Arte

Considerazioni spaziali sulla Biennale d'Arte 2015 di Venezia

di Roberto Zanon

La 56. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo "All the World's Futures" ha avuto come direttore Okwui Enwezor. Nella complessità di un evento, com'è questo della Biennale di Venezia, molte sono le letture e le considerazioni che si potrebbero fare, ma in termini generali, emerge una rigorosa e chiara scansione nella sequenza delle opere alle Corderie dell'Arsenale che si contrappone ad una “confusione” e frammentazione del Padiglione Centrale ai Giardini. Qui l'occupazione di parte del volume, generalmente dedicato alle esposizioni, con la costruzione di una grande “arena” dotata palco e tribune nel mezzo dell'edificio, non aiuta a fare chiarezza. Un’articolazione spaziale comunque inedita che ha permesso di inserire, nel cuore dell’esposizione, un luogo pulsante aperto a performance, rappresentazioni, incontri e discussioni. Altre insolite ed emozionanti decodificazioni dello spazio sembrano essere state un espediente impiegato da molti artisti delle rappresentazioni nazionali. Un rinnovato interesse per l'utilizzo delle superfici espositive, in parallelo al messaggio artistico, che fornisce lo spunto per alcune analisi.

Padiglione Centrale ai Giardini, Arena, tribuna

Padiglione Centrale ai Giardini, Arena, palco

Padiglione Giappone, Chiharu Shiota, The Key in the Hand

Padiglione Giappone, Chiharu Shiota, The Key in the Hand

Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, Jiri David, Apotheosis

Padiglione Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, Jiri David, Apotheosis

Padiglione Germania, Fabrik

Padiglione Germania, Fabrik, vista verso l'esterno del padiglione

Padiglione Canada , BGL art collective, Canadassimo

Padiglione Canada , BGL art collective, Canadassimo

Padiglione Australia, progetto di Denton Corker Marshall

Padiglione Australia, progetto di Denton Corker Marshall

Padiglione Brasile, Antonio Manuel, So much that it doesn't fit here

Padiglione Brasile, Antonio Manuel, So much that it doesn't fit here

Padiglione Francia, Céleste Boursier-Mougenot, Rêvolutions

Padiglione Austria, Heimo Zobernig

Padiglione Austria, Heimo Zobernig

Padiglione Corea, Moon Kyungwon & Jeon Joonho, The Ways of Folding Space & Flying

Museo Correr, Jenny Holzer (al centro), War paintings

Ca' Pesaro, Cy Twombly, Untitled (Camino Real II, V, VI, VIII), Acrilico su legno, 2011

Palazzo Fortuny, Proportio, vista al piano nobile

Ca Corner della Regina, Fondazione Prada, Portable Classic, salone centrale

Ca Corner della Regina, Fondazione Prada, Portable Classic, sala interna

Gallerie dell'Accademia, Mario Merz, Città irreale

Palazzo Franchetti, Glasstress 2015 Gotika, Olafur Eliasson, A view becomes a window, 2013

Palazzo Franchetti, Glasstress 2015 Gotika, Yin Xiuzhen, The container of thinking, 2015







Il Giappone con il lavoro, di Chiharu Shiota, “The Key in the Hand”, identifica nella complessità spaziale dell'intreccio di fili, costruito all'interno del padiglione, tenuti in tensione da una sequenza interminabile di chiavi, quell'eleganza e poeticità che da sempre contraddistingue questo Paese.

L'interpretazione dinamica e compressa dello spazio della Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, di Jiri David con "Apotheosis", svuota l'edificio e costringe la fruizione dell’unica opera esposta in uno stretto corridoio fronteggiato da un grande specchio dal quale è suggerita la visione.

La Germania con "Fabrik" obbliga ai visitatori, per mezzo di una scala interna alla costruzione, ad accedere alla parte soppalcata del proprio padiglione. Sono così suggerite nuove viste ed eccentriche prospettive sull'esterno, proponendo uno sconosciuto rapporto con l'austero volume dell'architettura.

Il Canada, con "Canadassimo" del BGL art collective costruisce una vera superfetazione volumetrica alla propria architettura, interessante lavoro del gruppo BBPR del 1956-57. Nascondendo e mimetizzando l’edificio, è stato creato un frammentato e disorientante percorso interno, introducendo, con una finestra sopraelevata, un inedito affaccio sui giardini. 

L'Australia con il suo nuovissimo padiglione, progettato da Denton Corker Marshall, propone un volume dalle stereometriche geometrie, ma flessibile alle esigenze che si presenteranno nelle future esposizioni, grazie ad una modulabile variabilità del sistema di aperture.

Con il lavoro "So much that it doesn't fit here" di Antonio Manuel, nello spazio del Brasile, delle semplici partizioni murarie colorate e forate riescono a sollecitare delle complessità percettive accattivanti ed efficaci.

La natura gestita, con l'opera "Rêvolutions" di Céleste Boursier-Mougenot, trasfigura il sito espositivo francese in luogo di relax e di isola ecologica e onirica con un'improbabile albero semovente sul pavimento sotto il lucernario della sala centrale.

Heimo Zobernig per l'Austria interpreta in modo sofisticato, minimalista e assoluto lo spazio del padiglione. L'artista rettifica il livello di calpestio e posiziona un apparente fluttuante monile nero in prossimità del soffitto sovrastante, creando contemporaneamente una calibrata relazione tra gli interni e il riorganizzato giardino retrostante.

E lo spazio, seppur evocato nel suo annullamento temporale, lo troviamo protagonista anche all'interno del Padiglione Coreano con Moon Kyungwon & Jeon Joonho dove è allestita la loro nuova raffinata, suggestiva e imperdibile installazione cinematografica "The Ways of Folding Space & Flying".

Uscendo dai Giardini e arrivando all'Arsenale un'ultima considerazione può essere riservata alla partecipazione nazionale dell'Italia. Con la curatela di Vincenzo Trione, il padiglione ospita opere anche interessanti, organizzate però come in una sequenza di stand fieristici. Solo le didascalie sono chiare e ben disposte, ma lo spazio è ucciso e reso uniforme affogato in un anonimo quanto scontato grigio, creando disturbo nell'orientamento e omogenizzando il lavoro degli artisti.
 

FUORIBIENNALE
Molti gli eventi che fanno da corollario e alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Innanzitutto le mostre dei Musei Civici Veneziani: l’esposizione di Jenny Holzer, “War painting” posta proprio nel cuore del Museo Correr, è un luogo di pausa e di riflessione. Sono delle "pitture di guerra" in cui attraverso un esercizio di riscrittura e di ingigantimento pittorico di alcuni documenti secretati dal governo americano, la Holzer evoca e ci ricorda che la guerra accompagna anche i giorni nostri ed è sempre latente.

Negli alti, ampli e magnificentemente vuoti spazi di Ca' Pesaro le opere di Cy Twombly respirano ed esalano la poesia dell’artista statunitense. La serie di grandi tele [Untitled (Camino Real II, V, VI, VIII)], realizzate poco prima della sua scomparsa nel 2011 ed esposte qui in sequenza, restituiscono, con il loro fondo verde acceso, un sentimento di positività difficilmente riscontrabile nel panorama artistico contemporaneo.
Palazzo Fortuny, con il coinvolgente e affascinante tema Proportio, dimentica completamente di essere luogo espositivo convenzionale. In continuità con le mostre dei precedenti anni, e con ancor maggior e rinnovato vigore, offre un'esperienza globale di immersione nel ricco e composito corpus artistico di opere selezionate: tra i vari autori troviamo: Anish Kapoor, Carl André, Luciano Fabro, Alberto Giacometti, Ellsworth Kelly, Sol Lewitt, Fausto Melotti, Mario Merz e anche Sandro Botticelli con Antonio Canova. Un'operazione che sovverte ogni principio espositivo canonico e che, se da un lato rende difficile il rapporto tra la singola opera e il visitatore, offre però nuove e non scontate sensazioni di integrale coinvolgimento. Il supporto del poderoso catalogo che è stato editato per l’occasione diventa strumento necessario per approfondire e anche per capire cosa realmente è esposto. Un testo di raffinata gestione editoriale delle immagini e dei testi che aiuta a riiniziare un colloquio contemporaneo attorno alle perse conoscenze sulle proporzioni e le sacre geometrie.

A Ca' Corner della Regina la Fondazione Prada allestisce un'inaspettata esposizione, “Portable Classic”, di statue, sculture e modelli della classicità. Lo studio OMA di Rem Koolhaas gestisce in modo sapientemente raffinato l'impianto allestitivo nel quale i materiali contemporanei dei policarbonati traslucidi e gli acrilici trasparenti colloquiano con modelli e statue del mondo classico. L'introduzione di una pedana, accessibile per mezzo di qualche gradino, posta in fondo al salone centrale, offre una vista sopraelevata inedita e inaspettata del piano nobile del palazzo. Peccato che l'apparato didascalico sia tanto raffinato quanto illeggibile nel carattere e nella tonalità di grigio chiaro adottato.

I meravigliosi, ampi, compositi, nuovi spazi all'interno delle appena restaurate Gallerie dell’Accademia, ospitano la mostra “Mario Merz - Città irreale”. Nuovi volumi espositivi importanti – spazi una volta destinati alla didattica dell’Accademia di Belle Arti - che prendono possesso anche dell'ampio cortile dove le opere dell'artista, esponente della corrente dell'arte povera scomparso nel 2003, con fluida quanto scontata facilità trovano nuova carica comunicativa.

A Palazzo Franchetti si rinnova l’esposizione sul vetro contemporaneo con Glasstress 2015 Gotika promossa congiuntamente tra lo State Hermitage Museum di San Pietroburgo, Russia e Berengo Studio, Venezia. La mostra intende esplorare l'effetto che il Gotico e i concetti medievali hanno avuto sulla coscienza e sull'arte contemporanea. Un appuntamento importante questo perché permette di continuare quella ricerca sulle infinite potenzialità espressive del vetro che le visionarietà degli artisti associate alla maestria e capacità interpretativa dei Maestri vetrai muranesi riescono, proprio grazie a Berengo Studio, a mettere in opera.