Arte

Arte, storia e memoria. Progetto per la riqualificazione e valorizzazione del Cimitero Israelitico alla Certosa di Bologna

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali in seguito alla Legge 175 del 2005 ha assegnato un finanziamento alla Comunità Ebraica di Bologna per il restauro del Cimitero Israelitico alla Certosa di Bologna.
Il progetto è stato vagliato dal Consiglio della Comunità Ebraica di Bologna.
Il progettista incaricato è l'arch. Daniele De Paz dello studio sgLab. Il gruppo di progettazione è costituito dall'arch. Camilla Bottino e dall'arch. Andrea Morpurgo, mentre hanno collaborato alla fase preliminare ling. 'Lucio Pardo, l'arch. Gianpaolo Mazzucato, l'ing. David Menasci e la dott.ssa Ines Marach.

Cimitero ebraico

Cimitero ebraico
Guido Piacentini

Il progetto prevede il restauro di 89 pietre tombali, le più interessanti dal punto di vista storico e artistico. Per tali lapidi è stata eseguita un'analisi dello stato di conservazione e sono previsti interventi di ripristino delle parti mancanti, di riposizionamento di quelle cadute e di restauro degli ornamenti.
Con questo intervento la Comunità intende avviare una strategia di conoscenza e valorizzazione del cimitero ebraico di Bologna come luogo di memoria collettiva e come bene culturale di particolare importanza perché questo luogo è il racconto della comunità ebraica bolognese, in un intreccio strettissimo ed originale fra architettura, scultura, natura, memorie pubbliche e private.
L'Amministrazione Comunale di Bologna ed Hera hanno ben accolto l'iniziativa che corrisponde pienamente al Progetto Certosa, volto alla salvaguardia, restauro, qualificazione e promozione del cimitero comunale della Certosa.


E' comune auspicio fare seguire a questo intervento una seconda tappa - per la quale ci si augura di ottenere finanziamenti in un futuro prossimo - che dovrebbe interessare il restauro dei muri perimetrali, la realizzazione di percorsi pedonali erbosi e il ripristino di un edificio affinché possa accogliere più degnamente i riti funebri.
Per la fruizione culturale di questo spazio storico da parte di tutti i cittadini il Comune di Bologna, con la collaborazione della Comunità, realizzerà un pieghevole della collana "Arte e storia alla Certosa di Bologna" e lo inserirà nel programma di visite guidate che si svolgono regolarmente e con grande successo nel cimitero bolognese.


Storia, caratteristiche ed emergenze storico artistiche
Nota di Andrea Morpurgo
Per l'ebraismo italiano non solo la sinagoga ma anche il cimitero rappresenta uno spazio identitario molto forte, e, con il raggiungimento dei diritti civili e religiosi, una nuova forma di "visibilità", in continuo dialogo tra questioni normativo-religiose, legate alla tradizione, e scelte stilistico-formali, che tendono a fare propri gli orientamenti architettonici e decorativi del momento.
Nel corso dei secoli gli studiosi parlano di antichi cimiteri ebraici a Bologna, il più importante dei quali sarebbe stato quello cinquecentesco dell'attuale via Orfeo presso un convento di monache. Da questo cimitero deriverebbero le quattro lapidi monumentali conservate presso il Museo Civico Medievale di Bologna.
Le prime notizie sull'istituzione di un nuovo luogo di sepoltura provengono da una fonte diretta, vale a dire dalle memorie del Rabbino Marco Momigliano che ricoprì la cattedra rabbinica bolognese dal 1866 al 1896. Al momento dell'arrivo del Rabbino Momigliano, gli ebrei a Bologna erano circa 300 e necessitavano di istituzioni sia culturali che religiose. La comunità aveva urgentemente bisogno di un luogo di sepoltura, avendo fino a quel momento utilizzato, per il seppellimento dei propri defunti, il campo dei protestanti. Nel 1869 il cimitero era già in uso e sempre Momigliano si adoperò per istituire una società di Misericordia a scopo di provvedere alle spese di trasporto dei defunti poveri.
L'attuale campo ebraico, così come é visibile ora, copre una vasta area di terreno di circa 7.000 mq ed ha due entrate, una che lo collega direttamente con la Certosa, l'altra indipendente con una cancellata in ferro, verso l'esterno su via della Certosa. Nella sezione più antica di circa 1.000 mq con circa 384 tombe, fu costruita nel 1867 anche la camera mortuaria, attualmente consistente in un solo vano, molto semplice senza caratteristiche architettoniche, in cui si svolgono le funzioni funebri prima della sepoltura. Questa sezione ha assunto nel tempo un aspetto monumentale ed è quindi degna di considerazioni storico-artistiche rappresentando anche, attraverso le numerose lapidi, di cui molte non più leggibili in quanto deteriorate dal tempo, uno spaccato della storia della comunità dalla sua ricostruzione ai primi decenni del Novecento. Nella sezione intermedia, aggiunta attorno al 1930, scompaiono le tombe monumentali, e nell'ultimo recinto, annesso nel 1956, le sepolture sono costituite da semplici lastre di marmo.
Tra le tombe più importanti vanno ricordate quelle in stile liberty dello scultore Saverio Montaguti dedicata a Benedetto Zamorani, fondatore e direttore del "Resto del Carlino", le tombe monumentali delle famiglie Sanguinetti, Zabban, Padoa, le tombe dei Rabbini Momigliano e Castelbolognesi, e nel campo intermedio le tombe della famiglia di Attilio Muggia, importante architetto e progettista della Sinagoga del 1928, e l'edicola Finzi, pregevole esempio di architettura modernista realizzata dall'architetto Enrico De Angeli.

Cronologia storica
1867: apertura primo campo
1930: apertura secondo campo
1956: apertura terzo campo


Prima fase di intervento di restauro conservativo - Relazione tecnica
Attualmente gli 89 sepolcri del cimitero ebraico su cui si è scelto di intervenire si presentano in un cattivo stato di conservazione, di conseguenza si rendono necessari interventi atti ad arrestare il processo di deterioramento degli stessi e a ripristinare, laddove possibile, situazioni di rotture, distaccamenti, dissesti o in generale di danneggiamenti dei sepolcri.

Le principali cause del deterioramento dei sepolcri sono dovute essenzialmente ai seguenti fattori:

- crescita della vegetazione circostante i sepolcri,
- dissesto del terreno sottostante i sepolcri,
- attacco batteriologico (crescita di muschi e licheni sui materiali lapidei),
- corrosione della ruggine sulle recinzioni metalliche perimetrali dei sepolcri,
- azione degli agenti atmosferici,
- distacco dei sepolcri collocati sulle murature di recinzione.

Interventi comuni alla maggior parte dei sepolcri sarà il trattamento dei metalli arrugginiti con un convertitore per non alterare lo stato di fatto e al tempo stesso fermare l'azione degli agenti corrosivi. Tutte le recinzioni metalliche e lapidee verranno ripristinate al fine di consentirne l'utilizzo.
Altro intervento comune a tutti i sepolcri che lo necessitano sarà l'analisi chimica per individuare il tipo di attacco biologico, al fine di utilizzare, in base ai risultati, materiali idonei per eliminarli.
Le lastre tombali e i ceppi verranno quindi puliti con materiali idonei, neutralizzati attraverso un lavaggio di acqua calda a bassissima pressione.

Le tipologie di danni più frequentemente rilevate si possono riassumere nelle seguenti categorie:

- Lastre verticali marmoree collocate a terra spezzate in due o più parti con i frammenti caduti a terra
- Lastre verticali marmoree collocate a terra ribaltate a terra
- Lastre verticali marmoree collocate a terra in posizione fortemente inclinata)
- Lastre orizzontali marmoree a terra in dissesto per il cedimento del terreno sottostante
- Lastre orizzontali marmoree a terra con fessurazioni del materiale lapideo
- Lastre orizzontali marmoree a terra spezzate in numerosi frammenti
- Dissesto dei cordoli perimetrali a terra sia delle lastre orizzontali sia nelle zone prospicienti le lastre verticali
- Lastre verticali a parete distaccate e cadute a terra o sulla lastra orizzontale a terra
- Elementi lapidei perimetrali che hanno subito un distacco dalla loro posizione
- Distacco di rivestimenti di intonaco

Per quanto riguarda i sepolcri costituiti da lastre verticali, l'obiettivo è quello di ricomporre quelle spezzate ed evitarne successivi ribaltamenti.
Le lastre verticali fortemente inclinate verranno ricollocate nella loro posizione originaria, consolidandone l'attacco a terra.
Le lastre orizzontali in dissesto verranno ricollocate nella loro posizione originaria e, laddove si presenti un distacco tra la lastra orizzontale superficiale e i cordoli di appoggio sottostanti che hanno subito un cedimento, si provvederà a fare riaderire le due parti
Le piccole fessurazioni del marmo verranno sigillate con materiale reversibile, mentre per le grosse lesioni la stuccatura verrà prima eseguita con resina bicomponenete specifica per l'incollaggio dei frammenti e uniformate le giunture con materiale "La Farge" e polveri di marmo per non alterare l'effetto cromatico.
I supporti perimetrali delle lastre orizzontali a terra e i cordoli perimetrali in dissesto verranno ricollocati nella loro posizione originaria.
Lastre verticali collocate sui muri perimetrali e staccate verranno ricollocate a parete, previa pulitura del supporto murario, tramite ancoraggio alla parete con elementi di sostegno metallici.
In generale, gli intonaci distaccati dai basamenti dei sepolcri verranno ripristinati, così come elementi di rivestimento di vario tipo quali porzioni di lastre o di cornici distaccate verranno ricollocate nella loro posizione originaria, laddove si trovino ancora a terra facilmente identificabili.
Le parti mancanti di lapidi verticali o lastre tombali orizzontali verranno invece lasciate nello stato di fatto senza ricostruire la lacuna.
Muretti o recinzioni in arenaria verranno prima puliti e successivamente consolidati con silicato di etile. I muretti di pietra d'appoggio alle lapidi verticali verranno intonacati con malta a base calce e colorati in accordo con la Soprintendenza, sempre con tinte a calce.


Gruppo di progettazione

Progettista incaricato:
arch. Daniele De Paz - studio sgLab
Gruppo di progettazione: arch. Daniele De Paz, arch. Camilla Bottino, arch. Andrea Morpurgo
Hanno collaborato alla fase preliminare: ing. Lucio Pardo, arch. Gianpaolo Mazzucato, ing. David Menasci, dott.sa Ines Marach