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Per Aldo Grasso, il famoso critico televisivo, «Il Boss delle Cerimonie» è un capolavoro

Un po’ come «Reality» e «Gomorra», la trasmissione racconta benissimo Napoli

di Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"

Ho seguito l’ultima puntata della quarta stagione de «Il Boss delle Cerimonie»: un capolavoro. Non so quanto involontario, ma raramente si trova una trasmissione così ricca di spunti narrativi e, soprattutto, sociologici.

«Il Boss delle Cerimonie»

Si festeggiava il 18° compleanno di Ciro, uno che ama la musica neomelodica, vuole arrivare alla festa in limousine, fa spendere ai suoi genitori i soldi di due borse di studio e desidera solo una cerimonia «degna di un principe» (Real Time, canale 31 del dtt). Ma c’era un altro motivo d’interesse.
La trasmissione continuerà?
Ci sarà una quinta stagione?

«Il Boss delle Cerimonie»

La moglie e il fratello del popolare «Boss delle Cerimonie», Antonio Tobia Polese, sono stati condannati a un anno di reclusione dal Tribunale di Torre Annunziata per lottizzazione abusiva. Il presunto reato riguarda proprio «La Sonrisa», il kitschissimo castello dove si svolgono le sontuose feste del docu-reality.
Dove la gente s’indebita per festeggiare la comunione della figlia, dove i cosiddetti «matrimoni alla napoletana» hanno trovato la location ideale.
L’intera Sonrisa, che si trova in località Sant’Antonio Abate, era da tempo sottoposta a sequestro proprio in virtù dell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata, con la gestione che era rimasta comunque totalmente ai proprietari e ai titolari delle società che si occupano delle attività ricettive e ristorative.

Vedremo come andranno a finire le vicende giudiziarie, per intanto non si può non riflettere su questa trasmissione che ha straordinarie affinità con il film Reality di Matteo Garrone e con la serie Gomorra di Stefano Sollima.

«Il Boss delle Cerimonie»

Perché ad ogni inquadratura c’è la messa in scena dell’esagerazione, dell’enfasi con cui si fanno le cose, dell’esibizione sfacciata come legittimazione sociale.
Non si può capire oggi una città ventrale come Napoli, un luogo dalle mille contraddizioni, senza «Il Boss delle Cerimonie».

16 novembre 2016
© archimagazine