Arte

Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Gli “amori” di Cesare
Il mito di Giulio Cesare e due “tifosi” d'eccezione: Napoleone I e Napoleone III
Cesare costruttore
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Veni, vidi, vici. Cesare autore letterario

Gli “amori” di Cesare

Testa bronzea di Augusto, ca 25 aC - Londra, British Museum

Cesare è passato alla storia come uomo senza scrupoli, tanto deciso nel raggiungimento dei suoi fini da non lasciare spazio ai sentimenti e ai rapporti umani: dalle sue opere non traspare nessun elemento contrario a questa immagine, rafforzata dagli autori successivi.
Non avrebbe dato un'idea diversa neppure la perduta orazione per la zia Giulia, morta nel 69: l'elogio malcelava il vero proposito, quello di riabilitare il marito di lei, Gaio Mario. Significativo è pure l'elogio funebre composto l'anno successivo per Cornelia, sua seconda moglie, sposata nell'83, figlia di Cornelio Cinna: ma il discorso è ricordato anche per alcuni particolari - come la giovane età della donna e la di lei condotta, non in linea con quella tradizionale delle matrone romane -, segni di un sincero sentimento che il trentaduenne Cesare aveva nutrito per la giovane.
Neppure nel “mitico” rapporto con Cleopatra si può ipotizzare una piena partecipazione affettiva da parte del generale. L'intento politico della relazione tra i due  è evidente, ben oltre il celebre fascino della regina esercitato sapientemente su Cesare e suggellato dalla nascita di Tolomeo XV Cesarione nel 47. Ma si può giustamente pensare anche ad un certo sentimento aleggiante tra i due, testimoniato anche dalla presenza a Roma della regina d'Egitto per circa due anni, dal 46 e fino alla morte di Cesare.
Cesare era però, a detta di Cicerone, “il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”. La frase richiama un altro aspetto, ovvero la disinvoltura nell'orientamento sessuale del Nostro, pratica non così diffusa a Roma, ma diffusa in chi poteva vantare una cultura intrisa di grecità.
Per questo atteggiamento il proconsole viene ancora sbeffeggiato dai suoi legionari durante il corteo trionfale del 46, per una diceria risalente a 35 anni prima, quando il diciannovenne Cesare si sarebbe “sottomesso” al re di Bitinia Nicomede IV, che lo ospitava. Diversi scrittori, tra cui Cicerone, attestano l'episodio, nonostante l'ostinato silenzio di Cesare sul fatto. Altro riferimento a tale inclinazione si deve, pare, allo stesso Marco Antonio, secondo il quale fu merito della “docilità” sessuale del giovane Ottaviano, frequentatore assiduo della tenda e della lettiga di Cesare in Spagna, a fare di questi il figlio adottivo e quindi l'erede del dittatore.
Se altri episodi “rosa” arricchiscono la biografia del futuro divus – occorre ricordare l'ininterrotta, sincera relazione con Servilia, sorella di Catone e madre di Bruto, forse figlio naturale di Cesare secondo alcuni - ben più gravi sono alcuni fatti intercorsi, come quelli che conducono il generale al ripudio, nel 62, della terza moglie, Pompeia, dopo sei anni di matrimonio: durante i misteriosi riti della Bona Dea, celebrati allora in casa di Cesare e riservati esclusivamente alle donne, Publio Clodio Pulcro, celebre quanto scellerato rampollo della più alta nobilitas romana, vi si intromette, travestito da suonatrice. Scoperto da un'ancella ed annullata la festa per il sacrilegio commesso dall'intrusione di Clodio, si scopre anche che questi, fido collaboratore di Cesare, altri non è se non  l'amante di sua moglie. Tuttavia nel processo che consegue all'episodio, Cesare, ripudiata la moglie, si rifiuta di testimoniare contro l'amico, dimostrando sia l'interesse predominante per la scalata al potere che il carattere per lo meno effimero del matrimonio che pure lo aveva aiutato nella sua carriera.
Più semplice e forse più sincero il rapporto con l'ultima moglie Calpurnia, donna forte e decisa che pare  scomporsi, secondo le fonti letterarie, solo di fronte ai funesti presagi avvertiti in sogno la notte precedente le idi di marzo. Altro non sappiamo di lei, che resta a Roma, lontano dal marito, durante le molte  campagne che portavano Cesare in tutto il Mediterraneo.
Al distacco occorso tra Cesare e le donne, pare corrispondere una scarsa fecondità di figli: l'amata Giulia, avuta da Cornelia, e Tolomeo Cesarione, partorito da Cleopatra. In linea con l'impressione data dai suoi legami, Cesare preferì scegliere le persone congiunte non per il sangue, ma per il  valore, legandole a sé con l'antica istituzione dell'adozione: così alla scarsità numerica di figli naturali supplisce un numero notevole di “figli” per così dire spirituali, che lo hanno seguito, onorato e chiamato  padre, su tutti l'erede Gaio Giulio Cesare Ottaviano, suo figlio adottivo, il primo Augusto.

Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Roma - Chiostro del Bramante
Dal 24 ottobre 2008 al 5 aprile 2009