Arte

Correggio e la mitologia: le due Veneri

Correggio - Venere e Cupido con un Satiro (Giove e Antiope), 1528 - Olio su tela, 188,5 x 125,5 cm - Parigi, Musée du Louvre

E' opinione condivisa che i due dipinti L'educazione d'Amore (National Gallery, Londra) e Venere e Cupido con Satiro (Museé du Louvre, Parigi), entrambi generalmente datati tra il 1523 e il 1525, siano state le prime opere di soggetto mitologico di Correggio, il quale a distanza di pochi anni (1531-32) eseguì i quattro Amori di Giove, ritenuti i capolavori che lo consacrano come un artista di sommo livello.

Correggio - Educazione di Amore, 1528 - Olio su tela, 155 x 91,5 cm - Londra, The National Gallery of Art

I primi due dipinti mitologici del Correggio, tradizionalmente descritti come una coppia, furono acquistati dalla collezione dei Gonzaga da re Carlo I, ma fino a tempi recenti la loro provenienza non ha potuto essere ricostruita con chiarezza. Oggi è possibile affermare con relativa sicurezza come in origine si trovassero nella collezione del Conte Nicola Maffei (c. 1481-1536), intimo frequentatore di Federico Gonzaga e noto collezionista. 
I due dipinti dovevano essere stati concepiti come coppia e della stessa misura, anche perché sarebbe stato estremamente insolito commissionare una coppia di dipinti iconograficamente correlati ma di dimensioni diverse. Rimane il fatto, però, che l'Educazione di Amore è ora notevolmente più piccola della Venere sia in altezza che in larghezza. Può essere che l'Educazione di Amore fosse stata originariamente commissionata da sola, e che quando Maffei ordinò la Venere, Correggio avesse deciso di ingrandire le figure. Qualunque sia la spiegazione, esse dovevano aver costituito una coppia singolare, e non è del tutto sorprendente che l'Educazione di Amore sia stata ridotta. Le misure date nel catalogo della collezione di Carlo I (1639) indicano che qualunque mutilazione di quel tipo aveva già avuto luogo a quel tempo.


Educazione di amore
Alcuni storici dell'arte moderni sono inclini a ritenere che la spiegazione iconografica non abbia bisogno di coinvolgere nulla più che l'identificazione del soggetto. A quel livello, l'Educazione d'Amore presenta pochi problemi. Essa ritrae Venere, dea dell'Amore, con Mercurio, dio della Saggezza, e il loro figlio Cupido. Mercurio, seduto, sta insegnando a compitare a Cupido, e in più di una copia del dipinto il foglio di carta recava segni di scrittura e non era bianco com'è di fatto nell'originale. 
L'esame ai raggi X, ha rivelato come originariamente l'artista intendesse mostrare la figura di Venere eretta e nell'atto di guardare teneramente verso il basso, e quella di Mercurio comunque seduta ma in una postura più frontale. La loro identità dovette sempre essere la stessa, comunque, perché solo così Mercurio sarebbe stato mostrato in atto di insegnare a leggere a Cupido. I raggi X rivelano anche altri cambiamenti di minore entità, da ritenersi marginali, non di concezione globale dell'opera.
Possiamo essere tentati di rimpiangere la perdita di quella prima stesura del viso di Venere, dall'espressione affettuosa, ma l'opera finita ci gratifica con l'audacia dello sguardo della dea che si rivolge verso di noi. Il corpo della Venere è molto più ampio di quanto l'ideale femminile espresso nelle mitologie più tarde indurrebbe ad aspettarsi; la sua posa, ispirata alla celebre Leda perduta di Leonardo, accentua la curva rigonfia dei fianchi e spinge i seni in su e l'uno verso 1'altro. Insieme al braccio destro, la cui funzione è al contempo di nascondere il corpo e di dirigere il nostro sguardo verso Cupido, creano un netto contrasto di luce ed ombra, cosicché il torso di Venere al di sotto dei capezzoli, come pure il braccio sinistro ma non la mano, che si appoggia a un tronco d'albero, sono quasi persi nell'ombra.
L'espressione di Mercurio è intensamente amorevole mentre aiuta Cupido a tenere lo svolazzante foglio di carta e gli indica le lettere. La sua posa è rilassata e a proprio agio, con le gambe che digradano verso il bordo inferiore destro della tela. Come quello di Venere, anche il suo corpo tocca il bordo della tela e produce l'effetto di allargare la scena. 
Fra Venere e Mercurio sta Cupido, un bimbo dai ricci biondi, la cui concentrazione e serietà sono splendidamente catturate. Giustamente celebrato per la sua empatia con la gioia e l'allegria infantili, il Correggio è non meno acuto nel sorprendere lo zelo giovanile.
Mengs lodò a ragione il realismo della esecuzione delle ali di Cupido; ironicamente, in considerazione della leggenda per cui gli furono fabbricate da Vulcano, l'artista le fa spuntare del tutto naturalmente dalla schiena, e le dota di una vellutata morbidezza di tessitura che persino il Leonardo dell'Annunciazione degli Uffizi avrebbe potuto invidiare. Le ali contengono, in chiave minore, la gamma di colori attorno ai quali è composto il dipinto: un rosa più pallido, che nel manto di Venere di fa di un carminio profondo, un blu che è di nuovo più pallido del drappeggio indaco di Mercurio, e un giallo dorato che è echeggiato, anche più riccamente, nell'ornatissimo elmo alato di Mercurio e nei suoi sandali di chiara ispirazione classica. Naturalmente vi sono altre sfumature nella radura boscosa e screziata dell'ambientazione, verdi e marroni sottili, e persino un grigio-fumo per le ali di Venere, ma sono lo sfondo deliberatamente sommesso contro il quale sono presentate le figure.


Venere con Cupido e un Satiro
Rispetto all'Educazione di Amore questo dipinto si presenta più audace e libero e ciò lascerebbe supporre che sia stato eseguito in un momento successivo. Tuttavia, come accennato, è invece molto probabile che i due siano stati concepiti e realizzati contemporaneamente e come coppia. Il primo piano di entrambi, così vicino all'osservatore da tirarlo dentro le scene, è un altro elemento a favore di questa ipotesi. Nel XVIII secolo il soggetto è stato descritto, erroneamente, come Giove e Antiope. Il mito racconta di come Giove si sia trasformato in un satiro e abbia sedotto Antiope. Il problema nell'ipotizzare che il Correggio intendesse raffigurare proprio quel mito è che non vi sono indizi per spiegare perché il satiro non sia un satiro comune. Sarebbe errato supporre che la presenza di Cupido precluda la possibilità che la donna dormiente sia Antiope, poiché in altre versioni della stessa scena egli è presente. Più in generale, non è facile essere certi dell'identificazione di un nudo femminile dormiente con Venere, ma in questo caso tutto conduce a questa ipotesi, incluso il fatto che la faretra in pelle di leopardo e l'arco su cui riposa sembrano appartenerle. Il motivo del braccio intorno al capo, come il Correggio indubbiamente sapeva, era un'antica convenzione che indicava il sonno, usata anche da Tiziano nel suo Baccanale degli Andrii (Prado, Madrid) in quegli stessi anni. 
La figura del satiro non è meno abilmente trattata, a dispetto del suo ruolo subordinato, e l'espressione deliziata sul suo volto fra le ombre non disturba la calma idillica. I suoi movimenti appaiono lenti e deliberati e sembra persino camminare sulla punta degli zoccoli. L'andamento diagonale da sinistra a destra della composizione, comunque bilanciato dalla figura verticale di Venere, s'interrompe in corrispondenza delle forme di Cupido, dalle ampie natiche, che si volge verso l'interno. Egli dorme su una pelle di leone, di cui si possono distinguere la testa, la coda arrotolata e persino un paio di zampe, e su un drappo bianco. Si accuccia su questo rassicurante lenzuolo e lo afferra con forza nella sua stretta. Da sotto emerge un ultimo dettaglio simbolico, una torcia. Normalmente, quando le torce sono rivolte verso il basso alludono all'estinguersi della passione. Qui però delle fiamme la lambiscono verso l'alto, e non pare esservi implicato nessun messaggio malinconico del genere, non più di quanto l'alata, e perciò celeste, Venere dell'Educazione di Amore sia intesa a incoraggiare purezza di pensiero. Il tono della scena è ancor più soffuso che nell'Educazione di Amore, ma in compenso il Correggio si è assicurato che sia visibile una parte maggiore dello sfondo. La vista attraverso gli alberi di un occhio di cielo al crepuscolo deve sempre essere per l'appunto servita ad aprire la composizione.

Dal catalogo della mostra Correggio e l'antico
Roma - Galleria Borghese
Dal 22 maggio al 14 settembre 2008