Design

L'opera di Charles e Ray Eames: l’eredità dell’invenzione
(Milano - Triennale, 24/09/02-08/01/03)

di Elena Franzoia

Negli spazi della Triennale, recentemente restaurati da Michele De Lucchi, Donald Albrecht ha curato ed allestito questo affascinante e divertente omaggio all’intramontabile coppia di designers e architetti americani Charles e Ray Eames.

La Chaise, 1948

La Chaise, 1948

Fautori di un approccio con la professione insieme democratico e ludico ( famosi alcuni loro assiomi di vita, come "il design dovrebbe portare il massimo del meglio al maggior numero di persone e al minimo costo" o "l’Arte è una forma giocosa di lavoro"), gli Eames emergono negli anni ’50, quando l’euforico clima post-bellico americano impone sulla scena mondiale i valori tradizionali e un po’ stereotipati di una società giovane e ricca, in cui il mito dell’uguaglianza e dell’orgoglio civile portano alla ricerca di un benessere diffuso, di un progresso globale capace di migliorare e facilitare tutti i molteplici aspetti della vita quotidiana.

Lounge Chair and Ottoman, 1956

Lounge Chair and Ottoman, 1956

La mostra, infatti, non si limita ad esporre quei celebrati pezzi di design- soprattutto sedute- che sono diventati dei classici internazionali mai usciti di produzione (come La Chaise del ’48, la Wire Chaise del ‘53 o la mitica Lounge Chair del ’56, tutte nella collezione Vitra), ma cerca di ricostruirne il complesso background tecnologico e culturale, sottolineando da un lato l’approccio più vicino all’arte contemporanea di Ray, dall’altro quello più tecnico e sperimentale del marito Charles, già impegnato nell’industria aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale.

Wire Chair, 1953

Wire Chair, 1953

Stupisce, comunque, la trasversalità e la modernità di un impegno che, in tempi "non sospetti", intuisce non solo la fondamentale importanza della sperimentazione tecnica, che porterà gli Eames a brevettare nuovi metodi di curvatura del legno o ad utilizzare materiali inediti quali la fibra di vetro o le wire mesh di tondino metallico, ma anche quella della divulgazione e dell’informazione, pubblicitaria e scientifica, che la mostra milanese ben documenta: permettendo, anche, di "curiosare" nell’impressionante mole di materiali, di svariata provenienza e natura, che gli Eames hanno selezionato durante il loro lunghissimo sodalizio, e che appare, piuttosto che una maniacale collezione, un eterogeneo e poliedrico bacino di riflessione e di ispirazione creativa.

Tops, film, 1969

Tops, film, 1969

Giocattoli, disegni, foto, diapositive, biglietti da visita o di auguri, ma anche oggetti artigianali provenienti dai lontani Paesi- soprattutto asiatici- in cui gli Eames hanno a lungo viaggiato, testimoniano il loro fondamentale rispetto e la loro insaziabile curiosità per la tutti gli aspetti, anche più umili e quotidiani, della vita e dell’ambiente umano: che tornano, sapientemente "riletti", anche nei molti filmati realizzati da Charles Eames durante la sua carriera, vera e raffinata chicca della mostra milanese.

Gli Eames nel 1959

Gli Eames nel 1959

Così, le ben 2.200 immagini che costituiscono Glimpses of the USA (1959) diventano lo slogan con cui i valori e i miti americani- i grattacieli, le luci, il cinema con i suoi film e le sue star, ma anche la famiglia, la religione, il lavoro- vengono finalmente proposti nella "nemica" Unione Sovietica, eleggendo gli Eames a ruolo di ambasciatori culturali dell’intero mondo occidentale, mentre Two baroque churches in Germany (1955) permette di comprendere, attraverso l’accurata analisi del dettaglio interamente realizzata tramite inquadrature fisse, il "punto di vista" di un architetto contemporaneo nei confronti di un grande Maestro del passato come Balthasar Neuman.

Analogamente, il documentario didattico Tops (realizzato per le scuole nel 1969), permette all’architetto americano di far comprendere ai bambini in modo facile, ma esteticamente accattivante, la fisica della rotazione attraverso il colorato e ludico mondo delle trottole, mentre Blacktop (del 1952) esalta, sullo splendido tema delle Variazioni Goldberg di Bach, la semplice ma perfetta bellezza della realtà, in cui perfino una banale secchiata d’acqua sul cortile di una scuola diventa episodio estetico, affascinante testimonianza del fluido e continuo divenire delle cose.

Mostra visitata il 13 novembre 2002

Informazioni

L’ opera di Charles e Ray Eames: l’eredita’ dell’invenzione
24 settembre 2002- 8 gennaio 2003
Triennale
Viale Alemagna, 6 - Milano
tel. 02 724341 - fax 02 89010693