Design

Jodorowski ed il mondo dell’architettura e del design

di Riccardo Dalisi

Una galleria descritta come se
fosse scavata nelle nuvole, la
stessa che ho visto tante e tante
volte nei miei sogni.
Wordsworth, da S.M. Ejzenštejn

Ci si domanda: "Serve ad una Facoltà di Architettura la lettura ed il contatto ravvicinato con una personalità come Jodorowski?".

Sotto vari aspetti io direi, soprattutto, nella dimensione della modernità. Jodorowski è paragonabile ai grandi registi come Ejzenštejn o Fellini, i cui disegni e riflessioni e incursioni in altre forme di arte sono molto significativi. Qui il fumetto è di scena ad alto livello con una concezione dello spazio senza confini, siderale, i fratelli dell’infinito, la dimensione oltre, ecc.

Vediamo ora Ejzenštejn:

"Sono un vecchissimo ammiratore della furia architettonica delle Carceri del Piranesi: Ma più che un conoscitore ne sono un entusiasta". Così esordisce il grande regista russo a proposito delle celeberrime acqueforti dell’autore del Settecento. "Dai profili semicircolari delle volte e degli archi si liberano i semicerchi del loro disegno strutturale. I complessi pilastri si scindono nei cubi e nei cilindri primari dalle cui reciproche relazioni nasce l’apparenza oggettuale degli elementi architettonici e naturali… e gli abissi di oscurità che si spalancano fra l’uno e l’altro…".

Carceri, Giovanni Battista  Piranesi - 1745

Carceri, Giovanni Battista Piranesi - 1745

L’analisi che ne fa il regista è in ordine alla sua analisi dell’opera d’arte, al suo significato e dinamismo interiore analizzato e vissuto. E non poco ha influito, Piranesi, sulla concezione dello spazio e nella pittura.

Il cinema che ha richiesto l’opera dell’architetto al suo interno, nella sua globalità, specie se guardato con occhi appropriati, costituisce un grande allenamento all’uso visivo dello spazio. Ciò che il teatro non ha, se non in misura ridotta, è posseduto dal cinema: unire il tempo, lo spazio e l’uomo nella sua azione dinamica; unire lo spazio e gli oggetti, lo spazio e la Natura.

"El Topo" di Jodorowski è esemplare, estremamente formativo in quel suo quasi azzerare la spazialità e la natura… il deserto. L’uomo che appare su sfondi senza confini, e poi quel misurato apparire graduale del recinto, dell’animale, del muro, della costruzione isolata, del piccolo agglomerato, il ponte di funi sospeso sopra un abisso. Siamo quasi ai primordi, al punto zero di ogni ambientazione possibile.

Si potrebbe continuare, ma nel caso specifico di Jodorowski, testimone di una creatività che non si confina in un solo linguaggio, in tal senso appare modernissimo, è ciò che oggi è massimamente richiesto: possibilità di oltrepassare ogni confine e rendersi utile in più occasioni creative, anche a volte tra loro diversissime.

Ejzenštejn si ispira ed alimenta la sua visione di Piranesi, la usa anche nei suoi celeberrimi film come "Ivan il Terribile". Si evidenzia così una circolazione interessante di esperienze che transitano dinamicamente in linguaggi diversi, contigui od apparentemente lontani.

E per il design?

Può apparire un discorso inopportuno per una Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale ed invece io credo che sia estremamente pertinente. Non ultimo, il grande valore formativo dell’incursione nel mondo del fantastico che non è altro che un’incursione nel mondo del nostro inconscio, così forte, così prorompente (e perciò così formativo), nel cinema e nei fumetti di Jodorowski, nelle sue poesie, nel teatro, negli esperimenti di terapia ed arte fusi insieme.

Ci ha raccontato del bisogno estremo di arte, della necessità della poesia entro la società a salvazione del mondo.

Come il nostro fisico ha bisogno di determinate cure per guarire, così la nostra anima ha bisogno di metafore. Cosa è la metafora se non uno spostamento di piano? L’arte, il fumetto sono metafore? Ed io ritengo che in ogni ricerca occorra questo spostamento, questa traslazione, questo trasferimento attuato attraverso immagini.

Anche l’architettura ed il design operano tale trasferimento dal mondo caotico delle necessità e della funzione a quello della trasfigurazione di tutto ciò. Un ambiente deputato ad uso specifico comunicherà altro, opererà tale spostamento.

Centrale appare nell’opera di Jodorowski l’opera di teatro (teatro di famiglia) e la psicomagia che è una vera e propria operazione di catarsi collettiva. Lì, in gruppo di centinaia di persone, si respira un senso di trasposizione di piano in cui ognuno si sente accompagnato verso possibili lidi di guarigione.