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La Fondazione Vedova ai Magazzini del Sale a Venezia

di Roberto Zanon

A Venezia, in concomitanza della 53. Esposizione Internazionale d'Arte, è stato inaugurato lo spazio dedicato alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presso i cinquecenteschi Magazzini del Sale.

Un allestimento assolutamente protagonista che, come una macchina teatrale, mette in scena le opere quasi fossero delle vere e proprie scenografie. Un meccanismo di archiviazione che evoca il congegno a vista dei jukebox degli anni Cinquanta e che riesce, in modo semplice, a conciliare la conservazione con l'esposizione, superando in qualche modo l'ambiguità di fondo del concetto di museo inteso come luogo di salvaguardia e di comunicazione delle opere.

I magazzini del Sale dal Canale della Giudecca

L'ingresso alla Fondazione Vedova

Lo spazio allestito


Plastico Progetto Fondazione Emilio e Annabianca Vedova - Foto di Michele Crosera

Lo spazio allestito

Lo spazio allestito


Lo spazio allestito

I pannelli con le opere in fila, in attesa si essere alloggiati nello spazio deposito

Lo spazio deposito


Lo spazio deposito

Lo spazio disallestito

Lo spazio disallestito


Lo spazio disallestito

Un'opera fissa

Renzo Piano durante la vernice

Così nella descrizione di Alessandro Traldi che ha collaborato con Renzo Piano al progetto: «Grazie ad un sofisticato dispositivo robotizzato […] le opere vengono prelevate dal loro “deposito” in fondo al magazzino e lentamente presentate, una per una. Appese ad una navetta dotata di bracci mobili e orientabili scendono lungo le antiche capriate e raggiungono la loro postazione […].

È possibile contemplare una decina di opere […] le trenta opere archiviate nel Magazzino verranno ciclicamente alternate con altre. […] Le tele si alternano a sculture o a opere tridimensionali pensate per essere disposte a terra: queste vengono appoggiate su porzioni di impalcato orizzontali sovrapposte al piano impalcato della pavimentazione».
Il suggestivo e fascinoso spazio della navata di uno dei Magazzini del Sale, sessanta metri per nove, risanato e climatizzato con un innovativo sistema di sonde geotermiche, è lasciato integro nella sua possibilità di fruizione spaziale e percettiva. L'apparato allestitivo si sovrappone in modo strutturato ma discreto, denunciando la propria presenza ma riuscendo anche ad annullarsi per lasciare il campo ad eventuali esposizioni ospiti. È una riflessione sullo spazio che diventa protagonista dove il concetto di “precarietà” dell'opera messa in mostra acquista valenza positiva in funzione della trasformabilità.
Il corposo e graficamente particolare catalogo, fisicamente diviso in due parti simmetriche e incernierate tra loro per mezzo di un perno, è dedicato rispettivamente a Emilio Vedova e a Renzo Piano. Il tentativo, riuscito, di suggellare, per traslato riconoscendone la reciproca importanza, l'opera artistica con lo spazio in cui questa si troverà ad essere inserita. Una presa di posizione importante dal punto di vista museografico che sposta ancora un po' in avanti la ricerca in questo campo.
Attraverso una ricca documentazione iconografica, anche con moltissime foto relative al passato della vita di Vedova, viene documentato il legame tra l'artista veneziano e Piano fin dall'allestimento dell'opera “Il Prometeo” del 1984. Viene lasciata sullo sfondo, seppure ne è sempre ribadita a presenza, la figura di Massimo Cacciari, legante storico ma anche attuale di tutta l'operazione.

Informazioni

Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Dorsoduro 46, Calle dello Squero, 46 - 30123 Venezia
www.fondazionevedova.com