News ed Eventi

Irlanda, il prof più amato dagli studenti è un ricercatore italiano

Ha 35 anni e sarà premiato dal ministro dell’Istruzione. «Il mio metodo, dialogo e confronto con gli studenti. E quando restano dubbi, finiamo le lezioni al pub»

di Caterina Belloni per "Corriere della Sera"

Luca Longo, il prof più amato dagli studenti in Irlanda

Luca Longo, il prof più amato dagli studenti in Irlanda

Chissà se il fatto di essere italiano, di saper comunicare e coinvolgere, non abbia aiutato Luca Longo a diventare un «eroe dell’insegnamento» è stata la sua capacità di comunicare e coinvolgere. Quando fa lezione di informatica agli studenti che si stanno preparando per il master, non legge in modo asettico la lezione che ha preparato, non intontisce l’uditorio a colpi di grafici e diapositive, non si mette in cattedra scatenando nei suoi studenti una passività che assomiglia al torpore. Li incalza di domande, li coinvolge, spezzetta la lezione con video e battute. E le sue lezioni sono affollate e apprezzate. Tanto che gli studenti del Dublin Institute of Technology, l’università in cui insegna, hanno deciso di votarlo come National Teaching Hero 2016 e lo hanno fatto vincere. Luca Longo, 35enne originario di Varese, il 27 ottobre riceverà il premio direttamente dal Ministero dell’istruzione irlandese nel castello di Dublino. E sarà l’unico italiano a salire sul palco, insieme a 36 colleghi irlandesi o inglesi, selezionati tra oltre ottocento candidati. «Sono felice di questo premio – racconta al Corriere – ma le mie ambizioni sono altre. Punto ad aumentare il tempo che dedico alla ricerca e a vincere uno dei progetti milionari dell’Unione Europea».

Il prof che voleva viaggiare
Dopo la laurea specialistica in informatica all’Università dell’Insubria Longo ha deciso di candidarsi per una borsa di studio del governo irlandese e l’ha vinta. Quando questo dottorato al Trinity College di Dublino stava per concludersi, si è candidato per un posto temporaneo da assistant lecturer al Dublin Institut of Technology e l’ho ha conquistato. «Era una posizione non definitiva, ma mi è servita come trampolino di lancio - spiega -. Un anno e mezzo dopo si è liberato un posto a tempo indeterminato, ho fatto il concorso e ho vinto». Quando gli si chiede come mai abbia lasciato l’Italia Luca Longo non parla di cervelli in fuga o di un Paese in cui l’Accademia per i giovani rimane un miraggio. «Mi è sempre piaciuto viaggiare – dice - . Volevo imparare l’inglese e adoro le sfide. Così invece di rimanere a Varese, come hanno fatto alcuni miei colleghi di corso, sono partito». Certo a rifletterci il professor Longo si rende conto del fatto che ora lui ha un posto fisso da lecturer, quindi a due passi dall’associato, mentre chi è rimasto in patria o si è spostato nel settore privato o continua a fare il precario in ateneo. Eppure non gli importa fare polemica e lamentarsi.

Le lezioni finiscono al pub
«Quando sono arrivato qui parlavo inglese a un livello poco più che scolastico – confessa - . Insegnare in una lingua che non è la tua richiede impegno e fatica, ma adesso sono davvero soddisfatto». Ora Luca Longo, che si occupa di informatica ed è specializzato sui temi dell’intelligenza digitale, tiene lezioni per i master e deve seguire tre studenti di dottorato. «Poi mi occupo della ricerca, che è la cosa che mi interessa di più», spiega. Qual è il segreto di questo gradimento da parte degli studenti? «Forse il fatto che mi rendo sempre disponibile a rispondere alle loro richieste e ai dubbi, direttamente o via email - ipotizza – . In passato ho seguito dei master sull’insegnamento, ho imparato una serie di tecniche. So bene, essendo stato uno studente, che un rapporto diretto e meno formale aiuta. Quando gli allievi si sentono coinvolti imparano di più, quindi a volte indulgo in video o racconti. Secondo la mia esperienza raccontare storie e aneddoti aiuta molto a focalizzare». Gli allievi lo seguono volentieri. Anche al pub qualche volta, se la lezione deve finire perché si è fatto tardi e il portiere viene a chiudere l’aula, ma in sospeso ci sono ancora dubbi e problemi da chiarire.

25 ottobre 2016
© archimagazine