Design

Kengo Kuma a Padova; tra immaginario e figurazione

di Roberto Zanon

“Due carpe: acqua/terra - villaggio/città - Fenomenologie” è l'enigmatico titolo della mostra monografica dedicata a Kengo Kuma (Kanagawa, 1954), uno dei principali architetti giapponesi contemporanei.

L'ingresso alla mostra

L'ingresso alla mostra

Realizzate in organza su uno scheletro in tondino di acciaio, due imponenti strutture a forma di carpa stilizzata sono il pretesto figurativo per entrare in dialogo con l'incommensurabile volume carenato del Palazzo della Ragione di Padova.

Kengo Kuma durante la vernice della mostra

Kengo Kuma durante la vernice della mostra

La pedana luminosa con la Paper Tea House

La pedana luminosa con la Paper Tea House

Vista del tunne-carpa che inghiotte la pedana con, sulla destra, la Paper Tea House

Vista del tunne-carpa che inghiotte la pedana con, sulla destra, la Paper Tea House



La carpa - simbolo della nuova vita nella tradizione nipponica - è usata come atto figurativo che simboleggia il legame stretto fra il nuovo design dell'architettura e la tradizione; viene ribaltata la definizione “architettura rigida / natura organica” astraendo, con la schematizzazione dei due pesci, un'allegoria che si avvicina all'effimero della scenografia, ma che restituisce comunque delle sensazioni legate alla spazialità architettonica. Un gioco di volumi, reso quasi immaginario dall'eterea inconsistenza dei materiali e amplificata dalle dissolvenze luminose, che parzialmente inghiotte una lunga pedana continua.  Costruita con una struttura metallica, sulla quale è poggiato superiormente un doppio vetro calpestabile, la passerella protegge e mostra una sequenza di immagini retroilluminate dal suo interno che raccontano la carriera dell'architetto giapponese.

Vista all'interno del tunnel-carpa

Vista all'interno del tunnel-carpa

Un effetto altamente scenografico, a definire un percorso di lettura delle varie opere di Kuma, che difficilmente potrebbe essere più chiaro nella sequenza proposta ai visitatori. Una sorta di sentiero luminoso che durante l'affollata inaugurazione “ha messo in fila” tutti gli intervenuti generando un inedito ordinato corteo.  Una documentazione di opere però prevedibile che forse, causa la non sempre attraente qualità delle fotografie e dei rendering esibiti, dissipa le suggestioni sensoriali di tutto l'apparato allestitivo, concatenando le immagini del catalogo in una lunga e … scontata striscia luminosa.

Vista dal fondo del Salone con la ricostruzione della Oribe Tea House sulla destra

Vista dal fondo del Salone con la ricostruzione della Oribe Tea House sulla destra

Le suggestione evocata dalla figura delle due grandi carpe non trova quindi riscontro nella sequenza fotografica, pur esaltata dalla retroilluminazione e felicemente integrata e scandita da brevi e incisive frasi in inglese ad introdurre i vari interventi architettonici rappresentati.

Vista dal fondo del Salone

Vista dal fondo del Salone

Nei recessi sinuosi creatisi tra la forma ad “otto” della pista-circuito, hanno ben convissuto le presenze “inamovibili”del Salone, tra le quali il cavallo ligneo del 1466 e, appartenenti alla mostra, le strutture architettoniche riproponenti, in scala reale, due opere di Kuma: la Oribe Tea House e la Paper Tea House.

Vista interna con la pedana in primo piano

Vista interna con la pedana in primo piano

Vista dal fondo del Salone con il gli zoccoli del cavallo ligneo del 1466 in primo piano

Vista dal fondo del Salone con il gli zoccoli del cavallo ligneo del 1466 in primo piano

L'incrocio del percorso sulla pedana

L'incrocio del percorso sulla pedana

La fila di persone generata dalla pedana-percorso

La fila di persone generata dalla pedana-percorso

Alla fine è comunque risultata intrigante l'interazione che si è generata tra il percorso obbligato - scandito dalla lettura del materiale fotografico - e la libertà offerta dalle suggestioni figurative giù dalla passerella luminosa, con la visione delle strutture aeree e degli interventi a livello del pavimento. Una spazialità inedita che, partendo dall'assunto del progettista “I want erase the architecture”, cerca, nell'astratto dialogo con il contesto, la ragione spaziale del suo essere e trova, nell'appropriato uso delle suggestioni luminose (messe in opera con la preziosa collaborazione di Carlotta de Bevilacqua), la sua smaterializzazione percettiva.

Informazioni

Mostra monografica di Kengo Kuma. Due carpe: acqua/terra - villaggio/città - Fenomenologie


Luogo: Padova - Palazzo della Ragione

Periodo: dal 26 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008

Info: tel. 049 662340