Arte

Trieste 1918. La prima redenzione novant'anni dopo. Mostre, dibattiti, film

Trieste - Sedi varie
Dal 30 ottobre 2008 al 25 gennaio 2009

Una grande mostra diffusa su cinque sedi e 11 sezioni, dibattiti, film per ricordare “Trieste 1918”

Trieste fu l'obiettivo non solo simbolico di una delle più cruente guerre di tutti i tempi, la Prima Guerra Mondiale. Una guerra che si concludeva giusto novant'anni fa conquistando all'Italia la capitale giuliana. Si compiva così la “prima redenzione” ; la seconda sarà invece datata 1954, quando la città tornò nuovamente italiana.

E il Cinema prese il fucile. La grande guerra vista dai grandi registi (ex Pescheria): Cuori del mondo (Hearts of the World) di David Wark Griffith

E il Cinema prese il fucile. La grande guerra vista dai grandi registi (ex Pescheria): La grande guerra di Mario Monicelli

Calamaio e cartoline in franchigia italiane; calamaio e Feldpost (cartoline in franchigia) austro-ungariche; portapennini

Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell'Archivio di Stato di Trieste (Palazzo Gopcevich)

Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell'Archivio di Stato di Trieste (Palazzo Gopcevich)


Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell'Archivio di Stato di Trieste (Palazzo Gopcevich)

E il Cinema prese il fucile. La grande guerra vista dai grandi registi (ex Pescheria): Locandina di Angeli dell'inferno (Hell's Angels) di Howard Hughes

Costruire per distruggere. Le fotografie di un pioniere austro-ungarico (ex Pescheria):20 maggio 1918. Vittorio Veneto. Donne che fanno lavori manutenzione della strada

Costruire per distruggere. Le fotografie di un pioniere austro-ungarico (ex Pescheria):10 agosto 1917, Ojtoz. Un aeroplano abbattuto
fra le due trincee

La città in guerra. Vita quotidiana a Trieste (ex Pescheria): Una della cartoline della serie realizzata per l'Esposizione di guerra del 1917 (Collezione Ferluga)

L'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste (Direzione Area Cultura, Civici Musei di Storia ed Arte) ricorda quello storico momento con un esteso programma di manifestazioni che prenderà il via il prossimo 30 ottobre per proseguire sino a gennaio 2009. L'intento non è tanto celebrativo ma di indagine storica, a più voci e su più fronti, per approfondire un momento cruciale nelle vicende della città ma egualmente fondamentale nella storia d'Italia.

«Rievocare a Trieste il novantesimo della vittoria italiana e la fine del primo conflitto mondiale - chiarisce l'Assessore Massimo Greco - implica uno sforzo progettuale all'insegna della serietà e della originalità. Per evitare di cadere nello scontato, nel già visto, in una sorpassata tonalità cocardier. Significa ricordare una vittoria e molte sofferenze, il compimento di un percorso storico e l'apertura di nuovi scenari di criticità istituzionale, politica, sociale. L'Europa, dopo il primo conflitto mondiale, non sarebbe stata più la stessa e Trieste è stata drammatico sismografo delle vicissitudini continentali”.

Con il titolo complessivo di “Trieste 1918” viene proposto un percorso espositivo che si dipana in cinque diverse sedi e altrettante esposizioni. Si tratta di vere e proprie mostre monografiche, una delle quali - quella allestita nelle Pescheria - a sua volta articolata in sei sezioni.
A completare il progetto, affidato ad una equipe di studiosi di numerose università italiana e europee, un fitto programma di dibattiti, letture, spettacoli, film e documentari d'autore. Il tutto per dare preciso conto dello status quo della ricerca, proponendo il punto di arrivo di importanti studi ma allo stesso tempo ponendosi come punto di avvio per ulteriori riflessioni. In Italia, afferma Adriano Dugulin, direttore dell'Area Cultura e Civici Musei di Storia ed Arte, si tratta del più ampio ed organico tentativo di approfondimento storico di quel particolarissimo e cruciale momento che fu la fine della Grande Guerra.

Vediamo alcuni degli appuntamenti. Cominciando da una mostra triestinissima dal carattere particolare, quella allestita nella sala Attilio Selva di palazzo Gopcevich: Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell'Archivio di Stato di Trieste. L'eredità è costituita da tremila preziosi consegnati fin dal '700 al Tribunale di Trieste come depositi giudiziali - mai reclamati dai proprietari -, trasferiti dal governo austriaco a quello italiano, oggi custoditi nell'Archivio di Stato di Trieste. Uno spaccato di storia sociale, una originale occasione per ricostruire stili e gusti di epoche trascorse. Attraverso la schedatura di questo “tesoro” si è potuto ricostruire l'attività di alcune botteghe orafe triestine e regionali.
Con La posta degli irredenti. Documenti dei volontari giuliani e dalmati del Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa ci si addentra nel discorso letterario, ripercorrendo la vita di alcuni soldati insigniti della medaglia d'oro, tra cui noti scrittori giuliani - arruolati nell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale -, anche attraverso le loro lettere spedite dal fronte. Sfilano nomi celebri come quelli di Slataper, Stuparich...
Le giornate di fine ottobre e inizio novembre del 1918, giornate di entusiasmo popolare per il passaggio di Trieste all'Italia, giornate di manifestazioni e di atti simbolici - come la rimozione dell'aquila bicipite dal palazzo della Luogotenenza -, sono documentate dal corpus di immagini fotografiche esposto a palazzo Costanzi nella mostra Trieste liberata. La cronaca nelle immagini della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte.
Il percorso si snoda poi attraverso l'esposizione Eroi in divisa. Uniformi dalle collezioni civiche, allestita nel Civico Museo del Risorgimento, dove vengono esposte per la prima volta otto divise del Regio Esercito Italiano. Lo stesso Museo, nel suo allestimento permanente, propone un itinerario per la comprensione dell'irredentismo giuliano, dai moti del 1848 alla prima guerra mondiale.
Nel grande spazio dello splendido Salone degli Incanti (ex Pescheria centrale), affacciato sul golfo, 6 sezioni per un'unica grande mostra danno il titolo all'intera iniziativa: Trieste 1918. La prima redenzione novant'anni dopo. Reperti bellici appartenuti all'esercito italiano e a quello austriaco - provenienti dal Civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez” e da collezioni private - danno il via alla visita, che prosegue attraverso la sezione dedicata alla rappresentazione della Grande Guerra nelle strisce dei fumettisti, nelle pagine di alcuni letterati giuliani, come Giani e Carlo Stuparich, Scipio Slataper, Giulio Camber Barni, Enrico Elia e Umberto Saba, inseriti nel più vasto contesto storico-letterario del primo Novecento. Ancora, nelle fotografie scattate da un ufficiale dell'esercito comune austro-ungarico, comandante dello squadrone di pionieri del reggimento, in vari teatri di guerra: fronte russo, fronte rumeno, fronte italiano. Per poi addentrarsi nei diversi aspetti della vita civile, economica e culturale di una città in guerra come Trieste durante il primo conflitto. Fino ad attraversare, come ideale conclusione del percorso, i “luoghi della memoria” disseminati sull'altopiano carsico, camminando tra croci, lapidi, plastici e riproduzioni fotografiche.
All'interno del Salone degli Incanti, in un auditorium creato appositamente, si svolgeranno ogni giorno, per più di un mese, incontri e dibattiti con docenti universitari e studiosi sul tema della Grande Guerra, affrontata da diversi punti di vista. Verranno inoltre proiettati film e documentari di grandi autori della cinematografia internazionale.


Info: tel. +39 040 6754068

Mostrare la guerra. Reperti bellici da collezioni pubbliche e private
Salone degli Incanti - ex Pescheria centrale, Riva Nazario Sauro 1
Dal 17 novembre all'11 dicembre 2008
Una carrozza della sanità di guerra, due cannoni, un cannoncino Skoda da 37 mm, una bombarda austriaca preda della battaglia del monte Sabotino, un lanciabombe Bettica, uno scudo da trincea, un proietto da bombarda da 400 mm. Questi, tra gli altri, gli oggetti di guerra esposti al centro del Salone degli Incanti, provenienti dal Civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez”. L'eccentrico collezionista de Henriquez, sergente della Guardia di Frontiera a San Pietro del Carso, nel 1941 iniziò a raccogliere e selezionare materiale bellico, passione che lo accompagnò per tutta la vita, ampliando in ultimo i suoi interessi a oggetti e macchinari di carattere civile.
Intorno a questo centro ideale, sedici bacheche espongono materiale militare in un serrato confronto tra oggetti provenienti dai vari fronti bellici. Nella teca La fame e la sete, una gavetta, un bicchiere, una borraccia, un fornello da campo, delle posate italiane e altrettanto materiale austriaco; medesimo confronto per La valigia del soldato; Sanità; Guerra dei gas; Guerra in montagna; Guerra di trincea; Elmetti; Uniformi; Oggetti personali...
Per anni il collezionismo di militaria è stato visto come un qualcosa di minore e spesso guardato con sospetto. Oggi invece i materiali militari, nel senso più lato che si può attribuire al termine materiali, sono stati sdoganati conferendo loro, almeno per quanto riguarda la Grande Guerra, lo status di beni archeologici. Le recenti leggi sulla “tutela dei beni della Grande Guerra” (Legge Regionale 21.7.2000 n. 14 e Legge dello Stato 7.3.2001 n. 78) prendono infatti in considerazione collezioni pubbliche e private, parificando di fatto l'importanza dei giacimenti e degli archivi tanto di documenti quanto di oggetti, provenienti dalla produzione industriale organizzata e da piccole fabbriche inseritesi nel mercato bellico con la produzione di piccoli oggetti destinati a facilitare la vita dei soldati al fronte. Ecco allora che è di sicuro interesse poter visionare, raccolti in una unica sezione della mostra, oggetti di questo tipo appartenuti ai soldati austro-ungarici ed italiani, senza trascurare, là dove possibile, l'oggetto “relic”, vale a dire trovato sul campo a novant'anni dalla fine della prima guerra mondiale, illustrato nell'ultima bacheca della sezione.


Info:
Sezione realizzata da Civici Musei di Storia ed Arte (Civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez”, Civico Museo del Risorgimento, Civico Museo di Storia Patria), Associazione Culturale Zenobi
A cura di Antonella Cosenzi (archivista, Civici Musei di Storia ed Arte), Roberto Todero (vicepresidente dell'Associazione Culturale Zenobi), con la collaborazione di Mauro Depetroni (presidente del Centro Regionale Studi di Storia Militare Antica e Moderna)
tel. +39 040 6754068



E il Cinema prese il fucile. La Grande Guerra vista dai grandi registi
Salone degli Incanti - ex Pescheria centrale, Riva Nazario Sauro 1
Dal 17 novembre all'11 dicembre 2008
La prima guerra mondiale, primo conflitto di massa della storia, ha influenzato con le sue tragedie umane ed i suoi eroismi registi e cineasti di ogni epoca. Con un'ottica di tipo trasversale, la rassegna curata da La Cappella Underground all'interno della manifestazione Trieste 1918 intende superare le distinzioni tra cinema di propaganda e film di impostazione pacifista, proponendo un percorso in cui la storia si fa protagonista attraverso le immagini.
Per questa rassegna sono stati selezionati alcuni dei titoli migliori in assoluto tra i film dedicati alla Grande Guerra. Si inizia con Cuori del mondo (1918) del “padre del cinema” David Wark Griffith, film commissionato dai governi nazionali di Francia e Inghilterra nel pieno del conflitto, per continuare attraverso altri classici del cinema muto come Ali (1927) di William Wellmann, primo premio Oscar nella storia della statuetta, realizzato dal regista sull'onda del ricordo delle sue stesse imprese come pilota. Pellicola di grande innovazione tecnica è Angeli dell'inferno (1930) di Howard Hughes, spettacolare film di aviazione celebre per la ricostruzione dei set in Aviator di Scorsese. Tra i capolavori della storia del cinema, La Grande Illusione di Jean Renoir (primo film in lingua straniera ad aver ottenuto la nomination all'Oscar come miglior film) esce in Francia nel 1937, con una straordinaria galleria di personaggi interpretati tra gli altri da Jean Gabin, Pierre Fresnay, Erich von Stroheim e Dita Parlo. Il titolo più significativo degli anni Cinquanta è Orizzonti di gloria (1957) di Stanley Kubrick, grande affresco storico e antimilitarista della guerra sul fronte francese. Negli stessi anni esce in Italia La Grande Guerra (1959) di Mario Monicelli, con Sordi e Gassman nelle parti di due soldati eroi dell'arte di arrangiarsi. Del 1971 è il film di Roger Corman dedicato al pilota tedesco Manfred von Richtofen, Il Barone Rosso, interpretato da John Phillip Law. Peter Weir, con il suo film Gli anni spezzati (1981), racconta invece la storia di due giovanissimi volontari dell'esercito australiano impegnati nella tragica battaglia di Gallipoli in Turchia. È infine un'intensa rievocazione attorno al mito del milite ignoto il tema di La vita e niente altro (1989) di Bertrand Tavernier.
Al rapporto tra le immagini in movimento e la prima guerra mondiale saranno inoltre dedicati alcuni importanti appuntamenti all'interno della sezione conferenze e incontri: lo storico Pietro Neglie affronterà il soggetto delle Immagini per la storia: fiction e documentari per la custodia della memoria; il critico cinematografico Maurizio Cabona parlerà su L'immagine della Grande Guerra nei due dopoguerra italiani e introdurrà al pubblico i film Montagne in fiamme (1931) del regista, attore e alpinista altoatesino Luis Trenker, e Guai ai vinti (1954) di Raffaello Matarazzo; il regista Giacomo Campiotti presenterà la sua fiction televisiva L'amore e la guerra (2007); lo storico Lucio Fabi presenterà i filmati originali dal fronte italo-austriaco 1915-1918 e il documentario frutto del lavoro di ricerca svolto da La Cineteca del Friuli per Doppio sguardo sulla Grande Guerra; e il regista cinematografico Franco Giraldi (già acuto osservatore delle trasformazioni epocali negli anni della Grande Guerra con La rosa rossa, dal romanzo di Quarantotti Gambini, e Un anno di scuola, da uno dei Racconti di Giani Stuparich) presenterà il suo film del 1996 La frontiera.



Programma:
Lunedì 17 novembre
Cuori del mondo
(Hearts of the World), Usa, 1918, b/n, 108'
di David Wark Griffith

Mercoledì 19 novembre
Charlot soldato
(Shoulder Arms), Usa, 1918, b/n, 41'
di Charlie Chaplin

Venerdì 21 novembre
Ali
(Wings), Usa, 1927, b/n, 133'
di William Augustus Wellmann

Martedì 25 novembre
Angeli dell'inferno
(Hell's Angels), Usa, 1930, b/n e colore, 125'
di Howard Hughes

Venerdì 28 novembre
La grande Illusione
(La Grande illusion), Francia, 1937, b/n, 114'
di Jean Renoir

Lunedì 1 dicembre
Orizzonti di gloria
(Paths of Glory), Usa, 1957, b/n, 86'
di Stanley Kubrick

Mercoledì 3 dicembre
La Grande Guerra
Italia, 1959, b/n, 129'
di Mario Monicelli

Giovedì 4 dicembre
Il Barone Rosso
(Von Richthofen and Brown), Usa, 1971, colore, 97'
di Roger Corman

Venerdì 5 dicembre
Gli Anni spezzati
(Gallipoli), Usa, 1981, colore, 110'
di Peter Weir

Giovedì 11 dicembre
La vita e niente altro
(La Vie et rien d'autre), Francia, 1989, colore, 135'
di Bertrand Tavernier


Info:
Orari: dalle 17.45
Ingresso libero
A cura di La Cappella Underground-Centro ricerche e sperimentazioni cinematografiche e audio/visive
tel. +39 040 6754068



Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell'Archivio di Stato di Trieste
Sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich, Via Gioachino Rossini 4
Un unicum nazionale, una storia molto triestina, una scoperta clamorosa.
Con questa mostra per la prima volta viene esposto un tesoro segreto, custodito nelle casseforti dell'Archivio di Stato di Trieste, quale eredità del governo austriaco.
Si tratta di tremila preziosi giunti in 384 sacchetti di stoffa bianca che racchiudono spille, bracciali, collane, orecchini, anelli d'oro e d'argento, accanto a monete, banconote, posate, candelabri facenti parte della serie dei “depositi giudiziali”, consegnata fin dal '700 al Tribunale di Trieste.
Il ricco materiale deriva da sequestri, recupero di refurtiva, spese legali e cauzioni,  patrimonio di defunti in presenza di figli minori, di soggetti sottoposti a tutela, di eredi irreperibili e fallimenti. Una volta chiuso il procedimento, il deposito giudiziale veniva indirizzato agli aventi diritto, se noti, o incamerato tramite gli uffici finanziari.
Decorsi trent'anni dalla giacenza senza che il deposito fosse reclamato veniva aperta la procedura di “caducità”, i depositi venduti all'asta pubblica e il ricavato versato alle casse dello Stato.
Con il passaggio dall'amministrazione austriaca a quella italiana la procedura fu “congelata” e quanto era rimasto in giacenza passò in custodia dell'Intendenza di Finanza e da questa (decreto 28 dicembre 2000 n.1390) all'Archivio di Stato di Trieste.
Roberto Borghesi e Giulia Bernardi hanno restaurato e studiato gli oggetti preziosi. Il corpus che ne è derivato, offre una visione peculiare della società triestina nel momento in cui la città evolve da periferia dell'Impero austroungarico a porto commerciale di primaria importanza: i suoi gioielli, commissionati e indossati dal popolo e dai ceti borghesi, testimoniano una nuova ricchezza, da godere e mostrare, alle volte ricercata e rara, grazie alle possibilità di interscambio con i paesi raggiunti dalle navi mercantili.
Lo studio dei marchi, dei punzoni, delle leggi vigenti all'epoca e delle loro applicazioni, hanno permesso talvolta, tramite l'incrocio dei dati, di risalire alle botteghe orafe cittadine e regionali.

Info:
Orari: dalle 9 alle 19 tutti i giorni; chiusure 25, 26 dicembre,1, 6 gennaio
Ingresso libero
Mostra realizzata da Direzione Area Cultura e Civici Musei di Storia ed Arte con la collaborazione dell'Archivio di Stato di Trieste
A cura di Lorenza Resciniti (conservatore, Civici Musei di Storia ed Arte), con Grazia Tatò (direttore dell'Archivio di Stato di Trieste), Mariacarla Triadan (archivista, Archivio di Stato di Trieste); Giulia Bernardi (perito in gemmologia e gioielleria d'antiquariato della Camera di Commercio e del Tribunale di Trieste) e Roberto Borghesi (presidente dell'Associazione Antiquari Friuli Venezia Giulia; perito in orologeria e gioielleria d'antiquariato della Camera di Commercio di Trieste)
tel. +39 040 6754068