Design

Le tessiture di Renata Bonfanti; un dialogo con il contenitore espositivo

di Roberto Zanon*

Palazzo Pretorio a Cittadella in provincia di Padova, dimora e nel corso degli anni carcere, sede della pretura, gendarmeria e monte dei pegni è un edificio risalente al XIV secolo.





Restaurato nel 1998 si caratterizza per aver la maggior parte dei saloni, in particolare al primo piano, con le pareti completamente affrescate con motivi prettamente geometrici, ma talvolta anche figurativi. Un contenitore "importante" ora destinato ad esposizioni temporanee e che proprio per la sua caratterizzazione diventa luogo "impegnativo" quando deve confrontarsi con l'effimericità delle strutture allestitive e con la presenza degli oggetti esposti. Se poi il soggetto da esibire è un arazzo o un tappeto - o comunque un manufatto che diventa antagonista al valore rappresentativo delle pareti - l'impresa appare quasi impossibile. Con la mostra dedicata alle opere tessili di Renata Bonfanti si realizza invece il "miracolo"; non c'è la dissonanza che ci si potrebbe aspettare e tutti i tappeti e gli arazzi esposti, pur parzialmente nascondendo i dipinti parietali, entrano con questi in un dialogo dialettico serratissimo - annullando quasi la mediazione offerta dall'allestimento (che comunque è presente con le sue peculiarità meno appariscenti ovvero la scelta delle opere in rapporto alla successione delle stanze, il progetto illuminotecnico, la struttura e il sistema per l'appensione, l'organizzazione dei percorsi).



È raggiunta con questa esposizione quell'armonia spesso ricercata quando, come nel caso in analisi, si è in presenza di un luogo densamente caratterizzato, e che spesso sforzi progettuali anche importanti in termini di risorse impiegate, non riescono a raggiungere.

Segreto del magico esito è, nella specificità di questa mostra, il prodotto che viene esposto; le tessiture della Bonfanti - una delle presenze più discrete tra i "Maestri" del design italiano - hanno una stretta relazione con l'architettura ed è la stessa Autrice a denunciarlo espressamente.

I colori, le geometrie, le stramature che danno luogo alle rappresentazioni tessili che la Bonfanti propone ragionano in modo chiaro sull'equilibrio delle asimmetrie, sulla non dissonanza, sulla proporzione, sull'euritmia; in altre parole la trasmutazione in forma figurativa della poesia. E sta qui allora il segreto che permette alla struttura espositiva di quasi annullarsi, di ridursi al confezionamento di semplici volumi bianchi scatolari su ruote che diventano il supporto-cornice svincolato dai paramenti verticali affrescati e manifestando quindi una propria autonomia formale. E anche quando queste strutture mobili non sono presenti e i tappeti e gli arazzi sono appesi direttamente a ridosso della parete (con la costruzione di un "funambolico" aggancio sulle strutture lignee delle travature del soffitto) la relazione tra dipinto e la tessitura regge pienamente, grazie anche ad un fortuito incontro di cromie tra loro non ridondanti che, reciprocamente complementari, si valorizzano a vicenda.

In questo gioco di contrasti di colore e di luminosità molta importanza ha avuto il sistema delle luci, che denuncia però, purtroppo, delle forti carenze di tipo illuminotecnico. Pur se non in tutte le opere esposte, alcuni fari provocano fenomeni di abbagliamento diretto e la creazione di ombre che, provocate dalla sagoma dell'osservatore quando questi si posiziona in fronte al manufatto in esposizione, compromettono la lettura dell'opera.

Un errore che spesso viene commesso quando vengono illuminate figurazioni bidimensionali poste in verticale, generalmente per una limitatezza dell'impianto di illuminazione, e che in questo caso "macchia" indelebilmente una mostra in cui il rapporto contenuto-contenitore è riuscito ad esplicitarsi ai massimi livelli.


*Roberto Zanon, architetto, insegna nelle Università di Padova e Firenze e all’Accademia di Belle arti di L’Aquila. È stato visiting professor presso alcune Università asiatiche (Bangalore, Hong Kong e Bangkok) e in Portogallo (Lisbona e Porto). Ha un proprio studio di progettazione (interni, allestimenti ed oggetti) ed è socio della Wagner e Associati.


Renata Bonfanti - Le mani e il design
Cittadella (PD) - Palazzo Pretorio, via Marconi 30
Dal 24 aprile 2004 al 4 luglio 2004
Informazioni: 049 9413473