Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970
Testo e immagini di Paola De Rosa - www.paoladerosa.com
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma si può visitare, dall'11 ottobre 2011
all'8 gennaio 2012, la mostra “Realismi socialisti, grande pittura sovietica
1920-1970”.
L'esposizione è suddivisa cronologicamente in sette periodi, i cui quadri sono
collocati all'interno delle sette gallerie del Palazzo delle Esposizioni. In
ogni galleria sono presenti molteplici soluzioni formali all'arte di ciascun
periodo, che mettono in evidenza la grande varietà di risposte che gli artisti russi
seppero dare al Realismo socialista.
Come spiegano i curatori della mostra, “… Il Realismo socialista esaltò il
ruolo sociale dell'arte e la superiorità del contenuto sulla forma”; con questo
allestimento si è inteso: “… smentire, ribaltandolo, il mito del Realismo
socialista come forma d'arte monolitica, riassumibile in una forma univoca,” e
evidenziare che “ il Realismo socialista si è costituito come antagonista
dichiarato del movimento moderno, rappresentando di fatto l'unica compiuta
alternativa ad esso.”
Molti dei titoli dei quadri non sono meno belli delle opere stesse.
1920-1928
Dalla fine della guerra civile, che portò al collasso dell'egemonia
culturale dell'avanguardia, agli anni della Nuova Politica Economica.
- Le risposte simboliche alla rivoluzione.
- Il realismo documentario del gruppo AChRR. (1922, Associazione degli artisti
della Russia rivoluzionaria; sono, soprattutto, artisti di formazione
accademica, riunitisi sotto un manifesto che esaltava il "realismo
eroico", espressione che precorre quella di "realismo
socialista", introdotta solo dieci anni dopo).
- Il realismo modernista dei gruppi OSt e Krug. (1925, alcuni artisti
moscoviti, tra cui Deineka, Pimenov, Labas e Vil'jams, determinati a rispondere
alle esigenze socio-politiche senza sacrificare la modernità, fondarono l'OSt,
Società dei pittori di cavalletto, con l'intento di coniugare
"contemporaneità rivoluzionaria e chiarezza di soggetto"; l'industria
e la tecnologia moderna, lo sport e il conflitto sociale erano i temi più
ricorrenti. Un altro gruppo di artisti dell'Accademia di Leningrado diede vita
al gruppo Krug - “Circolo” - con un programma non lontano da quello dell'OSt).
1928-1936
Dall'affermazione della leadership di Stalin alla campagna contro il
formalismo. Nell'ottobre del 1928, il lancio del primo Piano quinquennale
decretò, di fatto, la fine della Nuova Politica Economica. Trotskij, a sinistra
di Stalin, fu costretto all'esilio.
- La lotta per un'arte proletaria. (Il pluralismo estetico andò riducendosi e
nacquero nuove formazioni a maggioranza comunista. Tra queste, Oktjabr - “Ottobre”
-, di cui fece parte anche Deineka, e la RAPCh - “Associazione russa degli
artisti proletari” -, entrambe contro la pittura da cavalletto tradizionale e a
favore di forme d'arte di massa come la pittura murale, le opere collettive, le
applicazioni industriali e il design tessile).
- La figurazione neo-primitiva.
- Nascita e primo sviluppo del Realismo socialista. (Con l'affermarsi
dell'espressione "Realismo socialista", ufficializzata nell'ottobre
del '32, il ricorso a principii pittorici modernisti divenne sempre più
controverso e rischioso).
1936-1941
Dal terrore allo scoppio della prima Grande guerra patriottica. Sotto il
vessillo della identità popolare (narodnost'), si legittimò il Realismo
socialista radicandolo sempre più nel movimento ottocentesco degli Ambulanti,
impegnato in una forma di intenso realismo sociale. Alla fine degli anni ‘30 il
dibattito sulla forma artistica si concentrò sulla condanna dell'impressionismo
come influenza borghese, in favore di un precisionismo accademico.
- Il recupero dell'arte del passato e la “Teoria del riflesso” (teoria estetica
fondata sull'assunto, affermato da Lenin, secondo cui ogni percezione era il
riflesso, l'immagine specchiata della realtà).
- La grandi mostre di arte sovietica di fine decennio e l'affermazione della
kartina (quadro a tema di grande formato interpretato come sviluppo del
realismo sociale del XIX secolo).
- La varietà del realismo e la campagna antiformalista.
1941-1945
La Grande guerra patriottica e l'immediato dopoguerra. Con l'avanzare delle
truppe tedesche, le opere d'arte vennero trasferite nei territori orientali del
paese. Personale e studenti dei principali istituti d'arte furono spostati a
Samarcanda, in Asia centrale. A fronte di un progressivo indebolimento del
fascino che i precetti marxisti-leninisti esercitavano sul popolo, l'esperienza
della guerra fu usata come narrativa unificante sulla quale il partito fece
sempre più affidamento per garantirsi la fiducia del popolo.
- La produzione artistica in tempo di guerra.
- Il trionfalismo del dopoguerra.
- Riemergere del sentimento nazionale russo.
1945-1954
Dalla fine della guerra all'avvento di Chruscev. La politica del dopoguerra
fu prepotentemente indirizzata dal capo del partito di Leningrado, Andrej
Zdanov, da cui questo periodo della storia culturale sovietica prende il nome.
- Lo zdanovismo e la Teoria della non conflittualità. (Si partiva dal
presupposto che la società sovietica fosse priva di classi e avesse cessato di
produrre concreti conflitti sociali. Cadde la necessità di vedere quei
conflitti riflessi nell'arte figurativa).
- Il culto di Stalin.
- Primi cedimenti dell'ortodossia realista socialista.
1954-1964
L'era di Chruscev. Chruscev affrontò il tema della de-stalinizzazione in
modo graduale. Con lui si aprì una fase di apertura culturale, nota come
"il disgelo".
- La de-stalinizzazione. (Nei quadri a tema sovietico venivano trasferiti i
valori ideologicamente neutrali della pittura en plein air, traducendosi di
fatto in un revival impressionistico in forte contrasto con l'estetica
staliniana).
- Impressionismo sovietico e Stile severo. ("immagini sintetiche"
riconducibili a varie influenze internazionali tra cui Renato Guttuso, i
muralisti messicani, i pittori inglesi del "Kitchen Sink" nonché
all'arte sovietica degli anni Venti ripudiata dallo stalinismo).
- Lo scandalo del Manège. (Il conflitto tra innovazione e conservazione scoppiò
a Mosca nel '62 in occasione di una grande mostra alla Sala del Manège di
fronte ai Geologi di Nikonov, dipinto che con la sua estrema semplificazione
della forma, insidiava l'impianto tanto narrativo quanto ideologico dell'intero
sistema artistico sovietico. Di fatto, i Geologi non determinarono il crollo
del Realismo socialista, ma rivelarono in modo inequivocabile i cambiamenti in
corso nella pittura sovietica).
1964-1970
L'avvio dell'era di Breznev. Breznev, alla guida del partito dall'ottobre
del '64 dopo la brusca deposizione di Chruscev, interruppe il processo di
destalinizzazione avviato dal suo predecessore.
- La Grande guerra patriottica come trauma nazionale. (Nel corso degli anni Sessanta,
col declino dell'utopismo comunista, il ricordo della guerra trovò una
risonanza maggiore rispetto a qualsiasi altro tema).
- Il declino del realismo empirico.
- La pittura come immagine del mondo interiore. (La pittura non è più il
riflesso specchiato del mondo esterno ma un sogno ad occhi aperti, una
fantasia, l'immagine misteriosa della propria interiorità).