mondiale presta servizio al fronte e nel 1919 si stabilisce a Milano dove diventa presto figura nota negli ambienti culturali della città. Partecipa a numerose esposizioni, indirizzandosi verso un "ritorno all'ordine", con quadri di figura e di paesaggio. È scomparso a Roma nel 1983.


Rambelli Domenico
Scultore e disegnatore, nato nei pressi di Castel Bolognese il 21 febbraio 1886. Frequenta a Faenza la Scuola di arti e mestieri ed entra nel cenacolo di Domenico Baccarini, assieme a personaggi che si avvicineranno al futurismo, come Riccardo Gatti, Orazio Toschi, Pietro Melandri. Frequenta a Firenze l'Accademia di belle arti e inizia a scolpire. Nel 1907 già espone alla Biennale di Venezia. Negli anni Venti ha incontri e scambi di vedute con personaggi di punta del futurismo, ma non subisce gli stilemi del movimento. Marinetti ha per lui parole di apprezzamento, definendolo "uno scultore romagnolo sincerissimo ricco di impegno e animato da un suo ideale di forza di sintesi". Una fotografia del 1928 lo ritrae in un gruppo futurista, assieme a Marinetti, Giuseppe e Remo Fabbri, Mario Guido Dal Monte e Riccardo Gatti. La sua scultura più importante è il Monumento a Francesco Baracca, grande ala verticale in marmo collocata nel 1936 nel centro di Lugo. Nel 1955 progettò la tomba di Francesco Balilla Pratella nel cimitero di Lugo. È scomparso a Roma l'1 settembre del 1972.


Ravegnani Giuseppe
Letterato, nato a Coriano il 13 ottobre 1895. La prima rivelazione futurista è l'articolo Futurismo che appare sul numero dell'1 febbraio 1913 del periodico "Vere Novo. Rivista artistica-letteraria-teatrale", da lui diretto a Ferrara assieme a Italo Balbo. Negli anni successivi collabora con molte riviste, tra cui "Lacerba", "Solaria", "Convegno", "Nuova Antologia", "La Diana", "Pickwick", "Roma Futurista". Nel gennaio 1939 pubblica su "Artecrazia" un articolo in cui prende le difese di Marinetti. L'ultima azione a favore del movimento è la cura nel 1963 delle antologie I futuristi e Poeti futuristi per leditore 'Nuova Accademia di Milano. È scomparso a Milano il 20 giugno 1964.


Ricci Virgilio
Pittore, decoratore e ceramista nato a Lugo il 29 settembre 1894. Frequenta l'Accademia di belle arti di Ravenna dove nel 1916 consegue l'abilitazione all'insegnamento del disegno nelle scuole secondarie: ha seguito però anche i corsi di decorazione e di architettura. Esordisce con alcuni paesaggi divisionisti. Il suo transito attraverso il futurismo si verifica verso i vent'anni d'età: è una breve esperienza testimoniata sostanzialmente dai disegni che nel settembre del 1917 appaiono nella Esposizione interregionale d'arte di Lugo. Tra le sei opere esposte spiccano tre lavori di tipologia futurista, i disegni Scomposizione d'oggetti, Scomposizione lineare d'oggetti e Ritmo dinamico di piedi in movimento. Le opere sono firmate con un grafismo che sovrasta la data e che ricorda la radice quadrata. Una notevole prova di scomposizione della figura umana è il disegno a matita Bevitore del 1917. Opere simili sono realizzate negli anni successivi. La scomposizione dinamica dell'immagine mostra che l'adesione futurista di Ricci si attua con lo sguardo rivolto alla lezione boccioniana (e su influenza dello stile di Giannetto Malmerendi). Ricci è stato collocato in quella tarda permanenza di dinamismo boccioniano che, verificatasi verso il 1916-1918 e rappresentata in particolare da un humus che si raccoglie a Firenze attorno alla rivista "L'Italia Futurista" di Corra, Ginna e Settimelli, si contrappone alla novità della ricerca astrattiva avviata nel 1915 da Balla e Depero. L'ultima testimonianza della sua passione futurista risale alla metà degli anni Trenta allorché, in vista del matrimonio che contrasse nel gennaio 1935 con una maestra lughese, decorò gli ambienti della loro casa. Ricci è uno dei pochi futuristi ad aver decorato l'intera sua abitazione, forse il solo esempio di decoro civile nello stile dell'avanguardia dopo quello di casa Balla. Ricci è scomparso a Lugo il 2 novembre 1963.


Roberti Vero
Nato a Forlì il 5 aprile 1910. Si laurea in chimica farmaceutica all'università di Roma; inizia a dipingere quadri futuristi e a scrivere articoli per giornali e riviste. Pittore vicino all'astrattismo, frequenta a Bologna gli studi di Morandi e Cervellati. Più tardi è amico di Bragaglia e Casavola. Alla fine degli anni Venti si accosta al movimento di avanguardia napoletano dei Circumvisionisti e l'influenza pesa su alcune delle tele esposte alla IV Mostra dei pittori e scultori napoletani svoltasi presso i saloni del "Giornale dell'Arte" a Milano nel 1929, dove Roberti espone sette dipinti: Colline, Paesaggio tubo compressore, Rifrazioni di nebbia, Mendicante + strada, Campagna, Stato d'animo: amore sacro, Stato d'animo: amore profano. Partecipa poi alla II Mostra sindacale d'arte della Romagna Emilia del 1933. Tra il 1932 e il 1935 è redattore, grafico e illustratore a Rimini della rivista "Il Rubicone". Inizia la carriera di giornalista presso la redazione romana del "Resto del Carlino", poi inizia a peregrinare quale inviato speciale all'estero. Dopo la guerra passa al "Tempo" e poi al "Corriere della Sera" ed è corrispondente da Londra, Ginevra, Mosca. Fu lui a far pervenire clandestinamente a Boris Pasternak i proventi della pubblicazione in Italia del Dottor Zivago. È scomparso a Roma il 14 giugno 1987.


Sangiorgi Piero
Dati biografici ignoti. Collabora assieme a Vittoria Gervasi, Mario Hyerace, Tito Testoni e Renzo Valli alla creazione del numero unico "Romagna futurista", uscito a Ravenna nell'agosto 1921.


Sassi Pietro
Pittore, nato a Imola l'11 marzo 1892. Dopo aver esposto nel maggio 1926 alla IV Mostra d'arte di Imola, viene attratto nell'area futurista da M.G. Dal Monte, quando questi fonda a Imola, nell'aprile 1927, il Gruppo futurista Boccioni, di cui facevano parte anche Walter Giustiniani e Paolo Pasini. Il suo nome risuona in una cartolina che Marinetti spedisce a Dal Monte il 18 giugno 1927: "Carissimo, saluta Sassi, Pasini, Giustiniani...". Nel gennaio-febbraio 1928 partecipa con tre Motivi decorativi e cinque dipinti (Elementi in lotta, Trionfo; Occhio, Allucinazioni, Frutta di Romagna) alla Grande mostra d'arte futurista organizzata da Dal Monte nel Ridotto del Teatro Comunale di Imola. Anacleto Margotti ("Il Carlino della Sera", 8 febbraio 1928) e Giuseppe Fabbri ("L'Impero", 18 febbraio 1928) rilevano come Sassi sia un buon pittore che riesce a raffigurare "stati d'animo". A giugno 1928 espone a Imola, alla II Mostra biennale romagnola d'arte, alcuni ritratti. Alla Mostra futurista allestita presso la sede della Società musicale "G. Sarti" di Faenza nell'ottobre-novembre 1928 è presente con tredici dipinti: Dopolavoro, Gondola, Giardino, Frutta, Signorina romagnola, Ebe, sei ritratti e un autoritratto. Si registra una sua partecipazione, assieme agli altri del gruppo, alla Mostra d'arte futurista dell'agosto 1929 a Fiuggi. L'attività del gruppo si sfalda ma Sassi continua a produrre qualcosa di futurista negli anni seguenti. Alla Prima esposizione dopolavoristica d'arte inaugurata a Imola il 14 settembre 1930 appare con tredici tele, di cui tre "futuriste" (Bianco e nero, Fiore decorativo, Lampada e luce). È scomparso a Imola il 14 gennaio 1971.


Savini Luigi
Declamatore, artista drammatico e doppiatore cinematografico, nato a Ravenna il 9 agosto 1891. Già dal 1913 è spesso presente alle manifestazioni futuriste. Il 21 febbraio prende parte alla serata organizzata al teatro Costanzi di Roma: "Il Messaggero" del giorno seguente, all'articolo Due ore di baccano futurista al teatro Costanzi, testimonia che Savini, "attraverso una serie di contorcimenti da acrobata, ha recitato". Il 23 settembre 1913 declama poesie futuriste di Marinetti al Teatro Mastroianni di Messina, poesie già declamate a Palermo il 13 settembre, dove al Politeama Garibaldi c'era stato il burrascoso debutto di Elettricità (poi Elettricità sessuale), dramma in un atto di Marinetti, tratto dal II atto di Poupées électriques (Paris, Sansot, 1909). Il 5 novembre 1913 Elettricità è in scena anche al teatro dei Fiorentini di Napoli, manifestazione per la quale esistono testimonianze su Savini che declama parole in libertà con Marinetti. La sera del 23 gennaio 1914 è al Teatro Comunale di Forlì dove è in cartellone Elettricità. Dopo il dramma, Savini recita l'Inno alla morte di Marinetti. È scomparso a Roma nel 1947.


Sella Roberto
Pittore, decoratore e disegnatore, nato a Lugo il 30 luglio 1878. Si diploma all'Accademia di belle arti di Bologna abilitandosi all'insegnamento di disegno. Insegna per qualche tempo presso la Scuola di belle arti di Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo. Qui conosce esponenti del divisionismo piemontese (Enrico Cavalli e Carlo Fornara) e inizia a dipingere. Nel 1910 torna in Romagna e si stabilisce a Faenza, dove insegna e dipinge febbrilmente. La sua adesione al futurismo è brevissima, costituita da pochi dipinti. Incontra Boccioni, che gli dona una copia del suo Pittura e scultura futurista del 1914, apponendo sull'antiporta una dedica manoscritta. Conosce Pratella e Orazio Toschi, con i quali mantiene una corrispondenza epistolare. A settembre 1917 fa parte del Comitato Esecutivo della Esposizione interregionale d'arte di Lugo (assieme a Pratella, Giacomo Vespignani, Nino Pasi, Severo Pozzi, Roberto Baldessari). In una caricatura del 1923 Sella appare assieme a Pratella, Nino Pasi e altri lughesi tutti vestiti da briganti che si apprestano a dare "l'assalto a Faenza", città implicitamente investita di preminenza culturale. Nel 1920 è presente con numerose opere a una retrospettiva su Lega a Modigliana. Nello stesso anno vince il concorso per la decorazione ad affresco del Teatro Modernissimo di Bologna (distrutto nella seconda guerra mondiale). Seguono altri importanti cicli decorativi a Faenza (Banca di Credito Romagnolo, 1926; Monte di Pietà e Cassa di Risparmio, 1930; Auditorium del Liceo Ginnasio Torricelli, 1932) e a Lugo (tomba di Francesco Baracca e sala da ballo della Casa repubblicana). Si dedica anche alla pittura sacra per alcune chiese faentine. Dal 1926 fino al momento della morte copre la carica di direttore della Pinacoteca civica. È scomparso a Faenza l'1 gennaio 1955.


Spighi Orazio
Poeta. Dati biografici incerti. Si accosta al futurismo mediante Pratella e pubblica nel 1914 a San Piero in Bagno il pieghevole Futurismo?!, che contiene una sua ode al verso libero. Una sezione di versi intitolata Futurismo è anche nella sua collezione poetica Crepuscoli, edita a Bagno di Romagna nel 1921.


Testoni Tito
Probabilmente romagnolo; firmatario, con Vittoria Gervasi, Mario Hyerace e Renzo Valli del manifesto Ai giovani VIVI di Romagna!, apparso a Ravenna con l'intestazione "Movimento Futurista Italiano - Gruppo Romagnolo" il 10 aprile 1921. Il manifesto è riproposto nell'agosto 1921 sul numero unico "Romagna futurista".


Toni Alceo
Musicista e musicologo, nato a Lugo il 22 maggio 1884. Intraprende gli studi musicali con Pratella, dedicandogli alcuni saggi. Trasferitosi a Milano, si avvicina al futurismo solo negli anni Trenta, quando collabora al periodico "Aerovita". Sul numero del 26 novembre 1933 di "Futurismo" pubblica l'articolo Aeromusica: la musica e il volo. È poi direttore del Conservatorio di Milano (1936-1943) e dirige anche numerosi concerti, caratterizzandosi come nome di punta nella ostilità verso l'avanguardia musicale italiana. È scomparso a Milano nel 1969.


Toschi Orazio
Nato a Lugo il 27 dicembre 1887, emigra con l'intera famiglia a Faenza nel 1897. Nel 1906 si diploma all'Accademia di belle arti di Ravenna. Nel 1908 partecipa a una mostra di Faenza, dove ottiene il suo primo riconoscimento pubblico. Memore della lezione di Segantini, le sue tele sono all'epoca impregnate di naturalismo e simbolismo. Nel settembre 1915 partecipa alla Mostra di arte e beneficienza di Faenza con sedici lavori. Il pastello a colori La madre (poi esposto nel 1918 alla Mostra di pittura pura di Roma e nel 1921 in una mostra di Forlì, dove si merita la medaglia d'oro) è il primo disegno di Toschi che sembra rivelare l'interesse verso il futurismo, che si protrae nella meccanicità del Bimbo malato, nella Nostalgia di casa lontana e in Sera antica, tutti pastelli o gessetti databili al 1916. Tra il 1916 e il 1920 infonde alla sua poetica alcuni principi generali del futurismo: è attratto dai valori dinamici, calati in un lirismo pittorico fatto di "stati d'animo". A parte la conoscenza con Esodo Pratelli, Giannetto Malmerendi, Leonardo Castellani, Roberto Sella e Rezio Buscaroli, l'elemento che lo trascina verso scelte di avanguardia è l'amicizia con Pratella. Una mostra personale che Toschi apre a Roma nel 1918 con quasi cinquanta opere, intitolata Mostra di pittura pura, è levento 'che solleva l'interesse di Marinetti, cui Toschi era stato presentato da Pratella: vi figurano opere così originali che il leader futurista lo invita alla mostra futurista di Milano organizzata per il 1919. Toschi aderisce con le tele Primavera, Suonatore di liuto, Suonatore di cembalo, L'ora di notte, Donna alla fontana (in catalogo ai numeri 282-286). L'applicazione di moduli futuristi si protrae in alcuni pastelli e carboncini del 1919, dove Toschi è attratto da figure umane che appaiono come ombre immerse in uno spazio di luce e di linee. Ciò appare in tre disegni di tema funebre: le Campane a morto per una giovinetta, le Esequie di un povero e le Esequie di un bimbo, ma anche nel pastello a colori Andiamoci, a mimmi, lontano lontano... (il cui titolo è tratto dalla quarta lirica delle Myricae di Pascoli, Il morticino). Con i pastelli Maternità e Madre e bimbo, collocabili al 1919, si giunge al limite dello sfaldamento della figura nella luce. Ma è col pastello monocromo Il violinista del 1919 che Toschi esprime al massimo grado la sua vicinanza al futurismo, mediante una scomposizione prismatica della figura che appare incardinata su una struttura di linee curve e rette. La fase prosegue con due pastelli circa del 1920: Suonatore di mandolino e La creatura. Dopo il 1920 Toschi si distacca dal modello futurista. Nel 1921 pubblica Pittura lirica, in cui espone una compiuta teoria artistica e dichiara la propria diversità rispetto al futurismo. Quando Gerardo Dottori, suo ammiratore e amico, lo definisce "futurista" (Orazio Toschi futurista di destra, "Futurismo", a. II, n. 33, 23 aprile 1933, p. 2), Toschi ne soffre. Dottori valuta Pittura lirica di Toschi come "uno dei migliori contributi, dopo Pittura e scultura futurista di Boccioni", senza lesinargli la critica di essere troppo legato, col suo lirismo contemplativo, al passato, tanto che Marinetti lo potrebbe anche chiamare "futurista di destra". Pittura lirica segna la deviazione di Toschi verso moduli primitivi e sacrali: il pittore sviluppa una vena mistica e arcaica che nel corso degli anni Trenta evolve verso una compostezza classica. È scomparso a Firenze il 4 luglio 1972.


Valli Federico (Ghigo)
Nasce a Lugo, figlio di Giacomo, ricco industriale vinicolo della città. La famiglia viveva nella Villa Giorgina, che sorgeva proprio di fronte alla casa di Pratella. È accolto verso il 1919 nel Gruppo futurista emiliano organizzato e diretto a Bologna da Guglielmo Sansoni. L'1 marzo 1919 è attestata una sua partecipazione alla riunione della sezione romana della "Associazione degli Arditi". Scrive saggi di filosofia: i suoi lavori vedono la luce alla metà degli anni Venti presso la Tipografia lughese dei fratelli Ferretti. Apre una galleria d'arte a Roma, dove scompare attorno agli anni Trenta.


Valli Renzo
Nativo forse di Lugo di Romagna, firmatario, con Vittoria Gervasi, Mario Hyerace e Tito Testoni del manifesto Ai giovani VIVI di Romagna!, apparso a Ravenna il 10 aprile 1921. Il manifesto è riproposto nell'agosto 1921 sul numero unico "Romagna futurista".


Vecchi Ferruccio
Scultore e letterato, nato a S. Alberto di Ravenna il 21 aprile 1894. Interventista, diventa nel dopoguerra il capofila dell'Arditismo civile, all'origine della fondazione dei Fasci di combattimento nel marzo 1919. Poche settimane dopo guida assieme a Marinetti l'assalto alla sede milanese del giornale "Avanti!". Fonda con Mario Carli l'associazione degli Arditi d'Italia e il settimanale "L'Ardito", ambedue strumenti di raccordo con il movimento futurista. Negli anni Venti si dedica all'attività letteraria e scultorea. È scomparso forse a Roma attorno al 1957.


Vespignani Giacomo (Babaza; L'antipratico)
Pittore e ceramista, nasce a Lugo il 15 aprile 1891. Studia all'Accademia di belle arti di Bologna dove si diploma nel 1913; si avvicina al futurismo nel 1914. Prende parte alla serata futurista del 19 gennaio 1914 al Teatro del Corso di Bologna. Il 20 marzo 1914, Marinetti, Carrà, Boccioni e Russolo inaugurano nel sotterraneo dell'Hotel Baglioni di Bologna una Mostra d'avanguardia che dura un solo giorno con tele di Giorgio Morandi, Mario Bacchelli, Osvaldo Licini e Severo Pozzati. Vespignani si fa apprezzare con dipinti degli anni precedenti, traversati da una vena cromatica spregiudicata: Tuf tuf del trenino nero, Il canto dell'usignolo, Le rane al macero. Dopo la mostra del 1914 la pittura di Vespignani si accosta alle istanze di "Valori Plastici", perseguendo recuperi contemplativi e naturali, anche se restano forti in lui le inclinazioni futuriste. Nello stesso 1914 realizza infatti presso la bottega dei fratelli Minardi di Faenza alcune maioliche che dal 19 al 26 settembre 1915 espone alla Mostra di arte e beneficienza di Faenza, dove anche appaiono le sue tele Poesia della notte, Tramonto sul canale, Impressioni di giardino, Natura morta e Impressione d'inverno. Identica scelta di esporre ceramiche e tele futuriste anche nel settembre 1917 per l'Esposizione interregionale d'arte di Lugo. Gli anni successivi sono tutto un succedersi di apparizioni: nel 1919 partecipa a Milano alla Grande esposizione nazionale futurista di Palazzo Cova, trasferita nel 1920 a Genova e a Firenze. Marinetti inaugura una sua personale ad Antignano, sulla costiera livornese. È presente nel 1921 alla Esposizione regionale d'arte a Forlì e crea alcuni pezzi di ceramica futurista. Nel 1923 espone alla Bottega d'Arte di Livorno, nel 1924 alla XIV Biennale di Venezia e nel 1926 alla XV Biennale nella cornice della Mostra del futurismo italiano allestita nel padiglione dell'U.R.S.S., dove appare il suo dipinto Complementarismo. Dal 20 gennaio al 5 febbraio 1927 è la più significativa presenza romagnola (assieme a M.G. Dal Monte) a una mostra di opere futuriste alla Casa del Fascio di Bologna. La tela Complementarismo, poi andata perduta, viene esposta nell'aprile-luglio del 1927 nella sezione futurista della terza Quadriennale di belle arti a Torino e riproposta nel novembre-dicembre 1927 a Milano alla Galleria Pesaro nella Mostra di trentaquattro pittori futuristi. Tra il 1920 e il 1929 vive nei mesi estivi sulla collina livornese dell'Ardenza, nella villa "La Morazzana" di proprietà del lughese Francesco Pasi, gestore del Teatro di Livorno: qui dipinge paesaggi nei cassettoni del soffitto della sala. Insegna alla Scuola di arti e mestieri di Santa Sofia di Forlì fino al 1927, e poi a Lugo dove nella stessa epoca dirige la Scuola comunale di ceramica. È scomparso a Lugo il 28 dicembre 1941.


Vistoli Raoul
Scultore di ispirazione prevalentemente religiosa, nato a Fusignano il 22 dicembre 1915. Si trasferisce a Roma nel 1938 e comincia a dedicarsi a uno stile espressivo di aspetto drammatico e dalle forme tormentate e tetre. Alla III Quadriennale nazionale d'arte di Roma del 1939 espone coi futuristi un quadro e una scultura in terracotta. È scomparso a Roma il 14 (o 15) giugno 1990.


Zimelli Umberto (Zumbo)
Nato a Forlì il 4 maggio 1898, pratica una vasta attività di pittura, decorazione, oreficeria, scultura in legno e avorio, disegni per ricami, ceramica, scenografia, giocattoli artistici, arti grafiche, pubblicità, illustrazioni di libri e riviste, mosaici, incisione di ex libris e scrittura. Si firma con lo pseudonimo Zumbo. Frequenta nel 1911-1913 la scuola di arti e mestieri di Forlì e nel 1914-1917 l'Accademia di belle arti di Ravenna. Nel 1920 fonda con altri artisti il Cenacolo Forlivese e vi allestisce una mostra di decorazione parietale. Sempre nel 1920 inizia a disegnare copertine e illustrazioni per "La Piê", firmando fino al 1972 circa 50 lavori. Nel 1924 si trasferisce a Milano e inizia la sua attività di illustratore per case editrici e di cartellonista pubblicitario per grosse aziende. Nel 1929 inizia l'attività di scenografo, realizzando scene per ogni tipo di spettacolo: teatro di prosa, rivista, opera lirica. Nel 1933 partecipa a Firenze a una mostra sulla scenografia internazionale organizzata da Anton Giulio Bragaglia: il tema di fondo è il superamento dell'impianto scenico bidimensionale a favore di strutture architettoniche colpite da luce in movimento. Nella creazione scenografica Zimelli si richiama a una concezione plastica e cromatica che combina elementi futuristi, cubisti e astrattisti, guardando all'astrazione architettonica di Prampolini. Questi organizza nel 1936 a Milano la VI Triennale, prima esposizione di scenotecnica moderna internazionale, cui Zimelli partecipa. È l'occasione in cui viene sottolineato il valore del Teatro sintetico futurista, del Teatro del colore di Ricciardi e del Teatro degli indipendenti di Bragaglia. È scomparso a Milano il 6 novembre 1972.

Romagna Futurista
Repubblica di San Marino,- San Marino Città, Museo San Francesco
Dal 13 aprile al 18 giugno 2006
Orari: fino al 10 giugno 9,00 - 17,00 - sabato e domenica 9,00 - 18,00; dall'11 giugno 9,00 - 18,00. Prezzi biglietti: intero 6,00 euro; ridotto 3,00 euro.
Catalogo a cura di Beatrice Buscaroli in collaborazione con Alessandro Ortenzi.
A cura di: Beatrice Buscaroli con Alessandro Ortensi


Articolo pubblicato il 4 aprile 2006