Design

Design: un'arte proteiforme
di Riccardo Dalisi

Una forma di espressione che va affievolendosi nella sua forma originaria, torna a vivere attraversando altri canali ed altre più attuali e diffuse forme di manifestazione sociale, quali la canzone, la pubblicità, il cinema, la televisione, ecc.: il dibattito è in corso, anche se sorprende per l’evidenza del fenomeno (di sempre) e riguarda il modo essenziale e necessario di tener vivo ed alimentare un modo d’espressione. Il design stesso ha utilizzato ampiamente il classico, lo storico e lo stesso movimento moderno è rivissuto di recente, e così il decorativo, il Decό, il Liberty e quanto la stessa pittura o la scultura hanno potuto offrire, a volte a piene mani.

Più ampiamente possiamo affermare la fonte prima dell'ispirazione: la natura ricompare più volte ed in modi sempre diversi in tutto questo secolo, già prima del Liberty.

La stessa pittura, in più di una circostanza ha attinto dalla pittura ed alla scultura primitiva, da Picasso, che la riassume ascoltandone la profondità del messaggio, al moderno Penk, transitando per Brancusi e per buona parte dell’espressionismo tedesco.

L’esempio dell’arte primitiva, il suo suggerimento, ha una forza straordinaria perché mostra in tutta evidenza un percorso, il percorso del rapporto colle forze interiori. Il primitivo attingeva al proprio sentire e non dall’osservazione esterna, alle forme che aveva davanti ai propri occhi. Qual è la forma del nostro sentire? Come esprimerla e come rappresentarla?

E poi, unitamente quale ruolo e quali forze suscita la sua rappresentazione ed immagine?

Il problema che solleva è enorme ed è stato rinnovante.

Alcuni designer importantissimi per la loro inventiva, per la capacità di sperimentare ed innovare, come Gaetano Pesce e Ron Arad per altro verso, sembrano rifare il percorso creativo che attinge alle forze "inconsce".

Attingere al mondo classico, al nostro straordinario patrimonio più diverso, in realtà è la stessa cosa. Se vi attingo con la mente, con un calcolo intellettuale, farò un prodotto posticcio ed estraneo come tanta architettura del neorazionalismo e della tendenza. Avrò l’impressione di stare davanti a dei plastici di cartone ingigantiti. Altra cosa è il rivivere il passato, farne esperienza interiore (come in alcune cose di Aldo Rossi). Rivivere lo spirito del passato, come avevano già fatto Brunelleschi e l’Alberti e tutti gli altri, comprendendone i più intimi nessi e significati. Lo si legge dai loro entusiasmi, dagli scritti e soprattutto dalla lettura interiore, dal tipo di emozione che ne possiamo trarre.

Dimensione proteiforme o vitalità interiore? Quelle opere toccavano i temi eterni dell’essere uomo, ne manifestavano la struttura, il senso, l’anelito, il bisogno ineliminabile. E ciò è immortale al di là della loro necessaria forma. Assoluta necessità interiore. Anche gli scultori greci, così attenti osservatori delle forme e scrutatori della bellezza, in realtà la cercavano e la contemplavano in se stessi. Nel cercarla la crearono. E tutto ciò è stimolo imperituro.