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Francesco Ciusa: Gli anni delle Biennali 1907 - 1928

Di Ellen Cancian

A Venezia, all'interno del palazzo Molin Adriatica, sede della società Adriatica e già residenza privata della famiglia Stucky, è allestita la mostra dedicata a Francesco Ciusa.

Palazzo Molin Adriatica

Palazzo Molin Adriatica
Esterno

La mostra è stata promossa dalla Fasi (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) per riportare a Venezia la fama dello scultore sardo Francesco Ciusa (Nuoro, 1883 - Cagliari, 1949), a cento anni di distanza dal suo debutto alla Biennale di Venezia del 1907.

L'allestimento curato dall'architetto Roberto Zanon è caratterizzato da pareti rosso - veneziano che dividono gli spazi in stanze aperte, suggerendo il percorso espositivo. Tramite le pareti viene gestito in modo funzionale lo spazio del piano nobile del palazzo, caratterizzato dal soffitto travato in legno scuro, dal pavimento in marmo, dalle finestre gotiche e da due colonne che dividono la sala, creando una continuità spaziale tra le opere.

La Madre dell'Ucciso, 1907

La Madre dell'Ucciso, 1907

La prima opera esposta è "La Madre dell'Ucciso", una scultura in gesso, che assume una valenza particolare perché fu esposta alla Biennale di Venezia del 1907, essa ebbe grande fortuna di pubblico e critica e rivelò l'artista all'arte dell'epoca.

Le sculture sono rialzate a livelli diversi rispetto alle loro dimensioni e alla loro forma, come se fossero sopra a grandi zattere di legno grezzo. L'idea della zattera contrapposta al rosso veneziano delle pareti richiama fortemente Venezia, e la zona dove si trova il palazzo, le Zattere.

Il cainita

Il cainita

Dolorante anima sarda

Dolorante anima sarda

Inoltre la zattera rappresenta in questo caso il lungo percorso che le sculture hanno dovuto fare per arrivare dai vari musei. Non solo una distanza materiale ma anche temporale, perché idealmente attraversano il tempo trasportando metaforicamente le opere dalle Biennali in cui Ciusa è intervenuto, creando una sorta di frammenti di memoria in queste isole espositive.

Le quindici opere esposte, infatti, ripercorrono gli anni in cui Ciusa ha partecipato alla Biennale, dal 1907 anno della sua prima affermazione, passando alle sculture del ciclo "I Cainiti", tra il 1908 e il 1914, con opere come "Il pane", "La filatrice", "Il cainita", alla "Dolorante anima sarda" del 1910, fino al 1928, dove in un clima artistico ormai cambiato espone alla Biennale "L'anfora Sarda".

La Madre dell'Ucciso, vista dallo specchio

La Madre dell'Ucciso, vista dallo specchio

L'allestimento crea un gioco di specchi, che rivelano il profilo delle sculture, per esempio dall'ingresso la prima opera si può guardare attraverso lo specchio, quasi un intimo sguardo per accedere alla mostra e per contemplare il dolore celato nella figura accovacciata dell'anziana donna, o come nel caso della scultura "Il pane" è possibile fruire l'opera in due prospettive differenti.

Il Pane, 1907

Il Pane, 1907

Anche l'illuminazione delle opere crea un effetto drammatico e suggestivo, una contrapposizione tra le zone d'ombra e la luce diretta sulle opere.

L'ucciso

L'ucciso

L'esposizione si conclude con l'immagine fotografica della scultura "L'Ucciso", andata distrutta durante i bombardamenti di Cagliari del 1943, con la quale aveva partecipato alla Biennale del 1920. La Tensione emotiva dell'opera e il legame con la Sardegna riporta alla prima opera esposta in questa mostra, una sorta di ricongiungimento tra madre e figlio.