Arte

Museo Remondini: I Santi dei Remondini

Bassano del Grappa (Vi) - Museo Remondini
Dal 15 settembre 2007

I Remondini. Furono i Murdoch d'un tempo. Le loro immagini venivano distribuite ovunque, dalla Patagonia alla Siberia, dall' Irlanda all'Impero Ottomano, influendo non poco sulla storia dell'iconografia oltre che della comunicazione.
Diedero il volto a Santi e eroi, a città lontane e irraggiungibili. Entrarono nella quotidianità di milioni di famiglie con i loro giochi o con le ironiche raffigurazioni del Paese della Cuccagna (“dove meno si lavora, più si guadagna”), ma dominarono anche gli spettacoli di piazza con le loro Vedute ottiche, crearono sensazione di sfarzo e ricchezza ideando meravigliose carte marmorate, degne sostitute di pietre e marmi sognati. Crearono persino i primi romanzi popolari a puntate: ogni stagione un nuovo capitolo.

Il Paese della Cuccagna

Il Paese della Cuccagna

Bassano era il cuore di questo impero mediatico allora davvero universale. Qui venivano stampati e personalizzati nelle diverse lingue i materiali per ogni luogo raggiungibile del mondo. Qui venivano a rifornirsi coloro che questo mondo percorrevano a piedi: due grandi centrali distributive, quella dei Tesini che percorrevano l'Europa, dalla Germania ai Paesi nordici per poi spingersi ad ovest verso le Americhe, e gli Schiavoni cui era affidato l'intero est del mondo, sino al Pacifico.

Incisione di Rembrandt

Incisione di Rembrandt

S. Simon

S. Simon

S. Rochus

S. Rochus

S. Bartholomeus

S. Bartholomeus

Ai Remondini, Bassano del Grappa dedica un nuovo Museo dove saranno presentate le storiche raccolte dei materiali della grande dinastia di stampatori-imprenditori. Il patrimonio remondiniano raccolto dai Civici Musei di Bassano del Grappa è imponente: complessivamente si tratta di 22.500 pezzi, compresi tutti i più celebri fra i “prodotti” della casa e, non ultimi, i grandi capolavori dell'incisione italiana ed europea da loro raccolti, da Durer a Tiepolo.

La battaglia degli Dei marini

Andrea Mantegna
La battaglia degli Dei marini

Il nuovo Museo Remondini, che sarà aperto al pubblico a partire dal prossimo 15 settembre, si presenta come il più importante museo dedicato alla stampa in Italia.

Con cadenza semestrale, il Museo Remondini, oltre alle collezioni stabili, presenterà delle mostre a tema. La prima, che sarà inaugurata in concomitanza con l'apertura del Museo, sarà dedicata alla produzione più “di massa” dei celebri stampatori, ovvero a “I Santi dei Remondini”.

Foglio di soldatini

Foglio di soldatini

Il nuovo Museo, voluto dall'Amministrazione Comunale di Bassano del Grappa e diretto da Giuliana Ericani, direttore dei Civici Musei, sarà dotato di condizioni climatiche e tecnologiche appositamente studiate per garantire la conservazione delle “carte”, materiali che richiedono, per non deteriorarsi allorché esposti, di particolari condizioni di luce e umidità.
Oltre ai materiale esposti nel Museo e nella mostra temporanea, il visitatore avrà a disposizione anche l'archivio elettronico completo di tutta l'opera remondiniana conservata nelle raccolte bassanesi.

Carte da gioco

Carte da gioco

Per il nuovo Museo, Emanuele Luzzati ha voluto creare, poco prima della sua scomparsa, le immagini dei “Tesini”, i venditori delle stampa remondiniane.
Saranno proprio i “Tesini” di Luzzati ad accogliere ed accompagnare i visitatori del Museo, introducendoli in un inconsueto, affascinante viaggio in questa storia delle meraviglie.


Il “modello nord-est” nasce con i Remondini
Ascesa e declino di un impero commerciale
Si ci fosse un modello storico di riferimento per il nuovo “modello nord-est” esso non potrebbe che essere quello dei Remondini.
Intuizione, capacità di lavoro, controllo dell'intera filiera produttiva, dall'acqua del Brenta alla distribuzione del prodotto finito, totale flessibilità nell'adeguarsi a ciò che di nuovo richiedono i diversi mercati,  massima innovazione tecnologica, prezzi contenuti e una rete commerciale onnipresente.
Come ci si immagina avvenga oggi per i vari Benetton o Stefanel, salvo per il fatto che tutta la produzione era concentrata a Bassano e che delocalizzazione all'epoca non si parlava proprio.
Nel loro momento di massimo splendore i Remondini avevano sul libro  paga oltre mille dipendenti oltre a centinaia di “lavoratori autonomi”, ovvero quei Tesini e Schiavoni che commercializzavano i prodotti Remondini anche in Africa.
Poi cambia il contesto, si fa acuti i problemi del passaggio generazionale, si punta alla diversificazione delle attività e degli investimenti e quello che era il cor business  non regge alle nuove condizioni dei mercati. Per la Dinastia fu la fine. Ma anche l'inizio di un mito.

Il commercio dei Remondini raggiunse nel suo apice una diffusione talmente vasta ed estesa da suscitare lo stupore e l'ammirazione dei contemporanei.
Le merci remondiniane - scriveva nel 1764 il Podestà di Bassano ai Cinque Savi alla Mercanzia - vengono spedite “in Lisbona, Spagna, Germania, Ungheria, Moscovita, Olanda, Prussica, Arcipelago, Costantinopoli, e fino nell'America” e , come per rassicurare interlocutori increduli, attestava l'aver personalmente visto la documentazione relativa oltre 30.000 ducati di “opere della di loro stamperia” caricate nel porto di Cadice in navi dirette oltre oceano. Erano forse queste relazioni con l'America a riempire di compiacimento i responsabili dell'economia veneziana. Carte e stampe Remondini - ripeteva il deputato alle fabbriche e Savio alla mercanzia Gabriel Marcello - vanno “nelle Spagne, nelle Canarie, in Portogallo, alla Vera Cruz, nel Messico e nel Paraguai”. Ma, per lo stesso Magistrato veneziano, non erano da trascurare i “moltissimi esiti” nel Piemonte, Marsiglia, Provenza, nei Svizzeri e persino in Francia e così in Ungheria, Transilvania e negli Stati della Germania e più nella Danimarca”.
Era quindi giustificato l'orgoglio dello stesso Giuseppe Remondini, il quale nel 1782 affermava che il suo commercio si estendeva “per tutta l'Europa, nell'America, nella Moscovia asiatica ed europea in alcune province dell'Asia e dell'Africa”. Questa grande capacità di vendere in tutta Europea non solo le stampe, ma anche i libri, ebbe positivi riflessi nei rapporti con gli autori. La Stamperia di Bassano divenne quindi un punto di riferimento fondamentale per chi voleva garantire alle proprie opere un'ampia e veloce diffusione.
Le ragioni di questo successo vanno ricercate nell'abilità imprenditoriale della Ditta bassanese e nella spregiudicatezza con cui gestiva i propri affari. Fu Giuseppe a costituire quella completa concentrazione verticale che consenti alla sua attività di controllare tutto il processo produttivo, dalla materia prima allo smercio finale dei prodotti. Egli si dedicò in modo particolare alle Cartiere, riuscendo ad acquistare nel corso degli anni Trenta tre fabbriche ad Oliero, una a Campese e un'altra ad Arsiero. Erano tutte, tranne l'ultima, non molto distanti da Bassano, e rifornivano direttamente gli stabilimenti cittadini, i quali nel frattempo si erano progressivamente estesi, venendo ad occupare tutto il lato nord della piazza di Bassano.
Nel 1747 i fratelli Giovanni Antonio (1700 - 1769) e Giambattista (1713 - 1773) chiesero di essere iscritti all'arte della stampa veneziana per potere aver diritto alla concessione dei privilegi di stampa e soprattutto per poter aprire una libreria a Venezia. La reazione dei librai e stampatori della capitale fu vivacissima. Per quasi tre anni tentarono di resistere, ma nel 1750 dovettero capitolare non riuscendo a far fronte alle continue spese richieste dalle controversie legali promosse dai bassanesi.
Contemporanea all'iscrizione fu l'apertura a Venezia nella merceria di San Salvador di una grande libreria che divenne il recapito principale della ditta. Era diretta da un'agente stipendiato dai Remondini e da loro strettamente controllato. Da quel momento i libri presero ad uscire con la datazione topica veneziana, e corrispondenti ed autori ebbero come punto di riferimento la libreria veneziana. La produzione libraria ebbe uno sviluppo impressionante. Negli anni Quaranta le licenze di stampa rilasciate ai Remondini erano state in tutto 86, su un totale di 1880 concesse nello Stato, pari al 4,6%; nel decennio successivo saltarono a 354 su 2407, pari al 14,7%. Mediamente potevano essere posti sul mercato, tra ristampe e nuove edizioni, una trentina di titoli nuovi all'anno. La capacità produttiva dei 18 torchi remondiniani superava di gran lunga quella di ogni altro stampatore, persino quella dei grandi e potenti Baglioni o Pezzana, gli artefici della rinascita della floridezza tipografica veneziana settecentesca, nessuno dei quali era allora in grado di stampare tanto.
I libri Remondini costavano tra l'altro di meno; non tanto, come si diceva a Venezia, a causa della loro scadente qualità o perché a Bassano le retribuzioni fossero molto minori che a Venezia, ma più probabilmente per l'organizzazione industriale complessivamente più razionale, per il fatto di adoperare carta propria e, infine, per un sistema di distribuzione, costruito grazie anche all'aiuto dei Tesini, rapido ed efficiente, in grado di raggiungere senza particolari difficoltà non solo ogni angolo del continente, ma pure località non marginali del mondo extra europeo.
Con Giuseppe (1745 - 1811), complice un clima economico particolarmente favorevole, vennero affiancate alle vecchie produzioni seriali nuove tipologie di prodotti, destinati ad un pubblico più colto e raffinato. Non solo quindi le solite immagini popolari di carattere religioso, ma anche incisioni tratte da rinomatissimi artisti moderni e antichi, di cui la Ditta era riuscita ad acquistare i rami.
Solo nell'ultimo decennio del Settecento la tendenza allo sviluppo si invertì. Dopo il 1789 si placarono gli scontri con i vecchi stampatori della corporazione veneziana, i dissidi famigliari, sfociati nella separazione dei beni, indebolirono fortemente la produzione, ormai non più a passo con i tempi. Per quanto ridimensionata la Ditta Remondini proseguì a lavorare fino al 1861. Ma le vicende ottocentesche lasciano l'impressione di vita alla giornata, con poche prospettive, in un mondo che cambiava, nel quale i dirigenti bassanesi non dimostravano più di trovarsi a proprio agio.


Il Museo Remondini a Palazzo Sturm
Nello stupendo palazzo Sturm, ampliato nel corso del Settecento dalla famiglia Ferrari, industriali della seta, sulle rive del fiume Brenta non lontano dal Ponte Vecchio, sede del prestigioso Museo della Ceramica, è allestito e si inaugura il Museo Remondini, che occupa il terzo piano della sede destinata interamente alle arti decorative.
L'allestimento è stato realizzato dall'architetto bassanese Carmine Abate e dal gruppo interdisciplinare costituito all'interno del comitato organizzatore, composto da Giuliana Ericani, direttore dei Musei, storico dell'arte, Renata del Sal responsabile dell'archivio storico e della biblioteca, Mario Infelise, storico dell'editoria, Alberto Milano, collezionista ed esperto di stampe popolari, Giorgio Bassotti, editore e presidente della Scuola di Grafica bassanese.

Il tema del viaggio presiede all'intero percorso e viene riproposto secondo una linea del tempo che intreccia le vicende della famiglia con i materiali prodotti, in un percorso storico di 200 anni della storia dell'uomo e del libro e della civiltà dell'immagine europea tra la metà del Seicento e la metà del Settecento.
L'allestimento prende le distanze dai segni antichi del palazzo, arredi lignei e stucchi, diviene segno moderno, essenziale. La necessità di evitare, per ragioni conservative, la luce naturale costringe a scelte che divengono di atmosfera e di effetto, ioduri metallici per il contorno, fibre ottiche per le puntualizzazioni.

Preliminare all'allestimento è la scelta organizzativa, richiesta dalla Direzione, di affiancare alle sezioni permanenti una sezione espositiva temporanea, che prevede due allestimenti annuali. Tale esigenza deriva dalla necessità di limitare l'esposizione alla luce dei materiali e consentire una continua rotazione sollecitando l'interesse di visitatori abituali.

La sezione delle mostre temporanee, a sua volta, prevede una doppia possibilità di visita, una diretta delle opere esposte sui tavoli ed una indiretta, affidata ai visitatori che possono aprire i grandi cassetti e selezionare visivamente le incisioni che più sollecitano il loro interesse.

Attraverso una sezione didattica ed uno spazio dedicato alle postazioni informatiche si entra nella sezione permanente, introdotta dalle sagome dei Tesini, realizzate da un disegno di Emanuele Luzzatti. Il tema del viaggio trova immediato riscontro visivo in una grande carta dell'Europa, che segnala i luoghi di smercio dei libri e dei fogli incisi dei Remondini. Un video allargherà il campo del viaggio alle nazioni extraeuropee.

La seconda stanza è dedicata alla storia dei Remondini, della calcografia e della tipografia. Dipinti, documenti, sculture, registri introdurranno alle vicende dei protagonisti della storia. Supporti multimediali ed apparati didattici fissi integreranno le informazioni delle opere e dei documenti.

La stanza seguente, del Tesoro, espone i grandi capolavori della produzione, da Il gatto domestico a Il cane Barbino, a Il mondo alla rovescia, oltre ai fogli più prestigiosi della collezione, da  Mantegna a Tiepolo. I legni e le lastre accostati ai fogli realizzati consentiranno l'immediata percezione da parte del visitatore degli aspetti tecnici dell'incisione e della xilografia.

La grande stanza d'angolo coperta di stucchi offrirà un'idea variegata delle differenti tematiche affrontate dalla produzione, foglietti da ritaglio per scatole, mobili e vassoi, giochi, ventole, carte da visita, carte da gioco, vedute ottiche, immagini sacre.

La decima stanza del percorso espone la più grande collezione di carte da parati al mondo con i rispettivi legni xilografici.
L'ultimo spazio espositivo è riservato alla produzione libraria.

Particolarmente curata è la parte didattica del Museo, che affronta tutte le tematiche legate alla conoscenza della stamperia e dei suoi prodotti, affidata ad apparati tradizionali, stampati ed a supporti elettronici e multimediali che accompagnano il visita, lasciando al pubblico la possibilità di interagire con le notizie desiderate.
Uno spazio introduttivo è dotato di programmi elettronici ai quali il visitatore potrà richiedere informazioni sui fogli remondiniani e della collezione presenti nella raccolta museale bassanese.
Un museo di meraviglie e di scoperta, per la conoscenza di una tecnica, la stampa, che è ai primordi della cultura del mondo ed offre aspetti tecnici e tecnologici  di molto interesse.
La didattica di tali aspetti è affidata, in uno spazio deputato, alla sezione didattica del Museo e, per gli adulti, alla Scuola di Grafica bassanese.