Arte

Il Gruppo de I XXV

di Paola De Rosa - www.paoladerosa.com

"Siamo andati verso la storia e abbiamo trovato la preistoria"
Giovanni Cena

In occasione del centenario della formazione del "Gruppo de I XXV", si è inaugurata a Roma, presso gli spazi dell'Accademia di San Luca, la mostra di pittura che ha per tema la campagna romana.

Paesaggio - Risveglio primaverile (1876 circa)

Giovanni Costa (Roma 1826 - Marina di Pisa 1903)
Paesaggio - Risveglio primaverile (1876 circa)
Olio su tela - Dim: 74 x 128 cm
Roma - Collezione privata

Il "Gruppo de I XXV" si formò a Roma nel 1904 dalla confluenza di vecchie e nuove generazioni di pittori provenienti da diverse esperienze artistiche, sociali ed esistenziali, uniti dal comune interesse per il paesaggio della campagna romana e dal piacere per la convivialità.

Tempo piovoso, 1891

Enrico Coleman (Roma 1846 - 1911)
Tempo piovoso, 1891
Olio su tela - Dim: 102 x 200 cm
Roma - GNAM Galleria Nazione d'Arte Moderna

L'idea di fondare una società venne a un gruppo di pittori già affermati: Onorato Carlandi, Enrico Coleman, Giuseppe Ferrari, Cesare Biseo, Ettore Ferrari, Alessandro Morani, Edoardo Gioja, Paolo Ferretti, Napoleone Parisani e Giuseppe Cellini che avevano fatto parte della società In Arte Libertas formatasi attorno alla figura del pittore-patriota Nino Costa. Nello Statuto della società si stabilì che non ci sarebbero state né una sede né cariche gerarchiche, tranne un capo simbolico, un "capoccetta", individuato nella figura del pittore Coleman. Accanto a questi 10 pittori di ispirazione verista se ne unirono altri, Camillo Innocenti, Giulio Aristide Sartorio, Alessandro Battaglia, Giuseppe Carosi, Arturo Noci che aderirono al mondo desolato e solenne della campagna romana con modalità e finalità diverse. Il numero aumentò successivamente con l'adesione di nuovi soci.

Conca dei bufali, 1908 circa e L'incendio (La fine) 1922

Duilio Cambellotti (Roma 1876 - 1960)

A sinistra
Conca dei bufali, 1908 circa
Terracotta, h 24,5 cm, diametro 53,5 cm
Roma - Collezione privata

A destra
L'incendio (La fine) 1922
Inchiostro di china ed acquerello su carta, 45,5 x 128,8 cm
Roma - Presidenza della Repubblica, Palazzo del Quirinale

Nel 1922, l'anno in cui la rivista "Valori Plastici" cessa le pubblicazioni, all'indomani della I Biennale Romana, l'esperienza de I XXV venne riproposta da Hermanin e Galassi Paluzzi con l'idea di poter indicare una possibile strada nella confusione post bellica, post secessione e post futurista. L'iniziativa di conferire uno spessore storico-critico al gruppo si trasformò, al contrario, in una sorta di sigla finale delle vicende de I XXV.

I risultati delle sperimentazioni formali di questo eterogeneo laboratorio en plein air superarono la poetica verista: senza tradire la realtà, ne colsero l'essenza attraverso la materia pittorica, l'illuminazione e la profondità spaziale; oppure accompagnando spesso la pittura alla fotografia; per cui i numerosi scatti fotografici realizzati da Cambellotti, Marcucci e Balla, da un lato ebbero lo scopo di fissare, come appunti fotografici, elementi del paesaggio da rielaborare artisticamente, dall'altro di documentare e promuovere iniziative sociali, quali l'apertura di accampamenti e di nuove scuole per i figli dei braccianti agricoli dell'Agro Romano.

Tempo piovoso, 1891

Vittorio Grassi (Roma 1878 - 1958)
Papaveri a Grottarossa, 1916
Olio su tavola - Dim: 33 x 24 cm
Roma - GCAMC Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea

Le visioni molteplici della campagna romana offerte dal gruppo sono il tema che accompagna il visitatore attraverso le sei sale dell'Accademia dedicate alla mostra.

Si è accolti nella prima sala dal solare "Risveglio primaverile" di Nino Costa, un grande paesaggio ad olio su tela sul cui sfondo svetta la catena montuosa delle Alpi Apuane che affascinarono l'artista tanto che divennero un soggetto da lui più volte dipinto.

La seconda sala, legata alla poetica verista della fine del XIX secolo, mostra le mandrie di bufali, i cavalli, i solchi della terra e i cieli lividi di Coleman e Raggio. Qui la campagna romana appare in tutta la sua tristezza e desolazione, sentimenti ancor più amplificati nel dipinto "Al Divino Amore" di Camillo Innocenti, dove il soggetto di vita popolare e rurale rappresentato dalle due grandi figure che dominano la composizione è trattato con brutale realismo.

Nella terza sala, ai paesaggi che attraverso i brandelli di pietra delle rovine e delle cave idealizzano e mitizzano il passato, si uniscono gli essenziali e atmosferici pastelli di Sartorio, Morani e Coromaldi che con poche linee e colori riflettono "…la potenza del disegno e la sapienza del colorire nelle mani dell'artista, a questi non rimane che la scelta del luogo e del momento,…" (Sartorio).

La quarta sala testimonia la sensibilità sociale e il linguaggio moderno di Duilio Cambellotti attraverso la sua visionaria produzione plastica e grafica; "…gli alberi, gli animali, gli uomini della vanga e del solco, furono oggetto della mia osservazione e quindi nutrimento dell'animo mio ad alimentare visioni e sogni…".

La quinta sala raccoglie le sperimentazioni di linguaggi nuovi; come gli olii divisionisti di Arturo Noci e Filippo Anivitti; la sintesi e il colore dei Papaveri a Grotta Rossa di Vittorio Grassi, un olio su tavola che non raffigura più gli aspetti tristi del paesaggio ma quelli carichi di vitalità ed energia; il sintetismo degli acquerelli e degli olii di Pompeo Fabbri, Dante Ricci e Onorato Carlandi.

La sesta sala mostra, oltre alle caricature e schizzi di Cesare Pascarella, le foto di Edoardo Gioja. A partire dal 1907, con la partecipazione di Cambellotti e Marcucci al progetto delle scuole per i contadini dell'Agro Romano, promosso da Giovanni Cena, Sibilla Aleramo, Anna e Angelo Celli, l'attività fotografica del gruppo si intensificò. Le foto raccolte negli album degli stessi Cambellotti, Marcucci e Giacomo Balla verranno utilizzate per le pubblicazioni sull'attività delle scuole, mentre altre immagini di luoghi, natura e guitti costituiranno il ricco repertorio iconografico del volume Latina Tellus di Arnaldo Cervesato.

Questa mostra è un'ottima occasione per conoscere la campagna romana di inizio Novecento, variegata e complessa: "Una campagna che viene vissuta come la vera protagonista dell'avventura del Gruppo, mitica, eroica, o quotidiana. Una campagna che era alla sua ultima stagione, prima della trasformazione che le farà perdere le sue specifiche caratteristiche, fino ad annullarsi nell'indefinito contesto dell'area metropolitana Una campagna la cui immagine rimane oggi riflessa nel lavoro de I XXV, attraverso olii, pastelli, acquerelli, ma anche foto, caricature, scritti".