Design

Minimalanimal: tra l'essenziale e l'organico

di Annalisa Iovinelli e Ivo Pinto

Il workshop Minimalanimal: ceramics tableware workshop è stato promosso dall’impresa portoghese Sàtira che, avvalendosi della collaborazione di architetti, designers e tecnici specializzati, si occupa fondamentalmente dell’ideazione, produzione e commercializzazione di oggetti di design industriale; Sàtira partecipa, inoltre, ad eventi ed iniziative che si propongono di promuovere il design portoghese ed incoraggiare la formazione di una cultura industriale di respiro europeo.

Già da tempo, la cultura architettonica portoghese ha dato prova di estrema vitalità attraverso l’opera di eminenti personalità come Álvaro Siza e Souto De Moura, i quali hanno dato vita ad una vera e propria scuola, riconoscibile dalla purezza e dal nitore delle forme, frutto di una rilettura critica ed attuale del Movimento Moderno.

Il termine "workshop" afferma il carattere sperimentale dell’iniziativa, evidenziandone l’obiettivo principale: valorizzare la fase creativa del lungo processo progettuale che precede la commercializzazione del prodotto, prescindendo da quelle che sono le complesse strategie del marketing; l’intenzione non è quindi di prendere le distanze dal mondo del design industriale ma tentare, invece, la difficile conciliazione fra arte ed economia, che rappresenta, da sempre, la vexata questio della produzione industriale.

Al fine di incoraggiare il dibattito ed il confronto fra i designers, Sàtira ha organizzato un apposito workspace che ha documentato gli interessanti sviluppi delle proposte iniziali: non a caso, i designers invitati a partecipare al workshop sono di nazionalità diversa e provengono quindi da esperienze professionali e culturali altrettanto diverse.

Il tema proposto è la produzione di una linea di oggetti da tavolo la cui commercializzazione inizierà nella Primavera del 2001, mentre i primi prototipi sono stati già esposti recentemente presso il teatro Rivoli di Porto e sul sito www.satira-artefact.pt; unica limitazione espressiva è la scelta del materiale, la ceramica, che si presenta al progettista muta ed inerte e, diversamente dai materiali naturali, priva di qualsiasi potenzialità espressiva innata.

Nemmeno la volontà di circoscrivere uno stile predefinito sembra limitare la libertà dei designers, che, di fatto, possono muoversi all’interno di un intervallo relativamente ampio, limitato agli estremi da minimalismo e organicismo e comprendente nel suo àmbito, in sostanza, tutte le altre infinite possibilità formali, che, rappresentando la summa del design europeo del secolo scorso, non sembrano aver esaurito le possibilità espressive, né dare un risultato formale definitivo.

Il termine "minimal" esprime la riduzione della forma all’essenzialità, spingendo alle estreme conseguenze la sintesi geometrica. Superando ogni riferimento figurativo o concettuale, l’oggetto trae la sua unica ragione d’essere dalla ripetizione seriale dei segni e dalle relazioni fra vuoti e pieni e fra le parti ed il tutto: la forma si contrae concentrandosi su se stessa e, riscoprendo il grado zero, l’idea prima, sintesi di tutte le possibili sue evoluzioni, comunica, immediatamente, tutta la sua complessità.

Il termine "animal" implica, invece, il riferimento al movimento organico e, quindi, all’esaltazione delle qualità dinamiche della linea che si manifestano nella tensione e nell’energia che si sprigiona dai corpi viventi: infatti, la continuità della linea annulla la distinzione fra le parti, che nascono le une dalle altre, e suggerisce l’idea di una forma con un suo funzionamento interno, organico, che precede la realizzazione dell’oggetto ma comprende lo studio approfondito della tecnologia dei materiali.

L’ossimoro minimalanimal pone a confronto questi due opposti linguaggi incoraggiando, da un lato, la conciliazione fra gli estremi e proponendo, dall’altro, il superamento della concezione di oggetto-opera d’arte, stupefacente a tutti costi, che, offrendosi alla sterile contemplazione di se stesso, oscura il fondamentale rapporto fra l’oggetto e la forma disegnata dall’uso che rappresenta, invece, la sua prima ragion d’essere; la forma dell’oggetto nasce da un gesto ordinario, quotidiano, che, però, conferisce alla cosa inanimata un carattere peculiare, una precisa posizione nello spazio e un’autonomia che, di fatto, la rende straordinaria.

Questo concetto è molto chiaro nella Jarra di Álvaro Siza che, non a caso, pone l’accento sul disegno, sull’iter progettuale, attraverso il quale la materia inerte si sublima e si libera gradatamente dalle forme naturali alle quali inizialmente si ispirava: il gesto essenziale del ghermire e del bere, suggerisce l’idea "minima", suscettibile di evoluzioni successive durante la crescita del progetto.


Jarra di Álvaro Siza

Jarra di Álvaro Siza


Analogamente, la Mão Abertadi Souto De Moura conserva, in maniera ancora più evidente, la memoria delle mani che cingono i fiori; tuttavia, poiché "un vaso è un vaso", alla fine la forma si riscatta dal suo ruolo di simbolo e rivendica la sua autonomia: non manca, in questa opera, il riferimento all’artigianato portoghese e, gettando uno sguardo alla tradizione popolare, fatta di gesti quotidiani ed essenziali, Souto De Moura ritrova un materiale, come la ceramica, tutto da reinventare.


Mão Aberta di Souto De Moura

Mão Aberta di Souto De Moura


Con la sua opera Malga, Francisco Providência si propone di disegnare "non la natura, ma come la natura"; questo vuol dire ispirarsi non solo alle forme naturali ma, anche, ai processi fisici ed organici che le governano, attraverso un segno che con il minimo sforzo esprime il massimo della vita.


Malga di Francisco Providência

Malga di Francisco Providência


Sulla base di questo assunto, Paolo Deganello progetta forme che sembrano vive e che comunicano movimento allo spazio circostante attraverso un moto avvolgente, contagioso che le avvicina e le rende solidali e, per questo, semanticamente più espressive.


Opera di Paolo Deganello

Opera di Paolo Deganello


Carlos Aguiar si lascia suggestionare dalle onde di espansione generate dalla perturbazione di una superficie piatta, come un sasso gettato in uno specchio d’acqua, così come Nicola Del Lungo scopre il fascino della ripetizione di modelli geometrici fondamentali ricorrenti in natura come "la diramazione da un vertice di tre segmenti con angoli di 120° nel piano";


Opera di Nicola Del Lungo

Opera di Nicola Del Lungo


ancora Antonella Antonaci ritrova la poesia di certi fenomeni naturali in un oggetto che si lascia contaminare dalla realtà contingente nella quale si immerge per un’esperienza incondizionata, che lascia i segni del suo divenire, così come la sabbia del deserto conserva le tracce lasciate dal vento al suo passaggio.

Dalla combinazione di forme geometriche elementari Lissoni Associati arriva all’ideazione di mini-sistemi che, componendosi fra loro, danno vita a soluzioni sempre diverse che lasciano un certo margine di libertà nella scelta dell’uso, secondo una logica che, rivelando un maggior legame con l’esistenza, porta alla creazione di strumenti per abitare; i contenitori Lago di Pekka Harni ripropongono questo processo di aggregazione di forme e geometrie con un occhio di riguardo al linearismo di stampo organico, che, evidentemente, riesce ad essere ancora attuale.


Lago di Pekka Harni

Lago di Pekka Harni


Quest’idea di oggetto reversibile, componibile, associabile ad altri della stessa natura o di natura diversa, si ritrova nel Neutrao di Pedro Silva Dias, o nel Knot di Pedro Sottomayor, o ancora nell’Incomplete Dispay di Marco Sousa Santos.

Coerentemente con quanto affermato finora, l’impegno mostrato da questi progettisti nel tentativo di oltrepassare i limiti di linguaggi già ampiamente collaudati, evidenzia il carattere preminentemente sperimentale dell’iniziativa, finalizzato, però, non tanto alla ricerca di uno stile che interpreti le aspettative futuristiche del mercato, quanto piuttosto ad una riflessione più matura e consapevole sulle potenzialità del moderno design industriale a partire da un materiale che, almeno in questo campo, offre ancora grandi spazi alla sperimentazione.