Arte

La biografia di Pablo Picasso
Picasso, Suite 347
Picasso burlone di Brigitte Baer
Picasso, l'arte, le donne (e gli uomini) di Ivana Iotta

Picasso, Suite 347

Cremona - Museo Civico Ala Ponzone, Sala delle mostre temporanee
Dal 5 aprile al 28 giugno 2009

La Suite 347 è una delle imprese più colossali del Picasso maturo che, in pochi mesi frenetici, tra il marzo e l'agosto del tumultuoso 1968, realizzò oltre trecento incisioni nelle quali confluisce l'intera immaginazione dell'anziano autore.

In Italia, Suite 347 non è mai stata presentata. Una lacuna che viene ora colmata dalla città di Cremona che - sino al 28 giugno nell'Ala Ponzone del Museo Civico - espone l'intero ciclo di 347 incisioni, in collaborazione con il comune gemellato di Alaquàs, Fondazione Bancaja presieduta da S.A.R l'Infanta Cristina, duchessa di Palma di Maiorca. La Fondazione spagnola è proprietaria di una delle rarissime raccolte complete di questa Suite, che è stata recentemente mostrata al pubblico iberico.

Pablo Picasso - Conversazione muta, 1968 - Acquatinta

Pablo Picasso, la sua opera e il suo pubblico, 1968 - Acquaforte

Pablo Picasso - Donna a letto che sogna: uomini e donne, 1968 - Acquatinta (riserve con vernice e raschietto granulato)


Pablo Picasso - Pittore con modella stizzita 1968 - Acquaforte

Pablo Picasso - Arlecchino e altri personaggi, 1968 - Acquatinta (riserve con vernice su lastra granulata) e acquaforte con morsura a mano

Pablo Picasso - Televisione: corsa di carri all'antica. I, 1968 - Acquatinta e acquaforte


Pablo Picasso - Riguardo El Greco e Rembrandt: ritratti, 1968 - Acquatinta, raschietto e puntasecca

Pablo Picasso - Al circo: amazzone, pagliaccio e pierrot, 1968 - Acquatinta (riserve con vernice su un bozzetto sconosciuto a puntasecca, granitura e morsura)

Pablo Picasso - Uomo sdraiato, con due donne, che evoca le relazioni tra un vecchio pagliaccio e una fanciulla, 1968 - Acquaforte e acquatinta

Prima di questa di Cremona vi erano state esposizioni parziali, a Parigi e a Chicago, in parte riservate ad un pubblico adulto per l'erotismo di alcune immagini come quelle riguardanti i giochi di Raffaello con la bella Fornarina.

La sequenza della Suite 347 è aperta da un'immagine composita, “Picasso la sua opera e il suo pubblico”, in cui sulla sinistra appare un mago, dinnanzi a lui è ritratto di profilo lo stesso Picasso che contempla la scena del ratto d'Europa davanti a Ercole; nella parte inferiore una donna sdraiata osserva la scena dal basso.
L'ultima immagine è invece intitolata “Serenata al tramonto in un bosco alla Monet”; si tratta di un'acquatinta allo zucchero in cui Picasso riprende importanti opere di Monet e Poussin, fino al paesaggio del “San Giorgio nella foresta” del tedesco Albert Altdorfer, riprodotto su una cartolina che un amico aveva spedito da Monaco all'artista.

Sono solo due esempi della fantasmagoria inventiva di questo tardo capolavoro picassiano.
Nelle 347 incisioni c'è tutto Picasso: il mondo della corrida e dei cantaores flamenchi; la mitologia greco-romana e, soprattutto, il paesaggio mediterraneo. 66 incisioni sono dedicate al tema prettamente spagnolo della Celestina (la Tragicommedia di Calisto e Melibea, un'opera che nella produzione letteraria castigliana, è seconda per rilevanza solo al Don Chisciotte). Vi si incontrano anche ampi riferimenti alla vita quotidiana e a quel che l'artista poteva vedere alla televisione francese.
Picasso utilizza vari procedimenti di incisione e passa, con estrema naturalezza, da una modalità all'altra. A volte inizia da un rapido schizzo sulla lastra di rame e questa prima struttura lineare viene progressivamente modificata fino al completo annullamento dell'immagine originale. Altre volte parte dall'acquatinta, imbrattando completamente la lastra di metallo alla ricerca di specifiche caratteristiche tonali, evidenziate successivamente dall'utilizzo della puntasecca, del brunitoio e dell'acquaforte. Nella stampa 87 ad esempio, descrive un episodio tratto dai “Tre Moschettieri” di Alexandre Dumas - probabilmente visto in televisione -, avvalendosi di due modalità differenti di lavoro. Inizia con la tecnica dell'incisione con acido tramite l'acquatinta e termina con l'incisione a secco, servendosi del raschietto della puntasecca.

“Alla Suite 347 - annota in catalogo Brigitte Baer - conviene accostarsi con spirito pronto all'allegria, agli scherzi, alle burle, alla comicità, al buonumore e al piacere: piacere di vedere, di ridere, di divertirsi. Uno striscione con lo slogan “Vietato l'accesso agli scorbutici!” dovrebbe essere appeso all'ingresso della mostra.
Nei sette mesi in cui lavorò “scrivendo” - perché di un testo si tratta - ovvero tra l'inizio di marzo e la fine di settembre del 1968, Picasso sembra essersi preso una lunga vacanza, più lunga di quelle scolastiche ma in ugual misura ricca di storie, fantasmi, avventure reali o sognate. Non sembra essersi preoccupato tanto dell'Arte (con la A maiuscola), termine che d'altronde odiava: “lavorava” raccontando tutto ciò che gli passava per la testa e - per una delle rare volte nella vita - senza curarsi delle proprie ansie o di quelle profonde inquietudini che spesso cercava, portandole a galla, di esorcizzare, ma piuttosto aprendosi alla percezione del mondo esterno, quel mondo che a un uomo di quasi 87 anni appariva folle, grottesco.



VOCABOLARIO PER LA COMPRENSIONE DELLA TECNICA GRAFICA DELLA SUITE 347

ACCIAIATURA: affinché, a causa della pressione subita nel processo di stampa o della dilatazione, le incisioni non si rovinino e il disegno non scompaia, le lastre di rame vengono rivestite da una sorta di patina acciaiata. Questo processo di deposizione galvanica o elettrolitica, pur tendendo a eliminare alcune sottigliezze dell'incisione, dona tuttavia maggiore robustezza alla lastra e consente tirature più importanti e minori perdite di definizione evitando che il rame si usuri e appiattisca.
Prima di acciaiare le lastre i bordi vengono smussati in modo che il metallo non laceri il foglio quando, durante la stampa, lastra e carta vengono pressate l'una contro l'altra. Alcune delle lastre di Picasso furono acciaiate senza poter essere smussate, giacché l'artista le aveva lavorate fino ai margini.
Picasso non apprezzava affatto l'acciaiatura. Solo a partire dal 1963, quando iniziò a lavorare con i fratelli Piero e Aldo Crommelynck, l'artista si risolse a utilizzare con continuità tale procedimento.

ACQUAFORTE: si denomina così sia una tecnica di incisione che l'acido con cui si incidono le lastre di metallo. Il mordente può essere acido nitrico o, a volte, percloruro di ferro. Con questa tecnica l'artista copre la matrice o lastra con una cera o vernice sulla quale disegna con una punta acuminata che lascia allo scoperto il metallo. Poi immerge la lastra in un bagno di acquaforte, lasciando penetrare l'acido nei punti in cui la vernice, rimossa dalla punta, è stata eliminata. Questa fase del processo è chiamata morsura. Dopo aver inchiostrato la lastra si procede alla stampa con l'utilizzo di un torchio.
La rapidità d'esecuzione e la possibilità di cancellare o ritoccare l'immagine, sconosciute al bulino, sono tra i motivi principali del notevole sviluppo di questa tecnica a partire dal Quattrocento. Non si tratta di una metodo diretto di incisione calcografica, come lo sono il bulino o la puntasecca. Picasso, come Rembrandt, variava continuamente la qualità delle morsure e la loro durata per creare maggiore o minore intensità di tratto.
L'artista spagnolo ricorreva inoltre al lavis, ovvero all'applicazione sulla lastra di tocchi di pennello intriso d'acido, per ottenere una morsura più delicata o anche come metodo di cancellazione e correzione.

ACQUATINTA: è una variante dell'acquaforte che consente di creare effetti tonali. La lastra viene spolverata con resina, asfalto o colofonia. Le particelle di queste sostanze, quando il metallo viene riscaldato, creano una texture che non consente il passaggio dell'inchiostro (proprio come difende la lastra dalla morsura) e dà vita a una gamma di valori tonali che poi l'artista smorza con il brunitoio o accentua con l'ago da incisione. Una forma inversa dello stesso procedimento è l'acquatinta allo zucchero. Lo zucchero spolverato sulla lastra, sulla quale poi si spande la vernice protettiva, crea delle screpolature in fase di morsura e consente, in stampa, che vi filtri l'inchiostro.
Picasso si serviva spesso anche di un pennello intriso in una soluzione di zucchero e inchiostro di china con cui “dipingeva” sul rame prima di proteggerlo con la vernice. Tale metodo fa sì che nel corso della morsura l'acido penetri negli interstizi lasciati dallo zucchero ormai sciolto e vi incida il disegno immaginato dall'artista. Questa tecnica consentiva a Picasso di visualizzare, nel corso della lavorazione della lastra, l'immagine finale.

AGO DA INCISIONE: è una punta d'acciaio molto sottile, simile a un ago da cucire, con il quale si disegna sullo strato protettivo applicato sulla lastra di rame. Talvolta viene anche chiamato cesello da acquaforte. Nelle linee graffiate nella vernice protettiva penetrerà il mordente, “aprendo in stampa”, come si diceva anticamente.

BRUNITOIO: è uno strumento in acciaio dalla punta piatta utilizzato per spianare le linee create dall'acido o dall'ago in modo che l'inchiostro non vi possa penetrare. Tale utensile serve a correggere l'incisione o a creare zone dalla tonalità più chiara. È una sorta di brunitoio (brunissoir) anche il cosiddetto raschietto o grattoir. Picasso ne faceva costante uso.

BULINO: è una punta in acciaio temperato tagliata a bisello, di sezione quadrata o romboidale, con la quale si incide, si graffia (o si apre in stampa) una lastra di metallo (rame, ferro o zinco). Il manico in legno, a forma di fungo, ne consente la salda impugnatura. Nato come strumento da orafo divenne un elemento fondamentale nello sviluppo dell'incisione europea. Per dare maggiore mobilità al bulino gli incisori sono soliti appoggiare la lastra su un cuscino che consente di muoverla insieme allo strumento. Picasso utilizzava il bulino per approfondire le linee già incise dall'acido e sottolineare così certi aspetti dell'immagine.

STAMPA: è il risultato del processo di incisione, ovvero l'immagine che resta impressa su un foglio (o un altro supporto) dopo aver pressato quest'ultimo nel torchio insieme a una lastra di metallo, intagliata nel legno o disegnata su una pietra litografica o su un pannello serigrafico.
Stampa è ovviamente chiamato anche l'intero procedimento grazie al quale si passa dalle immagini tracciate sua una matrice alla loro riproduzione in serie sulla carta. Nell'incisione d'arte tale processo prevede la creazione del disegno nella matrice, l'inchiostratura di quest'ultima, la sua collocazione insieme alla carta nel torchio e, infine, il passaggio a pressione del rullo su entrambi (matrice e foglio).

INCISIONE: si tratta di un termine ambiguo che indica almeno tre cose:
- La stampa prodotta mediante le tecniche dell'acquaforte, della puntasecca, del bulino, ecc.
- La tecnica tramite la quale si incide, in rilievo o in cavo, su una matrice o si disegna sul piano di una pietra litografica o di un pannello di seta.
- Il genere artistico sotto cui vengono catalogate le immagini che, a differenza di quanto avviene in pittura o in scultura, vengono riprodotte in serie grazie a sistemi meccanici.

MANIERA NERA: variante dell'acquaforte in cui la lastra viene dapprima interamente oscurata da una densa granitura in cui poi si disegna con il raschietto. Dopo aver accuratamente “arato” il fondo della lastra con il rocker, uno strumento composto da molteplici lame o denti (berceau in francese) che lascia sul rame piccoli segni puntiformi, vi si crea l'immagine (partendo dal nero e andando, attraverso le varie sfumature di grigio, fino al bianco) utilizzando brunitoio e raschietto (grattoir). Tale tecnica viene talvolta chiamata mezzotinto o Schabkunst.

LASTRA: lamina di metallo (solitamente di rame, ferro o zinco) sulla quale l'artista traccia, direttamente o su uno strato di cera o vernice, l'immagine che desidera riprodurre. Dall'inizio dell'Ottocento le lastre di rame vengono acciaiate per renderle maggiormente resistenti alla pressione del torchio. Prima di procedere all'acciaiatura Picasso era solito far tirare al proprio stampatore tre immagini di prova.

PROVA: stampa prodotta passando per la pressa o il torchio la lastra o matrice inchiostrata sulla carta.

PROVE D'ARTISTA (épreuves d'artiste): stampe della tiratura definitiva riservate all'autore.

PROVE DI STATO: stampe eseguite per valutare l'aspetto dell'incisione cui si sta lavorando. Grazie al succedersi di tali prove l'artista è in grado di modificare la composizione dell'immagine che desidera realizzare. L'esame delle prove di stato fa luce sulle varie fasi della lavorazione di una lastra prima dell'edizione definitiva. Si suole classificarle come “prima prova” (épreuve d'ètats et d'essai o prova di stato I), “seconda prova” (o prova di stato II), ecc., fino a quella, approvata dall'autore per la stampa, definita come “bon à tirer”.
Picasso, come Rembrandt e Degas, realizzava per alcune delle sue incisioni numerose prove di stato; a volte tra la prima e l'ultima prova i cambiamenti risultano sostanziali, quasi si trattasse di immagini diverse. È piuttosto interessante seguire tali mutamenti, che si susseguono con un andamento quasi cinematografico, perché spiegano ed evidenziano la genesi della creazione e la tecnica compositiva dell'artista spagnolo.

PUNTASECCA: è uno strumento somigliante al bulino (ma dalla punta priva di smusso) che crea, durante l'incisione della lastra, un solco “sbavato” i cui bordi vengono chiamati barbe. Tali barbe, una volta inchiostrate e pressate, creano tratti assai meno nitidi e più sfumati di quelli ottenibili con il bulino che raccoglie nello smusso il ricciolo di metallo rimosso dalla lastra. La puntasecca non asporta il metallo come il bulino ma lo preme e lo graffia.
Si denomina puntasecca anche l'incisione realizzata con tale procedimento.

RISERVE: sono le aree della lastra in cui l'artista passa, prima della morsura, una cera o vernice che impedisce l'attacco del mordente (e quindi in seguito il passaggio dell'inchiostro) e che creeranno i bianchi in fase di stampa. Goya utilizzò in modo estremamente creativo le riserve nei suoi Disparates. Il pittore basco Francisco Iturrino, con cui Picasso espose per la prima volta a Parigi nel 1901, è stato uno dei maestri dell'utilizzo delle riserve nel mondo dell'acquaforte.
Picasso, oltre al tradizionale pennello, utilizzava un rottring a vernice, una sorta di penna d'uso abituale nella stampa serigrafica dei tessuti, per creare riserve nelle lastre granulate alla maniera nera.

TIRATURA: è l'azione di riprodurre un'incisione in un determinato numero di esemplari a partire dalla matrice originale fornita dall'artista. Si definisce tiratura anche il numero totale delle copie realizzate, generalmente firmate e numerate dall'autore, che comprende le stampe per la vendita, le prove d'artista e le HC (hors commerce, fuori commercio) destinate agli editori. Alcuni chiamano “edizione” l'insieme delle stampe realizzate con la matrice, definita dall'artista, di cui quest'ultimo abbia approvato la riproduzione.

TORCHIO: è la pressa che si utilizza per stampare un'incisione; si compone di un letto o vassoio sul quale vengono collocate la matrice e la carta (o altro supporto) e sul quale si passa un rullo che schiaccia entrambi. Pressione e inchiostratura producono la stampa o incisione calcografica.

VERNIS MOU: è un tipo di acquaforte in cui il rame viene protetto da una “vernice molle”, più viscosa di quella utilizzata solitamente, che secca con lentezza e aderisce a tutto quanto vi venga collocato sopra, trasmettendone poi la texture alla lastra immersa nel mordente.

Informazioni

Picasso, Suite 347


Luogo: Cremona - Museo Civico Ala Ponzone, Sala delle mostre temporanee
Via Ugolani Dati, 4 - 26100 Cremona

Periodo: dal 5 aprile al 28 giugno 2009

Orari: dal martedì al sabato: 9-18. Domenica e festivi: 10-18. Lunedì chiuso. Aperture straordinarie: lunedì 13 aprile (dell'Angelo). Chiusura straordinaria: venerdì 1 maggio (Festa del lavoro)

Ingresso: intero: 5,00 Euro - ridotto: 4,00 Euro. Restano in vigore tutte le agevolazioni previste per l'accesso alle sedi del Sistema Mussale. Presentando il biglietto d'ingresso alla Pinacoteca o alla Collezione degli archi si potrà ottenere l'ingresso ridotto
Visite guidate: È possibile effettuare visite guidate per gruppi: minimo 15 persone - massimo 25

Catalogo: Silvana Editoriale

A cura di: Ivana Iotta e Donatella Migliore

Info: Comune di Cremona, Museo Civico Ala Ponzone - Tel +39 0372 407768 - 407269