Arte

Correggio e l'antico

Roma - Galleria Borghese
Dal 22 maggio al 14 settembre 2008

Alla Galleria Borghese la terza monografica del ciclo “Dieci grandi mostre” 
A Roma per la prima volta una mostra sul pittore che dipingeva l'aria

Dal 22 maggio al 14 settembre si terrà a Roma la prima monografica dedicata ad Antonio Allegri detto il Correggio: l'unico dei tre artisti appartenenti alla cosiddetta triade rinascimentale, con Raffaello e Michelangelo, a cui non sia mai stata dedicata un'esposizione complessiva, terzo appuntamento del programma "Dieci grandi mostre", messo a punto dal Soprintendente speciale per il polo museale romano Claudio Strinati e dalla direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva.

Correggio - Educazione di Amore, 1528 - Olio su tela, 155 x 91,5 cm - Londra, The National Gallery of Art

Correggio - Venere e Cupido con un Satiro (Giove e Antiope), 1528 - Olio su tela, 188,5 x 125,5 cm - Parigi, Musée du Louvre

Correggio - Madonna Càmpori, 1518 - Olio su tavola, 58 x 45 cm - Modena, Galleria Estense

Correggio - Ritratto di gentildonna, 1519 - Olio su tela, 102 x 86 cm - San Pietroburgo, Hermitage


Correggio - Riposo durante la fuga in Egitto, 1517 - Olio su tela, 146,2 x 136,4 cm - Firenze, Galleria degli Uffizi

Correggio - Danae, 1531-32 - Olio su tela, 161 x 191 cm - Roma, Galleria Borghese

Correggio - Martirio dei quattro santi, 1525 - Olio su tela, 158 x 184 cm - Parma, Galleria Nazionale

Correggio - Adorazione dei Magi, 1518 - Olio su tela, 84 x 108 cm - Milano, Pinacoteca di Brera

Correggio fu riconosciuto dai suoi contemporanei come sommo artista, alla pari di Michelangelo e di Raffaello, e tutti gli studiosi lo hanno da sempre considerato tra i massimi artisti della storia dell'arte, tuttavia la sua fama non è mai divenuta universale come quella degli altri due protagonisti. E' una anomalia da sempre percepita dalla critica, che ha provato anche a rispondervi: l'unica spiegazione può essere semplicemente perché Correggio non lavorò a Roma, non lasciò alcuna opera in quello che nel Cinquecento era il più grande palcoscenico artistico del mondo e solo le opere che qui venivano dispiegate divenivano modello universale.

Una mostra su Correggio implica cercare nelle sue opere la risposta alla domanda non se ma quanto cambiò, grazie al contatto con la Roma di inizio Cinquecento, la sua visione dello spazio, della composizione, delle forme, poiché la sua miracolosa originalità provinciale, che il campanilismo parmense soprattutto nell'Ottocento ha tentato di avvalorare, va ormai considerata come una vecchia leggenda. Non sono mai state trovate tracce documentarie ma ci sono nelle sue opere innumerevoli indizi di "romanità" e infatti ormai la critica è quasi unanime nel dare per certo che Correggio a Roma ci sia stato, forse intorno al 1518-19.

La mostra della Galleria Borghese, curata da Anna Coliva, vuole ribaltare il problema e partire proprio da Roma: come sede fisica della mostra ma anche come confronto ideale e come centro del problema. Partire da un'assenza: la mancanza di prove documentarie; per ribadire una presenza: l'idea di Roma nell'opera del Correggio, la peculiarità della sua interpretazione delle “forme” romane.
Correggio e l'antico, quindi: perché per gli artisti del Rinascimento Roma è sinonimo dell'antico, la presa di coscienza della sua immanenza, la vitalità della classicità che solo a Roma era  materia viva e non insegnamento accademico. Fu lo stesso per Raffaello, e si è provato a dimostrarlo con la mostra precedente; lo è stato per tutti gli artisti che qui si sono recati e che qui lo hanno compreso. E' a Roma che l'artista poté confrontarsi con le risposte che, al tema dell'antico, avevano dato Raffaello e Michelangelo e il contatto con le loro opere romane darà a Correggio, dal 1518 in poi, al ritorno a Parma gli elementi per affrontare l'impresa delle cupole, una grandiosità completamente nuova, una plasticità e monumentalità che ne cambiarono per sempre la visione.
Se a Raffaello si riconosceva l'arte suprema di esprimere gli effetti degli animi, a Correggio apparteneva quella dei corpi. Se la critica d'arte antica assegnava a Raffaello la palma del disegno, a Correggio spettava quella del “colorito”, che significava la capacità di fondere il colore con la luce come fosse cera sul fuoco. Ma si tratta di un giudizio superato: oggi tutti riconoscono anch'egli, come Raffaello, la grande capacità come disegnatore, al contrario di quanto gli rimproverava Vasari. 
Come scrisse un grande esperto di Correggio, “può una matita dipingere l'aria?”

Saranno più di 20 i capolavori di Correggio esposti a Roma con alcune novità assolute. Si potranno vedere insieme per la prima volta la Danae della Galleria Borghese, Giove ed Io e Ganimede e l'aquila dalla Kunsthistorisches di Vienna, Educazione di Amore dalla National Gallery di Londra e Venere e Cupido con un Satiro dal Louvre. Dipinti che ritraggono scene mitologiche e che consacrano Correggio come artista di sommo livello. Le ultime due tele citate, dipinte tra 1523 e il 1525 e concepite come una coppia, sono le uniche che, insieme ai celeberrimi Amori di Giove, trattano argomenti profani. Di questa sensazionale serie di opere raffiguranti scene amorose tratte dalle Metamorfosi di Ovidio commissionate al Correggiodal duca di Mantova Federico Gonzaga per essere donate all'imperatore di Spagna Carlo V, saranno esposte la Dane, Io e Ganimede (il quarto dipinto della serie, la Leda, dalla Gemäldegalerie di Berlino, è inamovibile per ragioni conservative). 
Alle opere di soggetto mitologico saranno affiancati circa venti capolavori raffiguranti temi religiosi, dove il rapporto tra Correggio e l'antico è allo stesso modo significativo per scelte formali e compositive. Come il Noli me tangere dal Prado, la Madonna del latte da Budapest, Quattro Santi dal Metropolitan, l'Adorazione dei Magi dalla Pinacoteca di Brera, Matrimonio mistico di Santa Caterina da Capodimonte e la Madonna Campori dalla Galleria Estense di Modena. Opere dalla quali emerge il Correggio pittore degli affetti, della grazia, del colore, della morbidezza e della luce. Viene spesso indicato come il pittore delle difficoltà e dell'indipingibile perché nessuno meglio di lui seppe raffigurare l'aia, i vapori, le nebbie e tutto ciò che è impalpabile e inafferrabile.
E' per accompagnare il visitatore in questo percorso ideale che la mostra romana è concepita ponendo a confronto i dipinti di Correggio con la scultura classica, ad evidenziare le sue fonti ideali; mentre lo svolgersi cronologico delle sue opere permetterà di seguire il mutamento stilistico e l'ampiezza di respiro che il contatto con Roma portò nella sua concezione. Dai temi mitologici ai capolavori raffiguranti soggetti religiosi la mostra della Galleria rappresenta la monografica più competa mai fatta su Correggio, con la sola eccezione delle inamovibili grandi pale d'altare e delle cupole.

Informazioni

Correggio e l'antico


Luogo: Roma - Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese, 5 - Roma

Periodo: dal 22 maggio al 14 settembre 2008

Orari: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9.00 alle 19.00

Ingresso: interi 10,50 Euro per mostra e Galleria Borghese, più diritto di prevendita. La prenotazione è obbligatoria

Catalogo: Motta Editore

A cura di: Anna Coliva

Info: Prenotazioni:  tel. 06 32810 - Servizio didattico: tel. 06 8413979 - fax 06 8840756

Sito web: www.correggioelantico.it