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Venezia: La scena dell’arte

Di Roberto Zanon

Ingresso alla mostra

Ingresso alla mostra

Le mostre temporanee che negli ultimi anni si sono succedute all’interno degli spazi - forse anche un po’ angusti - della Peggy Guggenheim Collection di Venezia non si sono particolarmente distinte per l’allestimento. Anzi, forse proprio da questo punto di vista (se si esclude la mostra su Frederick Kiesler nel 2003) avevano manifestato qualche carenza, focalizzando molto sul contenuto, ma trascurando il fondamentale momento della "presentazione".

Prima sala con parete specchiante

Prima sala con parete specchiante

Con la mostra di 150 fotografie provenienti dall’Archivioarte Fondazione Modena "Venezia 1948 - 1986 la scena dell’arte" si riscontra invece un inatteso cambiamento di tendenza. È interessante notare come il ruolo dell’allestimento riesca a vivacizzare una già interessantissima e curiosa esposizione di immagini evidentemente destinata ad un pubblico "allargato" che potrà essere fruita e goduta a livelli differenziati. Come ha sottolineato Luca Massimo Barbero durante la presentazione dell’evento, le foto in mostra potranno suggerire delle inedite ricostruzioni filologiche, fissando in un momento storico definito la compresenza di opere, autori e persone. Tale lettura, ovviamente, potrà anche essere meno "da addetti ai lavori" e circoscriversi al risvolto più superficiale.

Sala con parete specchiante

Sala con parete specchiante

Sala con doppia parete specchiante

Sala con doppia parete specchiante

Ci si potrà soffermare unicamente sulle valenze estetiche e compositive delle fotografie o soddisfare la curiosità di attribuire un volto a personaggi ed artisti di cui spesso si conosce solo il lavoro, ma non le fattezze fisiche.

Uno scopo espositivo chiaro e ricco il quale, si diceva, è stato proposto attraverso la scansione di un percorso articolato su un impianto grafico e didascalico preciso (seppure con qualche carenza in alcuni ambiti nei quali le didascalie non sono direttamente correlate alle immagini corrispondenti). Tale percorso ha visto mettere in sequenza le differenti sale attraverso un alternarsi di pareti colorate e di rivestimenti specchianti.

Sala Intermedia

Sala Intermedia

Qui la figura del curatore (il già citato Barbero) è concisa con quella dell’allestitore creando un’unicità di ruolo che ha portato, tutto sommato, ad un risultato positivo non per nulla scontato. Nel caso specifico, il lungo processo di organizzazione, di selezione, di posizionamento spaziale e dimensionale delle varie fotografie da parte del comitato scientifico mal avrebbe sopportato, probabilmente, un layout interpretato da un progettista esterno. Le cornici di legno chiaro rettificano la pur già uniforme maggioranza di foto stampate in bianco e nero e restituiscono il senso di ordine e continuità necessari ad un evento espositivo come questo, anche se non sono sufficienti a compensare l’unico evidente retaggio delle passate esposizioni, il rivestimento del pavimento.

Sequenza di sale

Sequenza di sale

Sala con parete giallo ocra

Sala con parete giallo ocra

La moquette grigia presente in tutte le stanze (tranne l’ultima, la più spaziosa) omogeneizza negativamente i diversi ambiti, non sopperendo al contempo né funzionalmente né visivamente alle differenti ed insidiose variazioni di livello dei piani di calpestio nel succedersi delle sale. Analizzando specificatamente l’allestimento bisogna dire che quello messo in opera sembra essere più legato a delle intuizioni progettuali che ad un progetto mirato.

Sala con le immagini di Giacometti

Sala con le immagini di Giacometti

La sequenza dei colori - blu aviazione, giallo ocra, rosso violaceo - con l’alternarsi delle specchiature nelle varie pareti, pare essere la trasposizione della soggettività vicina all’"idea" dell’artista più che la "creatività" del progettista (ovvero senza il legame chiaro ad una metodologia, riprendendo l’insegnamento di Bruno Munari); però, complice anche, forse, la casualità, riesce comunque ad essere efficace. Appartiene a tale coincidenza il ricrearsi fortuito sul pavimento dei riflessi delle luci sulle pareti a specchio, riportando il cangiante vibrare dell’acqua di Venezia all’interno di alcune delle oscurate stanze espositive.

Sala finale

Sala finale


Venezia 1948-1986: La scena dell’arte. Fotografie da Archivioarte Fondazione Modena
Venezia - Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni, 701 Dorsoduro, Venezia
Dal 5 febbraio al 21 maggio 2006
Orari: 10.00-18-00, chiuso martedì