Auguri d'Arte
Interessante iniziativa dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Caserta
Anche quest'anno il “Consiglio dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori di Caserta” ha pensato di augurare il Natale e
l'Anno Nuovo con una opera d'arte. Negli anni scorsi rinomati artisti campani
hanno realizzato, espressamente per l'Ordine, pregevoli opere grafiche.
L'iniziativa prese il via nel 2003 con il maestro Bruno Donzelli che eseguì la
prima grafica e le edizioni sono continuate con il coinvolgimento di altri
autori. Curatore e art director delle grafiche è, dal 2004, il consigliere
architetto Umberto Panarella. Gli artisti che hanno collaborato sono stati
Andrea Sparaco (2004), Riccardo Dalisi (2005), Peppe Ferraro (2006), Annibale
Oste con Nicola Villano e Ludovico Nappa (2007), Raffaele Bova (2008). Nel
2009, grazie alla collaborazione del “Il Laboratorio Stampe e Libri d'Arte” di
Vittorio Avella, si realizzò il multiplo di Mimmo Paladino che fu abbinato a un
testo poetico di Mimmo Grasso. Nel 2010 furono coinvolti il filosofo Giuseppe
Fonseca, il fotografo Mario Ferrara e l'artista Livio Marino Atellano
nell'opera Pentesilea – Surrender. Nel 2011 fu il folder “Fieramosca - Il
riscatto parte da qui” per il testo del critico Enzo Battarra e dell'artista
Arturo Casanova che tramutò in grafica l'Elmo di Fieramosca, sua scultura di
grandi dimensioni esposta al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011.
Immagine che individua le posizioni delle tessere del mosaico. Ogni tessera diventerà "Reliquia" dell'opera
Quest'anno, per il Natale 2012, l'Ordine ha voluto ulteriormente migliorarsi,
senza abbandonare il filone tematico tendente alla valorizzazione del
territorio, che negli ultimi anni ha decretato il successo dell'iniziativa con
“Pentesilea – Surrender” e “Fieramosca – Il riscatto parte da qui”.
Per il 2012, quindi, è stato affidato a Battista Marello, abile pittore e
scultore, nonché parroco della Parrocchia Reale di San Leucio, l'incarico di
realizzare il bozzetto per l'opera. Inoltre, sono state coinvolte personalità
che lavorano per la crescita culturale e sociale del territorio e il
miglioramento della qualità della vita, quali il Vescovo di Aversa Angelo
Spinillo, il parroco di Caivano Maurizio Patriciello, che da anni combatte
contro “i roghi tossici”, e il critico d'arte Enzo Battarra.
Art.Director e coordinatore dell'iniziativa anche quest'anno è stato
l'architetto Umberto Panarella, consigliere dell'Ordine degli Architetti.
Battista Marello ha realizzato “Architectura Nova”, un'opera ad olio delle
dimensioni di più di 3 metri di base e 50 centimetri di altezza.
Marello pone l'attenzione sulle opere del periodo più prolifico della storia
dell'architettura casertana, ossia quando furono realizzate la reggia di
Carditello, il Palazzo Reale, il complesso di San Leucio, l'acquedotto
Carolino.
Dell'opera così scrive Enzo Battarra: “Battista Marello sfonda gli equilibri
prospettici, distribuisce su un unico piano i volumi e i ritmi di un giorno di
luce. L'architettura si fa materia dipinta, attraversata da un raggio di sole
che illumina radente il capriccio pittorico”.
Mentre sua Eccellenza Angelo Spinillo commenta: “L'opera di Don Battista suona
come un allarme e come un invito, come una proposta. C'è forse una sensibilità
spaventata davanti alle possibili conseguenze di un certo smarrimento
dell'umanità, ma c'è una luce che dalle architetture, disegnate dallo stesso
uomo, continua a brillare, continua a proiettarsi sulle possibilità dell'anima
chiamata ancora a rinnovata vitalità“.
Don Maurizio Patriciello si sofferma sulla causa principale del degrado dei
nostri beni culturali e scrive: “A me pare di capire che lo scempio delle
nostre terre - un tempo amene e fertili, oggi avvelenate da rifiuti tossici
interrati o bruciati - e il degrado delle nostre opere d'arte abbiano una sola,
maledetta, matrice. È la perdita del senso del bene comune, a favore
dell'illusione del bene privato”.
L'opera “Architectura Nova” è risultata di tale bellezza e talmente ricca di
messaggi che da opera finita è diventata bozzetto per un'opera di grandissime
dimensioni realizzata in mosaico digitale.
“Architectura nova” è stata trasformata in 3500 tessere delle dimensioni di 7 x
11 centimetri che comporranno il mosaico di 13,75 x 2,20 metri.
Il mosaico sarà esposto nel primo cortile del Belvedere di San Leucio dalle ore
16 del 7 dicembre e rimarrà esposto fino al 10 dicembre. Successivamente sarà
ricomposto ad Aversa ove rimarrà esposto dal 14 al 17 dicembre.
Ultimata l'esposizione, il mosaico sarà smontato tessera per tessera e le
stesse diventeranno “reliquia” del mosaico e saranno inviate, in un folder
con tutta la documentazione, ad architetti e Amministrazioni, come monito
affinché le opere rappresentate, per l'incuria e l'abbandono, non si
frammentino esse stesse da essere poi cedute in forma di reliquia.
Tutte le “reliquie” verranno poste su un supporto con un numero di codice
(lettera e numero) corrispondente alla posizione che la tessera aveva nel
mosaico originale. Ogni tessera o “reliquia” è unica ed originale, dovrà
essere conservata come tale e non considerata come un multiplo quale può essere
una serigrafia o una litografia.
Il fotografo-architetto Mario Ferrara, che collabora all'iniziativa, sta
documentando tutti i momenti dell'iniziativa e parte delle foto già sono
allegate al folder ed alcuni scatti faranno da corollario ad “Architectura
Nova”.
La realizzazione dell'opera a mosaico è stata resa possibile grazie anche alla collaborazione delle ditte “Mosaicodigitale” di Gravina di Puglia (Ba) e “DEA srl“ diVilla Literno e dei sig.ri Enzo Zagaria e Giovanni Marinelli, e dell’architetto Raffaele Di Bona.
INVITO
Il giorno 7 dicembre c.m alle ore 16 Presso il Complesso Monumentale
Belvedere di San Leucio – primo cortile - sarà presentato il mosaico digitale
“Architectura Nova” di Battista Marello , le cui tessere, successivamente
arricchiranno il Folder natalizio che l'Ordine invierà ai propri iscritti.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Arch. Umberto Panarella
umbertopanarella@libero.it
RELIQUARIO
di Enzo Battarra
La nuova architettura è quella consacrata dal tempo. I frammenti di un
paesaggio monumentale sono reliquie da serbare prima del completo degrado.
L'Acquedotto Carolino è una via dell'acqua che porta diritta alla Reggia di
Caserta. Dall'altro lato il Belvedere Leuciano, con i suoi legami fisici e
culturali all'opera vanvitelliana. Il Palazzo Reale a fare da cerniera di una
lunga quinta teatrale. Una storia straordinaria si compone dinanzi agli occhi
in un unico gigantesco traguardo visivo.
Battista Marello sfonda gli equilibri prospettici, distribuisce su un unico
piano i volumi e i ritmi di un giorno di luce. L'architettura si fa materia
dipinta, attraversata da un raggio di sole che illumina radente il “capriccio”
pittorico.
Eppure, un lamento si alza fiero dai monumenti di Terra di Lavoro. C'è
sofferenza in quelle volute di fumo, in quelle nubi che non segnano uno
spartiacque tra terra e cielo, ma sono una barriera alla speranza. C'è
sofferenza ad assistere impotenti al degrado delle pietre, al degrado delle
forme, al degrado della storia.
Ci sono da salvare le fondamenta di quello che è stato un grande sogno di
civiltà nostrana, un sogno vissuto consegnando a noi posteri una raffinata
eredità. Non può l'incuria sopraffare secoli e secoli di civiltà.
In un'opera che si sviluppa in orizzontale come un pentagramma musicale di note
dolenti, Battista Marello invoca quel riscatto che dai Ponti della Valle passa
per la Reggia e arriva al Belvedere, attraversando il dramma di Carditello e
omaggiando il monumento a Vanvitelli nel cuore della città di Caserta.
Questa panoramica sulle eccellenze del territorio esplode in minuti frammenti e
si trasforma in un reliquario virtuale. Ognuno può portare con sé una reliquia,
una traccia, un materiale minimo di quello che è un grande quadro corale. Ogni
tessera del mosaico è la testimonianza di un'attenzione per la nostra cultura,
per il passato, ma soprattutto per un presente che deve guardare negli occhi
l'orizzonte del futuro.
L'opera plurale contiene tutti i semi che dovranno germogliare nell'intimità di
ognuno di noi, nei nostri cuori, nelle nostre menti. La reliquia è
l'attestazione di una vita vissuta, una vita che va perpetuata e proseguita,
nel segno e nel rispetto di chi ci ha preceduto.
Questo sa dirci la pittura di Battista Marello.
ARCHITETTURA, UN DISEGNO DI UMANITÀ
Ecc. + Angelo Spinillo - Vescovo di Aversa
Si può parlare dell'arte come di quell'attività propria dell'umanità che non
risponde a necessità limitate in interessi parziali o momentanei, e che,
quindi, non dipende da altro che dalla vitale creatività dello spirito
dell'uomo? Se, come è naturale, la risposta è positiva, la conseguenza, che
naturalmente ne discende, è che l'arte non vive di aspetti particolari o in
settori distinti e separati tra loro, ma che, se anche si esprime con materie e
tecniche diverse, porta in sé una visione ampia, totale della realtà. Nell'arte
un particolare vive sempre in un universale, e l'universale ha respiro vitale
nel particolare. L'arte tende ad evidenziare l'armonia dei rapporti tra le
presenze che popolano un universo, ed anche quando esprime una forma di
sofferta contraddizione o di sensibili dissonanze, afferma la verità del
dialogo tra una soggettività e la più ampia oggettività. Nessuna visione del
vivere, infatti, sarà mai possibile se non per un dialogo armonico, o almeno
equilibrato, tra componenti diverse; nessun grido di sofferenza sarà realmente
vivo se non per un drammatico contrasto tra presenze che si avvertono incapaci
nel comunicarsi.
Anche per questo, penso che ogni forma di arte viva sempre come in rapporto con
le altre. Non credo possa esistere pittura che non abbia un qualche rapporto
con ciò che l'uomo sa scolpire o incidere nella materia, e non credo possa
esistere scultura che non sia affermata nel contesto di una sensibilità di luce
e dei suoi colori. Ma l'arte che più di ogni altra, credo, viva in rapporto
alle altre, ed in qualche modo le compone in unità, è l'architettura.
L'architettura, infatti, è l'arte di disegnare gli spazi, di dare forma, colore
e ritmo agli ambienti di vita dell'umanità, e, dunque, è l'arte che raccoglie e
testimonia le sensibilità di un tempo presente della storia, le riconosce
nutrite dei pensieri del passato, le proietta, come un ponte sospeso, verso il
futuro.
Disegnare un'architettura è sempre stata operazione di pensiero, testimonianza
di un progetto di vita per l'umanità, quando non celebrazione religiosa del
mistero trascendente. Per questo l'architettura ha avuto bisogno, ed ha sempre
bisogno, delle altre arti, di poter collocare ogni altra espressione umana in
spazi significativi, di potersi avvalere della loro presenza perché l'armonia
delle geometrie si facesse più eloquente.
Non sono passati molti decenni da quando il disegnare architetture sembrava
inserire nelle proprie forme ciminiere fumanti come segno efficace di un tempo
nuovo di vita dell'homo faber, dell'uomo capace di modificare la natura e non
più sottomesso ai suoi misteri. L'opera di Don Battista Marello sembra oggi
essere testimone del drammatico timore che vive nella sensibilità dell'umanità
di questo tempo. Quelle volute di fumo, sprigionate da un'attività produttiva
tesa al solo potere di consumare, appaiono come artigli di una mano irragionevole che sgretola e soffoca la
capacità di organizzare armonicamente lo spazio ed il tempo del vivere civile.
L'onda di una natura ribelle, l'asfissia di un fumo velenoso, sembrano
sommergere ed invadere, come un'orda barbarica, ogni reale forma di costruzione
di civiltà.
Vedere devastata una forma architettonica, o distrutta una presenza artistica,
non è solo la perdita di una dimensione esteticamente rilevante, è molto di
più: è il dramma della testimonianza di un'umanità incapace di progettare se
stessa, incapace di sentirsi viva nel rapporto con lo spazio ed il tempo.
Un'umanità così è incapace di partecipare ad un cammino della storia, è come
senza futuro.
L'opera di Don Battista suona come un allarme e come un invito, come una
proposta. C'è forse una sensibilità spaventata davanti alle possibili
conseguenze di un certo smarrimento dell'umanità, ma c'è una luce che dalle
architetture, disegnate dallo stesso uomo, continua a brillare, continua a
proiettarsi sulle possibilità dell'anima chiamata ancora a rinnovata
vitalità.
Mi piace concludere riprendendo le parole dello scritto di un sacerdote che,
nel tempo della mia formazione, è stato docente di teologia e, più ancora,
maestro di vita: “… si è instaurato un mondo dove dominano l'alienazione e la
nevrosi; dove è spenta la capacità della meraviglia e della creatività …
Occorre una rettifica di fondo e il sentiero del bello sembra quello giusto. Il
bello infatti «non si dischiude ai freddi ragionamenti o ai calcoli utilitaristici…
chi permette alla bellezza, in tutte le sue dimensioni, di annunciare il suo
messaggio, sa che la vita possiede un senso, è un dono meraviglioso…». (P.
Pifano, Sulla bellezza, D'Auria ed., Napoli 1983, pg. 80).
… PERCHÉ AL BELLO DI IERI SI AGGIUNGA QUELLO CHE SI REALIZZA NEL NOSTRO TEMPO.
di Don Maurizio Patriciello - Parroco di San Paolo Apostolo - Caivano (Na)
Da sempre l'uomo è attratto dal bene, dal vero, dal bello. Per se stesso e per
chi gli è caro mai desidererebbe il male, la menzogna, il brutto. Il bello fa
nascere dentro la nostalgia di Dio. O, per chi non ha il dono della fede, il
desiderio di infinito a cui non sa dare un nome. L'uomo è più grande di quanto
egli stesso creda. E si erge sovrano sulla creazione tutta. Tutti gli uomini
debbono rendere un servizio all'intera umanità. Ma ce ne sono alcuni che hanno
ricevuto da Dio, o dal fato, un dono straordinario. Costoro riescono a
modellare la creta, a scolpire pietra, a far parlare i colori. Altri, poi,
riescono a far cantare anche i cuori più induriti e oppressi. Poeti, artisti,
pittori, musicisti. La nostra terra campana ne annovera tantissimi e tra i più
celebri. L'esperienza del bello ci porta a altezze mai raggiunte. La Campania
conserva opere d'arte di una bellezza straordinaria, come straordinarie erano
fino a pochi decenni or sono, le sue campagne, le sue coltivazioni, i suoi
prodotti agricoli. Una terra fertile, ubertosa, con colori che cangiavano di
stagione in stagione rendendola ora superba ora malinconica. Purtroppo, da
qualche anno, le nostre campagne sono diventate desolate e squallide. Che cosa
mai è successo? Chi è stato a volere uno scempio dalle conseguenze terribili?
Per un desiderio sfrenato di possesso, di potere, si è fatto di queste terre
degli immondezzai a cielo aperto. La stessa sorte sembra essere stata riservato
alle tante opere d'arte che nel 700, architetti famosi e amanti del bello
realizzarono e ci lasciarono in dono. Solo per citarne qualcuna: il Palazzo
Reale di Caserta, San Leucio, Carditello, siti che il mondo intero ci invidia e
che, oggi, non ricevono le dovute attenzioni da parte delle autorità preposte
alla loro cura. A volte, tra la sofferenza di alcuni e l'indifferenza di altri,
sono lasciate nel degrado più assoluto. Occorre, invece, valorizzare l'eredità
che abbiamo ricevuto in dono. Occorre farlo, innanzitutto, per un senso di
riconoscenza verso chi ci ha preceduto e non ha pensato solo a se stesso ma
anche a chi sarebbe venuto dopo. Poi per la consapevolezza che senza conoscere
il passato, il futuro si farà sempre di più incerto. Gli studiosi, oggi,
parlano di società liquida. È pericolosa una società liquida. Il liquido non ha
forma ma assume di volta in volta la forma del recipiente che lo contiene e se
versato a terra si disperde ed evapora. Noi non siamo nati dal niente. Abbiamo
un passato, un nome, una storia, una cultura. Abbiamo il diritto di goderne ma
anche l'obbligo, il dovere di conservarla per i nostri figli. Proprio come
fecero i nostri padri. Che cosa mai stia accadendo in questa nostra terra non è
facile dire. Sembra proprio che per le nostre città e periferie si aggira
qualche untore dall'aspetto animalesco, arrabbiato con il mondo intero e
desideroso di vendicarsi della gioia e della bellezza che non ha. Sembra, in altre parole, che un desiderio di brutto, di confusione, di
incertezza stia prendendo piede. Dostoevskij scrive che “ la bellezza salverà il mondo” ed ha
ragione da vendere. Perché il bello ti allarga il cuore e ti rende più buono
verso i tuoi simili. È vero: contemplare una opera d'arte ti rende più felice,
più sereno e ti mette addosso il desiderio di rendere più bello il mondo. C'è
bisogno di testimoni. E noi che di questi testimoni ne abbiamo tanti,
stranamente, chissà perché, li lasciamo nel degrado. Un panorama di sera mentre
il sole va morendo, un quadro, una scultura, un palazzo bello e unico come la
Reggia di Caserta, anche se non sono di tua proprietà in senso stretto, ti
appartengono. Sono tuoi. E tu ne puoi godere. Puoi riempirti gli occhi. E con
gli occhi il cuore. E diventano tuoi pur rimanendo di tutti. Guai se i nostri
giovani, i nostri bambini dovessero perdere il gusto del bello, del buono, del
vero. Occorre fare uno sforzo ulteriore perché non avvenga. Ma loro, i nostri
giovani, non riescono a capire perché i loro padri siano diventati così ciechi
da non godere più della bellezza della loro terra e dei capolavori dei loro
artisti. Non capiscono perché non valorizzano questo patrimonio immane per
creare lavoro per loro così da assicuragli un futuro dignitoso senza bisogno di
scappare all'estero. A me pare di capire che lo scempio delle nostre terre - un
tempo amene e fertili, oggi avvelenate da rifiuti tossici interrati o bruciati
- e il degrado delle nostre opere d'arte abbiano una sola, maledetta, matrice.
È la perdita del senso del bene comune, a favore dell'illusione del bene
privato. Insomma il “ mio” senza il “ nostro”. Dimenticando che mio e nostro,
bene privato e bene comune, come gemelli siamesi, stanno in piedi insieme o
insieme cadono. Insieme vivono o insieme muoiono. Ringraziamo l'Ordine degli
Architetti P.P. e C. della Provincia di Caserta per il faro che tengono acceso
sullo stato di salute del nostro immenso patrimonio di opere d'arte. Non solo,
ma suscitando interesse e passione perché al bello di ieri si aggiunga quello
che si realizza nel nostro tempo. Non dobbiamo vivere solo di rendita. Mai.
Nemmeno con le opere d'arte.
D. BATTISTA MARELLO,
Artista di origini casertane, nato nel 1948, ha il suo studio nel centro
storico di Caserta e il suo “pensatoio” al Belvedere di San Leucio.
All'iniziale contatto con gli ambienti artistici dell'area napoletana, si
aggiunge la prolungata frequentazione dello studio romano di Pericle Fazzini,
fino alla metà degli anni '80. Le tappe più significative sono le mostre allo
Studio Oggetto di Caserta, la partecipazione con Gallerie campane alle “Expo
arte” di Bari, la trasmissione di Emanuela Falcetti “Un parroco artista”, Rai1
1990, la personale presso la Galleria San Fedele di Milano, dello stesso anno,
la mostra “Don Battista Marello: Bilder Zeichnungen”, alla Galerie Jesse,
Bielefeld (Germania), nel 1991. Inoltre la mostra “Apparizione”, dedicata e
inaugurata da Giovanni Paolo II a Caserta, 1992, e il portale in bronzo per la
chiesa di Valeggio di Verona, consacrata da Papa Benedetto XVI nel 2006, sono
due degli accadimenti più rimarchevoli che hanno segnato sino ad ora il suo
percorso artistico.
Tra le ultime significative opere vanno annoverate le porte bronzee per Cetara
presso Amalfi, per la cattedrale di Caserta e quelle per il Duomo di Caserta
Vecchia, per il duomo di Positano, per il portale minore della chiesa del
Bernini in Castel Gandolfo, la Madonna della Salute ai piedi delle Dolomiti, la
Colonna di Fuoco antistante la Cattedrale di Sessa Aurunca. Inoltre
progettazioni e realizzazioni di numerosi spazi liturgici, sono da ricordare
quella relativa al progetto nazionale prescelto della Conferenza Episcopale
Italiana per la realizzazione di una nuova chiesa in Italia, anno 2007, e le opere
per le chiese progettate da Umberto Riva e da Atonio Monestiroli in Roma,e
Francesco Venezia in Milano.
Alla prevalente attività di scultore,si è affiancata,nella fase iniziale,
l'attività di pittore.
Si sono interessati al suo lavoro o hanno scritto di lui: Giorgio Agnisola,
Franco Angeli, Mariano Apa, Enzo Battarra, Eugenio Battisti, Carmine Benincasa,
Massimo Cacciari, Luciano Caprile, Eduardo Cicelyn, Vitaliano Corbi, Pericle
Fazzini, Luigi Paolo Finizio, Carlo Ghidelli, Arcangelo Izzo, G.G. Lemaire,
Gennaro Matino, Leo Strozzieri, Aldo Trione, Francesco Venezia, Marcello
Venturoli ed altri. Principali recensioni su:Next, Flash Art, Casabella, Domus,
Luoghi dell'infinito, Agorà,Osservatore Romano, Avvenire.
ECC. + ANGELO SPINILLO . VESCOVO DI AVERSA
Nato a Sant'Arsenio, diocesi di Teggiano-Policastro il 1° maggio 1951.
Ha conseguito la licenza in teologia pastorale profetica presso la Pontificia
Facoltà teologica dell'Italia meridionale. Ordinato presbitero il 15 luglio
1978 dal vescovo Umberto Altomare.
È stato eletto vescovo di Teggiano-Policastro il 18 marzo 2000. Il 13 maggio
dello stesso anno è stato consacrato vescovo dal cardinale Michele Giordano.
Nel 2006 ha chiuso il sinodo diocesano con il tema "Vi ho chiamato
amici". Il 5 giugno 2007 ha riaperto, dopo una chiusura di molti anni, il
Museo diocesano di Teggiano. Nello stesso anno, a conclusione del XVIII
convegno pastorale diocesano, il 19 settembre 2007 ha aperto il processo
diocesano di beatificazione per il suo predecessore Federico Pezzullo, vescovo
di Policastro.
Nel 2009 ha fondato il periodico diocesano Mete magazine.
Il 15 gennaio 2011 è eletto vescovo di Aversa.
Il 22 maggio 2012 è eletto, dalla 64ª Assemblea Generale, vice-presidente, per
il sud, della Conferenza Episcopale Italiana.
DON MAURIZIO PATRICIELLO, PARROCO DELLA CHIESA DI SAN PAOLO APOSTOLO IN CAIVANO
(NA)
L'incontro con un frate Francescano lo riporterà alla Chiesa cattolica che da
giovanissimo aveva abbandonato. A 29 anni, dopo aver lavorato come paramedico
in ospedale, lascia tutto ed entra in seminario.
Parroco a Caivano, nel quartiere “ Parco Verde”, tenta di svolgere al meglio il
suo ministero in mezzo ai poveri. Negli ultimi tempi il dramma immenso dei
rifiuti industriali altamente tossici e nocivi, interrati o dati alle fiamme
nelle campagne, e la negligente, ottusa miopia delle istituzioni preposte alla
salvaguardia della salute e del creato, lo costringono a scendere in campo per
farsi voce di un popolo deluso, rassegnato e amareggiato.
Scrive per il giornale Avvenire, quotidiano che ha il merito di aver portato
alla ribalta della cronaca nazionale e internazionale, la sciagura che,
incredibilmente, si consuma nei territori a Nord di Napoli e Sud di Caserta,
sotto gli occhi di tutti.
ENZO BATTARRA , CRITICO D'ARTE
Nato a Napoli il 7 luglio 1959, è iscritto all'ordine dei Giornalisti di Napoli
dal 1980. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”.
Si occupa di critica d'arte dal 1976. Ha collaborato attivamente come critico
d'arte e di spettacolo con i quotidiani “Roma”, "Il Diario", "Il
Giornale di Napoli", “Corriere del Mezzogiorno”. Suoi articoli e
interventi sono stati pubblicati anche sui quotidiani “L'Unità”, “L'Umanità”,
“Il Quotidiano dei Lavoratori”.
Ha collaborato e collabora con riviste specializzate d'arte di rilievo
internazionale, come “Flash Art", "New Art", "Segno",
"Juliet", “Proposta” e “Trimbi”. E' stato redattore negli anni
Ottanta della rivista "Drive in". Ha scritto i testi critici per
numerose monografie di artisti. Ha pubblicato il racconto "Le mie
creature", edito da Juliet Editrice Trieste e L'Alfabeto Urbano Napoli.
Nel 2001 ha pubblicato il libro Arte in Terra di Lavoro 1945 – 2000.
Ha collaborato e collabora attivamente con gallerie in ambito nazionale. Ha
tenuto relazioni sui temi dell'arte in numerosi convegni nazionali. Ha
realizzato numerose mostre, anche internazionali.
Laureato in Medicina e Chirurgia nel marzo del 1983, si è specializzato in
Dermatologia e Venereologia nel 1987. E' attualmente responsabile dell'Unità
Operativa di Dermatologia Oncologica dell'Azienda Ospedaliera “Sant'Anna e San
Sebastiano” di Caserta.
MARIO FERRARA, FOTOGRAFO
Nasce a Caserta nel 1972; si laurea, nel 1998, in Architettura. Nel 2002 consegue
il Master di II Livello “La rappresentazione fotografica dell'architettura e
dell'ambiente” presso la facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, dove
segue, tra gli altri, i corsi di G.Basilico, R. Bossaglia e P. Cavanna.
Si divide tra l'attività di fotografo e l'insegnamento della fotografia che
svolge presso l'IPIA Sannino di Ponticelli a Napoli con contratto a tempo
indeterminato, oltre che in strutture private.
E' stato docente a contratto all'Accademia di Belle Arti di Napoli per “Teoria
e tecnica della fotografia digitale” (a.a. 2007-2008) e per “Tecnica di ripresa
della fotografia di Architettura” (a.a.2009-2010).
Inizia a fotografare nel 1990 e dopo anni dedicati al reportage ed alla street
photography, dal 2000 si occupa prevalentemente di fotografia di architettura,
che pratica in campo professionale, estendendo il suo interesse al paesaggio
contemporaneo ed all'archeologia industriale. Ha pubblicato su riviste e libri
ed ha esposto in varie città italiane.
Nel 2007 ha pubblicato “Didattica dei luoghi – Sguardo su una periferia
centrale: Ponticelli” Valtrend Editore, con le immagini in mostra alla Facoltà
di Architettura dell'Università Federico II di Napoli.
Nello stesso anno è stato vincitore del concorso “Fotografare il moderno”
promosso da DO.CO.MO.MO. Italia sull'architettura moderna in Campania con
presidente di giuria Mimmo Jodice.
Nel 2008, su incarico della Deutsche Bank, ha fotografato le città di Viterbo,
Genova, Vigevano, Pavia, Rho, Seregno ed Avellino; le relative immagini sono in
mostra permanente negli sportelli della banca .
Dal 2011 è tra i relatori di Photoarchitetti, evento dedicato alla teoria e
tecnica fotografica e alla post-produzione digitale in architettura. Dal 2012
collabora con Nikon Italia per la stesura di "eXperience" sulla
fotografia di architettura pubblicati su nikonschool.it .( www.marioferrara.it)
UMBERTO PANARELLA, CURATORE ED ART-DIRECTOR
Consigliere dell'Ordine degli Architetti P.P.e C. della provincia di Caserta.
Frequenta da studente gli ambienti artistici napoletani ed in particolare la
galleria “Modern Art Agency” di L. Amelio.
Si laurea in Architettura nel 1978 e nello stesso anno espone alla sezione architettura
della “Biennale di Venezia” dal titolo “Utopia e crisi dell'antinatura -
intenzioni architettoniche in Italia”.
Dal 1991 al 1994 è componente del Consiglio di Amministrazione dell'Accademia
di Belle Arti di Napoli ricoprendo la carica di Vice Presidente.
Fonda, nell'anno 2001, con Mimmo Grasso, Elmar Zorn, Riccardo Dalisi il gruppo
“Scavare il Futuro” con il quale ha promosso importanti iniziative culturali in
Italia ed all'estero.
E' nel 2002 con Elmar Zorn art-director del volume “Dalisi Tarantella dal
profondo” edito da Mazzotta e curatore della manifestazione “Festival Vulcano”
tenutasi presso la Passinger Fabrik di Monaco di Baviera.
E' tra i curatori, ( 2001 e 2004), delle antologiche dell'artista Andrea
Sparaco e per lo stesso artista, Progetta e realizza i “presents”
(idea-progetto-realizzazione-packaging) per il 1° Congresso Nazionale dei
Presidenti degli Ordini degli Architetti Italiani tenutosi a Caserta il 12
Dicembre 2007.
Collabora alla realizzazione dello Stand degli Ordini degli Architetti della
Campania- U.I.A. 2008.
Dal 2006 è curatore della grafica natalizia per l'Ordine degli Architetti P.P.
e C. di Caserta per la quale ha coinvolto, nel corso degli anni, gli artisti
Riccardo Dalisi, Andrea Sparaco, Peppe Ferraro, Annibale Oste, Ludovico Nappa,
Nicola Villano, Raffaele Bova, Livio Marino con Mario Ferrara, Arturo Casanova e per il 2012 Battista Marello.