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Impressioni dalla Terra Laboris
Linoleografie di Luigi Panarella (1915-1983)

Anche quest'anno il “Consiglio dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Caserta” ha deciso di augurare il Natale e l'Anno Nuovo con un'opera d'arte. Negli anni scorsi rinomati artisti campani hanno realizzato, espressamente per l'Ordine, pregevoli opere grafiche.

Portineria di San Lorenzo, 1942 - Linoleografia - Dim: 27,5 x 19,5 cm

Nudi nella campagna di Marcianise, 1945 - Linoleografia - Dim: 27,5 x 19,5 cm

Casale nella campagna leborina, 1948 - Linoleografia - Dim: 27,5 x 19,5 cm

L'iniziativa prese il via nel 2003 con il maestro Bruno Donzelli che eseguì la prima grafica; le edizioni sono continuate poi con il coinvolgimento di altri autori. Curatore e art director delle grafiche è, dal 2004, il consigliere architetto Umberto Panarella. Gli artisti che hanno collaborato sono stati Andrea Sparaco (2004), Riccardo Dalisi (2005), Peppe Ferraro (2006), Annibale Oste con Nicola Villano e Ludovico Nappa (2007), Raffaele Bova (2008). Nel 2009, grazie alla collaborazione del “Il Laboratorio Stampe e Libri d'Arte” di Vittorio Avella, si realizzò il multiplo di Mimmo Paladino che fu abbinato a un testo poetico di Mimmo Grasso. Nel 2010 furono coinvolti il filosofo Giuseppe Fonseca, il fotografo Mario Ferrara e l'artista Livio Marino Atellano nell'opera Pentesilea - Surrender. Nel 2011 fu il folder “Fieramosca - Il riscatto parte da qui” per il testo del critico Enzo Battarra e l'opera di Arturo Casanova. Per il Natale 2012 fu realizzato un mosaico della misura di m.13,75 x 2,20, su bozzetto di Battista Marello.

Anche quest'anno l'Ordine degli Architetti di Caserta non ha voluto abbandonare il filone tematico tendente alla valorizzazione e recupero del territorio. Per il Natale 2013 propone tre linoleografie del maestro Luigi Panarella, attivo dalla seconda metà degli anni trenta al 1983.
La riproposizione di tali opere grafiche dell'artista aversano ci consente di riscoprire una tecnica apparentemente dimenticata come la linoleografia (incisione su linoleum), particolarmente diffusa nel periodo autarchico. Infatti, a causa della scarsità di materie prime derivante dalle sanzioni seguite alla campagna etiopica, prima, e al secondo conflitto mondiale, dopo, l'artista non poté servirsi, per le matrici del 1942-48, di materiali pregiati come il rame e lo zinco e fece ricorso al linoleum, utilizzato anche da artisti come Matisse e Picasso.
Le opere, gentilmente concesse dalla vedova del maestro sig.ra Giuseppina Zamuner, sono state stampate utilizzando le originali matrici dalle quali l'artista aveva tirato solo alcune prove tuttora conservate nel proprio archivio.
Le linoleografie furoro realizzate tra il 1942 ed il 1948 con la tecnica a bulino su linoleum da pavimento di colore nero e sono state tirate nell'anno 2013 con carta similare a quella utilizzata dal maestro.

I TITOLI SONO:
- La Portineria di S. Lorenzo, del 1942
- Nudi nella campagna di Marcianise, del 1945
- Casale nella campagna leborina, del 1948

Le grafiche sono accompagnate da testi di Enzo Battarra giornalista e critico d'arte, Luigi Guerriero architetto , Gianni Solino scrittore.


Tra terra e cielo
di Enzo Battarra, giornalista e critico d'arte
C'è terra! E dove c'è terra ci sono sogni, speranze, desideri, amori. Ma c'è anche tanto cielo, un cielo che incombe, si riempie di nubi, si gonfia di volute, un cielo che nega allo sguardo il sole. E la terra è matrigna quando è dura a coltivarsi, quando non dà i frutti sperati. E il cielo è patrigno quando è minaccioso di tempeste e temporali.
Questi di Luigi Panarella non sono paesaggi bucolici nell'accezione comune del termine. Non c'è nulla di idillico, non c'è la oleografica serenità agreste. Non c'è retorica.
È un lavoro fatto “en plein air”, dove gli spunti naturalistici si congiungono a una progettualità compositiva, a un'idea chiara di paesaggio, dove la rappresentazione ha sempre e comunque spunti metafisici, di quel Novecento che è secolo, ma anche movimento artistico, letterario e architettonico. Non un semplice “ritorno all'ordine”, ma uno studio del classicismo, delle forme pure e soprattutto degli equilibri nella composizione.
La tecnica della linoleografia aiuta l'artista a esprimere un tumulto di sentimenti, di sensazioni, di visioni. Non c'è pace tra gli ulivi. E se non sono ulivi, comunque non c'è idillio, non c'è una visione rassicurante.
Le date di realizzazione sono significative: “L'Abbazia di San Lorenzo” è del 1942, i “Nudi nella campagna di Marcianise” sono del ‘45 e il “Casale nella campagna leborina” è del ‘48.
Sono tre momenti profondamente diversi ma correlati tra loro nella storia di questa terra e di questo popolo, tre momenti difficili caratterizzati dal regime dittatoriale, dal conflitto bellico, dal dopoguerra e dalla ricostruzione. Ma in tutte e tre le immagini c'è sempre e comunque inquietudine. Lo si vede dal tratto che disegna gli alberi come i ciuffi d'erba, lo si vede dai cieli tempestosi. È forse una condanna della condizione umana quella di non vivere la serenità, neanche in un contesto ambientale all'epoca comunque incontaminato e accogliente.
Profezie, forse. Luigi Panarella nel ritrarre tre scorci della Campania Felix non avrebbe mai potuto e dovuto immaginare quelli che sarebbero stati gli sviluppi successivi, dagli insediamenti urbani alla contaminazione del suolo e del sottosuolo.
Lo scorcio dell'abbazia aversana di San Lorenzo ad Septimum coglie l'incrocio tra l'antica via consolare romana che congiungeva Pozzuoli a Capua e la linea ferroviaria Aversa-Villa Literno. Quel sottopasso è un incrocio di percorsi, di viaggi, di storie. È un nodo dell'anima.
I due nudi sull'erba nel contesto della campagna marcianisana hanno forme statuarie, pose plastiche, sono fuori dal tempo e dallo spazio. La loro presenza nel paesaggio rurale ruba la scena al mondo naturale. C'è una sorta di prospettiva ascensionale, con le due figure in primo piano, dietro di loro il cavallo che pascola, la collina e infine il cielo. È come se un filo congiungesse i pensieri degli umani alle nuvole incombenti.
Nella raffigurazione del casale in campagna è invece il cavallo a essere protagonista della scena, il cavallo con il suo carro. Non c'è traccia umana. Un senso di vuoto, di smarrimento, di straniamento vive in questo paesaggio invernale.
I tre lavori, quindi, comprendono un arco di tempo che va dal 1942 al '48, dal dramma della guerra alle difficoltà della ricostruzione, che significa soprattutto ricostruzione umana. Anche se tutto ciò non appare in maniera palese è intuibile, è leggibile nella capacità espressiva di Luigi Panarella. L'artista leggeva le difficoltà del momento e attraverso le sue vedute comunicava il disagio.
Altri e forse ancor più drammatici disastri sarebbero sopravvenuti negli anni a venire, fino ad arrivare ai nostri giorni, fino alla trasformazione di Terra di Lavoro in Terra dei Fuochi, da Campania Felix a Campania Infelix.
Ora non si tratta di ricostruire, ma di ricostituire la terra e le coscienze, si tratta di riprogettare l'ambiente e le anime. Si tratta di avere uno scatto di vita e continuare a pianificare il riscatto.

Enzo Battarra


Luigi Panarella: impressioni dalla Terra Laboris
di Luigi Guerriero, architetto
L'Ordine degli Architetti di Caserta propone, come strenna per il Natale 2013, tre linoleografie del maestro Luigi Panarella, attivo dalla metà degli anni trenta al 1983. In continuità con le iniziative condotte dall'Ordine negli anni scorsi in consimili occasioni, che hanno permesso di incrementare la conoscenza di artisti contemporanei che operano nel territorio campano, la riproposizione di tali opere valorizza un artista leborino di indubbie qualità e consente di riscoprire una tecnica grafica apparentemente dimenticata come la linoleografia (incisione su linoleum), particolarmente diffusa nel periodo autarchico. Infatti, a causa della scarsità di materie prime derivante dalle sanzioni seguite alla campagna etiopica, prima, e al secondo conflitto mondiale, dopo, l'artista non potè servirsi, per le matrici, del 1942-48, di materiali pregiati come il rame e lo zinco e fece ricorso al linoleum, utilizzato anche in note architetture razionaliste del tempo.
L'interesse per la tecnica linoleografica - sperimentata efficacemente, dal 1910 circa, dagli Impressionisti tedeschi e utilizzata anche da Matisse e Picasso - è tramontato intorno agli anni sessanta.
Con apprezzabile garbo, le linoleografie di Luigi Panarella offrono un'interpretazione personale, mediata dall'evidente amore per la terra natia, della campagna della Terra di Lavoro, preludio della altrettanto lirica campagna fotografica di R. Pane del 1961. L'artista aversano non interpreta lo specifico mezzo grafico con intento meramente documentario, ma lo costituisce, avvalendosi di una evidente perizia tecnica, come efficace strumento espressivo.
La Portineria di S. Lorenzo, del 1942, riprende, con il ductus grafico proprio del mezzo litografico, il quadrivio nei pressi del monastero benedettino di S. Lorenzo ad septimum segnato da un volume tardobarocco, che introduce ad un importante predio agricolo. A fianco dell'edificio settecentesco, l'artista registra il sottopasso della linea ferrata Aversa-Villa Literno, tracciata negli anni precedenti. Ancora, volumi rustici si dispongono lungo la strada, il cui basolato è reso con efficacia chiaroscurale, in una diluizione delle forme che riconduce ad esperienze figurative d'Oltralpe.
Un cielo cupo, quasi tempestoso, introduce una drammatica atmosfera di attesa, riflessa anche dalle complesse textures dei muri di confine e della vegetazione, eco di anni drammatici.
Nudi nella campagna di Marcianise, del 1945, è svolto, a dispetto dell'ambientazione agreste, con linee drammatiche, in cui la caotica disposizione degli alberi, piuttosto che segnare l'ordine regolare dell'azione umana, sembra fare da contorno alla distanza esistenziale, dolorosa nella sua essenza, tra l'uomo disteso e la donna che gli volge le spalle, dimentica dell'abbandono precedente. Nè maggiore serenità viene dalla presenza del cavallo al pascolo o dalla nuvolaglia incombente, resa con tratto grosso e rapido, segnale della tempesta ormai prossima.
Nessuna attenzione l'artista riserva ai miti (presunti) del paesaggio della Campania Felix: piantate ordinate di viti maritate, reti di canali di bonifica, ortaglie emergenti da una terra feconda e laboriosa. Piuttosto, transeunti piaceri consumati in una natura ostile, segnata, nel fogliame e negli erbaggi, da un ductus "di frontiera".
Casale nella campagna leborina, del 1948, raccoglie, in un paesaggio invernale, con un delicato tratto nostalgico, un carro trainato da un cavallo, una masseria loggiata, un volume di servizio, pagliai e mete, sullo sfondo del pre-appennino campano. La dolente poetica delle opere precedenti sembra stemperare in questa occasione in una maggiore serenità, segnata dal trascorrere della luce sulle cose con minore drammaticità di tratto, emancipando l'artista dal fosco clima precedente.
Ci sembra di scorgere, nelle linoleografie di L. Panarella, piuttosto che una idillica, convenzionale intepretazione arcadica della pianura campana, una profetica anticipazione del caotico sviluppo del dopoguerra, segnato da un incontrollato sviluppo edilizio, dalla cancellazione dei segni di una antropizzazione millenaria e, in ultimo, dalla compromissione delle residue possibilità di un organico sviluppo della società e degli individui.


Ricordi della propria terra
di Gianni Solino, scrittore
Gran parte della mia infanzia l'ho trascorsa giocando nelle campagne che circondavano il mio paese. Ricordo i continui rimproveri ed anche le punizioni che mio padre mi assegnava perché a volte, uscito di prima mattina, rincasavo nel tardo pomeriggio saltando finanche il pranzo e facendo preoccupare mia madre che temeva chissà quali pericoli. Mi piaceva passeggiare per i campi inventando giochi e guardando lo spettacolo che la natura così generosa ci offriva. Se avevo fame raccoglievo un grappolo d'uva oppure una pesca succosa, di quelle che mio zio chiamava “morettine” come fossero belle ragazze, oppure una mela annurca, a seconda della stagione. E non c'era contadino che rifiutasse di fartene cogliere uno, specie se ti complimentavi con lui per la bellezza di quei frutti, di cui andava orgoglioso. Il profumo della terra bagnata dalla pioggia primaverile o dell'erba tagliata di fresco accompagnava i miei passi sereni e fiduciosi.
Poi non so come o quando è successo qualcosa che mi ha fatto smettere quella sana abitudine, forse sono solo diventato grande o forse anche perché la campagna è stata usata da qualche suo figlio ingrato per farci cose che non dovevano essere fatte. E così quella terra che solo a guardarla regalava felicità, oggi viene vista con sospetto, temuta come una matrigna cattiva capace di punirti in maniera feroce.
Non è solo rievocazione dei “bei tempi andati”, quella che le stampe di campagne e villaggi rurali di questa pubblicazione ci propone.
Queste immagini, lievi come un dolce ricordo, forse ci vogliono dire che la bellezza ha abitato le nostre terre, e forse ancora le abita. E' il nostro occhio, spesso, che più non la cerca, magari tristemente rassegnato alla sua scomparsa.
E allora riproporre la bellezza della nostra terra può essere un esercizio virtuoso perché ci invita, anzi ci sfida a fare memoria del nostro passato per metterla alla base del nostro impegno presente.
Solo la bellezza potrà salvarci dall'inferno così efficacemente descritto da Calvino ne “Le città invisibili”: L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.



BIOGRAFIE
Luigi Panarella
Nato ad Aversa (Ce) il 13 giugno 1915 Cominciò la sua attività artistica da giovane, partecipando a numerose rassegne d'arte nazionali e internazionali, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1937 vinse il primo premio ai Littoriali dell'arte, al quale partecipavano tra gli altri Renato Guttuso e Salvatore Fiume.
Nel 1938 espose, quale artista invitato, alla XXI Biennale di Venezia l'opera La scolara. Nello stesso anno partecipò ad un'esposizione alla Domus Herculanea Artium, insieme a Giovanni Brancaccio, Giuseppe Casciaro, Alberto Chiancone, Vincenzo Ciardo, e al concorso per il manifesto pubblicitario della "IV Piedigrotta" di Napoli, aggiudicandosi il primo premio. In quegli stessi anni conobbe Gerardo Dottori, con il quale soggiornò a Palermo. Tra il 1938 e il 1939 collaborò con Giovanni Brancaccio e Pietro Barillà alla realizzazione dell'affresco sulla facciata del teatro Mediterraneo, presso la Mostra d'Oltremare.
Nel febbraio 1941 partecipò alla XL Mostra della Galleria di Roma. Nel 1942, dopo aver esposto a Vienna Die Ventimila, fu presente alla XXIII Biennale di Venezia con l'opera Orto di guerra. Nello stesso anno, fu presente con sei opere alla "XII Mostra Interprovinciale", che si tenne nelle sale espositive dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1953 ottenne il secondo premio al concorso per il manifesto pubblicitario per la Piedigrotta. Nel 1955, sponsorizzato dalla Società Dante Alighieri, organizzò ad Aversa la sua prima esposizione personale, nelle sale del "Complesso di San Francesco". In tale occasione celebrò il suo primo ventennio di attività, presentando 75 opere.
Negli anni sessanta, oltre a presentare i suoi quadri nelle più importanti città italiane ed europee, si dedicò alla realizzazione di opere murali di grandi dimensioni ad affresco ed a mosaico in edifici pubblici e privati. Dal 1969 ritornò in maniera intensa ad esporre in Italia ed all'estero acquisendo ottimi riconoscimenti di critica; prese infatti parte alla "Mostra Internazionale Terme Stabiane" di Castellammare di Stabia, alla "Mostra Internazionale La Capitale" del Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Nel 1971 partecipò ad una mostra alla “Galleria d'Arte del Cavallo” di Osnago, insieme a Enotrio, de Chirico, Maccari, Monachesi e Tosi; nello stesso luogo fu organizzata una sua mostra personale nel 1974. Nel 1973 fece parte del Concorso Internazionale "Tavolozza d'oro Marcona ‘73", mentre l'anno successivo organizzò un'esposizione antologica ad Aversa, dopo 19 anni dalla prima del '55; il testo critico del catalogo fu curato da Domenico Spinosa. Un ulteriore personale antologica si tenne nel 1977 al "Centro Arte Oggi" di Latina, i cui testi critici furono curati da Caterina Nagliatti del quotidiano Avvenire. Nel 1975 partecipò a Napoli, quale artista invitato, al "V Premio Pontano" ove erano presenti con le loro opere Fazzini, Manzù, De Chirico.
Nel 1978 fu organizzata dallo studio d'arte “Hermes” in via Margutta, a Roma, una mostra antologica curata dal critico Vito Riviello. Nel 1980 realizzò il Monumento ai caduti della II Guerra Mondiale nella piazza di Trentola-Ducenta. Tra il 1980 e il 1982 inaugurò le sue ultime personali ad Aversa. Nell'ottobre 1982 partecipò, con cinque tele di grandi dimensioni, alla collettiva di arte contemporanea organizzata a Parigi dal C.I.A.C. presso Le Salon des Nations a Paris. Morì il 5 agosto 1983. Nel 1988 gli fu assegnato alla memoria dall'"Accademia dei Maestri" il Premio Gran Trofeo "Una Vita per L'Arte". Nel 2001 il comune di Aversa intestò una piazza all'artista. L'Ordine degli Architetti di Caserta nel 2010 ha inserito alcune sue opere nella mostra “Futurismo ed oltre” curata da Giancarlo Pignataro e Peppe Albanese. Nel 2013 una sua opera è stata inserita nella mostra “Artisti in provincia di Caserta ante 1934” tenutasi alla Galleria il Pilastro di Santa Maria C.V.


Bibliografia:
Enciclopedia universale SEDA della pittura moderna, Ed. SEDA Milano 1970
Pittori, Scultori, Critici e Collezionisti, Donadei Ed. 1971
Vademecum dell'Arte italiana, ed. S.E.N. Torino
Pittori italiani contemporanei, Panepinto, Ed. La Spezia
Catalogo Bolaffi d'Arte contemporanea, Torino
Catalogo della mostra “Fuori dall'ombra”, Napoli, ed. Mazzotta
Arte in terra di lavoro, Edizioni Spring
Archivio storico della Biennale di Venezia
Catalogo della XXI e XXIII Biennale di Venezia
Civica galleria d'Arte Moderna di Gallarate


Enzo Battarra
Nato a Napoli il 7 luglio 1959, è iscritto all'ordine dei Giornalisti di Napoli dal 1980. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”.
Si occupa di critica d'arte dal 1976. Ha collaborato attivamente come critico d'arte e di spettacolo con i quotidiani “Roma”, "Il Diario", "Il Giornale di Napoli", “Corriere del Mezzogiorno”. Suoi articoli e interventi sono stati pubblicati anche sui quotidiani “L'Unità”, “L'Umanità”, “Il Quotidiano dei Lavoratori”.
Ha collaborato e collabora con riviste specializzate d'arte di rilievo internazionale, come “Flash Art", "New Art", "Segno", "Juliet", “Proposta” e “Trimbi”. E' stato redattore negli anni Ottanta della rivista "Drive in". Ha scritto i testi critici per numerose monografie di artisti. Ha pubblicato il racconto "Le mie creature", edito da Juliet Editrice Trieste e L'Alfabeto Urbano Napoli.
Nel 2001 ha pubblicato il libro Arte in Terra di Lavoro 1945 - 2000.
Ha collaborato e collabora attivamente con gallerie in ambito nazionale. Ha tenuto relazioni sui temi dell'arte in numerosi convegni nazionali. Ha realizzato numerose mostre, anche internazionali.
Laureato in Medicina e Chirurgia nel marzo del 1983, si è specializzato in Dermatologia e Venereologia nel 1987. E' attualmente responsabile dell'Unità Operativa di Dermatologia Oncologica dell'Azienda Ospedaliera “Sant'Anna e San Sebastiano” di Caserta.


Luigi Guerriero
Nato ad Avellino il 29 marzo 1964, è iscritto all'Ordine degli Architetti P.P.e C. della provincia di Caserta. Consegue con lode la laurea in Architettura il 14 novembre 1989 presso l'Università di Napoli “Federico II”, dopo aver svolto esperienze di studio presso la Columbia University di New York.
Nel 1994 consegue presso il Dipartimento di Storia e Restauro dell'Architettura dell'Università di Napoli “Federico II” il titolo di Dottore di Ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici.
Nel 1994-95 è borsista presso l'Istituto di Cibernetica del CNR. Dal 1995 al 1999 è professore a contratto di "Teorie del restauro" presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia e di "Teoria e storia del restauro" e di "Caratteri Costruttivi dell'Edilizia Storica" presso la II Università di Napoli.
Nel 2000 entra in servizio come professore associato del SSD ICAR19 - Restauro presso la Facoltà di Architettura della II Università di Napoli, assumendo dapprima la titolarità di Teoria e Storia del Restauro e, dal 2003, di Restauro Architettonico. Viene confermato nel ruolo nel 2004.
È stato relatore di circa 60 tesi di laurea in Architettura e in Ingegneria Edile-Architettura presso la II Università di Napoli e l'Università di Salerno. Inoltre, è stato tutor di tesi di laurea presso l'Institut Supérieur d'Architecture Saint-Luc de Wallonie (Belgio) e la Escuela Tecnica de la Universidad de Extremadura (Spagna) e di dissertazioni finali presso la Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti dell'Università di Roma.
Dal 2002 al 2010 è membro della Giunta del Dipartimento di Restauro e Costruzione dell'Architettura e dell'Ambiente della II Università di Napoli, svolgendo dal gennaio 2007 all'ottobre 2009 le funzioni di direttore vicario del dipartimento.
Dal 2005 al 2012 è membro del consiglio scientifico del RIAS (Centro interdipartimentale per il controllo dell'ambiente costruito) della II Università di Napoli e dal 2008 è Responsabile del Laboratorio di “Diagnostica per il Restauro” del medesimo centro.
Dal 2004 è stato revisore per il settore Ingegneria Civile - Architettura dei PRIN presso il Murst. Dal 2005 è stato revisore per il settore Storia dell'Architettura e Restauro presso il CIVR (Comitato Italiano Valutazione Ricerca) del Murst. Dal 2012 è revisore dell'ANVUR presso il Miur.
Le sue ricerche investono le teorie e la storia del restauro, con particolare riguardo ai protagonisti e agli interventi della metà del Novecento, la caratterizzazione mensiocronologica degli elementi costruttivi tradizionali, con i correlati protocolli di analisi del degrado e di modellazione strutturale, ed i metodi e le tecniche del restauro urbano, con approfondimenti di taglio microstorico finalizzati alla sottrazione dell'edilizia di valore culturale alla categoria a-storica del costruito “tradizionale” e all'attribuzione alla stessa di una specifica individualità storica.
È autore di circa 110 lavori scientifici, nei quali ha approfondito aspetti e figure essenziali della storia e della teoria del restauro, messo a punto metodi innovativi per la caratterizzazione metrologica dei componenti edilizi post-medievali e dato conto di articolate esperienze di microstoria edilizia. Ha recensito studi sull'architettura meridionale medievale e moderna e pubblicato rilievi architettonici e materici e mappature del degrado. Partecipa con continuità al dibattito sulla salvaguardia del patrimonio culturale meridionale con articoli e interviste per quotidiani e periodici e media radio-televisivi.
A riscontro della diffusione degli esiti delle sue ricerche, monografie da lui curate sono presenti in prestigiose biblioteche internazionali (Hertziana, The Courtauld Institut of Art, The Warburg Institut, Metropolitan Museum of Art "T.J. Watson Library", Bibliotèque Nationale de France, Biblioteca Nacional de Espana, Library of Congress, British Library, Biblioteca Nacional de Portugal).


Gianni Solino
Nato a Villa di Briano (Ce) lavora alla Provincia di Caserta. Fin da ragazzo si è interessato dei movimenti pacifisti e anticamorra, e continua ad impegnarsi nell'associazionismo, in modo particolare con le associazioni “Libera”, “Comitato don Peppe Diana”, e “Scuola di Pace don Peppe Diana”. E' stato per oltre 10 anni sindacalista provinciale della CGIL nella quale è ancora oggi coinvolto in qualità di rappresentante sul posto di lavoro. Ha pubblicato per la casa editrice Edizioni la Meridiana : “Ragazzi della terra di nessuno” ( 2008 ) e “La buona terra- storie dalle terre di don Peppe Diana”.