La Fondazione Vedova ai Magazzini del Sale a Venezia
di Roberto Zanon
A Venezia, in concomitanza della 53. Esposizione Internazionale d'Arte, è stato
inaugurato lo spazio dedicato alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presso
i cinquecenteschi Magazzini del Sale.
Un allestimento assolutamente protagonista che, come una macchina teatrale,
mette in scena le opere quasi fossero delle vere e proprie scenografie. Un
meccanismo di archiviazione che evoca il congegno a vista dei jukebox degli
anni Cinquanta e che riesce, in modo semplice, a conciliare la conservazione
con l'esposizione, superando in qualche modo l'ambiguità di fondo del concetto
di museo inteso come luogo di salvaguardia e di comunicazione delle opere.
Così nella descrizione di Alessandro Traldi che ha collaborato con Renzo Piano
al progetto: «Grazie ad un sofisticato dispositivo robotizzato […] le opere
vengono prelevate dal loro “deposito” in fondo al magazzino e lentamente
presentate, una per una. Appese ad una navetta dotata di bracci mobili e orientabili
scendono lungo le antiche capriate e raggiungono la loro postazione […].
È possibile contemplare una decina di opere […] le trenta opere archiviate nel
Magazzino verranno ciclicamente alternate con altre. […] Le tele si alternano a
sculture o a opere tridimensionali pensate per essere disposte a terra: queste
vengono appoggiate su porzioni di impalcato orizzontali sovrapposte al piano
impalcato della pavimentazione».
Il suggestivo e fascinoso spazio della navata di uno dei Magazzini del Sale, sessanta
metri per nove, risanato e climatizzato con un innovativo sistema di sonde
geotermiche, è lasciato integro nella sua possibilità di fruizione spaziale e
percettiva. L'apparato allestitivo si sovrappone in modo strutturato ma
discreto, denunciando la propria presenza ma riuscendo anche ad annullarsi per
lasciare il campo ad eventuali esposizioni ospiti. È una riflessione sullo
spazio che diventa protagonista dove il concetto di “precarietà” dell'opera
messa in mostra acquista valenza positiva in funzione della trasformabilità.
Il corposo e graficamente particolare catalogo, fisicamente diviso in due parti
simmetriche e incernierate tra loro per mezzo di un perno, è dedicato
rispettivamente a Emilio Vedova e a Renzo Piano. Il tentativo, riuscito, di suggellare,
per traslato riconoscendone la reciproca importanza, l'opera artistica con lo
spazio in cui questa si troverà ad essere inserita. Una presa di posizione
importante dal punto di vista museografico che sposta ancora un po' in avanti
la ricerca in questo campo.
Attraverso una ricca documentazione iconografica, anche con moltissime foto relative
al passato della vita di Vedova, viene documentato il legame tra l'artista
veneziano e Piano fin dall'allestimento dell'opera “Il Prometeo” del 1984. Viene
lasciata sullo sfondo, seppure ne è sempre ribadita a presenza, la figura di
Massimo Cacciari, legante storico ma anche attuale di tutta l'operazione.
Informazioni
Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Dorsoduro 46, Calle dello Squero, 46 - 30123 Venezia
www.fondazionevedova.com