Design

Ludwig Mies van der Rohe a Firenze: un progetto di allestimento rigoroso

Di Roberto Zanon*

Gli spazi dell’Istituto degli Innocenti a Firenze ospitano la mostra Mies van der Rohe, Architecture and Design in Stuttgart, Barcelona, Brno, dedicata al lavoro "europeo" di uno dei "Grandi" tra gli architetti del movimento moderno.

Ingresso dell'Istituto degli Innocenti e della mostra

Ingresso dell'Istituto degli Innocenti e della mostra

Un’esposizione concisa, sintetica, che pur denunciando il suo carattere itinerante ha armonicamente trovato collocazione negli spazi voltati della sala ipogea in cui è collocata. Anzi forse è proprio il contesto che riesce a rinvigorire un allestimento per alcuni versi fin troppo attento al rigore del segno e all’uso dei cromatismi, un bianco cangiante esaltato da effetti di illuminazione in contrasto con il fondale nero.

Vista dell'allestimento

Vista dell'allestimento

Viste dell'allestimento

E’ sempre un impegno gravoso quello di allestire delle esposizioni che offrano una visione retrospettiva sull’opera dei "mostri sacri" - siano essi architetti, artisti, letterati o altro - e l’occasione di questa esposizione sul lavoro di Ludwig Mies van der Rohe (1886-1969) ne è una testimonianza. Da un lato va dato atto ad uno sforzo che ha delimitato il campo di interesse - ovvero le esperienze europee, prima dell’esodo dell’architetto negli Stati Uniti nel 1937 - e al contempo ha cercato un equilibrio nell’alternare modelli, disegni ed oggetti. Un atteggiamento corretto che ha prodotto un risultato scenico che molto si affida ad effetti chiaroscurali con una disposizione planimetrica organizzata per isole. Anche il plastico del Padiglione Tedesco all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929 che qui è esposto è stato schematizzato e purificato fino ad essere reso un gioco di volumi assoluti che, per la verità, poco ha a che fare con il progetto poi costruito. Lo scopo è evidentemente quello di mettere in evidenza i modellini posizionati all’interno che, prodotti e commercializzati dal Vitra Design Museum (sponsor della manifestazione), fedelmente riproducono in scala alcune delle sedute progettate dall’architetto. Una correttezza ed un rigore che comunque, probabilmente, sarebbero piaciute a Mies, interessato alla semplicità dei volumi, al proporzionamento delle strutture e che guardava all’assolutezza dei dipinti di Mondrian come un modello ispiratore; correttezza e rigore che letti però nella contemporaneità denunciano un velo di obsolescenza. Del resto si potrebbe traslare al progetto di allestimento il pensiero dello stesso Mies van der Rohe: "la vera architettura è sempre oggettiva, ed espressione dell’intima struttura dell’epoca nel cui contesto si sviluppa".

Vista dell'allestimento

Vista dell'allestimento

Viste dell'allestimento

Ecco che allora l’ineccepibile e tutt’oggi ancora e per certi aspetti attuale architettura (intendendo con questo termine sia il progetto a grande scala che l’oggetto di design) del Maestro tedesco se nella interpretazione contemporanea, che l’allestimento permette come propria peculiarità, non trova lo slancio di una rilettura legata all’attualità, rischia di diventare "anonima". Rischia cioè di non venir colto il valore innovativo dell’operato di Mies che per primo forse era riuscito ad arrivare all’essenza del progetto facendo scattare la magia di trasformare la semplicità in eleganza.

Vista dell'allestimento

Vista dell'allestimento

Poltrona Barcelona

Poltrona Barcelona

E un esempio eclatante è la sedia "cantilever" del 1927 che l’occasione della mostra permette di vedere in diversificate soluzioni formali originali dell’epoca a cui appartengono i primi prototipi. Il rigore della linea retta ed ortogonale, propria della poetica di Mies van der Rohe, viene sciolto in questo progetto di seduta nella curva a pieno raggio della parte anteriore del supporto. Una fluidità di segno che ritroveremo anche successivamente - la poltrona Barcelona, anch’essa in esposizione, è esemplare a questo proposito - e che in questo contesto fiorentino trova una casuale ma interessante assonanza con la chiarezza formale ed espressiva delle arcate a tutto sesto dell’Ospedale degli Innocenti (1419-1445), opera di Filippo Brunelleschi (1377-1446), che ospita la manifestazione. Non è certo questo dell’uso di una linea curvilinea una contraddizione nell’operato di Mies, bensì è il saper sposare l’assolutezza di un pensiero progettuale con le innovazioni formali offerte dall’uso di una nuova tipologia di materiale per i componenti di arredo quale era per allora l’uso del tubolare metallico.


*Roberto Zanon, architetto, insegna nelle Università di Padova e Firenze e all’Accademia di Belle arti di L’Aquila. È stato visiting professor presso alcune Università asiatiche (Bangalore, Hong Kong e Bangkok) e in Portogallo (Lisbona e Porto). Ha un proprio studio di progettazione (interni, allestimenti ed oggetti) ed è socio della Wagner e Associati.


Informazioni

Mies van der Rohe, Architecture and Design in Stuttgart, Barcelona, Brno


Luogo: Firenze - Istituto degli Innocenti, Piazza SS.Annunciata

Periodo: 18 ottobre - 18 dicembre 2003

Info: Mediaventi srl 055 242248

Roberto Zanon (tel 049 5790532 - 347 950 4558)