Design

La cultura ceramica nella definizione della superfici urbane

di Liliana Soares ed Ermanno Aparo

Se si potesse immaginare la città come un libro, il percorrere le strade potrebbe essere visto un poco come sfogliarne le pagine; osservare i vari edifici che caratterizzano un quartiere potrebbe essere rappresentato come assistere allo svelarsi dei vari personaggi che caratterizzano un racconto.

Progetto Dots di Francesco Rugi (Italia)

Progetto Dots di Francesco Rugi (Italia)
Takefumi Horie (Giappone), Chen-Kang Lee (Taiwan)
Project leaders: Dante Donegani e Giovanni Lauda
Foto cortesemente concessa da Domus Academy

La facciata, da sempre intesa come qualcosa di più che un mero confine tra l’interno e l’esterno di un edificio, è vista come una membrana capace di trasferire funzioni, qualificare uno spazio trasformandosi in quinte del palcoscenico urbano.

Le facciate, che spesso permettono di localizzare un edificio e di immortalarlo nella nostra memoria, aiutano l’involucro a definire e qualificare il contenuto.

Progetto Breath di Hwa Seon Lee (Corea), Makoto Inagaki (Giappone), Mi-Young Yeo (Corea)

Progetto Breath di Hwa Seon Lee (Corea), Makoto Inagaki (Giappone), Mi-Young Yeo (Corea)
Project leaders: Dante Donegani e Giovanni Lauda
Foto cortesemente concessa da Domus Academy

Le grandi trasformazioni, oggi in atto nella società contemporanea, sono partecipi nella definizione di nuovi scenari in cui le grandi permanenze sono sempre più sostituite da effimere transitorietà. Come afferma il sociologo polacco Zygmunt Bauman "la durata si trasforma da un vantaggio in un handicap; lo stesso può dirsi a proposito di tutto quanto è massiccio, solido e pesante: tutto ciò che ostacola il movimento"1. Così in questo spazio metamorfico si evidenzia la necessità di superfici con nuove qualità, supporti flessibili e fluidi capaci di accompagnare e accogliere i flussi che incessantemente attraversano la città.

Progetto Vis. com di Chiara Andreatti (Italia), Lisa Ardizzone (Italia), Yi-Pin Han (Taiwan),  Mert Senturk (Turchia)

Progetto Vis. com di Chiara Andreatti (Italia), Lisa Ardizzone (Italia), Yi-Pin Han (Taiwan), Mert Senturk (Turchia)
Project leaders: Dante Donegani e Giovanni Lauda
Foto cortesemente concessa da Domus Academy

La piastrella si può ritenere - con buon diritto - come uno degli elementi che più ha influito nel modo di costruire una facciata e conseguentemente di definire la fisionomia urbana di un luogo.

Dalla cultura araba in cui la piastrella era un supporto ricco di valore simbolico e figurativo, alla tradizione Spagnola, Lusitana e Italiana ,la ceramica ha lasciato il segno nel panorama urbano Europeo; non solo, passando per le esperienze di William Morris, Antoni Gaudì, Gio Ponti, o più recentemente Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Alvaro Siza o Bernard Tschumi; questo materiale ha contribuito a scrivere la storia materica dell’Architettura Internazionale.

"Il rivestimento ceramico è l’illusività architettonica per il suo essere mutevole di colore, riflessi"2, così affermava Gio Ponti nel descrivere uno dei materiali che magistralmente adottò per caratterizzare la sua architettura, capace di proteggere e qualificare esteticamente una superficie, di lasciarsi percorrere dalla luce regalando all’ambiente circostante forti sensazioni cromatiche.

La Domus Academy, che ormai da diversi anni durante i suoi corsi di Master incrocia il percorso formativo con l’investigazione di progetto, nel 2004 ha prodotto un esercizio in collaborazione con Assopiastrelle con l’intento di trasformare le piastrelle da supporto statico ad supporto flessibile. Gli studenti coadiuvati dai progettisti: Claudia Raimondo, Dante Donegani, Giovanni Lauda, Massimo Iosa Ghini, Maurizio Corrado, Marc Sadler e Denis Santachiara, sono stati chiamati a sviluppare progetti sperimentali, vere e proprie visioni che possono aprire per nuovi cammini applicativi e di sviluppo per i materiali di rivestimento ceramico.

L’obbiettivo era quello di creare superfici "fragili", così come le definisce Giovanni Lauda in un’intervista disponibile sul site dell’Assopiastrelle, che spezzano la rigidità funzionale ed anche estetica della ceramica così come viene utilizzata nella maniera tradizionale.

La piastrella incontra nuove valenze funzionali nelle sue applicazioni architettoniche, diventa per esempio qualcosa di effimero e non duraturo, incontra nuove performance, si combina con altre tecnologie. La piastrella si evolve, sviluppa la propria capacità di accompagnare l’abitare accogliendo e supportando le ritualità urbane, accompagnando i nuovi comportamenti che le caratterizzano.

Così nascono progetti come "Dots" che per esempio, utilizza un sistema formato da piccole tessere ceramiche collegate da una rete in nylon trasparente che gli conferisce elasticità e flessibilità non solo fisica ma anche d’impiego, potendo facilmente essere smontato. Sono qualità che conferiscono a questo sistema nuove possibili applicazioni, come per esempio quello in ambienti interni o esterni come parete divisoria oppure semplicemente come brise soleil.

Un’altro esempio interessante di flessibilità è costituito dal progetto "Breath" in cui il sistema di rivestimento si trasforma in un pannello interattivo capace di comunicare con la città e con i suoi utenti, apportando cambiamenti alla propria geometria,. Questo progetto contribuisce in maniera significante ad apportare una visione dinamica della città dove, come afferma Andrea Branzi, "l’architettura è una membrana espressiva e interattiva, posta dentro allo spazio fluido della metropoli"3.

Dalla flessibilità si passa ad altri progetti in cui la ceramica si combina con altre tecnologie per scoprire nuovi scenari d’impiego. Nel progetto "Vis.com" grazie all’impiego di LED si crea un sistema capace di illuminare un ambiente senza bisogno di alcun supporto luminoso, permettendo ad una parete di generare combinazioni luminose capaci di segnalare, annunciare o semplicemente di fare luce.

Quella che durante molti secoli è stata vista come una pelle delle nostre città si trasforma in un flessibile sistema capace di accompagnare un organismo urbano in continua mutazione e di vestire gli edifici di nuove funzioni per essere più preformanti , in un’architettura che è ripensata per un progettare a scala del prodotto ceramico.

La ceramica di rivestimento punta così su nuove destinazioni d’uso che possano permettere uno sviluppo in continua simbiosi con l’abitare. Sembra proprio che il ruolo delle piastrelle passi per la creatività e per il progetto, espressa in questa forte collaborazione tra l’Assopiastrelle e il mondo del Design. Questo fruttifero modi di intrecciare relazioni ha partorito di recente la realizzazione di Concorsi creati sia dall’Assopiastrelle nell’ambito accademico che professionale che permettono ancora una volta di ribadire come sia possibile permettere l’affermazione del prodotto coniugando l’innovazione tecnologica e la tradizione del prodotto di rivestimento Italiano con la qualità del progetto in Design.

1 - Sygmunt Bauman (2005) Modernità liquida, ed. Laterza, Bari, pag. 146
2 - Gio Ponti cit. in Chiara Repetto (2005), Amate la ceramica, Domus speciale: progetto e materia 1, ed. Domus, Milano
3 - Andrea Branzi cit. in Virginio Briatore (2004), Esercizi di Architettura, Inceramica, allegato a Interni n°10, ed. Arnoldo Mondadori, Milano