Car Design

Quando le auto misero la coda

di Umberto Panarella

L'auto, alle sue origini, presentava la linea delle carrozze con l'eliminazione delle barre per l'attacco dei cavalli.

Nel corso degli anni prende forma conservando il corpo a due volumi costituita da un volume anteriore per l'alloggiamento del motore e da un volume per i passeggeri.

La necessità di trasporto di bagagli faceva nascere un appendice a forma di baule che iniziava a delineare quella che sarebbe poi diventata l'auto a tre volumi.

In queste note però non intendo parlare dell'evoluzione della forma dell'auto a due o a tre volumi ma di quando alcuni modelli nati a due volumi videro modificarsi l'originaria linea con l'aggiunta di un volume o più precisamente di una "coda".

Nacquero auto, che oltre a perdere la loro originalità erano alquanto brutte.

Anche se i primi esempi di trasformazione si ebbero negli anni '60 il maggior numero di modificazioni da due volumi a tre volumi si ebbe tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80.

Wolseley Hornet

Wolseley Hornet

Il primo esempio fu dato dalla WOLSELEY "HORNET" del 1961.
La base di tale modello fu la Austin Mini-Minor disegnata da Alec Issigonis.

La Mini fu un'auto tecnologicamente e stilisticamente rivoluzionaria. In soli tre metri poteva accogliere comodamente quattro passeggeri , era scattante e si prestava bene sia come auto da città che per i medi spostamenti. Unico neo era il bagagliaio che aveva un volume di soli 150 dmc.

La WOLSELEY pensò quindi di risolvere da un lato il problema del bagaglio e contemporaneamente di trovare una nicchia di mercato con un modello che si discostasse parecchio dal modello base già prodotto dalla Austin e dalla Morris ed in procinto di essere prodotto dalla italiana Innocenti.

La coda a forma di bauletto era incorniciata ai lati da due piccole pinne contenenti i gruppi ottici; questi ultimi risultavano essere gli stessi montati sulla AUSTIN 1100.

Altre differenze sostanziali dalla Mini Minor la mancanza di cerniere esterne e l'eliminazione di qualche giuntura delle lamiere.

L'azienda produttrice voleva dare alla vettura, con l'aggiunta della coda, quell'aria di vettura di lusso che le mancava. L'intervento stilistico già all'epoca era molto criticabile. L'equilibrio e l'omogeneità stilistica che hanno fatto per 4 decenni il successo della Austin Mini Minor si vedono notevolmente compromessi nella Wolseley Hornet.

Durante tutti gli anni ‘60 e fino alla fine degli anni '77 pochi furono i tentativi di modificare auto a due volumi in tre volumi.

Nel 1977 il gruppo Volkswagen- Audi aveva in listino la Polo, l'Audi 50 e la Golf. (Quest'ultima era una Polo con motore di 1093 c.c. e con lievi modifiche stilistiche). Le auto non riscontrarono lo stesso successo commerciale infatti mentre le prime a fatica trovavano acquirenti la seconda era richiestissima su tutti i mercati. La causa era da riscontrarsi in un dimensionamento ed un prezzo delle auto molto vicino per Golf e Polo notevolmente superiore era il prezzo della Audi 50 ; (infatti la Polo e lAudi '50 misuravano 3,50 x 156 per un costo in Italia rispettivamente di £. 2.167.200 e 3.452.00,0 la Golf 1100 3 porte a fronte di una dimensione di3,75x 1,61 costava £.2.374.400. Il prezzo e le caratteristiche ovviamente giocavano a vantaggio di quest'ultima). Nel 1976 furono vendute 114.126 Golf a fronte di 42.458 Polo e 28390 Audi 50

La Volkswagen quindi per rilanciare il modello Polo pensò, nel 1977, di affiancare allo stesso il modello Derby.

Tale modello non era che una Polo con l'aggiunta del volume del bagaglio e con una leggera modifica della parte anteriore (fari rettangolari in sostituzione di quelli rotondi).

Di sicuro la nuova auto acquisiva un bagagliaio enorme per la categoria ma di certo la sua linea ne risentiva. Perdeva quell'aria di auto indirizzata ad un pubblico di giovani e di donne acquisendo quel pubblico di automobilisti abituato a soprassedere alla linea ed all'immagine.

Vista a tre quarti della Volkswagen Jetta

Vista a tre quarti della Volkswagen Jetta

La stessa Volkswagen ripeté nel 1979 l'operazione sul modello di punta: dalla Golf infatti venne generata la Jetta

Di certo in Italia, sia il nome che la linea non contribuirono al successo della vettura.

Anche in questo caso sembrava che il terzo volume era stato appiccicato alla meglio senza un approfondito studio stilistico.

Vista lateralmente l'auto presentava una linea squilibrata e solo in una vista di tre quarti raggiungeva un equilibrio stilistico.

Certo un'auto innovativa stilisticamente come la Golf poteva rimanere solo a due volumi e non era pensabile in altra veste.

Contemporaneamente a queste esperienze anche in Italia, in Francia, in Svezia ed il altri paesi le case automobilistiche pensarono di sfruttare il sistema dell'aggiunta di un terzo volume per rilanciare alcuni modelli che risentivano già del calo di vendite per vecchiaia e per la crisi finanziaria che era alle porte.

La Lancia aveva in listino già dal 1972 la serie Beta nelle versioni Berlina, Coupé e H.P.E.

Avendo introdotto nel 1979 la Delta quest'ultima disegnata anch'essa, come la Golf, da Giugiaro riscosse un immediato successo che oscurò le vendite della serie Beta.

Lancia Beta Trevi

Lancia Beta Trevi

Per rilanciare quest'ultima la revisione della linea era necessaria per cui nasce quindi la Lancia Beta Trevi una Beta (auto a due volumi) con l'aggiunta del terzo volume (Il nome Trevi deriva dalla contrazione della espressione tre volumi).

L'aggiunta del terzo volume denota in questo modello quella ricerca stilistica di cui i design italiani sono sempre stati maestri.

Essi infatti non si limitarono come nel caso dei design tedeschi all'aggiunta del terzo volume ma rividero tutta la fiancata ed il padiglione del tetto.

Tutta la revisione stilistica creava una nuova immagine alla vettura che tornava ad essere vettura di classe di un pubblico che si riconosceva solo nelle auto a tre volumi ( il pubblico di acquirenti di Mercedes e BMW).

Il terzo finestrino grigliato, i paraurti appena integrati nella carrozzeria il baule arrotondato, il padiglione con un accenno di spoiler hanno fatto di questa vettura quella che meglio ha accettato l'aggiunta della "coda". Peccato che gli stilisti non fecero alcun intervento sulla parte anteriore atto a differenziarne la linea dalla Beta due volumi che continuava a rimanere in produzione.

Altre vettura che contemporaneamente alla Lancia Beta subirono il passaggio da due a tre volumi furono le Talbot 1510 (nate come Simca 1307, 1308) che generarono la "Solara" e la Saab 900 .

Talbot 1510 Solara

Talbot 1510 Solara

Per la Talbot 1510 Solara vale lo stesso discorso fatto per la Jetta anche se la linea risulta tra quelle, trasformate, una delle più riuscite; ciò è da ricercarsi nel fatto che la linea della 1510 risultava già abbastanza slanciata.

Per Saab 900 l'aggiunta del terzo volume rese la vettura più convenzionale vale un po' lo stesso discorso fatto rispetto alla versione cinque porte caratterizza da una linea fuori del comune che avevano fatto il successo del modello particolarmente nel mercato americano.

Saab 900 Turbo 4 porte

Saab 900 Turbo 4 porte

Durante gli anni ‘80 altri modelli subirono la stessa sorte di quelli menzionati, e ovviamente ove si ebbe uno studio stilistico approfondito e maggiori investimenti il modello trasformato ebbe successo come la Fiat Regata generata dalla Fiat Ritmo o la Lancia Prisma generata dalla Delta, in altri casi fu un disastro come nel caso della Fiat Duna generata dalla Fiat Uno.

Negli anni '90 tale politica stilistica fu abbandonata e ciò ha portato a migliori risultati in quanto, ai fini di una riduzione dei costi di produzione, si è lavorato più sulla uniformità dei pianali e dei componenti che sull'utilizzazione di uguali componenti di carrozzeria. (Esempi sono le Alfa 145 e 146, Fiat Bravo, Brava e Marea).

Austin Mini Minor del 1959

Austin Mini Minor del 1959

Appendice

Austin Mini Minor del 1959. Cerniere a vista, punti di giunzione delle lamiere in evidenza, trazione anteriore con motore montato trasversalmente, radiatore montato di lato, sospensioni a tamponi di gomma e successivamente "Idrolastik", ruote da 10", abitabilità per 4 passeggeri, ottime caratteristiche di tenuta di strada sono le caratteristiche salienti del modello. Attualmente ancora in produzione da parte della BMW con il marchio MINI .

Alec Issigonis

Alec Issigonis
Disegno di Chianese, studente del Liceo Artistico Statale di Aversa - matita su carta lucida