Arte

Alberto Burri: l'arte, la guerra e la creazione del nuovo

Alberto Burri è uno degli artisti presenti alla prossima Asta di Arte Moderna e Contemporanea, che si terrà a Roma il 28 aprile 2016 presso Minerva Auctions . L'evento sarà preceduto da una esposizione gratuita aperta al pubblico, un altro dei tanti modi per celebrare il segno profondo da lui lasciato nel panorama dell'arte più vicina ai giorni nostri.

Proprio lo scorso anno è stato celebrato il centenario della nascita di Alberto Burri, un artista non convenzionale che ha rivoluzionato lo scenario dell'arte del dopoguerra, lasciandovi una forte impronta e portando alla ribalta con forza la realtà italiana. Visionario e precorritore dei tempi, dapprima Burri non viene capito e sono molti quelli che gridano allo scandalo quando Palma Bucarelli lo supporta, intravedendo subito in lui qualcosa di geniale.

Alberto Burri
Foto di Aurelio Amendola

Per comprendere l'arte di Burri e la sua portata così potente e destabilizzante, ne va ripercorsa la genesi.
Alberto Burri nasce il 12 marzo 1915 nella cittadina umbra di Città di Castello e la sua prima vocazione non ha propriamente a che fare con tele e pennelli, che da sempre considera un semplice passatempo.
È il 1940 quando Burri consegue la laurea in medicina, pochi mesi prima che l'Italia entri a combattere nella guerra che nel frattempo impazza in Europa.

Partito come ufficiale medico, tra anni dopo viene fatto prigioniero dalle forze alleate in Tunisia.
La reclusione oltreoceano nel campo di concentramento di Hereford, nel Texas, lo avvicina di nuovo all'arte, mezzo attraverso il quale riesce a distrarsi e a esorcizzare il suo trauma, anche una volta tornato in Italia: non è però la stessa arte rinascimentale di Piero della Francesca, che emulava durante gli anni di studio tra un esame e l'altro, è la nascita di un'arte diversa, materica, essenziale, che denota dolore, angoscia e un profondo mutamento interiore.

Dalle visioni del deserto realizzate in prigionia, Burri, dopo aver già esposto nel 1946 i suoi lavori alla galleria della Capitale La Margherita, approda a una nuova forma di creazione che prevede la commistione di materiali di recupero di ogni sorta: tessuti, fogli metallici, cartone ondulato, scarti dell'industria. Non si tratta, però, di semplice ready-made: sono i prodromi dell'Arte Povera. Questo movimento, il cui nome viene coniato due decenni più tardi dal critico Germano Celant, vede in Burri uno dei suoi numi tutelari, con il rigetto delle forme d'arte tradizionali e dei suoi materiali in funzione di un processo creativo che coinvolga oggetti di facile reperibilità nel quotidiano.

L'arte di Burri viene subito vista come une personalissima declinazione dell'Informale europeo e i suoi Sacchi, un gruppo di collage astratti in stoffe strappate e ricucite assieme sulla tela, che celano la disperazione della guerra, vengono ben presto sostituiti dalla serie delle Combustioni, che ne urlano il dolore in tutta la loro drammaticità, con superfici plastiche accartocciate su se stesse e forate dalla forza della fiamma ossidrica.

Burri ama produrre delle vere e proprie serie, così sono infatti classificati anche i suoi Legni, Ferri, Muffe, Gobbi, Bianchi, Cretti e Catrami, Plastiche, Cellotex nomi neutri che dimostrano un interesse rivolto più al materiale che alla metafora nascosta dietro di esso. “Forma e spazio! Forma e Spazio! Fine. Non c'è nient'altro. Forma e Spazio” per citare le sue parole: nient'altro va cercato al di là delle sue tele. Versatile e innovatore fin nel midollo, il maestro umbro si è dedicato anche alla land art, lasciando agli abitanti di Gibellina, il “possesso perenne” del suo Grande Cretto: una enorme colata di cemento che copre le materie del centro della cittadina, epicentro di un violento terremoto scatenatosi nel 1968.

Le opere di Alberto Burri sono esposte nei migliori musei di arte contemporanea del mondo: dalla Tate Modern di Londra al Museo Guggenheim di New York, passando per il Centre Pompidou di Parigi, senza tralasciare la  Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma e la Fondazione Burri di Palazzo Albini, a Città di Castello, dove troviamo ben 32 lavori spontaneamente donati dall'artista.

Tra i più significativi riconoscimenti ricevuti da Burri, vanno menzionati il premio AICA alla Biennale di Venezia del 1960, il premio Marzotto 1964, il Gran Premio della Biennale di San Paolo, ottenuto nel 1965 e il premio Feltrinelli per la grafica, conferitogli nel 1973. Latore di inquietudini e istanze tutte europee, Burri se ne fa interprete portando alla ribalta il panorama dell'arte italiana e lascia una traccia indelebile nelle generazioni successive, visibile ancora adesso nell'estro di molti giovani artisti di oggi.


Info
Minerva Auctions Roma
Palazzo Odescalchi - Piazza SS. Apostoli 80
00187 Roma
Tel: +39 06 6791107