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Progettare senza pensare
Il big bang del pensiero creativo

di Riccardo Dalisi

"Pensiamo troppo
e sentiamo troppo poco.
Più che di macchine
abbiamo bisogno di umanità.
Più che d’intelligenza
abbiamo bisogno di dolcezza
e bontà"
(Charlie Chaplin)

Di solito pensiamo alla creazione del mondo, al big bang, solo come ad un’esplosione materica in cui non c’era ancora posto per la vita e quindi neppure per la vita emozionale, per l’intelligenza e per la vita dello spirito. E pensiamo che questa sia venuta dopo come da una ebollizione della materia. Ed invece l’esplosione, il big bang, fu un vero atto creativo in cui, in embrione, "esplose la possibilità del pensiero, e innanzi tutto quello che diciamo spirito, con tutte le sue potenzialità".

Tutto ciò che di straordinario vediamo nella natura accidentale era già dentro, era nelle infinite potenzialità originarie, un’esplosione d’amore incontenibile che si propagò in tutte le direzioni e creò le stelle, il firmamento, e continua ancora a creare, rivolgendosi e dispiegandosi nelle infinite distese del cosmo. Sentiamo limitativa la concezione materica dell’universo, in base alla quale la scintilla della vita sarebbe giunta sul nostro pianeta per un misterioso accidente; e così anche l’evoluzione, e la capacità riflessiva, ed il moto straordinario della spiritualità dell’uomo.

Possiamo in realtà riconoscere come l’idea creativa sia simile ad una piccola esplosione, quale infinitesimo frammento del big bang originario.

In quel magma c’erano in embrione la possibilità dello sguardo, la luce del pensiero ed il calore dell’amore. Quando leggo i testi che, in maniera cosi convincente e fantasiosa, illustrano l’origine del mondo, le dissertazioni appassionate sull’argomento, non posso non cogliere il senso rimembrativo che vi è in tutto questo. E come se i grandi fisici dello spazio, i più grandi astronomi si servissero di una capacità rievocativa, come se ripercorressero dentro di sé‚ le varie fasi dell’origine del cosmo. È un ricordare. Anche leggendo Darwin si ha la sensazione di ripercorrere un cammino, di dispiegare la propria coscienza a ritroso nelle distese millenarie, di vivere esperienze di cui il ricordare è la traccia, la possibilità di presentificare ciò che è avvenuto.

Una dimostrazione ce la dà la stessa natura: da un seme piccolissimo scaturirà un albero gigantesco. In quel minuscolo elemento è già disegnata in embrione quella determinata pianta e non altre... vi è già dentro la qualità, la tipologia, il carattere, tutto.

Noi eravamo già dentro quel big bang. È possibile.

E ciò che non è meno sorprendente è la forza di comunicarlo, di rievocarlo in noi, che appare del tutto simile alla forza di propagazione che ha avuto l’esplosione originaria.

Quando creiamo, proviamo qualcosa del genere, ripercorriamo la storia del cosmo.

Progettare è dunque un atto in cui, da qualche parte, sfocia il sentimento e l’immagine di ciò che deve essere; solo dopo si dispiega il pensiero.