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La biografia di Anish Kapoor


Anish Kapoor al Castello di Ama

Anish Kapoor ha scelto di chiamare l'opera realizzata per il Castello di Ama Aima che in greco antico significa sangue. L'inaugurazione della quinta installazione permanente nel Castello di Ama si è tenuta sabato 6 novembre.

"Nella cappellina del Castello di Ama, al centro del pavimento si apre un cerchio luminoso, una piccola accesa voragine. Fuoco e luce. Sostanza preziosa, tanto indefinita quanto ingannevole, e effetto certo: "[A] thing exists in the world because it has mythological, psychological and philosophical coherence.", dice Kapoor in conversazione con Homi K.Bhabha e aggiunge: "That is when a thing is truly made..."
(da Aperture e Visioni di Pier Luigi Tazzi)

Sangue

Anish Kapoor
Sangue

Anish Kapoor è senza dubbio una delle figure di maggiore rilievo nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. E’ impressionante il numero delle mostre da lui realizzate in tutti i più importanti musei del mondo. Notevoli i riconoscimenti ad ogni suo lavoro. Al centro dell’attenzione di tutta la critica d’arte internazionale e dei più grandi collezionisti, Kapoor, è artista che continua a realizzare opere destinate alla storia dell’arte, come la sua monumentale installazione alla Tate Modern: Myrsias.

Kapoor vince nel 1990 il "Premio Duemila" alla XLIV Biennale di Venezia, nel 1991, il Turner Prize. Dal 2001 è membro onorario del Royal Institute of British Architecture. Le sue opere sono esposte, fra gli altri, alla Tate Gallery, al MOMA, Museum of Moderm Art di New York, al Reina Sofia di Madrid e allo Stedelijk Museum of Modern Art di Amsterdam.


Il Castello di Ama è entrato nel nuovo secolo diventando, dal 2000, sede permanente di installazioni d'arte contemporanea, ispirate al luogo e al rapporto ideale tra l'arte, il vino e la vita.
Fino ad oggi, sono state realizzate le installazioni di Michelangelo Pistoletto (L'albero di Ama - divisione e moltiplicazione dello specchio, 2000); Daniel Buren (Sulle vigne: punti di vista, 2001); Giulio Paolini (Paradigma, 2002); Kendell Geers (Revolution, 2003).
L'opera di Anish Kapoor (Aima) è la quinta installazione permanente.


Il Castello di Ama per l'arte contemporanea
Un nome così, che si declina nei due sensi, imperativo presente del verbo più dolce, non capita per caso. O, se volete, chi pensa e lavora in un posto simile non può far finta di niente.
Per questo, tra gli abitanti di Ama e il luogo si è stabilito un rapporto di reciproco dono. Da una parte, Lorenza Sebasti e Marco Pallanti ne spremono il succo di-vino, carezzando e stimolando la terra a fare il suo dovere di madre, ma dall'altra, con pari generosità e costanza danno all'arte, madre anch'essa, la possibilità di mettere radici.
Radici d'arte contemporanea, installazioni che, di anno in anno, entrano in comunione con l'organismo complesso delle due ville settecentesche e, attraverso fili sotterranei o scenografici, con il vasto teatro delle colline, dialogando con il genius del Chianti.
Ma, esiste, forse, anche una relazione più ellittica con il senso dell'opera che si svolge, giornalmente, ad Ama. È probabile che lo splendore del vino, la sua magnifica forza persuasiva e lenitiva, raccolta in un bicchiere e consumata in un breve atto di bellezza e di piacere, abbia bisogno di un confronto con la storia, di un gesto d'amore, destinato alla durata, a lasciare un segno nel tempo e per il tempo.

Sta tutta qui, la decisione impegnativa di volere solo opere "in situ" e, di conseguenza, non trasportabili, non alienabili.
Un mecenatismo raro che, ad ogni inaugurazione, spinge committenti e artisti, come per il solco iniziale, per la prima pietra, a fondare e rifondare il borgo di Ama.
Un borgo di persone, di vigneti, d'arte.


Dalla terra, dall'aria, dall'acqua, dal fuoco,…
La storia d'arte di Ama, che ha il suo riferimento essenziale nella cura dei vigneti, di ogni singola parcella di terreno, prende forma con le opere di Michelangelo Pistoletto, di Daniel Buren, di Giulio Paolini, di Kendell Geers, cui si aggiunge, quest'anno, quella di Anish Kapoor.
Non è difficile scorgere un legame simbolico tra le opere e il luogo e tra ognuna di esse, quasi si compisse il mistero di un'aura comune, amalgama ideale di desiderio e atto.
Ha iniziato Pistoletto, dando fondo, nelle vecchie cantine, ad un albero di conoscenza, percorso all'interno da un gioco di specchi che amplifica e converte la luce sotterranea, illimitato e lucente corrente sanguigna.

Poi, è stata la volta, di Buren che, da sottile agrimensore, ha visto nel paesaggio la misura interiore di ogni impresa, innalzando quel muro di finestre e ancora di specchi, a cui lo spettatore di Ama si avvicina, scrutando involontariamente i propri movimenti, e liberando l'eccesso di ego nella contemplazione degli uliveti e dei vigneti sottostanti. Un'operazione che lascia, ogni volta, più leggeri e limpidi.

La terza opera ci riporta all'interno, in una stanza che affaccia su un grande terrazzo, dove Paolini ha smontato, per così dire, la rabbia della pietra, frantumata in schegge affilate sotto l'effetto di un nuovo, volontario caos.

La quarta, ripropone un'immersione nelle fondamenta delle due ville, a stretto contatto con il vino che invecchia, con il suo tepore.
Parliamo della scritta al neon di Geers, sfrigolante come metallo fuso, dove le lettere cambiano alchemicamente posto, chiedendo ad ogni rivoluzione di dare amore e alle stagioni di perpetuarlo in seno alla natura.

L'ultima, in senso cronologico, è l'opera, appena giunta di Kapoor sistemata nella chiesetta di Ama. Forma vibrante, espansiva, cellulare non poteva che scegliere di abitare in un luogo consacrato all'acqua e al cibo di vita eterna.


Castello di Ama
Proprietà
Castello di Ama Spa, fondata nel 1972 da quattro famiglie romane: Carini, Cavanna, Sebasti, Tradico.

Amministratore delegato
Lorenza Sebasti ricopre l'incarico dal 1993.

Enologo e direttore d'azienda
Marco Pallanti che inizia ad occuparsi del Castello di Ama nel 1982.

Storia
Di origine etrusca, il primo documento in cui è menzionato il borgo fortificato risale al 998. Nell'XI secolo, Ama beneficia di alcuni privilegi concessi dagli imperatori del Sacro Romano Impero, Enrico VI e Ottone IV.
Successivamente, il castello di Ama entra a far parte dei beni della famiglia Firidolfi.
Viene probabilmente distrutto al momento dell'invasione degli Aragonesi, nel XV secolo.
Agli inizi del Settecento,i resti del castello sono trasformati in due ville, proprietà delle famiglie Pianigiani e Ricucci.
In un rapporto del luglio del 1773, il Granduca Pietro Leopoldo, Governatore della Toscana descrive con ammirazione il territorio di Ama.

Ettari
250 di cui 90 a vigneti e 40 ad oliveto

Altitudine
Fra i 450 e i 480 metri.

Viti per ettaro
Si passa dalle 3mila piante del 1978 alle 5/8mila attuali.

Tipo di vitigno
Sangiovese, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay Pinot Grigio, Malvasia Bianca.

Resa per ettaro
50 ettolitri.

Bottiglie
350mila di cui 270mila di rossi, il resto di rosato e bianco.

Etichette
Il Chiuso (Pinot Nero), L'Apparita (Merlot), Vigneto La Casuccia, Vigneto Bellavista, Castello di Ama (Chianti Classico), Al Poggio (Chardonnay, Pinot Grigio, Malvasia Bianca), il Rosato (Sangiovese), il Vinsanto

Cru
Vigneto Bellavista (6/8mila bottiglie), Vigneto La Casuccia (6/8mila bottiglie), L'Apparita (8/10mila bottiglie), Il Chiuso (7/9mila bottiglie)

Prezzo in enoteca
Dai 15 ai 100 euro

Produzione
60 per cento destinata al mercato nazionale e 40 per cento a quello estero (Europa del nord, Stati Uniti, Giappone e Sud-est asiatico).

Olio: il patrimonio attuale conta 9.011 piante divise in quattro principali varietà (Correggiolo, Moraiolo, Frantoio, Leccino) che producono da 12/14mila bottiglie (0,5 litri). L'olio del Castello di Ama si fregia dalla raccolta 2000 della Denominazione di Origine Protetta del Chianti Classico.

Fatturato
In crescita negli ultimi anni, ha raggiunto, nel 2003, i 3,5 milioni di euro.


Premi e riconoscimenti
Nel 2005, migliore cantina dell'anno, assegnata al Castello di Ama dalla Guida ai vini d'Italia del Gambero Rosso & Slow Food oltre ai Tre bicchieri per altrettante etichette (Castello di Ama 2001,L'Apparita 2000, Vigneto Bellavista 1999) e prima ancora la stella che testimonia il traguardo raggiunto dei 10 Tre bicchieri (16 ad oggi).
Sempre nel 2005, la guida dell’Espresso Vini d’Italia ha assegnato i quattro bicchieri al Castello di Ama 2001. E, soprattutto, l’etichetta è risultata, tra quelle con il miglior rapporto qualità prezzo della Toscana, anche quella con il punteggio maggiore (18,5).
Nel 2003, il Wall Street Journal indica il Castello di Ama tra i protagonisti della scena vitivinicola mondiale e, qualche mese dopo, il Wine Spectator dedica la copertina a quattro vini del Chianti, in cui compare l'etichetta Castello di Ama.
Nel 2003, La Guida ai vini d'Italia del Gambero Rosso & Slow Food dichiara Marco Pallanti Winemaker of the year, in qualità di enologo d'azienda.
Nello stesso anno, il settimanale americano Business Week dedica un ampio servizio alla conquista del mercato americano da parte dei vini italiani, citando come unica azienda toscana il Castello di Ama.
Nel 1991, in Svizzera, l'Academie du Vin, durante una degustazione alla cieca, dedicata ai Merlot di tutto il mondo, elegge miglior vino Vigna L'Apparita 1987 che sbaraglia tutti i vini francesi.
L’International Wine Cellar assegna 92 punti al Castello di Ama 1999; il Wine Spectator 95 punti al Vigneto Bellavista 1997, 93 punti al L'Apparita 1997 e 91 punti al Castello di Ama 1997.
Il Wine Advocate, invece, attribuisce 93 punti al L'Apparita 1998, 92 punti allo stesso vino dell’annata 1997 e 92 punti al Vigneto La Casuccia 1997, mentre la rivista austriaca Falstaff gli assegna 93 punti.
Sempre Falstaff ha assegnato 92 punti al Castello di Ama 2000, ma per gli austriaci, il migliore è ancora L’Apparita 1998 che viene giudicato degno di 96 punti.
Infine, Vinum ha attributo 18.5 punti al Vigneto Bellavista 1999.


Opere d'arte
Il Castello di Ama è entrato nel nuovo secolo diventando, dal 1999, sede permanente di installazioni d'arte contemporanea, ispirate al luogo e al rapporto ideale tra l'arte, il vino e la vita.
Fino ad oggi, sono state realizzate le istallazioni di Michelangelo Pistoletto (L'albero di Ama - divisione e moltiplicazione dello specchio); Daniel Buren (Sulle vigne: punti di vista); Giulio Paolini (Paradigma); Kendell Geers (Revolution).


Informazioni:
Castello di Ama - Loc. Ama - 53013 Gaiole in Chianti (Siena)
Le installazioni sono visitabili su appuntamento: tel. 0577 746031


Articolo pubblicato il 9 novembre 2004