Design

Dieci domande a Giorgio Tartaro

di Ivana Riggi

Giorgio Tartaro

Da un po' seguo le attività di Giorgio Tartaro, giornalista, volto televisivo oramai noto.
Lo scorso aprile, in occasione del Salone Internazionale del Mobile di Milano, camminando all'interno di uno dei settori di Zonatortona come osservatrice curiosa, tra brochures, complementi d'arredo, oggetti, folla e noti designer lo vedo di sfuggita seduto un attimo a riposare. Proseguo ma torno subito indietro, voglio presentarmi perché sono curiosa di vedere come reagirà. La risposta è un sorriso aperto e gentile; mi invita a sostare un attimo con lui. È spontaneo e chiacchierando del più e del meno, come se ci conoscessimo già da un po', ci ritroviamo a salire una rampa di scale, a parlare e commentare insieme ad altri. Osservo, con piacere, che nel settore è ben voluto, sono cose che si avvertono nell'aria, a pelle, e credo che rientrino in un contesto di sincera professionalità. Il tempo è tiranno e, mannaggia, devo andare via procedendo nel mio percorso. Qualche giorno dopo, durante il mio viaggio di ritorno in Sicilia, penso che sarebbe tra quei personaggi che vorrei intervistare per approfondire quell'approccio che mi aveva lasciata soddisfatta. Lo ricontatto e accetta.

Giorgio Tartaro durante la registrazione di una puntata di Design.Book

Intervista per Leonardo Tv a Jean Nouvel

Intervista per Leonardo Tv a Michele De Lucchi


Intervista per Leonardo Tv a Philippe Starck

Intervista per Leonardo Tv a Renzo Piano

Intervista per Leonardo Tv a Ross Lovegrove


BOX Circa 40, giovani designer italiani attorno ai quarant'anni_, Edizioni Fiera Milano, 2007

BOX Circa 40, giovani designer stranieri che lavorano con aziende italiane_. Edizioni Fiera Milano, 2008

Liquid space, 70 anni di design Boffi, 2005

Giorgio Tartaro, nato a Verbania nel 1967 e poi? Mi racconterebbe, in breve, la sua storia: ricordi, formazione, fatti, persone che l'hanno segnata nelle scelte professionali, passioni…
Una infanzia davvero felice, i miei genitori che tenevano molto ai miei studi. Liceo classico (dove mi sono davvero divertito molto e ho ancora amici che frequento), studi musicali, una scelta azzardata di facoltà (un anno a Fisica e tre esami per poi scappare a lettere), una laurea in Letteratura contemporanea, indirizzo artistico, che mi ha avvicinato al design, con una tesi su Enzo Mari. Ricordi tantissimi e davvero quasi tutti belli (ho una buona memoria), e molte le persone che mi hanno segnato. Dai docenti delle scuole (sono sempre stato fortunato o benvoluto, non so) alle amicizie, dalle storie d'amore agli incontri fortuiti sul lavoro. Unica vera fatica  è stata entrare nel mondo del lavoro, era il 1993, subito dopo la laurea… Tangentopoli (la prima direbbe qualche arguto commentatore…). Passioni tante, controllate magari, anche dal mio carattere, ma sicuramente costanti. Come quella per il mio lavoro, giornalismo e TV; in realtà non un lavoro ma una condizione di felice interesse continuo.

Design e Architettura nella contemporaneità. Quali sono le sue valutazioni in positivo e in negativo?
Domanda impegnativa, non basterebbero due libri. Mettiamola così. È cambiato sia il “mansionario”, la figura del progettista, che quella del committente. Infine anche la gente è molto differente, generalmente più informata, attenta e partecipe a quanto succede, alle proposte. Per quanto riguarda il design stiamo sicuramente vivendo un periodo di trasformazione del binomio designer/azienda, con casi di frontiera, autoprogettazione e innovazione tecnologica (materiali e tecnologie). Per quanto riguarda l'architettura non mi addentro nel dibattito, mi limito a constatare che le città “crescono” e finalmente anche in Italia c'è nuova architettura. Ed esistono finalmente anche importanti norme sulla certificazione e sul miglioramento degli edifici. Poi occorre, ovviamente, fare applicare tutto. Però mentre rispondo mi fa un po' male recepire la notizia che la storica Bialetti, l'azienda con i baffi di Verbania, chiude e sposta la produzione… Credo, in poche parole, che sia per il design che per l'architettura occorrerebbe rifondare alcuni modelli imprenditoriali…

Nel 2007 ha coordinato l' interessante raccolta “BOX Circa 40, giovani designer”, Edizioni Fiera Milano. Chi sono i progettisti di nuova generazione?
Chi sono? Sono innanzitutto persone molto determinate e preparate, perché dovrebbero riuscire a salire sulle spalle dei giganti per vedere più in là di loro. Sanno comunicare, consorziarsi, lavorare in rete… e sono degli inguaribili individualisti, quasi tutti. Mi conforta che sappiano il fatto loro e che abbiano imparato la lezione. E molti, ovviamente, sono anche bravi. Se negli anni Cinquanta c'era una nazione da ricostruire, oggi forse c'è un mondo da salvare: ecco allora che il tema eco-etico è sotteso a molti progetti.

Nel 2011 il Salone Internazionale del Mobile di Milano compirà 50 anni. Si è da poco conclusa l'edizione 2010. Cosa ne pensa? Va bene così, organizzerebbe in modo diverso alcune cose, parliamone…
Credo sia un modello vincente, ancora. Ma credo anche che stia segnando il passo su alcune cose. La fiera va bene, per carità, anche se poi alcune aziende, esauste, chiedono di passare alla biennalità (cucina e luce già si alternano come è noto, ma credo che per gli altri, quelli dei letti, tavoli, sedie e divani, sia impossibile).
Il vero progetto andrebbe fatto sul fuorisalone. Mi spiego meglio. Quest'anno sono nate ufficialmente, o rinate, due zone molto importanti: zona Brera e Lambrate. Zona Tortona (con la gemmazione Romana) è ancora forte, ma si è ulteriormente divisa. Superstudio, Nhow e Zonatortona. Segno di forza dice qualcuno. Per noi utenti o lavoratori professionali, una disdetta: tre accrediti, tre uffici stampa…
Credo, come peraltro sostiene Luca Fois, uno dei responsabili di Zona Tortona, che il fuorisalone milanese, fenomeno di massa, debba essere al centro di un importante tavolo di discussione con le istituzioni. E mi fermo qui.

Come percepisce il passaggio generazionale e formativo tra i maestri del design e i giovani designer?
La mia ormai lunga esperienza, quasi vent'anni ormai che mi preoccupo di design, mi fa dire, cinicamente, che i maestri sono tali ma non insegnano e non hanno allievi. A parte qualche rara eccezione, i maestri insegnano con l'esempio e gli allievi devono “uccidere i padri”. In una intervista recente, Renzo Piano, chiamato a progettare l'allestimento per la mostra su Albini in Triennale, disse che da Albini non gli insegnò nulla direttamente in studio, ma lui imparò per osmosi, stando lì, capendo e carpendo.

Un nome di un maestro del design e la motivazione della scelta.
Ho fatto la tesi su Enzo Mari, il suo passaggio progettuale dall'arte al design. Credo sia una persona difficile, ma quanto dice ancora oggi sulla politica del progetto ritengo sia da rispettare e, possibilmente, da capire.
E poi coloro che conosco e ho avuto la fortuna di conoscere di persona: Castiglioni, Sottsass… e oggi, su tutti, Mendini.

Nel suo settore, il giornalismo, come avverte il cambio di guardia da una generazione a un'altra?
Posso essere cattivo? Non esiste. Avverto che molti si sono spostati. Sul web, in TV. È davvero cambiato, o sta velocemente cambiando il modo di comunicare e i mezzi sui quali si sta facendo. Personalmente non posso che ringraziare la professionalità che mi ha dato Modo e soprattutto Domus, ma quanto faccio ora, in TV, ha codici, dinamiche e linguaggi assolutamente differenti.

Un nome di un maestro del giornalismo e la motivazione della scelta.
Ho fatto l'esame da giornalista professionista nel 2002, con corso annesso. Una bellissima esperienza che mi ha fatto intendere come i giornalisti dei quotidiani siano, normalmente, la prima divisione di questa professione. Poi, nelle riviste specializzate, esistono serissimi e preparatissimi giornalisti che svolgono una importante funzione di critica e mettono passione nel loro lavoro. Non posso fare nomi, mi sembrerebbe inopportuno conoscendo praticamente tutti. Anzi no, un nome lo faccio. Lavorando in RAI come autore a Lezioni di Design prima e a Mosaico poi, voglio ricordare un grandissimo maestro che aveva la redazione accanto alla nostra. Enzo Biagi. Sulla motivazione sarei tautologico.

Lei è il direttore editoriale di “Case & Stili”, mensile edito da Sitcom Editore. A che tipo di pubblico si rivolge, di cosa tratta e che linea tracciate?
Case & Stili è il mattone cartaceo di un sistema, quello di Leonardo SKY TV, che tratta il pianeta casa a tutto tondo. La rivista è rivolta a un pubblico edicola, esigente e collegato al canale, visto che anche il prezzo di copertina si colloca tra i medio alti. La linea editoriale è quella legata alla stagionalità, agli eventi fieristici e alle proposte di mercato. Non è certo un giornale di critica o di approfondimento di temi legati al progetto. È un mensile (esce tutti i mesi!), ben fatto, con grandi servizi fotografici di case e di grande informazione.

Direttore editoriale di Leonardo, da settembre 2009 è conduttore del format  Design. Book: a chi è dedicato, cosa approfondisce e, nel salutarci, in che direzione vorrebbe che continuasse a crescere?
Chi crescere? Il format, il canale o io stesso? Allora, sono direttore editoriale, consulente editoriale di Leonardo da settembre 2007. In precedenza facevo un format Case & Stili, che andava in onda su Alice. Quando nel 2007 si spostò Leonardo dal lifestyle alla casa, tutti i format sulla casa e sul design entrarono in Leonardo. Da settembre 2008 nacque la rivista che prese nome dal mio format. Da settembre 2009 si decise, dopo 750 puntate, di spostare il format Case & stili su un modello talk show (la mia era una intervista), e di assegnarmi design.book, un programma maggiormente dedicato al progetto (designer, architetti, grafici…) e che, per mia fortuna, ha avuto subito un favorevole riscontro di pubblico. Il canale Leonado è in costante  forte ascesa di consensi (parlando di dati ascolto satellite ovviamente), così come la rivista, in un solo anno e mezzo di vita, ha conquistato quote di mercato importanti e dichiara il favore degli inserzionisti.
Il nostro è un lavoro strano perché siamo un canale tematico ma a volte parliamo a un pubblico trasversale e generico. E anche da noi, come ovunque, gli ascolti contano molto. Nel salutarvi, riprendendo la sua ultima frase, posso accennare che stiamo lavorando a un nuovo format che mi vede protagonista, ma design.book continuerà. Anche perché è il primo videosocialnetwork per progettisti, con i loro profili postati su www.designbook.tv


Note biografiche
Giorgio Tartaro
(Verbania, 1967) Giornalista, si occupa da tempo di progetti per la comunicazione del design. Autore televisivo per RAI (Lezioni di Design e Mosaico per RAI Educational) e Sitcom, direttore editoriale di Leonardo (primo canale italiano dedicato alla casa, Sky 418) conduce in video vari programmi su tema del progetto di architettura, interior, design (Case & Stili, oltre 700 puntate, Living, Tendenze Casa e Design.book da settembre 2009, www.leonardo.tv).
Direttore editoriale di Case & Stili magazine (Sitcom Editore), ha lavorato come redattore a Modo e a Domus, collabora con D La Repubblica, GQ, l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani.
Ha collaborato alla redazione e ha firmato vari libri: L'Arte in trincea, Skira; Liquid Space, 70 anni di Boffi, BOX Circa 40, giovani designer, Edizioni Fiera Milano, ed è coautore con Peter Skinner e Michael Wallace de' “I giganti che sfidavano il cielo”, best seller Whitestar 2002, Coppie Celebri, Sitcom Editore 2008.
È condirettore del master di Interior design della Scuola Politecnica di Design e Politecnico di Milano e svolge attività didattica come visiting professor presso le maggiori istituzioni per l'insegnamento del design (Domus Academy Roma, IED, Iulm, Facoltà del Design di Bolzano).
Lavora come consulente a progetti per la comunicazione di aziende e realtà progettuali per il settore lifestyle.
Coltiva da sempre una passione musicale. È diplomato in chitarra classica e svolge saltuaria attività concertistica in ambito leggero.