Arte

Paris 1900. La collezione del Petit Palais di Parigi

Barletta - Pinacoteca Giuseppe De Nittis, Palazzo della Marra
Dall'1 marzo al 20 luglio 2008

Il Palazzo della Marra di Barletta, splendida struttura barocca, sede della Pinacoteca Giuseppe De Nittis e spazio espositivo allineato ai più alti livelli europei, ospita la sua terza mostra, dopo il successo di De Nittis e Tissot. Pittori della vita moderna nel 2006, che ha inaugurato la riapertura del palazzo restaurato, e Zandomeneghi De Nittis Renoir. I pittori della felicità inaugurata lo scorso anno, in concomitanza con l'apertura permenente della Pinacoteca.

Galleria d'immagini:

Georges-Jules-Victor Clairin (Paris, 1843 - Belle-Île-en-Mer, 1919) - Portrait de Sarah Bernhardt, 1876, Huile sur toile 250 x 200 cm - © Petit Palais / Roger-Viollet

Blanche Jacques-Emile (Paris, 1861 - Offranville, 1942) - La Capeline rose, 1883, Huile sur toile 55,6 x 46,5 cm - © Petit Palais / Roger-Viollet

Paul-Aimé-Jacques Baudry (La-Roche-sur-Yon, 1828 - Paris, 1886) - Madame Louis Singer, 1884, Huile sur toile 132 x 85 cm - © Petit Palais / Roger-Viollet

Albert Bartholomé (Thiverval-Grignon, 1848 - Paris, 1928) - Buste de Madame Bartholomé, inizio XX secolo, Marbre blanc et marbre noir 54 x 49 x 29 cm - © Petit Palais / Roger-Viollet

Dopo le due esposizioni dedicate all'Ottocento, ammirate complessivamente da oltre 85.000 visitatori, arriva dalla capitale francese la mostra “PARIS 1900. La collezione del Petit Palais di Parigi”, che rimarrà aperta dal 1 marzo al 20 luglio 2008.
Curata da Gilles Chazal, direttore del Petit Palais, la mostra d'innegabile fascino amplifica l'indagine sull'arte d'Oltralpe con opere di artisti contemporanei a De Nittis, allargando lo sguardo sulla città oltre la pittura, attraverso sculture, oggetti d'arte, arredi, gioielli, ceramiche, stampe, fotografie della fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Un nucleo fondamentale di arte francese, frutto di ordinazioni e acquisizioni, che costituisce ancora oggi uno degli assi portanti delle raccolte del Petit Palais, inaugurato l'11 dicembre 1902, in seguito all'Esposizione Universale, diventando il Palais des Beaux-arts della Città di Parigi.
L'eposizione approda per la prima volta in Italia, nella Pinacoteca di Barletta, dopo essere stata a Bruxelles, Rio de Janeiro, Tokyo e in Québec allo scopo di far conoscere al mondo il ricco patrimonio del Petit Palais, secondo una politica d'esposizioni definita “Ambasciate del Petit Palais”.
L'esposizione di Barletta è il primo passo di un gemellaggio tra la Puglia e Parigi; nella primavera del 2010 il Petit Palais ospiterà infatti, nelle sue meravigliose sale, la prima grande mostra di Giuseppe De Nittis, mai esposto in Francia prima d'ora. L'accordo tra il Petit Palais, Arthemisia e il Comune di Barletta, prevede una forte sinergia operativa e promozionale tra la capitale francese e Barletta, oramai affermatasi quale capitale culturale della Puglia.
La raccolta del Petit Palais, nel suo complesso, riunisce tutte le espressioni artistiche francesi degli anni 1880-1914, dalla pittura alla scultura e le arti decorative scaturite dai movimenti artistici più importanti: l'Accademismo (Laurens, Cormon, Bouguereau), il Naturalismo erede del Realismo di Courbet e Daumier (Dalou, Roll, Lhermitte), l'Arte Monumentale (Besnard, Carrière, Baudouin), l'Impressionismo (Monet, Pissarro, Sisley, Rodin), il Simbolismo (Carriès, Redon, Levy-Dhurmer ed i maestri Gustave Moreau e Puvis de Chavannes), l'Art Nouveau (Gallé, Daum, Guimard, Lalique), il Japonismo ed i Nabis (Bracquemond, Bonnard, Vuillard, Denis) fino alle esperienze artistiche che annunciano il Fauvismo ed il Cubismo (Gauguin, Cézanne, Bourdelle, Maillol, Jacqueau).
A Barletta sono ora esposte 130 opere della collezione del Petit Palais. Moltissimi i capolavori in mostra, come Le Portrait de Sarah Bernhardt (1876) di Georges Clairin e Marthe, la fleur aux cheveux (1893) di Berthe Morisot, le sculture di Aimé-Jules Dalou, uno dei più grandi artisti francesi della seconda metà del XIX secolo. Importanti anche i quadri di Fernand Pelez, a lungo sottovalutati ma ad oggi considerati degni di nota per la loro vicinanza alle opere di Seurat o Ensor.
Tra le arti applicate, splendono tre magnifici vasi di Emile Gallé, animatore dell'Ecole de Nancy e grande creatore di ceramiche, vetri e arredi in stile Art Nouveau, assieme al paravento “Les quatre saisons” di Eugène Grasset, artista eccezionale nel rendere decorativo un oggetto di uso comune con il suo stile basato sull'assimilazione della figura femminile alla natura.
Insieme a Gallé e Grasset, uno dei massimi esponenti dell'Art Nouveau in Francia è Hector Guimard, di cui sono esposte le due Chaise (1909-11), disegnate per la sua dimora parigina.
Lalique, che costituiscono una delle raccolte più importanti al mondo insieme a quella del Museo delle Arti Decorative di Parigi (al Louvre).
Degni di nota infine la documentazione pittorica delle decorazioni pubbliche per edifici parigini come l'Hotel de la Ville, che hanno consentito l'applicazione di un ampio programma decorativo finalizzato a celebrare la vivacià intellettuale di Parigi, città delle scienze, delle lettere e delle arti.
Un'occasione unica dunque per visitare ancora una volta a Barletta una mostra di respiro internazionale in grado di affascinare il pubblico con la preziosità e la varietà delle opere a stretto contatto con quelle del grande Giuseppe De Nittis, esposte al piano superiore. Uno spaccato sull'arte e il gusto di un'epoca in cui il dialogo tra cultura italiana e francese era più che mai aperto e fecondo.


Paris 1900
Da est a ovest scorre la Senna. Sulle rive, sulle acque e nei quartieri intorno a questo sottile nastro fluviale si dispiega un'eccezionale avventura architettonica. Su un'isola, nel cuore di Parigi, si erge Notre-Dame, la cattedrale medievale, che dagli archi di spinta e dalle torri sembra irradiare la sua ricerca di senso e la sua esaltazione di bellezza in cerchi concentrici che giungono fino all'anello dei boulevard esterni, i viali in cui misere abitazioni riparano i più poveri.
Rivolti verso la chiesa, i bei palazzi e gli immobili che nel corso del Sei e Settecento sono stati costruiti sulle sponde del fiume per godere dell'aria e della luce aprono anch'essi le loro eleganti finestre al cielo e ospitano il bel mondo.
A valle si allunga quasi indefinitamente il simbolo del potere reale: il palazzo del Louvre, in cui i fasti della corte hanno ceduto il posto alla magnificenza delle arti figurative. Il potere divenuto democratico si è dotato, poco oltre, di un centro assembleare in forma di tempio antico concepito alla fine del Secolo dei Lumi. L'aspetto della Camera dei deputati ricorda quanto la Repubblica debba alla polis greca e alla civitas romana.
A nord e a sud, su entrambe le rive della Senna, grazie alle immense ricchezze accumulate nel corso della seconda metà dell'Ottocento da banche, da industrie in pieno rigoglio e da un impero coloniale in costante espansione, hanno luogo profondi sconvolgimenti e si susseguono gli abbellimenti. Su incarico dell'imperatore Napoleone III (1808-1873) il prefetto Haussmann
traccia lunghi viali (gli attuali boulevard de Strasbourg, de Sébastopol, Saint-Michel, Saint-Germain, Magenta, Voltaire, Haussmann) allo scopo di facilitare la circolazione, creare attraenti zone residenziali per i nuovi ricchi, dare lavoro agli operai e consentire il rapido dispiegamento delle truppe destinate a contrastare i frequenti slanci rivoluzionari del popolo di Parigi.
Lungo questi nuovi assi vengono gradualmente edificati centinaia di immobili. Con le loro facciate in pietra squadrata e le proporzioni obbedienti a rigorose regole costruttive, essi costituiscono affascinanti passeggiate “minerali” animate dalle vivaci boiserie dei negozi al piano terra, dai tetri balconi in ferro battuto dei piani superiori e dai molteplici elementi decorativi scolpiti.
La città viene risanata in profondità, in particolare nei quartieri dell'ovest parigino riservati ai ceti agiati: migliaia di alberi messi a dimora, nuovi giardini pubblici e parchi (Montsouris, Buttes-Chaumont) che riecheggiano il bois de Vincennes (a est) e il bois de Boulogne (a ovest), l'acqua sorgiva intercettata per l'uso domestico, quella del fiume riservata all'innaffiamento e alla pulizia urbana, circa quattrocento chilometri di canalizzazioni sotterranee, tonnellate di macadam stese sulle carreggiate, l'illuminazione a gas estesa quasi ovunque.
La costruzione di municipi d'arrondissement, chiese (la Trinité, Saint-Augustin, Sacré-Coeur), scuole, mercati e ospedali, l'Opéra, i teatri che danno fama, tra le altre, a Sarah Bernhardt (Vaudeville, Dejazet, Renaissance e Châtelet) e i grandi magazzini (Bon Marché, Louvre, Printemps), consente di creare punti di riferimento architettonici, sociali e civici di grande rilievo.
L'eclettismo degli stili (neogotico, neorinascimentale, neo Luigi XIII, neo Luigi XIV) è sintomatico di una società che cerca nella propria storia il senso del destino collettivo e le fonti di un'identità che si presenta, incontenibile, dinnanzi al mondo intero.
Al centro di questo immenso paesaggio di pietra dagli stili storicizzanti cerca di emergere la modernità della ghisa, del ferro e del vetro. Essa trionfa nel Ventre di Parigi - le Halles di Baltard (1851-1857) - e nella torre eretta dall'ingegnere Eiffel per l'Esposizione universale del 1889. Undici anni più tardi, in occasione dell'Esposizione universale del 1900, nel momento in cui viene celebrata la “fata elettricità” che consente la creazione della prima linea della metropolitana, nasce il Petit Palais. Questo piccolo capolavoro in pietra, marmi e mosaici trae, un'ultima volta, il miglior partito dai rimandi al Rinascimento e al classicismo francese del Seicento, pur affermando, grazie all'invenzione del cemento associato al ferro e al vetro, la modernità dei suoi ampi volumi bagnati dalla luce naturale.
Nei volti così diversi della bellezza architettonica Parigi ravvisa la gioia creativa della libertà. Quest'ideale proclamato con così grande vigore in occasione della rivoluzione del 1789 trova infine, dopo un secolo di complessi processi storici, la sua realizzazione: suffragio universale, libertà d'opinione, d'associazione, di stampa, università indipendente e vitale... Intellettuali, letterati, giornalisti, uomini politici numerosi e attivi alimentano dibattiti attorno a temi determinanti (difesa della Repubblica, lotta contro l'antisemitismo, collocazione della Chiesa nella società, giusta ripartizione delle ricchezze) e in un clima sovente teso (boulangismo, affare Dreyfus, separazione della Chiesa e dello Stato, anarchismo).
Alla libertà d'opinione e d'azione pubbliche si affianca la libertà dei costumi. In questa metropoli di 1.500.000 abitanti, al di là delle convenzioni ostentate e a volte rispettate, ciascuno può trovare appagamento. Esistono luoghi per tutti i gusti. Ci si ritrova a discutere di letteratura o poesia, politica o religione nei ricchi salotti di faubourg Saint-Germain, del quartiere de la Nouvelle Athènes o di parc Monceau per poi cercare il relax in un café-concert. Ci si reca alla Comédie-Française per nutrire la propria cultura classica per poi mescolarsi al popolo dei grandi boulevard. I signori amano assistere a un raffinato spettacolo all'Opéra e poi uscire con una povera giovane ballerina al braccio.
Salotti aristocratici, mondani o letterari... Comédie-Française, Opéra, museo del Louvre… cafés-concerts, balli, cabaret, feste popolari (in particolare il 14 luglio)... Amori venali, omosessuali e saffici... Vini, champagne, assenzio, hashish, oppio... I parigini hanno a disposizione tutti i piaceri. Lo sanno bene i provinciali che giungono a frotte nelle sei stazioni in cui confluiscono le migliaia di chilometri di strade ferrate spiegate come la tela di un ragno intorno alla capitale. Lo sviluppo dei trasporti marittimi favorisce anche l'arrivo di decine di migliaia di ricchi stranieri, specie in occasione di quegli straordinari eventi che sono le esposizioni universali. Di tutto ciò offrono testimonianza testi come I paradisi artificiali di Baudelaire, La vita parigina di Offenbach, La dama di Chez Maxim di Feydeau, La ricerca del tempo perduto di Proust, oltre ai molteplici diari di ricordi pubblicati dai turisti.
Intensa creatività architettonica, intensi dibattiti politici, intensa vita di piacere e di feste per gli uni, di lavoro e di fatica per gli altri.
E anche flusso incessante di mutamenti in letteratura, poesia, pittura, scultura e arti decorative. Semplificando fin quasi all'eccesso è possibile individuare le due correnti fondamentali presentate in questa mostra.
La prima ha le radici nel Secolo dei Lumi, nella fede nella ragione, nell'aspirazione a comprendere il mondo materiale e nella speranza di progresso sociale. Si sviluppa attraverso l'Ottocento nell'industrialismo di Saint-Simon, nel positivismo di Auguste Comte, nel realismo di Courbet, e nel naturalismo di Flaubert e Zola. La sua preoccupazione principale è quella di dominare gli aspetti della realtà visibile considerata come unico dato esistenziale attendibile. Tanti tra i suoi esponenti desiderano sottolineare le difficili condizioni di vita dei ceti popolari e manifestare la grandezza della loro umanità al di là della miseria apparente. Dalou in scultura, Pelez e Gill in pittura, Baffier nelle arti decorative, Chahine e Steinlein nell'incisione, per esempio, raffigurano umili sconosciuti colmi di dignità. Gli abitanti dei sobborghi e i salariati che lavorano nelle strade o sulle sponde della Senna diventano gli eroi delle fatiche, delle gioie e dei drammi della città moderna.
La seconda corrente artistica tende ad addolcire le brutalità del mondo per abbellire la vita. L'elegante accademismo di Avy o di Giron e l'impressionismo divulgativo di Renoir cercano di migliorare l'amabile aspetto delle gentili signore e signorine dei quartieri eleganti. Lo stile pittorico più schietto di Blanche o di Comerre contribuisce allo stesso risultato. Quanto all'inventiva degli artisti decoratori essa non cessa di rinnovarsi per rendere accessori e ambienti i più graziosi possibili. Le fonti di questa tendenza vanno dalle arti raffinate del Settecento alla meravigliosa diversità della natura passando per l'estetica giapponese. E perciò in questa mostra i vasi di Sèvres sono esposti accanto all'art nouveau di Guimard o Gallé e alle giapponeserie di Bracquemond e Sormani che l'hanno preceduta. L'arte della gioielleria, ancora troppo misconosciuta, partecipa da protagonista alle dinamiche che abbiamo descritto e giunge addirittura, grazie a Charles Jacqueau, ad accompagnare la nascita del fauvismo e del cubismo attraverso le primizie dell'art déco.

Gilles Chazal
Conservatore Generale del Patrimonio
Direttore del Petit Palais,
Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris

Informazioni

Paris 1900. La collezione del Petit Palais di Parigi


Luogo: Barletta - Pinacoteca Giuseppe De Nittis, Palazzo della Marra
Via Cialdini - 70051 Barletta

Periodo: dall'1 marzo al 20 luglio 2008

Orari: tutti i giorni dalle ore 10,00 alle ore 20,00; ogni venerdì dalle ore 10,00 alle ore 23,00; lunedì dalle ore 10,00 alle ore 14,00

Ingresso: mostra e pinacoteca: intero 9,00 Euro; ridotto 7,50 Euro; scuole 3,00 Euro

Catalogo: Skira

A cura di: Gilles Chazal Conservateur géneral du Patrimoine, directeur du Petit Palais, Musée des Beaux-arts de la Ville de Paris

Info: tel. 199 151 123