Indice degli articoli di arte


Titolo della mostra: "Fuoco"
Chi espone: Lucia Gangheri
Dove: Galleria d'arte "San Giorgio a Cremano"
Via Cavalli di Bronzo, 95 - San Giorgio a Cremano (Na)
Quando: dal 2 al 16 aprile 2005, da mercoledì a sabato ore 17.30-20,30.
Informazioni: tel. 081 7762953

Fuoco alle fiamme (Mimmo Grasso)
Dialoganti: Mercurio, Filotimo e Logico

Filotimo: "…o Ermes, leggendo il nostro dialogare e ascoltando i tuoi stracuonci quell’uomo lì si è addormentato dubbioso e ha lasciato il libro semiaperto. Ciò ha consentito questa nostra frettolosa uscita. Dove ci conduci?"


Ermes: "Ho sbirciato sulla sua scrivania l’invito per una mostra sul fuoco"

Filotimo: "E dove, di grazia. Sono due ore che ci confondiamo tra i passanti saltando sull’ombra e di questo e di quello"


Ermes: "Ancora un poco, Filo, e giungeremo a San Giorgio"


Filotimo
: "San Giorgio? Cos’è, una chiesa? La mostra riguarda San Giorgio e il drago? Il fuoco è dunque quello dei draghi, di cui sei ammaestratore?"

Ermes: "Per certi aspetti, amico, il posto dove stiamo andando è una chiesa. Ma non c’è San Giorgio. Pensandoci a fondo, tuttavia, potrebbe esserci questo cavaliere"

Filotimo: "Sono encausti? Affreschi?"

Ermes: "No. Fotografie e dipinti"

Pilotino: "Spiegami, ti prego: cosa significa fotografia"

Logico: "E’ un procedimento di riproduzione delle immagini mediante strumenti ottici"

Filotino: "Come quelli di Galileo?"

Logico: "Un po’ più complessi"

Filotimo: "Ma non parliamo di artisti? Se costui usa meccanismi e strumenti a me sembra più uomo di scienza che d’arte"

Logico: "Rimani un cucciolo, Filo. Nel mondo in cui stiamo andando tra artista e scienziato non c’è differenza. D’altra parte, Marsilio e Pico e altri e il nostro stesso autore dovrebbero averti insegnato qualcosa"




Filotimo: "Giusto. Non mi avete però detto che significa fotografia"

Ermes: "Scrivere con la luce, far segni con la luce"

Filotimo: "La luce, cioè il fuoco, ombra della luce, come nel nostro libro?"

Logico: "Si, se così ti va bene. La tecnica su cui si fonda la fotografia e si chiama messa a fuoco"

Filotimo: "Come nelle ellissi"

Ermes: "Anche. Ma taciamo, adesso. Mischiamoci tra la folla. Vestiti come siamo e con le nostre mani sporche d’ombra desteremmo qualche perplessità. Siamo arrivati"

Filotimo: "Pensavo che l’artista fosse un uomo. Da come riesco a leggere in questi caratteri strani, si tratta di una donna. Lucia Gangheri, se capisco bene. O Gângâri"

Ermes: "Ambedue. Anche i nomi sono universi infiniti e pluralità di mondi. Cambiare nome significa rinascere. Anche il nostro autore non è chiamato Giordano Bruno dal dormiente lettore del nostro libro"

Filotimo
: "E come lo chiama?"

Ermes: "Salamandra"

Logico: "Ermes, questi dipinti sono in numero di dodici, come lo zodiaco"

Ermes: "Questo è un segno che accoglie tutte le cose essendo, come insegna il maestro, l’ombra media che sta tra l’idea e la natura. Qualcuno l’ha chiamato archetipo"

Logico: "Aggiungerei anche un quid di numerologia sacra "

Ermes: "E di psichico. Tutto è in base due, pòlemos che coincide, uroborico. Anche la mente è, infatti, modello di un cervello che si muove in modo duplice e chiastico, come sai"

Filotimo: "Ma io non lo so e voi mi tenete lontano coi vostri discorsi. Ermetici, ovviamente. La mia parte nel libro la conosco a memoria e la replico ogni volta che si avvicina un lettore. Vorrei cambiare un po’ ruolo"

Ermes: "Nel De umbris idearum, è chiaramente detto in limine che se non ti senti all’altezza dell’opera è meglio che non sfogli neanche una pagina"

Logico: "Ti spiegherò ancora una volta, Filo, la faccenda con un esempio. Ricorderai Omero e i poeti mnemotecnici. Il loro poetare è composto di polarità e analogia. Due immagini, dunque due rappresentazioni mentali racchiudono, come ombre, una conoscenza e vengono usate in opposizione (x,y). Due coppie di immagini sono in opposizione ma sono anche complementari, si equivalgono come nell’algebra degli arabi e nel trattato lulliano. Dunque avremo x,y come poli opposti (ma, per molti aspetti, coincidenti almeno quanto alla costruzione mentale). Se Omero usa x,y e x1,y1, gli elementi sono anche complementari e costituiscono un modulo percettivo, secondo questa una serie che con questo tizzone ti scrivo alla parete: x-y,x1-y1,x-y1,y-x1-x-x1,y-y1, ecc.
Puoi semplificare raggruppando ed esprimendo il tutto in termini semplici, equazioni matematiche"

Filotimo: "Non è che abbia molto capito, in verità. E poi, scusa, potresti farmi un esempio un po’ meno astratto? Dove succede specificamente questo in Omero?"

Logico: "C’è, nell’Iliade, un libro intero che il grande cieco dedica alla costruzione dello scudo di Achille. Dovrebbe esser chiaro, se hai gli occhi di Omero, che la struttura del libro ripete quella dello scudo e che le immagini rappresentate sono opposte e complementari. E infatti, se ricordi, l’arma era composta di cinque strati: due di bronzo, due di stagno, uno d’oro.Dunque 2+2+1, cioè 5. L’importanza del 5 ti è nota. A questi cinque strati corrispondono i cinque cerchi sui quali l’artefice produce a sbalzo varie scene. Giungiamo dunque al numero 10, il delta della sacra tetractys. Le immagini dello scudo sono in relazione e opposizione tra loro, come x-y-x1-y1. Il quinto elemento è opposto agli altri e li contiene, come il fiume Oceano. Ecco perché è d’oro". Senonchè il fiume Oceano è il caos, l’oro è l’ordine. Sono diversi livelli di aretè e di conoscenza"

Filotimo: "Comprendo. Anche i rosoni logici e analogici di Giordano funzionano così"

Ermes: "Beh, ci hai messo quasi cinquecento anni per capirlo ma poi ci sei riuscito"

Filotimo: "O Ermes, a parte il fatto che da cinquecento anni mi hai un po’ stufato col tuo fare sempre un po’ saccente e misterioso, in fin dei conti io, Logico e tu rappresentiamo un triangolo equilatero, una specie di trinità. Ma mi sento come lo Spirito Santo che nessuno calcola mai, un piccione viaggiatore candido e ingenuo tra te e quest’altro"

Legico: "Giusto. Tra noi l’umano sei tu e noi dovremmo essere una tua idea e un tuo ricordo. E’ giusto che tu sappia l’arte. Guarda, Filotimo: cosa è appeso alle pareti?"

Filotimo: "Per quanto siano rappresentate in un modo strano e su un materiale che non ho mai visto, giurerei che si tratta di stelle che stanno esplodendo"

Logico: "La tua memoria ti suggerisce il vero. Potrebbero essere stelle che esplodono. In realtà, anche se non in verità, si tratta di fotografie di fuochi d’artificio, che tu ancora non conosci."

Filotimo
: "E’ un pò assurdo. Ci sono troppe tautologie od ossimori. Che significa fotografie di fuochi d’artificio? Scritture con la luce di ombre di luce falsa?"

Logico: "Scritture con la luce di ombre riprodotte con la luce da un artefice che imita quello grande. Ma che ti sembra che facciano, in particolare? Sono ferme o in movimento?"

Filotimo: "Ferme. Ma come quelle figure vascolari danzanti che, pur ferme, fanno dedurre un movimento. Sembrano dipinte in un solo attimo durante prima o dopo un movimento"

Logico: "Filo, hai centrato il senso. A furia di frequentarci hai con naturalezza capito come si capisce. Hai detto infatti pitture vascolari. Ora, il modellatore quando crea la forma fa girare il vaso. Dunque il movimento è circolare e ricorda quello dell’universo, come dimostra Galileo. O dello scudo d’Achille. In più, hai capito che si tratta di una danza"

Filotimo: "Grazie per i complimenti, Logico. Il fatto è che là dove siamo noi è pieno di cerchi e di lettere che danzano. Nel venire qui mi sono meravigliato di quanti cerchi vi siano in una città. Più che ai nostri tempi. Che pensassi a una cosa rotonda era quasi un fatto obbligato perché colui che vede tutto come chiodi suppone sempre un martello e ignora gli altri attrezzi. D’altra parte, agivano in me questi dipinti di ombre che danzano intorno al fuoco. Credo che ci sia un significato o una relazione tra la danza delle stelle e quella di queste ombre. Ecco perché ho immaginato una danza di stelle e, per opposizione o analogia, come tu dicevi, una danza fissata prima durante dopo un movimento di luce. In fondo anche questi dipinti sono fotografie o queste stelle dipinti. L’importante per questa Gângâri non è lo strumento della sua tecnica ma il suo voler-dire"

Ermes: "E’ la danza del rosso e del nero"

Filotimo: "Cioè?"

Logico: "Intende che anche qui si trovano due opposti, una danza "drammatica". Ricorda che il rosso e il nero sono anche il filo rosso di Arianna e il Minotauro, il toro e la muleta, i colori della roulette i cui numeri sono 36. Sempre, caro discepolo, un multiplo di due"

Ermes :"…e 36 era un numero sacro a Delfi"

Filotimo: "Sulla numerologia sono abbastanza edotto e capisco (anche se, o Ermes, ti sembrerà un miracolo che il mio testone possa avere di simili intuizioni) il dialogo tra il rosso e il nero"

Logico: " Forse Gângâri vuole-dire che il rosso del fuoco, il calore alchemico, la rubedo, trasforma le cose nelle loro ombre, la nerezza, o, al contrario che le ombre stanno per diventare luce del fuoco"

Filotimo: "Già se diciamo luce del fuoco intendiamo due elementi, perché l’uno è il due. Questo fatto del fuoco mi fa venire in mente qualche filastrocca o innumerevoli modi di dire. Ma, amici, diciamoci questo sottovoce perché il fuoco riguarda anche la nostra Salamandra"

Logico: " Il fatto che il linguaggio quotidiano contenga tante metafore sul fuoco insegna pur qualcosa"

Ermes: "Caro Filotimo, la bellezza degli educandi come te è che dicono cose straordinarie senza rendersene conto. Il saggio riesce a comprendere il senso nascosto di ciò che dicono, come lo scienziato o il filosofo o il poeta e l’artista riescono a comprendere gli oggetti della natura e la natura stessa nella loro realtà, fisica o psichica, distinguendo tra verità e realtà e usando altri attrezzi che non siano solo il martello perché per costruire si ha bisogno di molti attrezzi. Se ripensi a ciò che hai detto, togliendo alle frasi l’ossido dell’uso, ti accorgerai di quanta verità esse contengano in ordine a queste immagini: scherzare col fuoco, buttare acqua sul fuoco, cessare il fuoco, mettere la mano sul fuoco (ricordi, Filo, il "giudizio di Dio nei vecchi tribunali?), fuoco di copertura, fuoco ballerino, ecc.. Le stelle e le ombre che danzano come il fuoco sono un fatto molto antico"

Logico: "Diciamo pure arcaico, prelogico, magico. Questi tròccoli che le ombre hanno in mano sono lo scoppiettare ritmico delle fiamme. Come sai, Filo, la magia è per noi del cinquecento una vera scienza, cioè una scienza vera. Hai letto la magia naturale di Campanella?"

Filotimo: "Una sola volta. L’ho potuta sfogliare quando il proprietario del nostro libro l’ha lasciato sul tavolo vicino a noi per certi suoi appunti. Poi però è venuto a riprenderlo e l’ha rimesso nello scaffale alla lettera C. Noi siamo nel comparto B, iniziale di Bruno. Per leggere Campanella ho dovuto attraversare Cusano, Barthes e tanti altri, un metro e mezzo di scaffale. Meno male che Cartesio viene dopo Campanella e che Kant inizia per K e non per C. Zoroastro, se non fosse per voi che me ne parlate, non lo raggiungerò mai. Il nostro lettore lo ha fatto apposta a metterlo per ultimo nella sua biblioteca. E’ ultimo perché è primo in senso antiorario. Mentre parlavi, Logico, pensavo che il fuoco e le ombre sono e non sono un fatto antichissimo. L’uomo vive socialmente, e dunque comunica le proprie immagini, da circa diecimila anni, come ci informano. Diecimila anni sull’orologio dell’universo infinito sono solo cento persone di cento anni, pochi decimi di secondi. Un’inezia. Dunque abbiamo ancora tantissimo da imparare."

Ermes: "E, se non puoi vivere biologicamente quanto l’universo, puoi tuttavia espandere la tua coscienza in modo infinito. L’obiettivo è lontano. Se non puoi raggiungerlo con le tue forze naturali, fa' in modo che sia lui ad avvicinarsi a te. Ingrandiscilo con la mente"

Logico: "E’ appunto ciò che ha fatto Galileo, ciò che farà Cartesio"

Filotimo: "Capisco Galileo. Ma Cartesio?"

Ermes: "La matematica e la logica moderne nascono da un sogno di Cartesio, dunque dalla parte oscura, dal sole nero, dalle fiamme buie"

Filotimo: "Ohibò. Credo che dovrò sgambettare come un topo di notte fino alle Meditazioni"

Logico: "E faresti bene. Cartesio ha anche scritto un trattato mirabile sull’armonia musicale e, se sei d’accordo, o Ermes, potremmo discutere sull’opposizione e analogia tra questi fuochi, queste ombre e l’armonia mundi matematica e dunque musicale"

Ermes: "Anche un altro saggio, dal nome russo, mi pare Kandinskji, ha ragionato sui colori e i suoni. L’armonia della musica è specchio e ombra e luce riflessa dell’armonia celeste. La danza che vediamo ripete (ho detto "ripete", Filo: accogli le parole nei loro sensi plurali) il moto delle stelle"

Filotimo: "Accolgo le parole nei loro sensi plurali. Se dici moto, intendi il tempo, giusto?"

Ermes: "Si. Il tempo è movimento, come annota Aristotele, ed ha a che vedere con la memoria. Io non posso non immaginare o ricordare le cose se non in movimento o stasi. Questo è il tempo. Il moto delle stelle è il tempo della luce. La Salamandra ha creato l’arte della memoria su questo principio. Ma occorre che non tutti sappiano o finiranno nelle tenebre del fuoco di Prometeo o di Galileo o del nostro caro autore"

Filotimo: "O maestro, non finirai mai di stupirmi. Mi fai sentire come quello lì che sta incatenato nella caverna o alla roccia dove l’aquila della conoscenza gli rodeva il fegato. La conoscenza è dolore. Raccontami, dunque"

Logico: "Ti prego, maestro, dì in modo semplice come il difficile, svela i fatti nascosti dietro i fatti a modo del fuoco che si nasconde, amando il nascondersi, nella natura dei fatti"

Ermes: "Nel Timèo Platone narra di Solone che, andato in Egitto, fu affettuosamente deriso dai sacerdoti che chiamarono "eterni bambini" i greci. Dunque parlerò a voi come a bambini e userò il modo delle favole traendo spunto dall’immagine che tu hai usato, o Logico, per far capire al nostro Filotimo alcune cose perché ogni nostro ragionare si adagia in un flusso e si sviluppa intorno a un’immagine che lo guida sì che la memoria confermi e rinforzi la sua arte. Filotimo caro, mentre il tempo diceva chi è, attraverso le tue parole, l’angelo della malinconia è venuto alle mie spalle e mi ha detto che l’eterno è l’istante e l’istante l’eterno. Guardate, amici, questi fuochi e queste ombre. Abbiamo concordato che sono immobili, ritratti prima durante dopo un moto. Eppure, come i bambini che giocano con la stessa figura disegnata molte volte sui foglietti di carta e che la fanno scorrere velocemente tra le dita, sì che quella si muove come animata, se facessimo anche noi scorrere velocemente queste visioni di Lucia avremmo come il frammento di un film e vedremmo un unico fuoco artificiale nel suo esplodere ed un’unica figura di una danza e il ritmo delle stelle sarebbe quello della danza e il nostro cuore sarebbe il tamburo. Tutto durerebbe un istante…
Dirò come desideri, Logico, e mentre dico guadate, vi prego, le immagini in mezzo alle quali ci troviamo come in cerchio di fuoco e di tenebre discorrenti anch’essi come massimi sistemi.
Dunque, c’era una volta Achille. Ettore uccise Patroclo sceso in battaglia indossando le armi dell’amico. Queste armi furono prese da Ettore, che le ostentò spaventando l’esercito greco. Achille, come sappiamo, decise di tornare a combattere. Era però senz’armi. Il dio del fuoco, che abitava sotto un vulcano come queste ombre qui (e mi pare di aver letto che la radice antica di fuoco è D j, da cui D jeus, Dio, Giove, Gesù), provvide a forgiarne di nuove.
Il poeta che canta di tutto questo, ispirato dal mio congiunto Apollo, dedica, come osservava Logico, molti versi alla costruzione dello scudo a cinque strati. La durezza decrescente dei materiali significa l’evoluzione della mente. Questo scudo è l’universo. L’universo è lo scudo dell’eroe. Era diviso in cinque parti. All’esterno Efesto, il fuoco, vi raffigurò l’Oceano. Nel secondo cerchio figure di acrobati e giovani che eseguono la danza del labirinto; nel terzo scene di pascolo, aratura, semina; nel quarto immagini di guerra e del vivere in società (tribunali,nozze); nel quinto le iadi e pleiadi del Toro, l’Orsa, il mare, la terra.
Lo scudo è rotondo, dunque è composto di raggi e diametri ed ha una circonferenza e, questo è certo, un P di sapienza. Puoi, Filo, tracciare infiniti diametri toccando varie immagini e creando infinite storie"

Filotimo: "A me sembra un labirinto"

Ermes: "E poi?"

Logico: "E’ rotondo, dunque si può leggere dal centro verso l’esterno e al contrario. Credo inoltre che l’Oceano, padre, sia anche morte. Rappresenta i cicli dell’umano"

Ermes: "Perfetto, come è perfetto il cerchio. Filo ha parlato, perché l’immagine dei giovani danzanti è quella più operativa, di labirinto. Che forma aveva il labirinto?"

Filotimo: "A spirale"

Logico: "Un cerchio, in fondo"

Ermes: "È un utero. Il fuoco forgia la vita dell’uomo ed è lo scudo che lo protegge"

Filotimo: "Ma che ha a che vedere questo con l’assunto dal quale siamo partiti?"

Ermes: "Sei sempre impaziente, Filo, come se mi avessi rubato le ali dalle caviglie. Nel quarto cerchio c’erano, a sbalzo e colorate, scene della danza delle gru. Da dove nasce questa danza?"

Logico: "Mi pare che Teseo avesse una gru incisa sullo scudo"

Ermes: "Esatto. Teseo, dopo aver liberato i sette + sette giovani, approdato a Delo elaborò con loro una danza che ripeteva lo schema del labirinto e, anche, il movimento delle stelle. Danzare era come pregare. Anche Davide, come sappiamo, danzò nudo innanzi al suo dio. Forse il labirinto non va immaginato giù ma su, come una nebulosa, una chioma di Berenice"

Logico:"Mi è chiaro che la forma a grembo del labirinto riconduce alla Grande Madre, cosa del resto tipica di Creta e del culto di Cibele. Mi è anche chiaro perché durante le danze i giovani agitavano le fiaccole delle nozze e dunque di una generazione futura. Se potessimo disegnare le tracce dei piedi durante la danza di Teseo, avremmo, credo, il percorso del labirinto. Come danzavano, o Ermes? Tu eri lì, li hai visti"

Ermes: "In cerchio e a file contrapposte, composte di maschi da un lato e femmine dall’altro. Si tenevano inoltre per i polsi o con una fune, a ricordare il filo di Arianna. Spesso, nelle danze, compare un fazzoletto agitato in aria dalle donne. La sua origine è quella, è un residuo del filo di Arianna. Le schiere di giovani indietreggiavano e avanzavano insieme, fin quasi a congiungersi. Delle stelle parliamo di congiunzione. Facevano i mimi, come i bambini, imitando le rotazioni dei pianeti. Le due schiere si muovevano l’una in senso antiorario, strofè, l’altra in senso orario, antistrofè, vale a dire evoluzione e controevoluzione planetaria. Cantavano un inno la cui ultima parte veniva intonata stando fermi in cerchio davanti al dio. Questo era l’epodo, cioè il canto eseguito sul posto"

Filotimo: "Perercole, sento delle voci mute uscire da questi quadri e un’armonia mundi di taciuto. E’ il silenzio che mette a fuoco la voce. Ora capisco anche perché la tragedia, il canto, la poesia e la musica si compongono di strofe. Mi hai svelato un arcano maggiore e comincio a capire perché hai voluto portarci qui. Da buon maestro, hai voluto che dialogassimo in una situazione concreta, secondo l’esperienza. E le gru?"

Logico: "Filo, v’è da dire che gli strumenti musicali del tempo erano fatti, ad esempio, d’osso d’aquila e di pelle di tamburo. Dunque due viventi in polarità e analogia, un volatile e un terrestre. Il capro, sgozzato nei sacrifici, faceva e fa sentire ancora la sua voce nel battito del tamburo. Se nell’ascolto fai dominare il fischio dell’osso d’aquila, ascolterai il canto dall’alto; se il tuo orecchio, che ha l’immagine anch’esso del labirinto, accoglierà principalmente le note basse, ascolterai il canto provenire dalle potenze ctonie. Proprio come le stelle, alte e fischianti come i fuochi d’artificio, e proprio come questa danza, che chiamano tammurriata, dal timbro cupo, cimmerio"

Ermes: "Quanto alle gru, Plinio favoleggia del loro comportamento indecoroso in stato di cattività. Va detto che la sessualità che emana dalla danza è semplice attrazione e gravità dei corpi. Se si vuole possiamo chiamarla anche amore. Ma lo stesso Plinio, per non citare i sapienti come Aftonio e Avieno, osserva che la gru è un vivente che guarda lontano, davanti a sé. La gru è un uccello migratore e, al vederlo in cielo, in formazione alfabetica, da danza calligrafica, si comprendono i cicli delle stagioni. Dunque la gru è un segno calendariale. Sullo scudo di Teseo c’è il simbolo del tempo, l’emblema degli astronomi egizi. Le gru, inoltre, in volo cantano. E’, amici, un segno di rinascita"

Logico: "C’è stato tra i moderni, o Ermes, un ingegnere ingegnoso che cercò di comprendere l’origine delle costruzioni e dedicò la sua vita allo studio dei marchingegni della mente. Mi pare si chiamasse Bachelard, un franco, che molto e dilettevolmente ha dialogato del fuoco. Stasera, Filo, vai a controllare alla lettera B. Il suo libro, Psicanalisi del fuoco, sta un po’ prima di Bruno"

Filotimo :"Lo farò. Sto riguardando le fotografie e i dipinti e noto una diffusa grazia, quasi un gioco che emerge dalle zolle oscure, come se Apollo stellare evocasse il suo gemello terreno, Dioniso, e viceversa. L’aquila lancia il fischio di richiamo al belato del capro e il belato sale su assottigliandosi nel fischio del volatile, su su fino al pentagramma delle gru. Guardate questa fotografia: un arco di luci che sorride al di là di pareti strappate. E’ splendente come un’apparizione. E’ questo, in fondo, il voler-dire di Lucia e forse noi, ombre scappate da un libro di cerchi, siamo la metà di quest’arco"

Logico: "Ottimamente, Filo. Come Gioacchino da Fiore hai creato una figura. Anche queste stelle formano figure. Te ne dico i nomi: questa esplosione è un 8 di scala, questa qui intreccio, quest’altra bomba di fermata, là vedi una chiusura con copertura. E poi crocette, farfalle, anelli, ventaglio…A questo punto potremmo anche giocare a strofe e antistrofe e mischiare alternativamente le figure delle stelle con quelle della danza. Spingendoci un po’ più oltre, guardando come le gru davanti a noi, su quell’arco apparirà la sorella di Apollo, Diana arciera, venerata a Efeso sotto forma di una statua d’ossidiana, ex voto del fuoco, o la Madonna dell’Arco. Ma si è fatto tardi. Ermes, e tra poco il nostro lettore si sveglierà e troverà il volume con le pagine bianche. Come facciamo a tornare nel libro ora che è buio e nessun passante fa ombra?"

Ermes: "…e se un antro sassoso avrà raccolto la sua voce/ e l’aria si addolcisce restituendo il suono, o a te la voce risuona… con questi versi, con la parola della poesia, Giordano chiude il libro. Diventeremo voci, ombre del fuoco del linguaggio e torneremo scritti passando di bocca in bocca"

Filotimo: "E io voglio incendiare lo spirito del nostro dialogo dando fuoco alle fiamme della parola. Dedico questi versi a te, o Via, e a te, o Metodo, e, per onore dell’Omero e della fenice che ci hanno ispirati, a Lucia e a quell’uomo lì che, fin da quando siamo venuti, congiunge canto e danza e guida i giovani. Mi dicono che è un cantore e che vive sotto il Vesuvio. Si chiama Riccardo Abbate:

Ecco porta al suo dio prima di dio
una tammorra muta. Si sparge la voce,
veterana del fuoco, cupa nenia
nella scorza del fiato, seccareccia
di ghiande, sonagliera
dell’asino che gira alla forgia del sole.

Pigia i suoi piedi in giambi a ritmi irti.
E alliuno alliddoje, vòteche all’allimmille
della diana matuta nel tarocco dell’ombra.

Salgono sopra il monte le vedette
se per caso si accenda di sua voglia
una lucerna, arda rosmarino
o il buio arbustivo di carrube. Segni
che lei è in cammino, assorta tra le falde
di tuono fresco, vergine di sangue nero.

Si alzi dunque il tamburo che percuote
senza essere percosso, come il cuore del mondo,
vibri la nostra mano come fiamma
in delirio aritmetico e che il sisco raduni
il belato disperso delle pietre
ora che appare, incinta di silenzio,
la madonna dei cimbali e degli archi.

Mimmo Grasso


Articolo pubblicato il 4 aprile 2005