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Un giovane egiziano a Milano sbalordisce per i suoi disegni. Ahmed, matita adottata dal quartiere.

I prof della Naba: deve studiare gratis. Il ragazzo vive a Inganni: non posso pagare la retta. «Va aiutato»

Da "Corriere della Sera"

Disegna davanti alla finestra, per ore, con le cuffie nelle orecchie. Cosa vuoi fare, Ahmed, della tua vita? «Un capolavoro». Risponde col sorriso, questo ventenne di origini egiziane, ma non è mai stato tanto serio. Casa Aler a Inganni, mamma precaria, papà invalido, due fratelli.
Adolescenza in salita. A un certo punto bocciato, in bilico tra rischio di dispersione scolastica e forza di volontà.
A luglio si è diplomato allo scientifico Donatello. «Un piccolo successo», dice sottovoce.
Ha una freccia strepitosa al suo arco, Ahmed Malis. Le mani. Con quelle impugna matite e pastelli e sa riprodurre con incredibile esattezza tutto quello che vede.

Ahmed Malis

Ahmed Malis

Disegni impressionanti, che paiono fotografie. «Un incredibile iperrealismo, siamo davanti a un giovane fenomeno - ha detto Luca Molinari, noto architetto e docente -.
Il suo è un verismo dal sapore antico, ottenuto con matite e pastelli e non con il computer». Lui, autodidatta, sminuisce: «Ricopio solo la realtà». Ma sembrano uscire dal foglio, i suoi soggetti.
Un paio di scarpe Nike verdi coi tacchetti da calcio, «quelle che ho sempre sognato di avere». Il ritratto di Walter White, protagonista della serie tv di successo qualche anno fa Breaking Bad. Una bottiglia di acqua e un bicchiere mezzo pieno, «per ricordarsi che l’altra faccia della mancanza è l’opportunità».

Ahmed Malis, il ritratto di Walter White in Breaking Bad

Ahmed Malis, il ritratto di Walter White in Breaking Bad

Ahmed Malis, disegno

Ahmed Malis, disegno

Ahmed Malis, disegno

Ahmed Malis, disegno

A settembre doveva decidere il suo futuro. Lavorare? Studiare?
Si è messo, come sempre quando deve pensare, davanti alla finestra di casa. «Viviamo al sedicesimo piano di un palazzo popolare - racconta -. Quando Aler ci ha fatto la proposta l’alloggio era ammalorato, nessuno della mia famiglia voleva prenderlo. Ma io, vedendo lo spettacolo di Milano dall’alto, mi sono impuntato. Coi miei fratelli e amici abbiamo messo a posto tutto, le pareti, i mobili...».
Al Centro di aggregazione giovanile Creta, che accoglie ragazzi del Giambellino e Bisceglie, l’hanno incoraggiato. «Più di tutti Luca Sansone, educatore. Mi diceva di fare il test all’Accademia di Belle arti di Brera ma non gli ho dato ascolto. Per sfiducia, perché le mie cose non mi paiono mai perfette, e perché non avevo mai pensato al disegno come un impegno o una tecnica da imparare».
Quando c’è il talento, invece, è importante coltivarlo. «Come un diamante grezzo da forgiare stando attenti che non perda la purezza, in questo caso dello sguardo» spiega Molinari.

Ahmed è riuscito, non senza fatica, a racimolare i 150 euro per partecipare ai test di selezione per la Naba. Il coordinatore dei corsi di Pittura e arti visive Andris Brinkmanis era impressionato, gli ha subito detto che era preso.
Ma il costo annuo è di migliaia di euro. «Valuteremo se in via eccezionale è possibile farlo studiare qui comunque per il merito», promette il professore. Ahmed guarda fuori dalla finestra, e intanto disegna. «Lancio un appello per i miei studi», dice semplicemente.

16 ottobre 2016
© archimagazine