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È morto, il 5 aprile 2007 a Bologna, Dino Gavina. Aveva 85 anni

L'industriale dei designer Dino Gavina, classe 1922, padre dell'Italian Style applicato al design, e' morto all'ospedale Sant'Orsola a Bologna, sua città natale, dopo alcuni giorni di coma.
È il fondatore della omonima ditta «Gavina» e della Flos che hanno prodotto pezzi storici del design italian coinvolgendo i migliori designer del tempo

Era nato a Bologna nel 1922, dove nel 1948 aveva aperto un piccolo negozio-laboratorio, producendo e vendendo direttamente sedute poltrone moderne, disegnate da progettisti locali. Dopo la produzione nel 1950 della Tripolina, viene messo in contatto da Lucio Fontana con De Carli, Mollino, Pier Giacomo Castiglioni. Soprattutto con quest'ultimo stringe un rapporto professionale intenso per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta

Nel 1960 fonda la Gavina spa, di cui è amministratore delegato, e ne affida la presidenza a Carlo Scarpa. Fonda negli stessi anni la Flos, destinata a completare con lampade di qualità la produzione di arredamento che ormai contraddistingue il design italiano. Entrambe le aziende diventano punti di riferimento per molte imprese del settore.

Mantiene sempre stretti rapporti con il mondo dell'arte, collaborando con Lucio Fontana alla realizzazione dei Teatrini e organizzando con regolarità mostre d'arte dedicate ai maestri del Novecento. Nel 1967 costituisce il Centro Duchamp, associazione non-profit destinata a finanziare progetti di artisti.

Dopo aver fondato nel 1968 un'altra società. La Simon International, dà vita ai progetti Ultrarazionale, Ultramobile, Metamobile e Paradiso Terrestre , destinati a superare il linguaggio razionalista nel design e a sperimentare nuovi modi di pensare il design per l'arredamento.

Fu il primo a produrre gli arredi su scala industriale. Amico di Man Ray, di Pier Giacomo Castiglioni, di Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Pier Giacomo Castiglioni, Marcel Breuer, Carlo Scarpa, Enzo Mari, Carlo Mollino, Carlo De Carli e di tutto il mondo intellettuale del Novecento era convinto della necessita' di un design moderno ma anche ricco di poesia.
Lascia le figlie Sandra e Silvia e la moglie Greta. Ma la sua eredità di idee e prodotti è sterminata. Nell'atelier ‘SimonGavina' ha trasformato opere dei 'padri della patria' (come li chiamava) come Carlo Scarpa, Enzo Mari e Marcel Breuer, in oggetti ‘moltiplicabili'. Con lui il design - quello vero - è entrato nelle case.