Arte

Come un ponte su acque turbolenti

di Flavio Arensi

Like a bridge over troubled water,
I will lay me down,
Oh, like a bridge over troubled water
I will lay me down
Paul Simon

Che poi davvero l'importante è volersi bene, anche quando per motivi di vita ci si perde un po' di vista, oppure si smette di cantare insieme Elvis; anche perché io conosco soltanto Bridge Over Troubled Water e tu ami troppo poco i Beatles per tenermi testa. Allora ci ricorderemo che tutto passa, e noi siamo il centro dell'universo. Ci pensavo l'altro giorno, prima di scrivere, ero accucciato sul bordo del letto nel mio studio, ascoltavo i Popol Vuh trovati da qualche parte in qualche Wener Herzog, così, per misurare le dimensioni del Creato e sapere fino all'infinita più piccola cellula, che se non esistono misure e contenimenti, allora io - ecco - qui - in questo metrocubo di vita, io sono il centro, e tu lì a Padova, lì nel tuo metrocubo padovano, anche tu sei il centro dell'universo…. E poi vengono i nostri amici, quelli che trovo nel tuo studio, e non li cito non perché siano meno cari ad entrambi, ma per quella gelosia tutta ettoregrechiana di dover essere non soltanto il centro del suo universo bensì quello di tutti noi altri, amici suoi.
Quando si era più giovani, o meglio, quando io soffrivo d'insonnia gastrica, e la notte la passavo a cercare di vedere più follie del mondo, mi hai portato qualche volta in giro per le strade provinciali, fino a Praglia, su e giù dagli scalini dell'Abbazia, a parlare di scultura, e una volta a Treviso abbiamo fatto l'alba a raccontare di Rodin, Bourdel, Perez… io non riesco più a crederci, tu sì. Questo fa più onore a te che al sottoscritto. D'altro canto io non ho più voglia di vendere illusioni. Sento spesso alla radio Cugia, mentre trasloco da un evento all'altro, ma sono comunque in esilio fra me e me, e ne sono felice perché in pace, perché l'insonnia gastrica non mi ammazza ma dormo, e anche sereno. Dicevo Diego Cugia, che scrive bene, e che ha costruito un esercito di ammiratori della sua sottile intelligenza, brutale talvolta. Orfani dei suoi microfoni spenti, attizzati dalle sue parole quando on air, ed io penso che sia sempre meglio sbarazzarsi delle proprie illusioni anziché pescare in quelle degli altri. Tu modelli i tuoi esseri di creta, hai costruito bagarre di corpi, storie mozzafiato, hai ritoccato i ritratti delle persone che stimi, o che ti pagano abbastanza da tirare a un mese o all'altro, come io quando devo scrivere i miei articoli da giornalista, ed è mestiere ormai. Tu ci credi davvero Ettore Greco, e ti spendi totalmente per un lavoro che ti ha cambiato la vita. Io guardo, con gli occhi un po' malinconici, un po' distanti, di chi non ha talenti manuali, ma sta, così, sempre meno attento al mondo, e non per intelligenza, o sfotteria, semplicemente perché sta, non avendo altro per cui muovere.