Arte

Apre a Poggio a Caiano il Museo Soffici

Mostra permanente delle opere dell'artista e centro studi dedicato al grande protagonista della cultura del Novecento

Grande personalità della prima metà del Novecento in Italia, Ardengo Soffici, pittore e letterato tra i protagonisti dell'apertura internazionale della cultura italiana - aggiornato con le ricerche e gli stimoli d'Oltralpe, grazie al lungo soggiorno parigino - torna al centro dell'attenzione con l'inaugurazione, il 16 maggio nei restaurati spazi delle Scuderie Medicee di Poggio a Caiano, del Museo Soffici.

Soffici nello studio di Poggio a Caiano in una foto del '55





Uno spazio museale unico nel suo genere in Italia, ove accanto all'esposizione permanente di una significativa selezione di dipinti dell'artista - ceduti in comodato o in prestito temporaneo al Museo e destinati ad alternarsi nel tempo con altri lavori di Soffici - sono accessibili anche una Biblioteca specializzata con tutte le prime edizioni delle opere a stampa dell'artista toscano, una raccolta della bibliografia critica, la collana completa delle riviste da lui dirette o alle quali collaborò (in particolare Rete Mediterranea, Lacerba, La Voce e Leonardo) e un archivio in fieri d'immagini e documenti a lui riconducibili.

Un'operazione culturale di respiro che costituisce una tappa significativa del programma di ricerche e di studi che da anni il Comune di Poggio a Caiano sta conducendo sulla figura e sull'opera sofficiana, affiancato fin dal 1992 dall'Associazione culturale Ardengo Soffici che, annualmente, pubblica la raccolta di Quaderni Sofficiani. Un'occasione importante anche per dare nuovo impulso alle ricerche e agli approfondimenti sul Novecento toscano, ricco di personalità di straordinario interesse e non ancora sufficientemente indagato e valorizzato, che nel Museo Soffici e nel comune pratese potrebbero trovare un fondamentale punto di riferimento. Un evento significativo, infine, nell'ambito del centenario del manifesto futurista, laddove il Maestro prese parte attiva al fervore di quella stagione e fu tra i suoi pochissimi teorici con il libro "Primi principi di un'estetica futurist".

Soffici entra in contatto negli anni parigini, dal 1900 al 1907, con i più originali esponenti delle avanguardie letterarie ed artistiche - Picasso, Apollinaire, Max Jacob, Rousseau il Doganiere, Braque, Medardo Rosso - ma è nel piccolo borgo agricolo di Poggio a Caiano, ove si stabilisce fin dal suo rientro in Italia e, con saltuarie interruzioni, rimarrà fino agli ultimi anni di vita, che egli matura la propria poetica, divenendo punto di riferimento per un'intera generazione d'artisti, voce autorevole per tutta la sua esistenza.

"…con questi luoghi Soffici ha un rapporto di così stretta affinità da percorrerli come se frequentasse il suo stesso spessore emotivo, le sue attitudini profonde che ineriscono qualità della vita e dei sentimenti; insomma Soffici è questo paesaggio toscano, in esso si riversano i ritmi e le pause del pensiero, della creatività, dei desideri espressivi."( Luigi Cavallo, 2007)

Qui egli fa del rapporto con la natura e la realtà il punto di forza della sua interpretazione creativa; dipinge, scrive, riceve amici e giovani in cerca di confronti, partecipa e sprona gli sviluppi culturali e artistici, mantenendo le aperture europee e i contatti con letterati, pittori e scultori francesi, spagnoli, tedeschi, russi.
Da Poggio a Caiano, che Soffici ritrarrà nell'arco di tutta la vita, riesce a far apprezzare le sue doti di sensibile innovatore e di critico, la sua ricchezza d'argomenti, l'incisività e l'originalità delle sue intuizioni, rispondendo all'urgenza di innervare la cultura nazionale con le esperienze straniere e di avviare una stagione veramente moderna, nutrita nel contempo dei valori della più genuina tradizione italiana.

"…quel povero rifugio, che per altri sarebbe stato, dopo Parigi, una limitazione ed una penitenza scrive Prezzolini nel 1953 ne "L'italiano inutile" - fu una forza ed una gioia nella vita di Soffici, ché lo ricondusse a vivere nel mezzo della Toscana e dei Toscani, a contatto col popolo e con la natura"

Ora, negli spazi delle scuderie connessi con la Villa dell'Ambra, recuperati in questi anni su progetto di Franco Purini con i finanziamenti della Comunità Europea, della Provincia di Prato e del Comune di Poggio a Caiano, il Museo Soffici - istituito dal Comune poggese, con il patrocino della Regione Toscana, della Provincia di Prato e dei Comuni di Carmignano, Forte dei Marmi e Rignano sull'Arno, e affidato alla cura di Luigi Cavallo insigne studioso dell'artista e del Novecento - consentirà, nel sua originale assetto di pinacoteca e di centro studi, di approfondire la poetica sofficiana nella complessità della sua produzione letteraria e pittorica, sullo sfondo dei colori e degli umori della sua terra: e tutto ciò in linea con le intese umane di Ardengo Soffici che prediligono la chiarezza spirituale.

I trenta dipinti provenienti da raccolte pubbliche e private, che costituiscono la mostra permanente del Museo Soffici, presentano infatti gli sviluppi della pittura del Maestro tramite taluni capisaldi nella produzione dell'artista, dal 1904 agli anni Sessanta, ma anche grazie agli avvicendamenti delle opere che, negli anni prossimi, verranno effettuati: una sorta di "museo mobile", capace di offrire nuovi stimoli e suggestioni secondo il modo di sentire di Soffici, contrario a qualunque fissità, considerando sia il passato che il futuro come condizione del presente.


In questa "prima" versione di pinacoteca sofficiana, ecco dunque proposte alcune opere chiave: lo studio su foglio quadrettato e la tempera raffiguranti "I mendicanti", entrambi lavori preparatori per il dipinto, ora disperso, che Soffici realizzò a Poggio a Caiano nel 1906 e che espose l'anno seguente al Salon d'Automne a Parigi, all'Autoritratto acquarellato dell'Album di Studi del 1907; le opere ove autentico protagonista è il paesaggio poggese, con le sue strade, i campi e le case rurali - "Paesaggio toscano" e "Tramonto a Poggio" del '25, per citarne alcuni, oppure "Contadini" del 28 o "Nevicata" del '43 in cui la visione quotidiana è trasfusa in un senso di bellezza ineffabile - fino alle "filiazioni" di quelle istanze d'avanguardia che Soffici aveva avuto modo di sperimentare in Francia, così come emergono in "Trasporto funebre" (1910), ricco di echi latamente impressionisti, e nelle tre opere grafiche cubofuturiste "Piani e linee di una donna che si pettina" (1912), "Mendicante"(1913) e "Le pont"(1914).

Poi i dipinti legati agli affetti familiari: "Mamma Egle" del 1904, i cui tratti fermi e seri sono espressione di una vita dignitosamente parca e modesta come quella che caratterizzerà Soffici, o come "Fanciullo dal fiore" del '28/'29, raffigurante il figlio Sergio nello studio che Ardengo aveva ricavato al piano superire della casa di Poggio a Caiano, o ancora i ritratti delle due figlie, Valeria e Laura, e della moglie. Sempre a ricordare l'intimità della casa trovano posto, in questa speciale "galleria", alcune bellissime nature morte: dal capo d'opera "Margherite" del 1911, alla tempera su gesso del '33, fino alla "Natura morta con popone" del 1948 che rinnova il gusto per i trofeini cubisti ed è forse il miglior ritorno alle composizioni dell'avanguardia storica.

Accanto poi al cruciale "Paesaggio a Chiavris" (1916) - unico documento pittorico del periodo bellico di Soffici ed evidente ripresa della fase in cui le geometrizzazioni cubiste s'innestavano su un modello di impronta cezanniana - a Poggio a Caiano sarà possibile ammirare anche dipinti che mostrano il richiamo alla grande tradizione toscana: "Cena in Emmaus" del 1933-34 e "Miracolo di San Francesco", unica commissione pubblica da lui realizzata", operano una "fusione di naturalezza e di racconto straordinario" ove emergono i fermenti propri della sua terra, richiami a Massaccio e Giotto fino al cinquecento fiorentino.

Infine, molto rare due opere che saranno esposte solamente fino al 19 luglio, quale ulteriore omaggio all'apertura dell'importante istituzione poggese.
"Pera, libro e tazza" tempera del 1914-15, in cui l'artista tiene conto sia delle novità apportate dal manifesto e dalla tipografia, sia dell'immediatezza dell'arte popolare e sembra anticipare le neoavanguardie degli anni Cinquanta; e "Caffè Apollo", opera ricca d'allusioni e di richiami, "evocazione di una modernità sospesa tra vita e simulacro, colta febbrilmente e liricamente attraverso l'accenno a luoghi e figure simboliche", definita, "un esempio tra i più significativi della stagione futurista di Soffici".